Oggi proverò a raccontarti un'esperienza incredibile che si può vivere pedalando all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Mi trovo in alta Valle Camonica, territorio che cela una perla di grande valore – la Val Grande – nota sia per la sua lunghezza che per le rocce rossastre tipiche del parco, ma soprattutto per la folta presenza di cervi, i veri padroni di questo areale! Consiglio di percorrerla durante la stagione autunnale, ricca di contrasti cromatici, tra l'esplosione dei colori del bosco, una piccola spruzzata di neve sulle cime più elevate e il cielo blu intenso.
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Tra le contrade di Incudine
Sono partito dal paese di Incudine (910 m), quindi un pochino più a valle dell'imbocco della Val Grande; ho fatto questa scelta per scaldare le gambe e per pedalare su un tratto della ciclovia del Fiume Oglio che non avevo mai fatto sin d'ora. Ho attraversato la strada e riempito la borraccia ad una fontana della contrada Al Vago, nucleo che ancor oggi conserva, soprattutto nella parte più antica di Predèla, le caratteristiche architetture rurali in legno e granito. Passato sotto un bel portale mi sono trovato sulla ciclovia, all'inizio sterrata e successivamente asfaltata, attrezzata con delle belle staccionate in legno.
Val Grande terra di cervi
Giunto al termine di questo facile percorso in leggera ascesa, ho deciso di fare una breve variante sterrata prima di entrare nel paese di Vezza d'Oglio (1080 m), porta d'accesso della Val Grande. Ho affrontato l'impegnativa e tortuosa salita sino a Grano e Risolina, località da cui peraltro è ben visibile il solco dell'alta Valle Camonica sino alla depressione del Passo del Tonale. E ora finalmente la strada diviene sterrata e in certi punti anche selciata, caratteristiche che manterrà sino al suo termine. Ma la cosa più sorprendente sarà la colorazione tipicamente autunnale che dipinge la Val Grande, valle appartenente al Parco Nazionale dello Stelvio. Dopo aver sfiorato, su tracciato perlopiù pianeggiante, diverse baite molto ben inserite nel contesto, ho dovuto fare i conti con alcune rampe ostiche e faticose prima di giungere a Scudeler, località dove è presente un ristoro (la locanda della Val Grande, 1565 m). Sin d'ora è stato uno spettacolo, avvolto dai colori accesi autunnali con scorci sui Tremoncelli, la Cima Rovaia e l'aguzzo Corno del Tirlo. E in lontananza le prime spolverate di neve sulle vette più elevate. Dopo una breve sosta ho ripreso a pedalare su pendenze più moderate, sia all'aperto che all'interno del bosco. Superate altre baite ho attraversato il torrente Valgrande sul ligneo Put di Brofà. È mezzogiorno, me la sto prendendo con molta calma, e fortuna vuole che in prossimità di case Leggerini ho avuto il privilegio di vedere un nutrito branco di cervi attraversare la valle; inutile parlare di stupore, mi sono goduto il piacevole incontro a breve distanza, fermandomi per non spaventarli. Per onor di cronaca, l'unica foto che ho fatto è impressa nella mia mente! Superata la Cappella di Caret, sovrastata dalla piramide slanciata e frastagliata del Corno del Tirlo, la vallata si manifesta in tutta la sua bellezza lasciando praticamente spazio alle praterie d'alta quota. Attraversando un'area pianeggiante, anticamente occupata da un lago naturale ora interamente prosciugato e trasformato in torbiera, ho raggiunto con facilità la Malga Val Grande (1790 m).
Il Bivacco Saverio Occhi
Manca poco alla meta, ma per raggiungere il Bivacco Saverio Occhi al Plas de l'Asen (2047 m) ho dovuto impegnarmi a fondo, in quanto il selciato è molto ripido e faticoso; insomma, me la sono dovuta guadagnare! Fanno da cornice montagne di tutto rispetto alte più di tremila metri, come la Cima di Savoretta e la Punta di Pietra Rossa, che presentano qualche chiazza di neve sulle loro cime.
La discesa e la Chiesa di San Clemente
La discesa ricalca per buona parte il percorso di salita, transitando di nuovo a Scudeler e godendo di un bel panorama sul dirimpettaio Corno Baitone, già imbiancato. In prossimità della Cappella dell'Acqua Calda ho girato a sinistra seguendo la sterrata che porta alla frazione Tu'. Ancor prima di giungervi ho girato a sinistra in località Plassacù e poi ho seguito una divertente sterrata in discesa che, aggirando le pendici della Cima Rovaia, mi ha condotto alla Chiesa di San Clemente (1290 m), risalente al XII secolo, restaurata più volte e con un bel campanile in stile romanico.
Il percorso Carolingio
Da questo punto sino al paese di Vione ho seguito una stradina sterrata ponendo molta attenzione ai diversi bivi lungo il percorso. Dopo aver attraversato, in discesa, la vicina contrada di Pedénole, ho preso la salita a sinistra seguendo le indicazioni per Desert; pochi minuti dopo mi sono trovato ad uno scollinamento; lasciando quindi a sinistra il sentiero per Desert e Margine di Stadolina, ho seguito le indicazioni per Stadolina lungo un percorso – sempre sterrato – attrezzato recentemente con delle staccionate. Da qui in poi ho seguito fedelmente il Percorso Carolingio, ottimamente segnalato con apposite targhette recanti la dicitura“ciclovia Karolingia Gavia_Mortirolo” (prima in salita a sinistra in corrispondenza di una fontana, poi di nuovo a sinistra lungo una breve ma ripidissima cementata in pessimo stato, poi in discesa a destra in corrispondenza della località Plazza e di un pannello illustrativo del Percorso Carolingio). Gli ultimi saliscendi nel bosco portano facilmente a Vione lungo il panoramico Viale delle Valucle.
Insolite varianti al rientro
E proprio per non farmi mancare nulla, dopo esser sceso a Stadolina su strada asfaltata, ho percorso un breve tratto sterrato in saliscendi (indicazione “Corf”, ovvero uno dei tanti percorsi ciclistici dell'Adamello Bike Arena) prima di riprendere la pista ciclabile e la ciclovia del Fiume Oglio sino a Incudine, concludendo così questo articolato giro, molto interessante sia da un punto di vista paesaggistico che da quello storico – leggendario legato al passaggio di Carlo Magno in Valle Camonica.
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