Lascio l'hotel Onogost (che sconsiglio vivamente a chiunque) con l'idea di raggiungere il
parco nazionale Durmitor, saluto la receptionist che scoprendo la mia nazionalità, cambia umore diventando molto più allegra e ciarliera ed inizia a parlare in italiano. Visto che sono entrato in confidenza le chiedo indicazioni riguardo ad una strada secondaria che vorrei fare per giungere a
Savnik ma non c'è verso di convincerla. Perchè imboccare una
strada secondaria stretta e piena di curve quando c'è quella principale, dritta e larga. Valle a spiegare che
in bici larghezza e curve contano poco ed è molto meglio restare fuori dal traffico! Inizio allora la ricerca della strada ma sembra essere in atto un complotto contro di essa: tutti mi indirizzano verso la strada principale e dopo essere stato fuorviato per un paio di volte dalle indicazioni dei passanti cedo per sfinimento all'ultimo giovane che cerca di convincermi di quanto sia più veloce e scorrevole la via in direzione di
Pluzine. Imbocco la strada da lui segnalatami, stanco e sconfitto.
12° Tappa |
Niksic-Zabljak |
Distanza |
87 km |
Dislivello |
2064 m
|
Dopo dieci chilometri di traffico piuttosto sostenuto (nulla a confronto delle nostre vie cittadine), le auto si vanno diradando e quando la strada inizia a salire i passaggi sono sempre più sporadici. La salita, come è capitato altre volte, è visibile da lontano come uno
squarcio nel fianco della montagna disadorna: qui la vegetazione non nasconde l'impatto umano. Sapevo di dover salire ma non di dover fare i conti con il vento sempre in faccia. La strada dopo il bivio verso Savnik è praticamente deserta ed il paesaggio di pascoli e radi boschi di conifere è
sferzato dal soffio di Eolo. Un breve tunnel a quota 1450 m indica il termine di questa salita pedalabile ma resa terribile dalle condizioni atmosferiche avverse. Purtroppo anche la discesa deve essere affrontata ad andatura da mountain bike a causa delle enormi buche presenti nell'asfalto che farebbero volare il mio bagaglio ovunque se affrontate a velocità più "sportiva". Ne approfitto per guardarmi attorno e godermi l'aria fresca di montagna.
Scendo fino a giungere a Savnik, capoluogo della regione ma minuscolo
paesino infossato. Poche case adagiate sul fondo di un canyon, qualche anima che vi cammina spaesata e molti edifici abbandonati. Mi fermo per "pranzo" e non riesco nemmeno ad acquistare una bottiglia di acqua, introvabile. Riparto con la certezza di dover risalire la forra in cui sono precipitato e subito trovo conferma nella strada strettissima. I tornanti sono forse più numerosi dei crateri nell'asfalto scavati dal continuo passaggio di enormi TIR che vedrei meglio su un'autostrada. Dieci chilometri di ascesa docile ma continua e mi ritrovo su un altopiano ancora una volta sferzato dal vento. In poco meno di un'ora, con una deviazione per lavori in corso a pochi chilometri dalla meta, giungo a destinazione.
Zabljak si trova a circa 1500 m di altitudine, ai piedi delle vette che costituiscono il
parco nazionale Durmitor, patrimonio mondiale dell'UNESCO. Trovo un delizioso campeggio con piccoli bungalow dove si può dormire per 8€ e decido ancora una volta di risparmiarmi la fatica di dover montare la tenda.
Dopo una doccia ed un pò di relax sono di nuovo in sella verso il Crno Jezero (lago Nero), il più grande ed accessibile del parco a soli tre chilometri dal centro della cittadina. Lungo le sponde di questa perla incastonata tra le verdi foreste ed incorniciata dalle alte vette rocciose, passeggiano numerosi turisti ed escursionisti di ritorno dai lunghi trekking in quota. Scatto qualche foto e mi siedo in contemplazione. Domani deciderò se fermarmi un altro giorno o partire verso Sarajevo.
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