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Monte San Primo in MTB
Davide Bendotti
Luogo
Lombardia
Stagione
Primavera, Estate, Autunno
Durata
Fuggitivo (1 giorno)
Lunghezza
55 km
Percorso
Ad anello
Dislivello
2001 - 5000 m
Difficoltà
Micro avventura
Tipo di fondo
MTB (fuori strada)
 
 
Il San Primo è la montagna più alta e rappresentativa del Triangolo Lariano, porzione di territorio lombardo condiviso dalle province di Lecco e di Como e che ha la forma di un triangolo con due lati bagnati dai due rami del Lago di Como – detto anche Lario – e con Lecco, Como e la ridente Bellagio a definirne i vertici. Nonostante il percorso più conosciuto da effettuarsi con la MTB sia la cosiddetta “dorsale” da Brunate a Bellagio con rientro su strada asfaltata o eventualmente con il traghetto (verificare se è possibile trasportare le bici), io propongo una variante al tema che permetta di evitare un lungo ritorno su asfalto percorrendo una parte della dorsale (con l'aggiunta della vetta) e completando il giro sfruttando le piste sterrate che si ramificano dal paese di Albavilla.

Il Buco del Piombo e l'Alpe del Vicerè

Posteggiata l'auto in uno dei tanti parcheggi di Albavilla (427 m), si percorrono i primi metri all'interno del paese seguendo le indicazioni per il Buco del Piombo. Dopo un paio di chilometri pianeggianti una svolta a sinistra sancisce l'inizio della salita; la strada, ancora asfaltata, si fa più stretta, ripida e all'ombra del bosco. Dopo qualche tornante, in corrispondenza della cascina “Lo Zoccolo”, il manto diviene sterrato e si entra nella Riserva Naturale Regionale Valle Bova, area protetta di rilevanza geologica e paleontologica. Al primo bivio si prende lo sterrato di destra, che con percorso breve e in leggera discesa conduce all'accesso del Buco del Piombo, un'enorme cavità di origine carsica alta 45 m e larga 38 m scavata nella roccia calcarea nel corso dei millenni. 01 BUCO DEL PIOMBO Dopo questa breve ma interessante digressione culturale e paesaggistica torniamo sui nostri passi affrontando la dura e sconnessa sterrata che porta all'Alpe del Vicerè (903 m), per fortuna inframmezzata da un breve tratto pianeggiante che permette di rifiatare. L'alpe, che è servita anche da una strada carrozzabile proveniente da Albavilla, rappresenta un'oasi di pace a pochi passi dal caos della pianura.
02 ALPE DEL VICERE

Salendo verso la dorsale

Transitando in un bosco di faggi e betulle, con parziale vista sul lago di Pusiano, ci si inerpica sulle pendici orientali del Monte Bolettone lungo uno sterrato traditore: all'inizio si presenta bello e pianeggiante fino al rifugio Cacciatori lasciando presagire una salita tranquilla, poi diventa una successione di tratti cementati molto ripidi intervallati da brevi tratti pianeggianti che in certi casi non permettono di riposarsi a dovere prima della sferzata successiva. E in men che non si dica si giunge sul crinale, nei pressi del Rifugio Capanna Mara (1125 m). Una breve discesa ripida e sconnessa sul versante nord ci porta velocemente alla Bocchetta di Lemna (1115 m). 03 DORSALE

Pedalando senza confini

Ora ci troviamo sulla “dorsale” comune alla traversata Brunate – Bellagio e quindi non resta che proseguire su tale percorso diretti verso il Monte San Primo. Costeggiando nel bosco il versante orientale del Pizzo dell'Asino si perviene alla Bocchetta di Palanzo (1210 m) e successivamente, sempre su sterrato “traditore”, si giunge al Rifugio Riella (1275 m), luogo panoramico sul dirimpettaio Monte Bisbino e sul ramo lacustre di Como. Superate due fontane si prosegue in salita all'aperto sino a giungere al Cippo Marelli (1293 m) e poi su piacevoli saliscendi fino alla Bocchetta di Caglio (1124 m) con vista sulla meta da raggiungere, ancora lontana.04 BOCCHETTA DI CAGLIO Dalla Braga di Cavallo una discesa cementata ripidissima ci porta velocemente alla Colma di Caglio (1129 m) e poi su facile sterrato alla Colma di Sormano (detta anche Colma del Piano, 1124 m), luogo mitico del ciclismo noto per il suo Muro affrontato in varie edizioni del Giro di Lombardia. Qui ci si può concedere una vera pausa addentando un panino prima di affrontare l'ultima parte di salita. 05 COLMA DI SORMANO

L'ultimo sforzo: il Monte San Primo

Fiancheggiando l'osservatorio astronomico e il Rifugio Stoppani, ci si immette su una piacevolissima sterrata nel bosco, in leggero falsopiano e solo con due brevi strappi decisi, fino alla Colma del Bosco (1233 m) e all'Alpe Spessola (1237 m). 06 ALPE SPESSOLA Lasciando alle spalle un grande esemplare di faggio, si prosegue a mezzacosta lungo il versante meridionale del MontePonciv e della Cima del Costone su sterrato dapprima impegnativo per la pendenza ed il fondo sconnesso (Alpe di Terra Biotta, 1436 m) e poi più tranquillo, anche se in salita, sino alla base del Monte San Primo, la cui vetta si raggiunge spingendo la bici lungo il ripido sentiero per non più di cinque minuti. 07 SALITA Da quota 1686 m la vista è completamente appagata: sotto di noi i due rami del lago di Como che si ricongiungono in corrispondenza di Bellagio, il monte Legnoncino e le vette calcaree della Valsassina a est e i pendii erbosi del MonteTremezzo a ovest; un vero spettacolo!
08 MONTE SAN PRIMO

Il lungo, lunghissimo rientro

E ora... discesa!09 DISCESA Si ricalca lo stesso percorso fatto durante l'andata sino alla Bocchetta di Lemna, dovendo necessariamente superare lo scoglio della salita indiavolata tra la Colma di Sormano e la Bocchetta di Caglio! Giunti alla Bocchetta di Lemna non resta che percorrere il sentiero dei faggi, un bellissimo e filante single trail pedalabile al 99% e con pendenze irrisorie che si sviluppa in una spettacolare faggeta a nord del Monte Bolettone. Attenzione a non cadere in quanto il versante boschivo è molto ripido! 10 SENTIERO DEI FAGGI Dopo una goduria durata tre chilometri e mezzo impreziosita da qualche scorcio sul lago si giunge alla Bocchetta di Molina, nei cui pressi sorge la Capanna San Pietro (1116 m), ora in disuso. 11 BOCCHETTA DI MOLINA Volgendo un ultimo sguardo sul lago di Como alle nostre spalle, si scende su un bel single trail erboso (direzione Solzago) che ben presto si trasforma in un ripido canale di terra; per fortuna successivamente le cose cambiano: il sentiero, sempre stretto e non pericoloso, si addentra nel bosco tra tratti con alta vegetazione innocua che accarezza dolcemente le gambe fin persino alle guance e settori più sassosi e sconnessi fino al momento in cui diventa praticamente una strada sterrata. Dai locali questa sterrata viene chiamata “toboga” per la presenza di curve paraboliche e picchiate vertiginose in discesa. A parte un paio di picchiate, personalmente non ho visto vere paraboliche né intravisto possibilità di discese funamboliche! Tanto meglio, così il ciclista spensierato può godersi senza traumi una discesa nel fitto bosco perdendo dislivello poco alla volta e arrivando in tutta sicurezza a Gilasca (575 m), frazione di Tavernerio. Da qui una strada asfaltata non a scorrimento intensivo permette di raggiungere facilmente il luogo di partenza. 12 TAVERNERIO
 
 
Ultima modifica: 03 Giugno 2024
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Leo

Viaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide Dolomiti del suo Trentino, sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, dopo un anno di Working holiday in Australia e dieci mesi in bici nel Sud est asiatico, ora sogna la panamericana... sempre in bici, s'intende!

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@Sangioss sì, in effetti è un grosso cambiamento ma ormai necessario. Ci sono tanti aspetti che ancora possono essere migliorati ma ...
grazie mille per l'aggiornamento, sapevo dei cambiamenti perché già quando la stavamo pedalando noi qualche anno fa erano in corso ...
osservazioni giustissime Gianmaria! Di sicuro filo e guaina nel freno meccanico hanno molta importanza nel garantire una buona scorrevolezza e ...
Ciao Leo, più che un restyling sembra un cambiamento profondo sotto tutti gli aspetti e, come ogni cambiamento, coglie alla ...
 
 

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