Una delle zone più affascinanti attraversate nel nostro grande viaggio in bici in giro per l'Europa è sicuramente un'immensa regione della Romania, che porta subito alla mente storie di vampiri, orsi e montagne selvagge... sì, lo so, avrai già capito di cosa sto parlando. Abbiamo percorso le strade della Transilvania in bici, in Romania, da Brașov fino a Sighișoara concludendo un (quasi) anello di circa 900 km su e giù per i Carpazi, tosti ma assolutamente appaganti.
Un costante e infinito saliscendi tra le vallate che solcano i monti Făgăraș. Un anello che inizia e finisce nella città principale di questa regione, Brașov. Ideale per un paio di settimane di viaggio, questo percorso in Romania in bici, si svolge prevalentemente su asfalto anche se non mancano i tratti sterrati, gravel e qualche breve follia da mountain biker. Si valicano passi tra i più conosciuti della Romania, oltre i 2000 m, ma ci si inoltra anche nelle colline ai piedi di questi colossi, scoprendo castelli, città e chiese patrimonio UNESCO.
Ma prima di addentrarci nella narrazione del nostro viaggio in bici in Transilvania, è necessaria una precisazione. Ciò che noi abbiamo pedalato è un "quasi" anello che unisce le cittadine di Brașov e Sighișoara. Da quest'ultima abbiamo proseguito il nostro viaggio verso nord e i Carpazi orientali mentre la traccia che proponiamo qui per rientrare a Brașov è tratta dal percorso della Transylvania Epic Bike Ride, seguita in parte anche tra Sibiu e Sighisoara. Ma andiamo con ordine e scopriamo un po' di più sull'itinerario nel cuore della Romania in bici, in Transilvania, solcando alti passi e visitando città sassoni, famigerati castelli e chiese maestose.
Brașov e la fortezza di Râsnov
Brașov è il punto di partenza di questo itinerario e una delle principali cittadine rumene. Piacevolmente adagiata alle pendici dei Carpazi occidentali, il suo centro è vivo e piacevole da visitare. Come molte delle cittadine della Transilvania, ha un'aria tipicamente germanica, lascito del dominio dei Sassoni che si stabilirono qui sin dall'XI secolo. La città patrimonio UNESCO un tempo era cinta da possenti mura sorvegliate da torri altrettanto imponenti. Oggi restano due porte della città e oltre alla piazza principale (Piața Sfatului) da non perdere è la Chiesa Nera, una delle più imponenti chiese gotiche dell'Europa orientale.
Ma bando alle ciance... dopo aver visitato Brașov non ti resterà che inforcare la tua bici e partire per questa avventura nei Carpazi, pronto ad attraversare in bicicletta la Transilvania e le sue montagne.
...e se avventura dev'essere, che lo sia sin da subito. Appena fuori dal centro della città si imbocca la strada verso Poiana Brașov, un quartiere e una delle stazioni sciistiche più rinomate di Romania, collegato con la città da una funivia. La strada sale fino a raggiungere quasi i mille metri di quota, ma l'ascesa è dolce e pedalabile. Se non vedi l'ora di saziare la tua voglia di offroad, non ti preoccupare perché è già giunto il momento di lasciare l'asfalto. Una repentina svolta ad occidente ci permetterà infatti di evitare l'ingresso nel caos di Poiana Brasov, facendoci invece immergere nel verde delle conifere che qui già dominano l'orizzonte. La forestale è ben battuta e divertente. In un breve saliscendi si ritorna sulla strada che conduce verso Râsnov e una picchiata nel bosco ti farà giungere ai piedi della fortezza. Ti consigliamo di non perderti una visita della cittadella fortificata anche se la rampa d'accesso ti metterà a dura prova.
Il Castello di Bran e Făgăraș
Tornati sui propri passi, si oltrepassa la cittadina, poco significativa, ai piedi della fortezza di Râsnov, per giungere nell'ampia vallata che conduce verso Bran. Purtroppo, per giungere ai piedi di uno dei castelli più famosi d'Europa, si dovrà pedalare in parte sulla DN73, strada piuttosto trafficata. Si riesce però in alcuni tratti a evitarla percorrendo stradine sterrate di campagna. Ma perché arrivare fino a Bran? - ti chiederai. Il motivo è semplice: passare dalla Transilvania e non visitare il castello di questa piccola cittadina è come andare a Pisa e non visitare Piazza dei Miracoli.
Il castello di Bran, monumento nazionale, sorge al confine tra Transilvania e Valacchia. Costruito su uno sperone roccioso dove la valle si restringe, fungeva da ultimo baluardo contro le invasioni degli ottomani. La sua fama però è dovuta all'occupazione di Vlad Ţepeş, voivoda (principe) di Valacchia, che visse qui per un certo periodo della sua vita. Vlad, conosciuto anche come l'Impalatore, è sicuramente più noto con il suo patronimico Dracula, reso celebre dal romanzo di Bram Stoker che si ispirò a questo personaggio storico controverso e cruento. A prescindere dalle leggende, il castello costruito dai Sassoni, merita una visita soprattutto per la sua dominante posizione sulla vallata.
Lasciato Bran, spesso assediato dai turisti, ci si dirige verso Zarnesti, pedalando su verdi colline tra meravigliose case in legno. Altri facili saliscendi porteranno nella cittadina ai piedi dei monti Marului. Da Zarnesti ci si inoltra in una piacevole vallata che taglia il basso gruppo montuoso verso nord-ovest. Poco traffico e boschi colorati ci accompagnano nell'avanzata. Incrociamo padre e figlio germanici, in viaggio attraverso la Romania in bici da ovest ad est. Incrociamo per primo il figlio, veloce e concentrato sul sellino mentre dopo un po' arriva il padre più allegro e spensierato. Tornati in pianura per proseguire l'esplorazione della Transilvania in bici pedalando veloci verso Făgăraș, cittadina dove è presente un campeggio che in autunno (noi passiamo di qui a fine settembre) è già deserto ma ancora aperto.
L'indomani la visita alla fortezza è un obbligo: costruita nel XIV secolo, è stata poi convertita in castello fortificato nel XVI secolo mentre oggi ospita un museo. Una delle torri presenta un'esposizione dedicata agli strumenti di tortura mentre nell'ala superiore del castello è possibile visitare alcune sale dell'antico maniero.
Transfăgărașan, la follia di Ceausescu
Ripreso il governo del proprio destriero d'acciaio, si lascia Făgăraș per proseguire verso occidente, pedalando su strade secondarie in parte asfalatate e in parte sterrate, avvicinandosi ai Carpazi. Victoria è una cittadina poco significativa mentre i campi di patate che fiancheggiano la strada brulicano di contadini indaffarati con la raccolta.
Cârtișoara è la porta d'accesso per la follia. La strada inizia ad addentrarsi verso le montagne seguendo il corso del torrente che ha dato il nome alla cittadina. Inizialmente il percorso della Transfăgărașan è dolce ma ben presto ci si trova immersi nel bosco e le pendenze iniziano ad aumentare. Si sale avvolti dal mistero, con la consapevolezza che questo percorso, oggi battuto da migliaia di turisti, fu realizzato per motivi militari dal dittatore Ceausescu dopo l'invasione della Cecoslovacchia nel '68. Il primo di una lunga serie di tornanti ci fa abbandonare il torrente per salire più decisi, aggrappati alla roccia. La vallata si restringe e dopo un paio di gallerie si giunge nei pressi di un agglomerato turistico ai piedi della cascata Balea: è l'ultima occasione per fare rifornimento e mettere sotto i denti qualcosa prima dello scollinamento, quindi se inizi già ad avere un calo di zuccheri, approfittane qui, magari con una lángos!
La strada sale costante e compie ancora due tornanti appesa al pendio granitico prima di apririsi nell'anfiteatro dei monti Făgăraș. Il cielo si incupisce mano a mano che saliamo di quota ma il paesaggio resta maestoso, nonostante teleferica e tralicci dell'alta tensione rovinino un po' la magia. Una breve spianata è l'illusione perfetta ma lì davanti agli occhi il muro di roccia e prato non lascia spazio all'immaginazione: l'ultimo gradone di 400 m va affrontato e superato. In nostro soccorso arrivano i provvidenziali tornanti che alleviano pendenze e sofferenze. Man mano che si sale verso il cielo, il fiato si fa corto e le gambe induriscono, ma l'animo si alleggerisce e il serpente asfaltato ai nostri piedi pare ormai domato. Il lago Balea è lo specchio ideale per immortalare l'impresa e il caos che regna sul valico non sminuisce la gioia della conquista.
Dopo aver riempito lo stomaco con una lángos al formaggio, non resta che infilarsi nel tunnel che segna il passaggio tra versante Nord e Sud dei Carpazi Occidentali. Il caos lascia spazio al silenzio e pare di essere stati catapultati in un altro emisfero: niente tralicci, niente auto, niente smartphone a scattare in continuazione. La parte nord di questa strada è la più frequentata e turistica, ma la vera essenza delle sue montagne si assapora più intensamente sul versante meridionale. La picchiata ci ricaccia a temperature più consone alla stagione, mentre riprendiamo a costeggiare un torrente, questa volta il Capra. I boschi di latifoglie, sconfitti in quota da pascoli e conifere sparse, riconquistano terreno e spazio man mano che si scende di quota. Si torna nel regno dell'orso, avvistato frequentemente in queste zone. La picchiata si assesta attorno ai 1000 m di quota e stancamente si giunge sulle sponde del lacul Vidraru. Il traffico non è eccessivo ma per restarne completamente fuori è sufficiente seguire la strada forestale che costeggia il lago sulla sponda occidentale, dove si trova anche un'ottima soluzione per la notte: il camping Cumpana anche se per la presenza dell'orso non è permesso piantare la tenda (c'è anche un hotel/ristorante o le tipiche "casute").
Trail dell'orso tra i due passi
Al mattino il bosco di faggi che iniziano ad ingiallire man mano che avanza l'autunno, regala un'atmosfera mistica: dopo i racconti degli incontri pressoché quotidiani e i tanti cartelli d'avvertimento presenti, ci aspettiamo che l'orso si faccia vedere da un momento all'altro. Invece nulla. Proseguiamo lungo il lago fino alla sua estremità meridionale e prima di riprendere l'asfalto, lasciamo il suo profilo per riprendere a salire, immergendoci nel cuore dei Carpazi tramite una sterrata ben battuta. All'inizio le pendenze cattive ci fanno arrancare, ma poi la strada sale e scende docile e maestosa. Il silenzio rumoroso del bosco ci accompagna. Una radura anticipa l'arrivo lungo l'ennesimo torrente che solca i monti. Un'ultima rampa ci conduce al culmine di questo attraversamento e la picchiata verso Salatrucu mette a dura prova la tenuta dei nostri freni meccanici.
Niente orsi, anche se le loro tracce sono ovunque: alberi "erosi", sentieri "scavati" e gigantesche impronte lasciate a testimonianza di un recente passaggio. Torniamo a solcare l'asfalto per un po' scendendo verso sud, ma appena se ne presenta l'occasione torniamo a puntare le nostre ruote ad occidente. Ancora una volta la strada non perdona: pendenze ben oltre il 10% ci accolgono sulla prima collina e quando la strada riduce la sua inclinazione, l'asfalto lascia spazio alla ghiaia. Ovunque, anche in questi paesini sperduti tra i monti, si incontrano emigranti rientrati dopo un'esperienza lavorativa in Italia: quattro chiacchiere e qualche consiglio spezzano la fatica.
Calimanesti è lì, in fondo ad una discesa prima tosta e poi trafficata. Raggiungere il campeggio di Turnu a 4 km, gestito dai monaci del vicino Monastero, è un calvario di tir e auto lanciati a tutta velocità sulla sponda orografica destra (ma basta andare oltre il paese a sinistra del corso d'acqua per immergersi tra stradine tranquille!).
Fortunatamente il giorno successivo nello stretto canyon formato dal fiume Olt si può seguire, con un po' di spirito di adattamento, il sentiero che si mantiene sulla sinistra orografica della vallata, proseguendo oltre il monastero. Purtroppo si dovrà scavalcare una frana prima di ritrovarsi su un percorso che segue in parte una vecchia ferrovia, parallela a quella nuova. Il tunnel finale è una chicca che conduce alla stazione di Brezoi. Il capotreno qui ti aiuterà a decidere quando affrontare i 500 m di binari evitando di incontrare treni di passaggio: non ci sono infatti alterntive se non quella di superare l'ultimo tratto di questo percorso sulla ferrovia, passando una breve galleria e uscendo poco dopo su una strada parallela alla via ferrata! Fortunatamente passa un treno ogni 2 o 3 ore.
Appena fuori dai binari ci viene incontro Tiberius che vive proprio qui e ci invita a bere un caffè. Alla ripartenza mi accorgo di aver spaccato il forcellino del cambio, molto probabilmente sbattendolo sui binari. Fortunatamente ancora una volta il nostro benefattore ci viene in soccorso: trova un pezzo di acciaio e con tutti gli attrezzi del caso sagoma un simil-forcellino, fora con un trapano quello spezzato e gli applica sopra la nuova placca. Sarà poco ortodosso ma funziona e la nostra Transalpina non è più in discussione.
Proseguiamo nel nostro giro della Transilvania in bici verso occidente, imboccando la vallata che sale dolcemente da Brezoi verso Voineasa. Salire dalla Strategica sarebbe la nostra prima opzione ma un gruppo di bikers che scende proprio da lì ci sconsiglia di farlo con il carrellino e i bagagli, date le pendenze e lo stato del fondo. Rinunciamo e decidiamo di proseguire dritti per affrontare la Transalpina dal versante settentrionale.
Gli orsi in Romania
L'orso bruno è uno dei carnivori terrestri più grandi della Terra (gli esemplari più possenti contendono questo primato ai cugini orsi polari!). Un tempo l'orso popolava un ampissimo areale mentre oggi, soprattutto nel nostro continente, è presente solo in aree poco estese fatta eccezione per la popolazione rumena. Gli orsi in Romania sono quasi 6000, il numero in assoluto più elevato d'Europa, e popolano soprattutto i territori montuosi appartenenti alla catena dei Carpazi, nel cuore del paese. Da Brasov e da altre località della Transilvania è possibile partecipare a escursioni guidate per avvistare questi mammiferi nel loro habitat naturale. Solitamente ci si reca presso un capanno di avvistamento in aree dove i forestali lasciano carcasse o cibarie incustodite. L'attesa può essere vana, ma nella maggior parte dei casi si riesce a scorgere qualche animale, in particolar modo volpi e orsi. In Romania da diversi anni la caccia al grande mammifero è fortunatamente vietata, ma in futuro potrebbe essere permessa nuovamente. L'orso rientra tra le 1200 specie animali e vegetali protette dall'Unione Europa essendocene solo 25000 esemplari su tutto il territorio continentale.
Transalpina, sul tetto dei Carpazi
Dopo una notte a Voineașa si inizia a fare sul serio. La strada si impenna e raggiunge i 1600 m prima di scendere sulle sponde del lago Vidra. L'avvicinamento alla strada più alta dei Carpazi è lungo e tortuoso ma vale la pena dedicarvi un po' di tempo. Per fare le cose con calma giungiamo ad Obârsia Lotrului, un avamposto con qualche struttura ricettiva, una piazzetta piena di bancarelle e poco altro e ci fermiamo per la notte.
Affrontare la "Strada del Re" è un'esperienza da non perdere quando si attraversa la Romania in bici e va goduta con calma. Si parte di buon'ora attraversando i boschi di conifere lungo il torrente Lotru. Bastano un paio di chilometri verso Petrosani per trovare il bivio che ci condurrà sul tetto dei Carpazi. Il gruppo montuoso in cui si pedala è quello dei monti Parâng, spettacolari e selvaggi. Il panorama si apre man mano che si sale e il serpeggiare tra pascoli d'alta quota toglie il fiato, sia per la fatica che per la bellezza dei paesaggi. Intorno ai 1900 m di quota incontriamo il bivio da cui proviene la strada Strategica, una sterrata troppo invitante per non percorrerne almeno un piccolo tratto. Dopo aver dissetato la nostra voglia di selvaggio e aver lasciato Nala scorrazzare libera per qualche chilometro, torniamo sui nostri passi per affrontare gli ultimi chilometri di ascesa. Il paesaggio è sempre più ammaliante ma quando sembra che le fatiche siano concluse, davanti agli occhi si materializza una piccola conca in cui la strada si infila, infida e beffarda: si dovrà scendere e risalire per poter raggiungere il valico, punto di confine tra Transilvania e Oltenia.
La serpentina finale di tornanti che si presenta davanti agli occhi spaventa ma ormai è questione di pochi metri e una volta giunti sul punto di massima quota ci si sentirà davvero sul tetto dei Carpazi, con una vista che spazia fin alle pianure del sud. Il passo Urdele è una meraviglia da non perdere anche se il rientro sarà un dolce calvario e ripetere la conca finale un castigo riservato a chi torna sui propri passi.
In realtà la Transalpina, personalmente la più spettacolare strada di Romania, unisce le cittadine di Novaci a sud e Sebeș a nord, percorrendo un totale di 140 km. Come detto, noi siamo giunti in vetta, nei pressi di Urdele, a oltre 2100 m di quota, per poi ritornare sui nostri passi pedalando la sola parte settentrionale della strada.
Rientrati ad Obarsia Lotrului, il giorno seguente ci siamo diretti verso Sebeș, risalendo ancora qualche chilometro prima di iniziare una picchiata interminabile fino alla pianura settentrionale. Ancora una volta, dopo una lunga e dolce discesa, si costeggia un lago artificiale, il Lacul Oasa da dove, costantemente e dolcemente, si scende verso Sebeș, ormai nuovamente fuori dai Carpazi Occidentali.
Sebes e Sibiu
La cittadina di Sebeș non avrebbe molto da offrire se non fosse che quattro chilometri a nord si trova un'area protetta e monumento naturale nazionale, Râpa Roșie. Quest'area di circa 24 ha è caratterizzata dalla presenza di particolari rocce erose dall'azione degli agenti atmosferici che hanno creato delle spettacolari formazioni rocciose del tutto simili a quelle della Cappadocia o del Bryce Canyon negli Stati Uniti, per fare degli esempi. Purtroppo il meteo inclemente ci ha impedito di visitare la riserva e da qui, seguendo la vallata solcata anche dall'autostrada, siamo giunti a Sibiu, piacevolissima sorpresa di questo itinerario in bici. Nel mezzo sono presenti anche alcune chiese fortificate patrimonio UNESCO come quella di Câlnic, ma poiché sul nostro percorso ne sono presenti altre più avanti, abbiamo deciso di non visitarle.
Sibiu è stata, per noi, la più suggestiva cittadina attraversata sull'itinerario. Divisa tra città bassa e quella alta, ha un'aria tipicamente sassone che la pervade e passeggiare tra le sue Piațâ Mare (piazza grande) e Piațâ Micâ (piazza piccola) è particolarmente piacevole. Tra gli edifici più degni di nota ci sono sicuramente la torre del Consiglio, la cattedrale evangelica e il palazzo Brukenthal ma è tutto il centro storico con le sue fortificazioni a meritare un soggiorno di qualche giorno.
Mediaș, le chiese fortificate e Sighisoara
Da Sibiu in poi il nostro tracciato ha preso spunto, come già detto, dal percorso della Transilvania Epic Bike Ride che abbiamo adattato alle nostre esigenze (carrellino e bagagli in certi tratti non sono il massimo). Lasciata Sibiu, ci si addentra nelle campagne del nord e subito si sale sulle colline tra strade cementate e campi di luppolo. Dopo qualche chilometro di sterrato si ritrova l'asfalto ad Ocna Sibiului, località turistica importante soprattutto per i centri termali. I saliscendi sono costanti ma il traffico è irrisorio almeno fino a giungere a Copșa Mica, dove si ritrova la strada DN14, principale collegamento tra Sibiu e Sighișoara. Per qualche chilometro non ci sono alternative e si pedala nel traffico, fino a giungere a Mediaș, bella cittadina sulle sponde della Târnava, che possiede un centro storico di origine medievale ben conservato, con numerose torri che facevano riferimento alle diverse corporazioni. La chiesa gotica Santa Margherita è una delle più imponenti chiese fortificate della Transilvania.
Lasciata la cittadina si segue la Tarnava sulla sua sponda settentrionale, evitando la DN14 e pedalando lungo una bella sterrata fino al paesello di Alma. Una brusca deviazione verso sud ci fa abbandonare la vallata per salire sulle colline. Si giunge a Dupus e da qui si scala una ripida strada sterrata nel bosco per poi giungere in picchiata a Biertan, località nota soprattutto per la presenza della più grande chiesa fortificata della Transilvania. Imponente e maestosa, è caratterizzata dalla presenza di numerose torri tra cui quella dell'orologio, quella campanaria e quella bastione/prigione. Dopo aver visitato la chiesa si tagliano ancora le colline per giungere a Copsa Mare e addentrarsi su sentieri tortuosi e impervi. Un guado piuttosto profondo ed una rampa da biker esperto ci consigliano di abbandonare la traccia decisa per il tour della Transilvania in bici per ritornare verso la vallata della Tarnava e dirigerci a Sighisoara. Gli ultimi chilometri nel traffico non ci fanno pentire della scelta.
Sighisoara, più raccolta e piccola di Sibiu, ha un grande fascino soprattutto grazie al centro storico in collina perfettamente conservato in stile medievale. L'edificio simbolo anche qui è sicuramente la torre dell'orologio, ma tutto il centro storico fortificato merita una visita quindi considera di dedicarci almeno mezza giornata. Non dimenticarti anche di salire alla chiesa della Collina, l'imponente edificio visibile dalla Tarnava che è raggiungibile da una suggestiva scalinata in legno coperta.
Rientro a Brasov
Come detto, personalmente abbiamo proseguito il nostro #noplansjourney verso i Carpazi Orientali, diretti a nord-est per passare da Gheorgheni e risalire verso l'Ucraina ma se vuoi chiudere l'anello e rientrare a Brasov lo potrai fare seguendo la traccia allegata che, in quest'ultimo tratto, è stata presa dal percorso della Transylvania Epic Bike Ride. Non abbiamo informazioni di prima mano su questo percorso ma essendo una gara di mountain bike e avendo affrontato la prima parte del tracciato ti possiamo dire che probabilmente l'itinerario va benissimo per chi si cimenta nel bikepacking o chi viaggia con borse leggere mentre per chi come noi viaggia pesante ed ingombrante, potrebbero esserci dei tratti non percorribili. L'alternativa è seguire la DN13 ma te la sconsigliamo perché potrebbe essere un bel po' trafficata.
Scoprire la Transilvania in bicicletta è un viaggio mediamente impegnativo sia per la lunghezza che per il dislivello da affrontare. Questa area della Romania però riuscirà a sorprenderti e incantarti per ospitalità e bellezza, credici!
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