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Ciao Mamma! Vado a Mosca in bici, di Rita Sozzi

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Il racconto di un viaggio tanto lungo e faticoso quanto stimolante e affascinante, Ciao Mamma! Vado a Mosca in bici - 3000 Km in solitaria verso Est di Rita Sozzi edito da La Memoria del Mondo non si limita a descrivere la strada che Rita ha percorso da casa sua fino a Mosca in bici. La grande cultura della Volpe a pedali e la sua sorprendente capacità di scrittura danno origine ad un mix davvero imperdibile di riferimenti storici, riflessioni profonde e simpatici aneddoti.

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Perché da Milano a Mosca in bici

Dietro alla decisione di pedalare 3000 km in solitaria ci sono dei motivi abbastanza precisi, per quanto possano esserlo i pretesti che spingono i cicloviaggiatori a tornare in sella senza saziarsi mai. Rita, giornalista e insegnante di lettere, si definisce una semi-nomade: vive e lavora a Milano, ma nei mesi di ferie è sempre in viaggio con la sua Signora, la fedele compagna a pedali.

Nel 2016 il punto di partenza del viaggio verso est è quindi casa sua: Milano, più precisamente San Pietro all’Olmo. Per ricercare i motivi sulla scelta della meta, invece, non bastano poche parole. In ogni pagina del libro Ciao Mamma! Vado a Mosca in bici ci sono un dettaglio, un indizio, un pensiero che pian piano rispondono alle domande che chi è meno avvezzo a questo tipo di avventure si pone costantemente. Raggiungere Mosca in bici è, anche ma non solo, la continuazione dei precedenti viaggi che hanno portato la Volpe a pedali – così si fa chiamare la Rita cicloviaggiatrice – ad Atene, Roma e Istanbul.

L’attuale capitale russa, la Terza Roma, che raccolse l’eredità di Bisanzio, è la meta del suo viaggio. I motivi sulla scelta del mezzo, per chi ancora si domandasse che senso possa avere pedalare in giro per il mondo, si apprendono in ogni pagina. È la stessa Rita ad affermare che il bello del viaggio in bici è incontrarsi lentamente: “[…] Non si viene catapultati in un posto nuovo, ma si conquista passo a passo assorbendone i profumi e le luci, i suoni, la consistenza dell’aria e del terreno. Il cuore e la testa hanno il tempo, umano, di schiudersi e comprendere, tenere tutto”.

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Il racconto della "pacifica campagna di Russia"

Leggendo il libro della Volpe a pedali sembra di essere al bar con lei, seduti a un tavolone in legno a chiacchierare. In ogni capitolo, che corrisponde a una tappa del viaggio, emergono le forti emozioni che Rita ha provato viaggiando in Svizzera, Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Bielorussia e Russia. La Volpe accompagna il lettore attraverso culture, paesaggi, persone e climi differenti descrivendoli con un linguaggio mai banale. Nel corso della lettura si apprezza la sua abilità nel passare dalla serietà necessaria per affrontare i drammatici eventi storici relativi ai massacri di cui è stato capace l’uomo all’ironia con cui descrive gli imprevisti e gli incontri con le persone locali.

Proprio queste riescono a ridare fiducia nel genere umano dimostrando estrema gentilezza nonostante le difficoltà date dalle differenze linguistiche e culturali. In questa continua danza tra le emozioni si alternano anche le citazioni di canzoni, poesie e alcune espressioni dialettali, che rendono davvero intensi e scorrevoli i racconti. I numeri dei chilometri e dei dislivelli sono ben amalgamati nella narrazione che rimane fedele allo spirito del cicloviaggio. Andare a Mosca in bici non vuol dire solo percorrere 3000 km, ma significa viverli. Alla freddezza dei numeri sono quindi dedicate due tabelle: una iniziale, con la pianificazione del viaggio e una finale, in cui si raccolgono le tappe effettive.

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3000 km in solitaria verso Est

Percorrendo la strada che separa Milano e Mosca in bici, a Rita non sono mancati gli imprevisti. Ma, grazie all’animo avventuriero, questi non sono affatto stati in grado di fermare l’avanzata della Volpe. L’arte di sapersi arrangiare fa parte del bagaglio di ogni viaggiatore, abituato ad architettare soluzioni impensabili per uscire dalle difficoltà.

Se, per esempio, bisogna affrontare una discesa al freddo e non bastano tutti i vestiti per evitare la broncopolmonite che è sempre in agguato, cosa c’è di più naturale che coprirsi con il telo della tenda? Impensabile, ma il brevetto di Rita funziona: “Temevo di non riuscire a pedalare così mummificata e invece quel guizzo di volpe si è dimostrato una genialata”. A pochi chilometri dall’arrivo, Rita si ritrova davanti a un'altra difficoltà, ben più significativa di una discesa da affrontare al freddo. Nemmeno stavolta, però, ciò riesce a scalfire la tenacia volpesca che sentenzia: “Ma non vedo l’ora di rimettermi in strada, che ormai è la mia casa, con il cielo come tetto e il vento addosso, l’orizzonte che mi abbraccia da lontano e tutta questa vita che si lascia mordere e baciare, ed è la mia”.

Rita, che ha contribuito con un suo racconto al primissimo numero di Impronte - Storie a pedali, ha percorso in solitaria il suo viaggio verso Mosca in bici, ma con questi racconti ospita il lettore sulla canna della sua Signora accompagnandolo e trasmettendogli l’essenza del cicloviaggio. In questo modo, con le sue parole, crea un equilibrio perfetto, in grado di combinare tutte le sue conoscenze, quelle date dalla Laurea in Lettere Antiche, con quelle scoperte durante il viaggio. Lasciando spazio ai pensieri e alla voglia di libertà che solo la bicicletta sa regalare.

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Sinossi dell'opera

Perché verso Est? Perché a Mosca? E, soprattutto, perché proprio in bici? La risposta a queste domande si snoda in 31 tappe che percorrono le strade e la storia di otto nazioni, dal cuore ai confini dell'Europa. Si tratta di un diario, il racconto di un viaggio che pulsa a un ritmo lento, tutto umano, incontro a volti, cieli, lingue, culture, luci e ombre di uno spazio a tratti sconfinato ma che racchiude il terreno fertile delle nostre radici. Rita, la volpe a pedali, e la signora, sua fedele compagna a due ruote, partono da San Pietro all'olmo e narrano, giorno per giorno, 3000 km di una piccola odissea che le vedrai concludere vittoriosamente questa piccola, pacifica "campagna di Russia".
 
 
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Marti

Sono un'entusiasta viaggiatrice, prima turista e poi backpacker, nel 2019 ho scoperto il cicloturismo. La bici caricata dell’essenziale riesce a soddisfare la curiosità di vedere posti nuovi, la necessità di sentirmi libera e l’estremo bisogno di stare in mezzo alla natura. Viaggiare a pedali in autonomia e a ritmo lento, lentissimo, è diventata una malattia da cui non ho nessuna voglia di guarire.

 

@spintheworld_marti