La salita in bici al rifugio Dal Piaz, nelle vette feltrine, partendo dal passo Croce d'Aune lungo la vecchia mulattiera militare è una di quelle escursioni che ti tolgono il fiato per la difficoltà, ma soprattutto per la bellezza paesaggistica del contesto in cui si svolge.
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Giro nelle Dolomiti Bellunesi in bici
Doveva essere un giro ad anello molto più ampio, ma alla fine la strada militare verso il rifugio Dal Piaz dal passo Croce d'Aune ci ha assorbito talmente che ci siamo "accontentati" di quella. Tra andata e ritorno sono poco più di 20 chilometri, ma ogni curva ti regalerà un sospiro per la bellezza dell'itinerario e del contesto che attraversa.
Abbiamo affrontato questo itinerario con le bici elettriche Brinke Overland XT, borse e carrellino di Nala perché l'idea iniziale era quella di restare in giro qualche giorno e dedicarci alla scoperta di un po' di strade e sterrati delle Dolomiti Bellunesi. Alla fine dovremo abbandonare l'idea per problemi ai polpastrelli della nostra cucciolona che, con il caldo e le rocce pungenti della strada militare, ha subìto il colpo. Ma il viaggio fino al passo Croce d'Aune è valso la pena in ogni caso, vista la magia di questa salita.
Inizialmente il piano era quello di partire da Pedavena, superare la salita verso il passo Croce d'Aune in bici su strade secondarie, salire e scendere dal rifugio Dal Piaz in bici lungo la meravigliosa mulattiera e poi proseguire il viaggio verso Alleghe e il Civetta. Il caldo torrido subito ci ha fatto optare per un avvicinamento alla salita in auto e così abbiamo raggiunto il passo Croce d'Aune partendo in bici proprio dal parcheggio nei pressi del valico alpino. La scelta, visti i problemi avuti in seguito da Nala, si è rivelata più che azzeccata.
Passo Croce d'Aune e Campagnolo
Sul passo Croce D'Aune si trova un monumento dedicato a Tullio Campagnolo, inventore. Fu proprio il Croce d'Aune il teatro di quella scintilla che fece nascere nella testa di Campagnolo l'idea che "Bisogna cambiar qualcossa de drio". C'era da cambiare qualcosa dietro, sulle ruote che nel 1927, quando Campagnolo affrontava il Croce d'Aune, disponevano ancora solo di mozzo flip-flop con pignoni diversi su entrambi i lati. A Novembre, in quota, Campagnolo in gara aveva le mani congelate e fece una fatica tremenda a smontare e girare la ruota per poter avere un rapporto più agile.
Qui, sul Croce d'Aune, nacque l'idea di avere un pacco pignoni con un dispositivo che potesse spostare la catena sui vari rapporti. Qui, sul Croce d'Aune, nacque quella meravigliosa invenzione che tutti noi ciclisti veneriamo quando dobbiamo affrontare salite toste e ripide. Qui, sul Croce d'Aune nacque l'idea di "cambio".
Strada militare al rifugio Dal Piaz in bici
Ok, dopo questa premessa storica ma dovuta, torniamo a noi e al nostro giro in bici al rifugio Dal Piaz. Lasciato sulla sinistra il monumento dedicato a Campagnolo, si inizia subito a salire su asfalto. Un paio di tornanti tra le case vacanza del passo e si raggiunge presto l'imbocco della salita, indicata con la segnaletica CAI Sentiero 801. Il sentiero in realtà più avanti taglia la strada in alcuni punti ma per ora possiamo fidarci di quelle indicazioni.
La mulattiera militare presenta un fondo un po' dissestato e si inerpica nel bosco di aghifogli con pendenze non troppo proibitive. La frescura dell'ombra ci permette di goderci l'alta quota e la salita. Nala zampetta felice al nostro fianco sul letto di foglie ormai in decomposizione.
In men che non si dica raggiungiamo degli edifici dinnanzi ai quali è presente una fresca fontana. Sarà l'ultima fonte fino al rifugio quindi riempi le borracce e preparati allo spettacolo offerto dal Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Nello specifico ci troviamo nella zona delle Vette Feltrine e il rifugio è adagiato ai piedi di un ampio anfiteatro sulle cime di questo gruppo.
Si prosegue con numerosi tornanti e pian piano si raggiunge il limitar del bosco. Qui, dove gli alberi lasciano posto ai cespugli mentre lamponi e fragoline distraggono dalla pedalata, la vecchia carrareccia militare taglia un primo balzo roccioso. Letteralmente scavata nella roccia, la strada è larga poco più che a sufficienza per permettere il passaggio di un'auto. Con la bici si affronta il traverso ammirati e allo stesso tempo intimoriti dalla maestosità della roccia. Pensare agli stenti e alle privazioni che devono aver subìto i militari che hanno lavorato alla realizzazione di questa strada fa un po' rabbrividire.
Si ritorna su una distesa prativa per qualche altro tornante prima di affrontare il tratto più spettacolare dell'intero tragitto. La parete rocciosa pare una scogliera oceanica lanciata nel cuore delle Dolomiti da Madre Natura. Tra i picchi di roccia sedimentaria si insinua il nostro percorso che serpeggia a strapiombo per trovare un pertugio e raggiungere la cengia successiva. Con un occhio al panorama e uno a non fare passi falsi con la ruota anteriore, procediamo verso monte estasiati dal paesaggio. Terminato il superamento del tratto roccioso si avvista in lontananza per la prima volta il rifugio Dal Piaz, spostato più a nord rispetto alla nostra posizione.
L'ultimo sforzo ci porta ad attraversare le radure d'alta quota di questa zona prealpina dove si nascondono numerosi endemismi floreali. La struttura infatti si trova nei pressi della Busa delle Vette, un ampio circo glaciale conosciuto anche come la “Busa delle Meraviglie” per la presenza di alcune rarità botaniche come l’Alisso dell’Obir e la Speronella alpina.
Una rampa finale ci ricorda che ogni premio va conquistato, ma la crostata e la birra fresca che seguiranno gli ultmi metri sul fondo sconnesso della strada militare saranno una ricompensa degna e deliziosa.
Il rientro, dopo una meritata pausa con vista, avviene sulla stessa strada della salita. Per chi ama i percorsi tecnici in MTB in discesa, è possibile seguire il sentiero 801 ma assicurati di essere dotato di una full e di buone doti di guida. Noi, con il carrellino di Nala e le nostre scarse doti tecniche, in questo caso preferiamo ripercorrere i nostri passi.
Poiché Nala ha già mostrato segni di zoppicamento e stanchezza, dovuti a una fastidiosa piaghetta sui cuscinetti dei polpastrelli, decidiamo di rientrare al passo Croce d'Aune e chiudere già lì la nostra escursione per evitarle problemi più seri.
L'idea iniziale invece era quella di proseguire fino al monte Avena per poi raggiungere Faller e Fonzaso, rientrare verso Pedavena e risalire fino al passo Croce d'Aune da strade secondarie nei pressi di Norcen e Valduna per poi proseguire più a nord verso Alleghe e le Dolomiti Bellunesi su cui dominano il Pelmo e il Civetta. Lasceremo a una prossima esplorazione bellunese questo percorso!
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