L'oceano e quel sapore immutato... compagni fidati di questa prima settimana in Sudafrica ci hanno scortato fino all'estrema propaggine meridionale del continente, guidandoci nelle prime pedalate di questa nuova avventura in bicicletta.
L'oceano
Una presenza fisica, ingombrante e al tempo stesso rasserenante. Fin dal primo giorno abbiamo trovato rifugio sulle sue coste seguendolo e inseguendolo senza mai lasciarlo scappare troppo lontano. È stata la nostra stella cometa, il bersaglio su cui abbiamo puntato più spesso gli obiettivi della nostra macchina fotografica e le lenti del binocolo, alla vana ricerca di uno spruzzo o di una coda pronta ad immergersi. Città del Capo a Cape Agulhas, per circa 400 km, abbiamo pedalato lungo la Whale Route (strada delle balene) attraversando ricchi centri abitati dove ville opulente sorgevano asserragliate dietro eccessivi muri di protezione, sovrastati da filo elettrificato. Poco oltre, umili ma composte casupole facendo da contr'altare allo sfarzo precedente, rivelando il più grande paradosso del Sudafrica.L'umanità e cordialità di tutte le persone incontrate fin qui, nessuno escluso, ha amplificato il nostro sconforto nel constatare una situazione sociale totalmente contrastante. Tornando a noi e alla nostra stella cometa, qualsiasi strada prenderemo, l'idillio con l'Oceano Atlantico sta per finire: Cape Agulhas, oltre ad essere la punta più a sud di tutta l'Africa, è anche il punto di incontro dell'Atlantico ad ovest e dell'Indiano ad est. Ci prendiamo un giorno per passeggiare tra i due oceani scrutando l'orizzonte senza intercettare alcun passaggio delle decine di balene che vengono a partorire in queste acque... laggiù, migliaia di chilometri più a sud, ci sembra di scorgere come un miraggio il ghiaccio perenne dell'Antartide.
Quel sapore immutato
No, non è l'aria dell'oceano, anch'essa sempre frizzante e carica di iodio. Il sapore immutato a cui mi riferisco è quello dell'avventura, della voglia di andare e scoprire quel che c'è oltre. La libertà di non avere una meta fissa, ma solo una direzione. Poter scegliere all'ultimo istante se andare a destra o a sinistra, se fermarsi o proseguire, se pedalare o camminare, scrivere, dormire... pensare! Questo sapore è sempre lo stesso, che si viaggi per anni, mesi, settimane o giorni: ciò che conta è lo spirito con cui si parte. Per noi il sapore è sempre dolce, inebriante. Crea assuefazione.
Questa prima settimana di #bikethesouth ci ha rigenerato, trasmettendoci un'energia che ci aiuterà a proseguire questo viaggio in bici attraverso il Sudafrica. Da domani inizia una nuova parte di quest'avventura: abbandoneremo l'oceano per ritrovarlo più avanti.
Per ora dobbiamo solo decidere se svoltare a destra o a sinistra.
Da Città del Capo fino a Cape Agulhas in bicicletta
Città del Capo è allegra e colorata. Ci accoglie in una tiepida giornata primaverile mentre noi, felici ed emozionati, non rimpiangiamo la fuga dall'inverno europeo. L'impatto è forte, forse più forte del previsto: le township che dividono l'aeroporto dall'oceano sono popolate da centinaia di persone che ogni giorno si riversano in strada, anche solo per sfuggire un po' alla povertà. Teste di capretto, una bimba nuda che corre sul marciapiede, caos e disordine ma tanti sorrisi sono il benvenuto di chi a Città del Capo ci vive 365 giorni l'anno, senza possibilità di scampo.
La penisola del Capo si estende dalla città al Capo di Buona Speranza, uno dei luoghi più estremi, in quanto a posizione, della Terra. Pedalando lungo la costa, dove si trova una delle colonie di pinguini africani presso Boulders Beach, ci si catapulta nel Parco nazionale delle Table Mountains tra orde di babbuini, uccelli colorati e distese a perdita d'occhio di fynbos.
La strada costiera che lascia Città del Capo è piuttosto caotica e, almeno inizialmente, priva di corsia di emergenza dove rifugiarsi in sella ad una bici. Le dune candide di sabbia contornano l'asfalto in un'atmosfera inaspettata. Si superano paesini e cittadine eleganti dove lo sfarzo delle ville lungomare si scontra con l'insostenibile vita all'interno di una baracca in lamiera. Kogelbay è un luogo che ammalia e quando lo raggiungiamo non crediamo ai nostri occhi: si può campeggiare a pochi metri dall'oceano che, sprezzante di ciò che lo circonda, sferza la battigia senza sosta. Il cielo africano incanta a prima vista: si perdono ore di sonno a fissare le stelle più luminose in cerca della Croce del sud cantata anche da Crosby, Stills e Nash.
Si continua a pedalare lungo l'oceano Atlantico cercando di avvistare una delle balene franche australi che in questo periodo si avvicinano alle spiagge per partorire, ma la fortuna non ci assiste neanche ad Hermanus, un luogo rinomato per il passaggio dei cetacei. Scendiamo a sud, sempre più a sud fino all'estremità del Continente Nero, a Cape Agulhas le cui coste hanno visto tanti naufragi nel corso dei secoli... ma questa è tutta un'altra storia.
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