Tra il parco nazionale dell'Appennino Lucano e il parco nazionale del Pollino, il secondo per estensione in Italia, correvano i binari della ferrovia Lagonegro - Spezzano Albanese che collegava la Lucania alla provincia di Cosenza, nel nord della Calabria. Quei convogli carichi di passeggeri ormai non si vedono più, ma al loro posto sta prendendo vita, almeno in parte, un itinerario ciclabile...
In questo articolo
Storia di una ferrovia dimenticata nel cuore del Pollino
La vecchia ferrovia da Lagonegro a Rotonda
Lagonegro, cittadina della Basilicata sorge ai confini con il parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e la provincia di Salerno. È il punto di partenza della nostra avventura alla ricerca delle tracce della vecchia ferrovia tra Lagonegro e Spezzano Albanese, in Calabria. Proprio negli ultimi mesi un grande viavai di operai gira intorno a questo primo tratto di ferrovia per convertirlo in itinerario ciclabile. Al nostro passaggio (metà maggio) i lavori per il completamento della ciclabile fino a Rotonda erano, in parte, già ad un ottimo punto, tanto da permetterci di percorrere in anteprima la vecchia ferrovia. Lagonegro è uno dei comuni appartenenti al parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese, istituito nel 2007, un'area protetta di grande interesse naturalistico data la particolare presenza del lupo e della lontra.
Il viaggio in bici lungo la vecchia ferrovia inizia ad una rotonda all'uscita della cittadina da dove si scorgono i resti dei vecchi binari più bassi nella vallata. Subito dopo la rotonda si lascia la SP19 che entra in galleria per seguire una strada secondaria che scende tra casette sparse prima di risalire con decisione facendo sudare anche i ciclisti più allenati ( ricordo una rampa molto impegnativa per rientrare sulla provinciale). Tornare sulla SP19 è inevitabile ma solo per un chilometro dopo il quale si riesce finalmente ad imboccare la vecchia ferrovia ripristinata.
Prima di iniziare l'avventura ti consiglio di informarti presso gli enti turistici locali per vedere se sono stati aperti anche altri tratti dell'ex ferrovia Lagonegro - Spezzano Albanese oltre a quelli da noi descritti.
Una volta imboccato il percorso ciclabile ci si trova a pedalare da subito in un ambiente piacevole, seguendo gli antichi binari, attraversando suggestive gallerie e superando diversi paesi. La ferrovia corre per la maggior parte del tempo lontano dalla strada provinciale poi, a tratti, l'affianca e a salutare gli automobilisti non c'è più il treno, ma i ciclisti. A tratti la ferrovia appare come una strada bianca, di facile percorrenza. Lentamente da Lagonegro si sale in direzione del Valico dei Cerri oltre il quale la vista può spaziare sul piccolo lago Sirino, un bacino naturale della Basilicata. Superato il lago inizia una serie di gallerie, una delle quali molto lunga e ai tempi buia (non dimenticare il frontalino!), fino alle porte di Pecorone, frazione di Lauria che conta 280 abitanti. In paese la traccia della ferrovia non è più distinguibile per qualche centinaio di metri, ma poi si ritrova in discesa appena dopo un supermercato. Un tratto divertente e veloce perde quota in direzione di Lauria, cittadina adagiata tra quattro vallate che ha come simbolo un basilisco intrecciato ad una pianta di alloro, il lauro. Prima di entrare a Lauria la vecchia ferrovia finisce di fronte ad un viadotto pericolante.
Cercando i binari tra Lauria e Laino Borgo
Da Lauria, impossibilitati a proseguire lungo i vecchi binari con il carrellino, si viene catapultati sulla SP19, la strada provinciale delle Calabrie che corre in un ambiente brullo e piacevole. Gli scorci sul paese più in basso invitano a soffermarsi qualche minuto sul paesaggio che caratterizza il paese crocevia, poi la pedalata riprende verso l'autostrada Salerno - Reggio Calabria, senza mai raggiurgene l'accesso. Dopo circa 6 km la vecchia ferrovia riappare fornendo una tranquilla alternativa alla strada provinciale, abbastanza trafficata, per qualche centinaio di metri. Alla rotonda della frazione Monegaldo, per evitare la SP, decidiamo di attraversare il centro abitato e arrampicarci su una via molto secondaria, ma asfaltata, oltre l'abitato. E' questione di pochi secondi: dal caos dei centri commerciali ai suoni melodiosi di un bosco al confine con la Calabria. Senza rendersene conto si supera il confine regionale salendo fino agli 860 m prima di tuffarsi in picchiata verso il paese di Laino Borgo.
Laino Borgo, per iniziare
Il parco nazionale del Pollino ci accoglie così, con Laino Borgo già sveglio e animato. Le vie strette, quasi claustrofobiche, conducono in angoli meravigliosi dove gli abitanti si parlano da una finestra all'altra. La piazzetta principale ha tutto quello di cui si ha bisogno: caffetteria, panificio, alimentari e ferramenta. Sopra Laino Borgo si scorgono i resti di un vecchio paese, quello di Laino Castello vecchio, abbandonato negli anni '80 e, fortunatamente, in fase di ristrutturazione negli ultimi tempi. Laino castello vecchio, di fondazione longobarda, vantava una fortezza, la cinta muraria e il piccolo borgo che ancora si erge in cima al colle di San Teodoro. Continuando a salire gli scorci sull'antico avamposto lasciano davvero senza fiato. Presto si raggiunge Laino castello nuovo, una cittadina priva di attrattiva se non quella di ospitare alcuni anziani con storie incredibili da raccontare. Lasciata anche Laino castello nuovo non ci resta che continuare a pedalare verso Mormanno.
Nel cuore del Pollino
La strada percorsa da poche auto è l'ideale per essere affrontata in bicicletta. A tratti, nella campagna circostante, si notano tracce della vecchia ferrovia non ancora percorribili a causa dello stato di abbandono in cui si trovano. Mormanno, interessato dal terremoto del Pollino del 2012 insieme ai borghi vicini, è un paese piacevole situato nella pancia del parco nazionale del Pollino, in un ambiente montano e fresco. Raccolto su se stesso, si trova a 840 m di quota, disteso su tre colli. Qualche minuto dopo aver lasciato Mormanno si ritrova la vecchia ferrovia Lagonegro - Spezzano Albanese trasformata in ciclopedonale, ma è questione di poco purtroppo perchè una alleria impraticabile impedisce di proseguire e si è costretti a ornare indietro per rientrare sulla strada. Si riemerge sull'asfalto deserto ritrovandosi a pedalare in una vallata idilliaca con campi verdeggianti e le montagne a rendere speciale il paesaggio. Presto si giunge a quello che doveva essere un centro congressi del Parco ma che al momento appare come un edificio molto originale, ma abbandonato alle intemperie e all'umore del tempo. Ancora un po' di salita e finalmente si scollina con un colpo d'occhio sulla vetta del Dolcedorme, la più alta del parco, e quella del Pollino. Lungo la discesa verso il paese di Morano Calabro, uno dei borghi più belli d'Italia, la vecchia ferrovia costeggia la strada incrociandola diverse volte con gallerie. Se disponi di una torcia e di pneumatici adatti al fuoristrada sassoso (meglio una MTB) puoi tentare di seguire i vecchi binari da Campotenese sull'altopiano fino in valle: a quanto ci hanno raccontato dovrebbe essere accessibile e suggestiva.
Morano Calabro e Castrovillari
Morano Calabro appare come un miraggio ammaliante e colorata. Questo comune di circa 4000 abitanti del Parco nazionale del Pollino è uno dei borghi più belli d'Italia e Borgo arancione del Touring Club. La collina della vallata del Coscile sul quale svetta Morano Calabro è dominata dal profilo severo dal castello Normanno - Svevo, l'evoluzione storica della prima fortificazione di epoca romana. Morano Calabro però nasconde il suo lato più suggestivo sull'altro versante della collina e, credimi, resterai a bocca aperta. Dal paese calabro si scende nella piana per riprendere ciò che resta della vecchia ferrovia che, fino a Castrovillari, è stata trasformata in una piacevole pista ciclabile facile e asfaltata: in questo angolo di parco nazionale dove le cime del Dolcedorme e del Pollino dominano la scena, la vecchia ferrovia Lagonegro - Spezzano Albanese è tornata davvero a rivivere... Si arriva a Castrovillari dopo diversi chilometri di pedalata sospesi sulla vallata. I palazzi della cittadina attirano l'attenzione e invitano a scattare qualche fotografia prima di riprendere, se i vuole, la strada in direzione di Civita, una delle comunità arbëreshët più conosciute della nostra penisola. Purtroppo le tracce della ferrovia da Castrovillari a Spezzano Albanese sono state per lunghi tratti cancellati dall'urbanizzazione e inglobati nella strada provinciale presente e nei campi coltivati di proprietà privata. Noi consigliamo di terminare il viaggio in bici a Castrovillari o, eventualmente, di proseguire verso Civita seguendo strade secondarie dalle quali si scorgono angoli dell'antico sedime o la statale 105.
Civita e gli arbëreshët
Gli antichi binari proseguivano il loro viaggio verso Civita, nella valle e in pochi chilometri giungevanoai piedi del borgo situato all'interno della Riserva naturale delle Gole del Raganello. Giunto a Civita il cicloviaggiatore non può fare a meno di soffermarsi sulla posizione privilegiata del luogo e sulla storia che caratterizza questa località. Tra il 1467 e il 1471 un gruppo di albanesi fuggiti all'invasione dei turchi approdò a Civita dove, sui resti di precedenti insediamenti, fondò una nuova comunità. Oggi a Civita si parla ancora l'antica lingua albanese, la cultura e l'architettura sono profondamente influenzate da quelle orientali. Durante un viaggio in bici a Civita non perdere il Ponte del Diavolo, le pittoresche case Kodra e un giro per il centro storico fatto da viuzze e slarghi. Da Civita passa anche la nostra traversata del parco nazionale del Pollino in bici...ma è questa è un'altra storia. Le tracce della ferrovia sono già svanite nel nulla e a noi non resta altro da fare che sperare nella riconversione dei tratti ancora presenti, all'interno del parco nazionale del Pollino, in ciclopedonali fruibili dai locali e dai cicloviaggiatori di passaggio per poter godere appieno e lentamente di questo piccolo paradiso tra Basilicata e Calabria.
Ultimi commenti