Arrivo un po' frastornato alle 6,30 del mattino a Barcellona (sono partito il giorno prima alla 14.20 dalla stazione di La Spezia). Mi trovo al terminal nord stazione autobus, è ancora buio e appena scendo dal pullman mi rendo conto che la temperatura è decisamente più bassa di quanto pensassi (10°C), ma non importa, sono già vestito per pedalare. Scarico la bici, smontata e accuratamente imballata, e comincio a tirarla fuori. Mi accerto della sua funzionalità e poi svuoto il mega zaino che contiene le borse della bici: la procedura è lunga e non voglio commettere errori...
Ho una borsa al manubrio con sopra un marsupio e il foglio di viaggio, sotto allo stem ho la paleria della tenda attaccata con delle strisce di velcro, sul tubo orizzontale ho due piccole borsine (quella più vicina al manubrio ha la parte superiore trasparente per consentirmi di vedere saltuariamente lo schermo del telefono e per consultare il navigatore). Nel triangolo centrale ho una borsa che occupa quasi tutta la “luce” disponibile”, sotto la sella ho una borsa stretta e lunga che sporge 30 cm e sopra questa borsa ho fissato con un elastico le ciabatte infradito (queste e un paio di mutande sono gli unici componenti dell'abbigliamento non strettamente ciclistici). Sulla schiena indosso lo zainetto da bici che uso sempre in MTB: è volutamente riempito con cose leggere (non voglio peso sulla schiena). Questa configurazione di un viaggio in bici composto da
borse minimaliste che fa a meno di portapacchi vari si chiama
Bikepacking. Regalo lo zaino ad un passante e do la prima pedalata. E' l’alba e in giro ci sono poche macchine e pochissime persone. Mi sembra di vivere un sogno…finalmente si comincia!!! Sono parecchi mesi che fantastico su questo viaggioin bici: programmo, leggo resoconti di viaggi simili, cerco di carpire informazioni di tutti i tipi, ogni persona reale o virtuale che ne sa più di me è importante. Mi sento pronto dal punto di vista fisico, ho corso fino all’anno passato l’endurance tour in mountain bike e a giugno ho disputato la Garfagnana epic (una due giorni interamente su sterrato con 6000 m di dislivello), poi mi sono cimentato diverse volte sulle lunghe distanze e, alcune settimane fa, ho pedalato da La Spezia a Sanremo.
Questo però è il mio primo viaggio in assoluto… la bici pesa 7 kg in più del solito, la guidabilità è più delicata, sono a 1200 km da casa e devo fare prima 200 km in Spagna poi tutta la Francia del sud prima di rientrare dal confine italiano. E' anche la prima volta che uso il navigatore in bici... insomma tanta teoria, tanto studio ma esperienza zero! E' il mio primo viaggio e ho deciso di affrontarlo in solitaria. Mi piacerebbe dire che è una scelta dettata dalla voglia di mettermi in gioco al 100%, di fare tutto con le mie forze, senza nessun aiuto esterno. Mi piacerebbe dire “vado da solo perché sono uno tosto”, sono cazzuto e non ho paura di niente. Ma in realtà, più semplicemente, non ho trovato nessuno che mi seguisse.Uno dei matti che ha condiviso fango e polvere in giro per l'Italia è quasi bloccato dal mal di schiena. Il mio compagno storico di pedalate è stato fermo parecchi mesi per dedicarsi a un’altra sua passione... nei mesi scorsi ho visto che mi osservava, si informava riguardo al mio progetto, mi rivolgeva domande pertinenti alle quali ho dato risposte pronte, forse ostentando una sicurezza che in realtà non avevo. All'inizio ero scettico poi, mentre si avvicinava la data della partenza, nei suoi occhi ho visto apparire una scintilla: dopotutto ne abbiamo fatti tanti di chilometri insieme, abbiamo condiviso lunghe trasferte, abbiamo respirato polvere e mangiato fango... ma questa volta mi lascia andare solo. Prima della partenza in tanti mi hanno chiesto di
come si affronta un viaggio in solitaria di 1200 km all’estero senza esperienza, io non rispondevo e me la cavavo con un sorrisetto. Ma ora penso di avere la risposta: un viaggio in bici del genere si affronta un chilometro alla volta, tutto qua, non ci sono segreti. Tante volte lungo il viaggio mi sono perso, alcune volte non sono riuscito a tenere la traccia pianificata. Alcune volte le alternative proposte dal navigatore contemplavano superstrade troppo pericolose per la bici. Se questo viaggio una lezione me l’ha insegnata è stata quella di affrontare un problema alla volta. Nella zona delle Camargue ho sbagliato strada e sono passato nell'entroterra, in una zona desolata e con pochissime abitazioni. Si stava facendo buio e avevo già pedalato per più di 160 km quando ho trovato un campeggio. Era quasi completamente vuoto a esclusione di alcuni camper, ero solo in questi spiazzi sotto gli alberi, solo con un avanzo di pane del mattino e una mini bustina di olio (quelle per condire l’insalata nei bar per intenderci) eppure il ricordo di me seduto per terra mentre mangio quel tozzo di pane con un po' di olio mentre guardavo whatsapp (la comunità di bikers mi scriveva tutte le sere e devo dire che mi ha dato un sostegno morale incredibile,oltre a strapparmi numerosi sorrisi) ero felice, ero contento, ero appagato perché.ero esattamente dove volevo essere. Uno stra-stra grazie lo devo alla mia famiglia che mi ha sostenuto nonostante tutto. Mia moglie non era (per usare un eufemismo) molto entusiasta di questo viaggio.
”Questa dove l’hai tirata fuori?, non ti basta ancora aver fatto immersioni in tutto il mondo, scoperto relitti, usato (e insegnato per tanti anni) miscele trimix, andato in camera iperbarica con un’embolia neurologica, arrampicato e fatto alpinismo, fatto due Milano - Sanremo, una Marmotte in Francia e tante altre gare, esseri buttato con il paracadute, aver corso per diversi anni nel campionato endurance (due anni fa sotto il diluvio e nel fango più nero finito la gara con 4 costole rotte)?!? Questa dove l’hai tirata fuori? Vai a Barcellona in Spagna? Da solo? Con la tenda e il fornello?" Mi ha osservato scuotendo la testa. Le volte che ho dormito in tenda sul terrazzo di casa per provare l’attrezzatura o i pomeriggi che, sempre sul terrazzo, preparavo i noodles con il fornello, non oso immaginare cosa avranno pensato i vicini dirimpettai...eppure per me è stato fondamentale partire con il suo sostegno e per questo le sono molto grato.
1° tappa | Barcellona (Spagna) - Figueres
149.63 km in 6:50:21 | 1,017 m dislivello
Arrivo alla Sagrada Familia per le foto di rito (chiedo uno scatto a una turista giapponese), non voglio perdere troppo tempo perchè la strada è lunga. Imbocco la diagonal e mi dirigo a nord-est. Vedo parecchia polizia in giro (l’attentato alle Ramblas è avvenuto da poco). Una di queste pattuglie mi ferma e mi chiede di levarmi gli auricolari: io obbietto che non sto ascoltando musica ma sono solo le indicazioni del navigatore.
Non sentono ragioni e mi tocca levarle. In breve arrivo alla costa e inizio un lungo tratto lungomare e il freddo diventa solo un ricordo. La temperatura è gradevole e splende il sole. La strada devia verso l’interno e continuo a seguire la N-II-passo Girona (che era l’obbiettivo minimo di oggi), perdo tempo nell’attraversare la zona abitata e poi finalmente proseguo. Arrivo nei pressi di Figueres dove c’è vento di tempesta: sento i tuoni in lontananza e visto che è già pomeriggio inoltrato, decido di trovare una sistemazione per la notte. Non ho visto campeggi ma un’occhiata a booking.com mi fa trovare un alberghetto nel centro della cittadina. La strada per l'alloggio mi fa percorrere vari vicoletti e nel frattempo inizia a piovere. Poco prima delle cateratte, che si scateneranno a dirotto per parecchie ore, riesco a raggiungere la meta di giornata.
2° tappa | Figueres - Portel Des Corbiere (Francia)
140.45 km in 6:26:25 | 589 m dislivello
Carico la bici con le borse: le strade sono fradice, è nuvolo, ma non piove. Ho dormito 10 ore abbondanti e mi sento pieno di energie. Da Figueres mi dirigo verso il confine: la strada è tutta in leggera ascesa e, dopo circa 13 km, inizia la salita che mi porterà sui Pirenei al confine con la Francia. Supero il confine dopo 28 km, giusto prima di iniziare una lunga discesa. La strada è bella e mi conduce attraverso il paese di Perpignan. Intorno a me è pieno di segnaletica e posso tenere il navigatore spento. Le gambe girano bene e tengo una buona andatura. L' arrivo a Le Barcares mi conferma che sto per entrare nella zona delle Camargue. Mentre pedalo mi gusto il mare sulla destra e la laguna di acqua salate e le paludi con i canneti sulla sinistra. Il tempo non è dei migliori ma non piove e c’è pochissima gente in giro. Pedalo per chilometri senza vedere anima viva immergendomi nello spettacolo degli uccelli. E' magnifico osservare i tantissimi fenicotteri rosa, gli aironi, gli aironi cenerini e molti altri esemplari. Secondo la programmazione del viaggio fatta a casa avrei dovuto seguire la costa a ridosso del mare, ma qui iniziano i problemi. Mi perdo diverse volte, torno indietro per chiedere informazioni ai passanti ma mi vengono date risposte contrastanti e il navigatore sembra dare i numeri, spesso rielabora il percorso e poi mi propone strade sterrate. Giro verso l’interno ma si sta facendo tardi e sicuramente sto allungando il giro pianificato. Non ho quasi più acqua e mi sto innervosendo, il paesaggio è affascinate, ma la presenza umana è scarsissima. Finalmente, dietro una curva, trovo un campeggio e posso fermarmi. Il posto è deserto e pianto la tenda su una collinetta sotto a dei pini, non c’è un bar e nemmeno un market così finisco con il mangiare un tozzo di pane. Alle 20 sono già dentro il sacco a pelo, il vento si sta rinforzando e dopo alcune ore, nel dormiveglia, sento che inizia a piovere. La tenda è monotelo (modello “loculo” per risparmiare peso e ingombro) e devo dire che è piuttosto confortevole ma non l’ho mai provata sotto la pioggia. Per fortuna non scende tantissima acqua e la tenda regge e la mia notte passa serena.
3° tappa | Portel Des Corbiere - Saint Laurent D'Aigouze (Francia)
154 km in 6:50:00 | 423 m dislivello
Come al solito mi alzo quando è ancora buio. ogni mattina devo ripiegare accuratamente la roba altrimenti non entra con precisione nelle borse. Parto con una pioggerellina gelida ma dopo pochissimo comincia a piovere con decisione, le previsioni mi avevano messo in allerta ma con il sopracasco e il leggerissimo giubbino in gore tex pedalo abbastanza bene. Continuo sulla D6009 passo Narbonne poi, all’altezza di Beziers, ritorno verso il mare ma la pioggia non accenna a diminuire anche se dopo
Adge ritrovo le lagune delle Camargue. Ho cambiato la disposizione del telefono: non è sufficiente sentire l’audio e così ora è in una posizione dove, nei momenti topici, accendo con facilità il display. Proseguo sulla costa attraversando Sete, Frontignan, Mirevale giungendo alla Grand Motte, cittadina frizzante e turistica dove trovo molto traffico. Proseguo per Aigues Mortes dove incomincio a cercare una sistemazione per la notte. Ha smesso di piovere da poco più di un’ora e mi sono parzialmente asciugato pedalando, ma purtroppo non trovo molte alternative di alloggio e, quella che mi soddisfa, mi costringe ad allungare di circa 10 km la pedalata. Si tratta di un enorme casale con una corte interna abilmente ristrutturato, è a dir poco isolato e senza navigatore sarebbe impossibile trovarlo. La stanza è gigantesca e il bagno immenso. Ho la bici in camera e dopo la notte in tenda mi sembra un lusso sfrenato ma dopo una tappa in sella quasi tutta sotto l’acqua sento di meritarmelo! La sera, prima di coricarmi, mi dedico alla
solita routine: chiamo casa, chatto con gli amici e vado a letto prestissimo.
4° tappa | Saint-Laurent - D’Aigouze-Gardanne
144,80 km in 6:44:03 | 689 m dislivello
La colazione sarebbe compresa ma partendo così presto ottengo solo un po' di caffè riscaldato e poco altro. Come al solito parto ottimista e bello pimpante. Il navigatore mi suggerisce l’ennesima strada sterrata che questa volta studiando la mappa decido di seguire. La strada è larga ma decisamente sconnessa, si snoda per parecchi chilometri e nel finale comincia un saliscendi su collinette
coltivate a vitigni. La preoccupazione per eventuali forature è forte ma finalmente sbuco su una strada asfaltata. Proseguo poi su una lunga ciclabile che costeggia un canale dove incontro alcuni ciclisti. Tutti mi salutano e mi fanno dei gesti di incoraggiamento. Passo
Arles e posso affermare che è decisamente la giornata del vento: molto forte, costante e insidioso, a volte è quasi a favore e mi fa volare, a volte è contrario e... (in un tratto di pianura pur spingendo con decisione sui pedali non risco a superare i 12 km/h!!). Entro in Provenza e la strada è in costante salita visto che devo superare diverse collinette. Il vento continua a infastidirmi e con la bici e le borse varie devo stare attento e guidare con molta attenzione. Vicino a
Salon De Provence sbaglio ancora strada, poi cerco di rimediare e infine devo tornare indietro. Passo da
Aix En Provence e mi fermo per la notte a
Gardanne.
5° tappa | Gardanne - Cannes
169.07 km in 7:40:16 | 1,565 m dislivello
Se ieri era la giornata del vento
oggi è la giornata del sole. Parto come sempre di buon ora e mi dirigo verso Trets, Tourves, Briognoles e la strada è facile da seguire così durante la mattinata tengo una buona media.Seguo per parecchi chilometri una stradina che costeggia la superstrada, il fondo stradale non è perfetto ma il traffico è praticamente assente. Faccio pochissima pianura, ma oggi mi sento particolarmente bene e voglio levarmi dei chilometri. In un tratto di strada molto larga in discesa lascio andare i freni e raggiungo i 65,5 km/h che con la bici carica vi assicuro essere una bella velocità. Dopo
Le Muy sono parecchio indeciso sulla strada da prendere. Il navigatore, come al solito, mi suggerisce la superstrada e
se inserisco l’opzione bici mi propone strade bianche. Studio un po' la carta e poi decido per
una strada che si inerpica su una montagna. Ho già percorso più di 100 km ma le gambe girano ancora bene e affronto l’ennesima salita con ottimismo. Arrivato in cima, stanco ma soddisfatto, affronto la lunghissima discesa che mi conduce a
Cannes. Qui i campeggi non mancano: ne scelgo uno e mi accampo per la notte. Il camping è molto bello e ben organizzato, e, ciliegina sulla torta, ha una lavanderia automatica con l'asciugatrice. Prendo qualcosa al market e mangio in mutande nel locale lavanderia mentre lavo e asciugo tutto quello che ho. Oggi, a parte l’ultima tappa, (che però si svolgerà sulle strade di casa) è stata l
a tappa più lunga e con più dislivello. Sono stanco ma sento profumo di casa e comincio a pensare di avercela fatta.
6° tappa | Cannes - Pietra ligure
161.59 km in 8:12:55 | 1,398 m dislivello
Parto spedito e deciso a entrare finalmente in Italia. Dopo 17 km sono sul lungomare di
Antibes da dove vedo in lontananza la cittadina di
Cagnes Sur Mer. Il tempo è splendido e corro veloce sul lungomare in direzione della caotica Nizza. Sono abbastanza vicino al confine e, se potessi prendere la maledetta superstrada, la raggiungerei in poche ore. Dopo vari ripensamenti decido di aggirare il
parco della Grande Corniche e mi inerpico su un’arcigna salita raggiungendo La Trinitè e, più avanti, La Turbie dove scollino a quasi 500 m di quota. Sotto di me c’è il Principato di Monaco e lo spettacolo è grandioso così mi fermo per scattare qualche foto. Al termine della discesa sono a
Mentone dove già intravedo la costa italiana. Al confine mi sento come se avessi raggiunto un traguardo e mi commuovo. In Spagna e in Francia mi sono sentito come a casa: ho incontrato tante persone, molte di loro mi hanno incoraggiato, tante mi hanno fatto i complimenti (però questo italiano ne ha fatta di strada...). a molti passanti ho chiesto lumi sul percorso da seguire e tutti mi hanno risposto con gentilezza e disponibilità... forse questo italiano, non più giovanissimo, con i capelli bianchi e la barba lunga, con la bici impolverata e il sorriso ha fatto tenerezza. Quando passo sotto il cartello Italia a casa sono davvero: i nomi delle strade sono familiari, spengo finalmente Google Maps e saluto una volta per tutte la voce femminile e un po' metallica mi parla negli auricolari da una settimana. Mi ha fatto compagnia e alla fino mi ha condotto dove volevo, ma mi sento un po' in colpa per tutti quegli insulti che gli ho rivolto quando le indicazioni non mi piacevano. Sono sull'Aurelia e se voglio chiudere il giro nei sette giorni previsti devo fare più chilometri possibili (l’ultimo giorno non vorrei fare più di 200 km anche perché la Liguria di Levante ha pochissima pianura e il dislivello che mi aspetta è tanto). A Ospedaletti imbocco la
lunga pista ciclabile(24 km) sul mare, mi fermo a un baretto e mangio un panino al volo. Oltrepasso Imperia, conosco la strada e pedalo ancora bene. Supero Albenga e poi Loano. Vorrei percorrere ancora qualche chilometro ma ormai è tardi e a Pietra Ligure, quando vedo le indicazioni per un campeggio, decido di fermarmi.
7° tappa | Pietra Ligure - La Spezia
193.51 km in 9:45:0 | 2,048 m dislivello
Oggi è il gran giorno: sono quasi a 200 km da casa ma stasera voglio dormire nel mio letto. Seguo l'Aurelia e in meno di tre ore raggiungo
Genova. La città è stretta e lunga e ci vogliono quasi 30 km per attraversarla. Il traffico è terrificante e procedo lentamente ma facendo attenzione ai veicoli che mi sfiorano. Quando arrivo a Genova Nervi tiro un sospiro di sollievo,conosco bene la strada e so che negli ultimi 110 km ci saranno tante salite da affrontare. Sulla
salita di Recco vado un po' in crisi, arranco con il 34x30 e faccio qualche centinaio di metri a piedi. La strada scende verso Rapallo, ma ben presto risale per poi scendere nuovamente verso Zoagli, ancora salita e infine discesa verso Chiavari. A Chiavari inizia l’unico tratto pianeggiante della riviera di levante. Pedalo da stamattina presto, mi sono fermato pochissimo e mi sento esausto. A Lavagna mi fermo, mi sdraio su una panchina e mi assopisco per una mezzoretta. La sosta si rivela essere un
tonico rigenerante, perchè evidentemente ero stanco sopratutto di “testa”. Riparto fiducioso e in breve arrivo a Riva Trigoso dove parte la salita al
passo del Bracco. L'ho fatta tantissime volte, è una salita lunga ma presenta della pendenze costanti e pedalabili. Prendo un discreto ritmo e quando arrivo al passo e comincio la discesa vorrei urlare di gioia. Arrivato a Borghetto mi sento chiamare: con la coda dell'occhio scorgo una maglia e una bici che mi ricorda qualcosa, dentro la maglia c’è Filippo, un carissimo amico e compagno di tante scorribande in MTB. Mi fermo sorpreso e vengo accolto anche da un altro amico/ciclista Salvatore.Questo comitato di accoglienza mi stava aspettando senza preavvisarmi ormai da alcune ore. Mi filmano mentre scendo dalla bici e hanno anche preparato dei pasticcini. Sono un po' frastornato perchè davvero non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa.
Leggo nelle loro facce una sincera ammirazione per quello che ho fatto e non nascondo di aver provato una forte emozione e gratitudine. Gli ultimi chilometri sono una formalità: li faccio chiacchierando con Filippo che mi segue in bici e Salvatore che mi scatta numerose foto, non sento nessuna stanchezza e pedalo con vigore. In breve arriviamo ai piedi della foce, l’ultima salitella prima di La Spezia. Potrei saltarla e prendere le comode gallerie che mi porterebbero direttamente in città ma non vi rinuncerei per niente al mondo. Sono partito esattamente sette giorni fa da Barcellona, ho sognato questo viaggio in bici per tanti mesi mentre cercavo di pianificarlo con la scarsa esperienza che avevo e ora che percorro gli ultimi metri verso casa mi sento orgoglioso di quello che ho fatto e provo una soddisfazione incredibile. Unico rammarico: poco più di 10 mesi fa è venuto a mancare mio papà, un signore molto sportivo e innamorato della bicicletta. E' stato il miglior padre del mondo e mi piace pensare che sarebbe stato molto orgogliose di questo mio viaggio. Non avrei potuto affrontare questa esperienza senza l’aiuto di tante persone: alcuni sono amici virtuali, viaggiatori che mi hanno ispirato tramite i loro scritti sul web. Della mia famiglia ho già parlato,ma tanti sono amici in carne e ossa,come Alessio il meccanico che mi ha preparato la bici per il viaggio e soprattutto cambiato i rapporti la settimana prima della partenza, forse sarà un caso ma non ho avuto il minimo inconveniente meccanico.Massimo e Franco che da tanti mesi ormai mi sentivano fantasticare di questo viaggio... forse non sempre hanno condiviso il mio entusiasmo, ma di sicuro il parlarne con loro ha rafforzato la mia convinzione di farcela. Raffaele, amico sincero e compagno di tantissime immersioni in trimix, ci siamo “ritrovati” questi mesi,quando abbiamo scoperto di condividere un sogno. Lui si preparava ad affrontare una durissima corsa in MTB con pochissimo allenamento ma un’indomabile motivazione. Credo di averlo tempestato di consigli soprattutto sulla bici e sugli allenamenti. Abbiamo fatto molti giri insieme scambiandoci pareri e impressioni,su come disporre e caricare il nostro mezzo.
Memorabile è stata la sua idea (da me copiata) del lucchetto realizzato con un cavetto del freno. Fondamentale il sostegno della mia squadra ciclistica la Lorelì di La Spezia anche se il mio amico Enrico, ottimo pedalatore, non ha mai digerito l’estetica della bici da corsa con tutte quelle borse attaccate. Vorrei ringraziare Pino e Ciro sopratutto per i consigli su come portare la bici sui bus, li ho spesso disturbati ma sono stati sempre pazienti e disponibili.
Ultimi commenti