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Il tour dei Balcani in bicicletta: fino all'Albania e ritorno

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Fine estate 2013. Seduti al tavolino di un caffè del centro, Roberto e io iniziamo a pianificare il prossimo viaggio; le nostre intenzioni sono molto ambiziose, il viaggio coinciderà con l’arrivo del nostro mezzo secolo, non possiamo certo accontentarci di una spedizione in tono minore, anche perché, visto le esperienze pregresse, ci sentiamo pronti ad affrontare qualcosa di impegnativo. Quasi subito, però, scartiamo la nostra “balena Bianca”: Istanbul resterà ancora il nostro sogno, per ora.

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Balcani in bicicletta: preparativi e prepartenza

Logistica, compagni di viaggio e impegno economico sono tasselli che non riusciamo ancora a far collimare in maniera ottimale. E così, tra le varie opportunità, inizia a far capolino il progetto di visitare alcuni paesi dei Balcani e la Bosnia, in particolare, sembra possa diventare l’obiettivo finale. Come ogni altra volta, i giochi iniziano a farsi più seri con l’arrivo dell’inverno: si comincia a raccogliere informazioni sui Paesi che ci interessano, si pianifica il periodo e si pongono i primi vincoli come giorni, tetto di spesa e “filosofia di viaggio”, che non si discosta molto dal nostro recente passato di giramondo a pedali.

Una sostanziale novità comunque rivoluziona un po’ tutto, stavolta partiremo in tre! Nell’ottica di una futura spedizione che ci porti alla conquista dell’Oriente, c’è bisogno di coinvolgere altre persone e così di buon grado accogliamo Francesco nel gruppo. Il PIC, da adesso in poi lo chiameremo così, è un ragazzo che non conosciamo benissimo, sappiamo essere uno sportivo che pratica molte discipline, che ha collezionato molte esperienze di viaggio in giro per il mondo, tra cui una settimana a pedali in Scozia, ma ne abbiamo parlato solamente in occasione di una gita di due giorni a Klagenfurt per vedere l’Ironman; sarà perciò un’avventura nell’avventura per tutti e tre.3 tour dei balcani

A primavera inoltrata l’itinerario prende via via forma: partiremo col traghetto verso un porto della “Dalmazia” che ci porti il più vicino possibile a Dubrovnik, per poi inoltrarci in Bosnia attraverso la direttrice Medugorje- Mostar- Sarajevo e risalire tutta la nazione. Anche il traghetto è una novità assoluta e ci sorprende la scarsa offerta di itinerari da Trieste: l’unica linea attiva naviga lungo la tratta Trieste-Durres (Durazzo, Albania..).

E così eccoci alla prima variazione dell’itinerario: sbarcheremo molto più a Sud del previsto e impiegheremo 3 tappe per raggiungere Dubrovnik, pedalando per circa 300 km.1 tour dei balcani

Da Durazzo a Dubrovnik lungo la costa

La zona da attraversare sembra comunque molto bella: un pezzo di Albania e il Montenegro con la visita alle Bocche di Cattaro (Kotor) ci attende.

Un “leggero” senso d'inquietudine però resta sempre presente, il chilometraggio aumentato in maniera esponenziale e le espressioni perplesse in tutti coloro che vengono a sapere che pedaleremo in Albania lo alimenta ulteriormente, dipingendo pericolose situazioni in cui potremmo trovarci. Ma il tempo passa e, tra le consultazioni delle cartine, la ricerca di un'assicurazione che ci copra per qualsiasi malaugurato inconveniente, la preparazione del materiale e le uscite di allenamento, il 3 giugno, che sembrava così lontano è giunto; è ora di caricare la fida bicicletta e con una agile pedalata verso Trieste, partire alla volta dei Balcani.

Dopo le foto alla partenza, le prime pedalate sono sempre emozionanti, ognuno con i propri pensieri si dispone ad affrontare “l’ignoto”, si esorcizzano i dubbi e le insicurezze confrontandoci sul peso dei bagagli e scherzando sull’andatura, che alcuni amici, che viaggiano “leggeri”, ci impongono. Accompagnati, infatti, da Gigi, Luciano e Roberto pedaliamo lungo la Costiera. Foto di rito in Piazza Unità e via verso il Molo VII, dove espletiamo le formalità per l’imbarco.

Davanti ad un prefabbricato che funge da ufficio, in compagnia di alcuni ragazzi che, con un paio di fuoristrada si stanno recando in Albania per partecipare ad un Rally-Raid, attendiamo il nostro turno; un solerte addetto ci carica uno alla volta con la bici su un pulmino e ci porta al posto di dogana.8 tour dei balcani

Essendo originario dell’Albania, ne approfittiamo per chiedere alcune informazioni, che risulteranno non molto precise e fin troppo allarmanti. Notiamo che uno degli aspetti più sottolineati dagli albanesi che interpelliamo è una sana preoccupazione per noi, sembra che pedaleremo sulla strada più pericolosa del loro Paese, dove gli incidenti si susseguono incessantemente…insomma l’apprensione cresce. Alle 20.30 il traghetto prende il largo e a bordo non siamo tantissimi: camionisti, albanesi che tornano a casa e il gruppo dei rallysti. Consumiamo un gelato presso il ristorante del natante e guadagnamo la cuccetta molto presto.

Appena fa giorno, sul ponte ci appare la costa e la nave si dirige verso un porto: "Sì, ma dove siamo, che costa è questa???”

Con nostra somma sorpresa alle 7 attracchiamo ad Ancona e da qui, fino alle 15.30 non ci muoveremo per imbarcare altri passeggeri e mezzi. Ci è vietato lo sbarco ed è veramente un peccato vedere la cattedrale di San Ciriaco e alcune zone della città dorica e non poter scendere a visitarle. Le ore passano lente, ma inesorabili e così finalmente riprendiamo la rotta verso Durres, dove arriviamo la mattina del giorno dopo.

Mentre, bagagli in mano, attendiamo l’attracco e la riconsegna delle nostre bici, chiediamo ai locali informazioni sulla strada da prendere e vari consigli. La preoccupazione nelle espressioni di coloro che ci rispondono è palese e una nuova inquietante notizia inizia a girare: per raggiungere Shkoder dovremo percorrere l’autostrada!!! Attracchiamo, montiamo i bagagli e velocemente ci rechiamo alla dogana. Veloci formalità espletate con cortesia da un agente della polizia di frontiera che, a una mia precisa domanda afferma che sì, dovremo percorrere un tratto di autostrada, unica via per raggiungere la nostra meta.

1a tappa: Durazzo - Shkoder

110 km – 420 m di dislivello

Bene, si comincia, pedaliamo lungo una superstrada per un chilometro e poi ci fermiamo per cambiare i nostri Euro con la moneta locale, il Lek. Il cambio valuta, come nelle migliori tradizioni è “abusivo”, si contratta per strada con buona pace delle agenzie di cambio. Su indicazione del nostro “bancario” di fiducia imbocchiamo un viadotto e via, direzione Tirana.

I primi 30 km, lungo una “superstrada” sono impegnativi, la strada è molto trafficata, pulmini si rincorrono superandoci, per fermarsi di colpo per far scendere o salire qualche passeggero, lungo i lati è un incessante susseguirsi di distributori di benzina, “lavazzh” e concessionarie di automobili, alcuni edifici sono super moderni e lussuosi, costruiti accanto a baracche in mezzo al campo con attorno i propri “gioielli” in vendita … i gioielli sono prevalentemente Mercedes, che per noi diventano come la leggenda dei Cinesi in Europa, ovvero queste auto non muoiono mai, semplicemente migrano; osservando attentamente infatti, riusciamo a scorgere tutta la gamma di modelli dagli anni ’60 in poi!9 tour dei balcani

Procediamo con cautela sul bordo della banchina che invero è abbastanza rovinata e sporca, un occhio alla strada ed uno fisso allo specchietto retrovisore e, dopo una sosta in un centro abitato che si sviluppa attorno alla “superstrada”, per acquistare i primi alimenti, seguiamo la direttrice per Shkoder.

Il fondo stradale e la situazione generale migliorano, anche se non è difficile imbattersi in carri trainati da bestiame, furgoni che trasportano per esempio tondini di ferro che, lunghi il doppio del mezzo, sporgono e vengono trascinati strisciando sull’asfalto; un pickup ci sorpassa e perde dal cassone alcuni pezzi di legno che volano rimbalzando sulla carreggiata, siamo sbalorditi, ma presto ci adattiamo al sistema.10 tour dei balcani

Chilometro dopo chilometro arriviamo al tratto di autostrada che tutti ci avevano anticipato, 11 km su asfalto liscio come un biliardo, pedalando sulla corsia di emergenza godiamo di un po’ di tranquillità, la velocità aumenta, tanto che Pic ci esorta a mantenere un’andatura più tranquilla, in vista dei prossimi giorni; sarà questa una mossa azzeccata, che ci permetterà di mantenere un passo costante per tutto il viaggio.

Pausa presso un bar ristorante elegantissimo, dove il cameriere in giacca bianca e papillon ci serve 3 cappuccini e 3 coca cola per l’equivalente di 3 € in totale. La spesa per il cibo è veramente irrisoria, lo constateremo anche nell’ultima agognata pausa della tappa, una pasticceria, in mezzo al nulla, ospitata in uno strano edificio nuovo di zecca, un regalo per Robi, bracco a pedali dotato di superfiuto per i dolci.

Guidati da lui, appunto, saliamo al primo piano e consumiamo alcune prelibatezze locali veramente gustose. Ripreso il viaggio, sotto una collina dove fa bella mostra di sé un castello di generose dimensioni, guadagniamo l’abitato di Shkoder: l’ingresso in città non è dei migliori, la strada è in riparazione, il traffico congestionato e la polvere ovunque. Dopo un paio di chilometri però ci si palesa davanti il centro e tutto cambia: pavimento lastricato a nuovo, negozi ed edifici restaurati, qualche albergo di lusso, la statua di Madre Teresa di Calcutta nella Piazza principale, a 250 metri dalla moschea e dal suo minareto, con gli agenti della Polizia Locale che pazientemente regolano il traffico.11 tour dei balcani

Lungo la via principale troviamo un info point che ci indica un ostello dove passare la notte, dista 200 metri dalla “passeggiata” e noi decidiamo che può andare bene. Pernottiamo perciò al “Mi casa es tu casa” una sistemazione tranquilla, gestita da una giovane ragazza che parla correntemente inglese e spagnolo, prezzo pattuito € 12,00 colazione inclusa. La camera è spartana ma pulita e questo ci basta; come spesso accade all’estero, poi, soprattutto in paesi che sovente sono definiti arretrati e/o poveri, il wi-fi è presente e free.12 tour dei balcani

Una bella camminata lungo il passeggio con l’agognata birra serale a suggellare il primo giorno di viaggio ci predispone alla cena. La passeggiata si sviluppa lungo una via che ha sui due lati un continuo susseguirsi di bar, ristoranti e attività commerciali. In mezzo alla strada, tavolini ed ombrelloni si rincorrono senza soluzione di continuità, mentre ai lati, la gente cammina per il rito serale della “vasca”.

Una delle particolarità che notiamo subito è l’età media delle persone: sono quasi tutti molto giovani. I ventenni spesso accompagnano bambini, si respira un sano entusiasmo e a noi l’Albania da l’idea di una nazione in via di sviluppo, ci vorrà un po’, ma le prospettive sembrano positive. Davanti a un bel piatto di carne alla griglia e a un'altra birra (2 litri 500 leke, circa 3,5 Euro), la conversazione scorre fluida e, in men che non si dica, conosciamo un paio di ragazzi che hanno lavorato nel nostro Paese e che attualmente sono quasi tutti operatori di call center ad 1 Euro all’ora.13 tour dei balcani

In ottimo italiano ci danno molti consigli sulla strada che faremo domani, indicandoci la migliore; ci scambiamo inoltre pareri sulle nostre nazioni e noi, onestamente, affermiamo che l’impressione raccolta in questa giornata è di grande gentilezza e ospitalità da parte loro, gentilezza che ci ha sorpreso non poco. Mentre pedalavamo siamo stati spesso salutati dai locali, anche dagli automobilisti che ci suonavano allegramente. I giudizi sulla loro esperienza in Italia, invece, non sono sempre lusinghieri e sembrano dipendere molto dalla latitudine presso cui hanno maturato le varie esperienze: più si sale, meno disponibilità ed empatia viene percepita. >Mentre cala la sera, dopo un dolcetto, invero deludente, rientriamo in ostello. Domani lasceremo questo bel paese per entrare in Montenegro, è ora di riposarci.14 tour dei balcani

L’alba ci sorprende con le litanie dei muezzin, che dagli altoparlanti del minareto si irradiano per la città: provo un’emozione particolare, è la prima volta che le sento e mi catapultano in quell’”Oriente” di cui finora ho sempre letto e mai vissuto.

2a tappa: Skhoder- Bar- Kotor

111 km – 1290 m di dislivello

E’ proprio “Oriente”, l’uscita dalla città, con i suoi evidenti contrasti, alberghi di lusso a 500 metri da mercati in piazze polverose con banconi di frutta, ortaggi e patate a ridosso del traffico disordinato, in mezzo al rumore e a ogni tipo di odore è una cosa così distante dal nostro mondo che non può non affascinarci, ma ora è tempo di riprendere il viaggio.

Tra i nostri 5 sensi, quello che più verrà risvegliato durante la nostra avventura è l’olfatto, una contaminazione continua di “odori”, dal profumo dei fiori e del mare, ai più grevi olezzi della strada, gas di scarico, olii ricinati e resti di animali investiti, ci invadono le narici in maniera persistente.17 tour dei balcani

Lungo la strada che ci porta al confine scopriamo un'altra Albania, i centri abitati sono più rari, le case più povere, mezzi agricoli e greggi di ovini invadono la carreggiata; dopo una ventina di km arriviamo al confine, attraversato il quale ci troviamo in un altro mondo: il Montenegro ci accoglie con i cartelli scritti in Cirillico, la strada da subito è nuova e sinuosa si sviluppa lungo la pianura, con il guard-rail ancora brillante, l’asfalto senza una crepa. Si potrebbe utilizzarla per uno spot di qualche modello di auto o moto senza alcuna trucco fotografico, ma non è certo questo ciò che noi cerchiamo.

Appena possibile prendiamo perciò la deviazione per la città di Bar ed eccoci catapultati nel nostro habitat, una via che sale per circa 20 km in un paesaggio molto simile al Carso: vegetazione bassa, molto verde nonostante il caldo, nessuno in giro. Mentre avanziamo ad un bivio ci imbattiamo in una signora che sotto una baracca vende frutta e altri prodotti della terra. Di fronte c’è una fontana e un tavolo in pietra con le panche sotto un albero, il richiamo è irresistibile, albicocche e pesche sono il nostro improvvisato spuntino, un paio di foto e una rapida consultazione della carta e via in sella alla volta della nostra meta.18 tour dei balcani

Appena scolliniamo il mare ci appare con tutte le sue meraviglie, ma con esso, purtroppo, anche alcune costruzioni: giganti di cemento per un futuro turismo mordi e fuggi, scempi della natura che noi abbiamo già perpetrato a casa nostra, ma che però non hanno insegnato niente ai nostri dirimpettai; avremo occasione di commentare dispiaciuti questi scempi paesaggistici più volte nei giorni seguenti.

Dopo un saliscendi infinito ed un tunnel di 1700 metri molto pericoloso, che Robi ed io scegliamo di percorrere a piedi sullo stretto marciapiedi, giungiamo infine a Kotor.

“Cattaro” è una cittadina fortificata di chiara impronta veneziana, la cittadella è cinta da mura in pietra, ed il suo centro è molto caratteristico, si sviluppa di fronte al golfo, dove fanno bella mostra di sé alcuni yacht lussuosissimi. È adagiata sotto un monte dove si distinguono le mura alte, una chiesa ed un castello molto suggestivi. Sistemati presso un albergo ci approcciamo a visitare la cittadina, la camminata sulle mura è piuttosto deludente, sono molto sporche, ingombre di bottiglie, cartacce e quant’altro e avrebbero bisogno di una buona pulizia e un importante restauro che, vista la natura turistica del luogo, sarebbe auspicabile.

Mentre passeggiamo, io comincio ad accusare un malessere diffuso, sarà il caldo patito oggi, il raffreddore che stupidamente ho contratto sul traghetto, esponendomi al sole e al vento ma, mi sembra di avere la febbre e così, consumata la cena, alle 20 salgo in camera, faccio il pieno di aspirine e antibiotici e nonostante il caldo mi infilo sotto le coperte a sudare. Sono oltremodo preoccupato, casa è lontanissima, mi auguro di essere in grado di riprendermi al più presto perché il tempo è tiranno, maledico inoltre la mia stupidità che mi ha impedito di prendere le giuste precauzioni sul traghetto e, mi sento in colpa per i miei compagni di viaggio che saranno sicuramente preoccupati.

3a tappa: Kotor- Dubrovnik- Slano

128 km – 1400 m di dislivello

La notte comunque passa tranquillamente, la mattina mi sento tutto chiuso e sono senza voce, scendo per la colazione molto teso, intenzionato però a tener duro e ad ascoltare i consigli medici del Pic. Dopo essermi sforzato a mangiare una omelette al formaggio, pane burro e marmellata, thè, acqua e altro, siamo tutti pronti a rimetterci in marcia.

Prima della partenza un salto in farmacia a far provviste “e via!”. I primi chilometri sono un test probante, la strada che si avvita, sale e scende accarezzando la costa, donandoci scorci incantevoli, mi manda in affanno ma, forse distolto dalla suggestiva vista della baia e dal caldo che rapidamente sale, mi sembra di essere in grado di pedalare e ciò mi rincuora. Non mi rincuora affatto il dover fare il fotografo ed immortalare il fantastico bagno che Robi e Pic fanno in quel mare splendido: dopo essersi dichiarati invero “molto dispiaciuti” per la mia forzata rinuncia!in bici balcani

Lasciamo il Montenegro ed i suoi abitanti, che ci sono sembrati molto meno loquaci, forse più timidi ma ugualmente ospitali degli albanesi, alla volta della Croazia. Alla prima sosta dobbiamo fare i conti con la mancanza di valuta locale, l’urgenza viene aggirata dalla carta di credito, non avendo individuato alcun “cambiavaluta” nei pressi del confine. La vista di Dubrovnik dall’alto, immagine che campeggia sui depliant della Croazia, debitamente immortalata ci spinge a una rapida visita della città; scendiamo una ripida strada che ci porta all’ingresso della cittadella, congestionata da turisti.

19 tour dei balcani

L’obbligo logico di proseguire a piedi lasciando bici e bagagli in una piazza affollata ci consigliano di proseguire il viaggio e così risaliamo la ripida strada, non senza rischiare incidenti in mezzo al traffico sostenuto: grazie a Robi, per esempio, impariamo che non basta guadagnare il centro strada con il braccio teso ad indicare la nostra direzione per avere la precedenza dei pulman!!! Passato il pericolo, questo aneddoto “circolerà” molto spesso nelle lunghe ore che passeremo in sella; la tappa comunque risulta abbastanza tranquilla, lunga, calda, molto calda, ma gestibile anche dal sottoscritto.

Arriviamo pertanto a Slano, un paesino incastonato in una baia tranquilla, occupato in buona parte da un albergo a 5 stelle enorme, tanto da sembrare una colonia di lusso. Consumiamo la cena mangiando una pizza e poi rientriamo nel nostro alberghetto, una piccola casetta gestita da una famiglia, stasera ho la fortuna di avere una camera singola, viste le mie condizioni fisiche nessuno obbietta, ci saranno occasioni di tranquillità per tutti, prima o poi.

4a tappa: Slano-Mostar

La tappa dei criceti | 130 km – 1270 m di dislivello

Domenica mattina, si parte pedalando la costa ed il suo piacevole saliscendi, giunti a Neum, dopo una sosta ritemprante, qualcuno propone una “scorciatoia” per sconfinare ed entrare in Bosnia: invece di percorrere l’itinerario lungo il mare, si potrebbero scavalcare un paio di colline e dall’altopiano scendere.

Contravvenendo alla saggia regola non scritta dei pedalatori, che afferma: "non esistono scorciatoie, in bicicletta tutto va conquistato con fatica”, la variante viene accettata all’unanimità e iniziamo a salire.28 tour dei balcani

Scolliniamo e il paesaggio cambia completamente, vegetazione bassa, strada sconnessa, un continuo saliscendi sotto un sole caldo, traffico inesistente. Dopo alcuni chilometri però, un dubbio si insinua tra noi: non è questa la direzione verso cui dovremo procedere, torniamo indietro e, nei pressi di un abitato, sotto una tettoia chiediamo ad alcuni locali. Ci danno indicazioni sommarie, tanto che sbagliamo nuovamente strada. Ciliegina sulla torta, Pic fora e nella riparazione si accorge che il perno della ruota è difettoso: appena troveremo un negozio di bici lo cambieremo.

La terza strada che imbocchiamo è sicuramente quella giusta, la affrontiamo sotto il sole delle 13. Un impegnativo saliscendi in un paesaggio sempre più aspro e selvaggio, ma di rara bellezza per noi, ci conduce al confine, dove, con gran sorpresa scopriamo che il valico è di seconda categoria, ad uso esclusivo dei locali; veniamo quindi rispediti indietro e così, ci ritroviamo al bivio che avevamo preso con ben altre aspettative più di 2 ore e mezzo prima.

Lasciata la costa la strada sale e, arrivati al culmine di una salita lunga e pedalabile il panorama si apre su di una vallata piena di canali, coltivata a frutteti, il cui colpo d’occhio è notevole. All’ombra di una capanna che ci ripara dal solleone, una merenda con frutta fresca ci ripaga delle fatiche profuse finora.

Inevitabile per Robi e me ricordare l’esperienza che maturammo nel “Tour delle 5 Capitali”, 150 km percorsi per allontanarci di appena una 50ina dal luogo di partenza: Budapest allora, come fossimo criceti che corrono dentro la ruota. Per caso, anche allora era domenica!

32 tour dei balcani

Proseguendo raggiungiamo un supermercato dove acquistiamo panini e tutte le bibite fresche che riusciamo a bere: a queste temperature sotto il solleone siamo capaci di ingurgitare 1lt e mezzo di acqua, 1-2 coca cola da mezzo lt ed altre bibite a testa in 4-5’. Invero Pic beve molto meno di me mentre la bevanda preferita di Robi durante il giorno sembra essere il cappuccino.

< Chiediamo ad alcuni avventori quanto dista Medugorje, ipotetica sede di tappa, ma valutazioni chilometriche fantasiose, dai 100km ai “Medugorje?….boh” degli astanti ci fanno pensare che è meglio non fidarsi. Dopo poco la strada si immette nella Valle della Neretva, questo resterà uno dei tratti pedalati più piacevoli di tutto il viaggio: la vicinanza del fiume ci regala una brezza fresca che mitiga la calura.

Dopo un tratto di sterrato per il rifacimento del manto stradale troviamo il confine; entriamo finalmente in Bosnia, pedalando lungo la direttrice che collega Medugorje, Mostar e la capitale Sarajevo. Il traffico è meno sostenuto di quello che pensavamo, curve, dolci saliscendi e corti tunnel la caratterizzano, siamo colpiti però dalla moltitudine di piccoli monumenti a lato della strada che ricordano le tantissime vittime della guerra combattuta nel 1993; indoviniamo la loro giovane età dalla struttura dei monumenti: sono lapidi in marmo nero “serigrafati” con l’immagine dei malcapitati, perlopiù ventenni appunto.34 tour dei balcani

Attraversato un paesino turistico, popolato da diversi italiani, procediamo in attesa di trovare la svolta per il Santuario di Medugorje. La segnaletica assente ci fa commettere un errore per cui, dopo aver chiesto informazioni ad una famiglia,scopriamo che dovremmo tornare indietro di circa 16km e affrontare una salita impegnativa; l’opzione viene scartata immediatamente, sostituita da un allungo deciso verso Mostar.

Medugorje rimandata all’indomani, quando torneremo indietro. Mostar e quello che rappresenta storicamente, è un momento molto emozionante del nostro viaggio.35 tour dei balcani

Ci fermiamo ad immortalare il cartello stradale e subito un’auto si ferma, al suo interno un omone tutto tatuato abbassa il finestrino e ci chiede se abbiamo qualche problema o bisogno di aiuto, sinceratosi sulla nostra situazione del tutto sotto controllo, dopo i nostri sentiti ringraziamenti ci saluta e riparte. Le seguenti foto in vista del “ponte” non possono certo mancare nella collezione del viaggiatore tipo dei Balcani e noi non ci sottraiamo certo a questo rito.36 tour dei balcani

Una volta sistemati nella foresteria di un albergo, gentilmente aiutati nelle formalità da Maria, una ragazza giovane e carina al suo primo giorno di lavoro, iniziamo a visitare la cittadina: la località turistica, molto frequentata, completamente ricostruita, lascia in noi una sensazione di inquietudine diffusa. Riferimenti alla guerra e alle sue atrocità perpetrate negli anni 90 sono presenti in buon numero, i souvenir realizzati con i bossoli, le mostrine degli eserciti in vendita sulle bancarelle, il cimitero con la sua pletora di lapidi tutte datate 1993 accanto alla Moschea, il palazzo ancora “ferito” dai proiettili appena fuori dal centro ed un muro attiguo tinto di rosso con una frase in inglese che esorta a non dimenticare, testimoniano che le tensioni non sono state risolte; sarà magari la suggestione, ma ci sembra di carpire negli sguardi dei nostri coetanei una irrequietezza di fondo e tra noi ci sorprendiamo a commentare che questi sono sguardi di persone che hanno visto e vissuto il peggio del peggio che mente umana sia in grado di concepire.37 tour dei balcani

A cena optiamo per un piatto di carne alla griglia innaffiato dalle birre che ritemprano le nostre fibre, serviteci da un ristoratore che parla la nostra lingua, si siede alla nostra tavola per parlare con noi ed alla fine della serata, carta e matita alla mano, ci fa il conto “alla vecchia”. Stasera Robi ci ha lasciato presto per rientrare in albergo, forse un colpo di calore, un leggero malessere diffuso, hanno intaccato la sua forma, speriamo tutti che sia una cosa passeggera.

La notte, ospitati tutti e 3 nella stessa camera è per me la peggiore del viaggio: fa obiettivamente caldo e così decidiamo di tenere acceso il climatizzatore tutta la notte, i refoli di aria fredda che mi investono, però, mi suggeriscono di trovare una sistemazione alternativa, ho pur sempre finito di prendere gli antibiotici da un giorno appena; e così preso il cuscino mi accoccolo sul piccolo divano del corridoio a recuperare un pò del sonno perduto. Ad onor del vero, i miei compagni di viaggio, il mattino seguente mi redarguiscono affermando che avrei potuto spegnere il clima e rimettermi a letto, ma onestamente credo che alla fin fine nessuno di noi avrebbe dormito!!!

La colazione consumata poco dopo, risulterà la migliore di tutta la vacanza, macedonia di frutta fresca, succhi di frutta, super cappuccino, dolci, omelette, affettati e formaggi in gran quantità più un memorabile pomodoro con cui guarniremo i panini ci ritemprano donandoci buonumore. Salutiamo Maria e a ritroso percorriamo la strada di ieri, lungo la Neretva, fino al bivio per Medugorje.

5a tappa: Mostar - Medugorje - Gradac

110 km – 1100 m di dislivello

In prossimità del bivio scrutiamo la salita che ci aspetta, sulla carta risulta abbastanza lunga e di notevole pendenza, seguendo il mantra del viaggiatore a pedali, che recita “gran calma, agilità e goditi il panorama” affrontiamo l’erta.

Il traffico quasi inesistente e la temperatura ancora accettabile facilitano il nostro compito; dopo lo scollinamento, la strada procede su un altopiano, il paesaggio è brullo, il nastro d’asfalto corre diritto e, a mano a mano che ci avviciniamo al Santuario le abitazioni si fanno più belle e moderne. Gli ultimi chilometri li percorriamo in mezzo ai pullman su un asfalto perfetto; il paese ci sembra costruito ex-novo, composto da varie attività commerciali che si sviluppano dal centro, zona della Basilica, alle pendici delle colline che sovrastano la cittadina, con i luoghi sacri: la “Collina delle Apparizioni” e la “Collina dell’Angelo” che la incorniciano.

La Chiesa brulica di pellegrini, per la maggior parte sono nostri connazionali, e così ci rechiamo a visitare i siti sacri sulle colline. Correttamente indirizzati da una coppia emiliana, ci rechiamo sulla Collina delle Apparizioni: il sentiero da percorrere non è molto lungo, una decina di minuti sono sufficienti per giungere alla radura, il fondo però è molto particolare, composto da roccia frastagliata, è impegnativo da percorrere, i gradini sono alti e la roccia sembra conficcata irregolarmente nella terra, il pensiero va soprattuto ai tanti ammalati che sostenuti dalla Fede si cimentano nella sua risalita ed ancor più nella discesa.43 tour dei balcani

Un attimo di suggestivo raccoglimento e siamo pronti a riprendere il nostro viaggio. Uscendo dal paese non possiamo non notare il raccordo autostradale che stanno realizzando e ci si interroga sull’indotto che la Religione e/o la Fede garantiscono a questa popolazione. Lasciamo l’altopiano per riguadagnare la strada che costeggia la Neretva, il caldo è torrido e il vento ci soffia contro con vigore.

Alle 14 lungo questa statale ci fermiamo presso una “pekara” (il corrispettivo delle nostre panetterie- alimentari), saccheggiamo il frigo delle bibite, come oramai facciamo sempre, e sotto la tettoia di un vicino bar beviamo un caffè. Sul piazzale la temperatura ha raggiunto i 40°, ma non possiamo fermarci, consultiamo la cartina e risaliamo in sella, l’obbiettivo è raggiungere la costa, trovare una adeguata sistemazione e fare magari una rigenerante nuotata.46 tour dei balcani

Il vento rende il nostro incedere molto faticoso e nei pressi oramai della costa, una salita, affrontata con il sordo rumore di un temporale alle nostre spalle, ci impegna ulteriormente mettendo alla corda le energie di Robi, che comunque non molla e “di mestiere” supera la momentanea difficoltà. Finalmente, guadagnata la costa, puntiamo su Gradac, una tranquilla cittadella incastonata in una incantevole baia, dove troviamo ospitalità in un bell’albergo; la nuotata rinvigorente e un buon numero di ristorantini sul lungomare ci offrono ampia scelta per il rito della birra e della cena; a tavola in queste serate piacevoli la conversazione spazia su argomenti di ogni genere, sia generici che personali creando e rinsaldando rapporti di amicizia che solo la condivisione di certe esperienze riescono a favorire. Nonostante l’impegno fisico e la relativa stanchezza, tutti siamo entusiasti del viaggio che stiamo vivendo e forse, come tutti auspichiamo, questo sarà il primo tassello di un sodalizio che pian piano prende forma.47 tour dei balcani

Intanto la sorte stasera ha favorito Pic, sarà lui a godere della camera singola, ciò lo rende molto felice e lui, scherzosamente, non fa niente per nasconderlo. Robi invece è preoccupato per le sue condizioni fisiche, è un po’ chiuso a livello respiratorio e questo alla lunga penalizza la sua resistenza, essere debilitati durante un viaggio come questo è dura, nessuno può capirlo meglio di me, che ne sto appena uscendo, bisogna far conto sulle proprie forze, nessuno pedala per te, centellinare le risorse è l’unica cosa possibile, sperando che passi al più presto.

6a tappa: Gradec - Split - Marina

148 km – 1400 m di dislivello

Anticipiamo la partenza di un’ora circa, un po’ per godere del fresco e un pò per evitare il più possibile il vento che si alza a metà giornata e ci soffia incessantemente contro.

Le prime due ore sono molto piacevoli, un continuo saliscendi con scorci panoramici bellissimi ed il traffico quasi inesistente ci rilassa giusto per prepararci all’ingresso a Split; accedere ed uscire dalle grandi città in bicicletta è sempre un’operazione difficile e rischiosa. Oramai le uniche arterie che conducono ai centri sono tangenziali, congestionate dal traffico a qualsiasi ora.

Una volta usciti da Split, non senza difficoltà, vista la bizzarra abitudine locale di omettere a un certo punto le indicazioni stradali, il traffico non accenna a diminuire e, dopo una cinquantina di chilometri, ci fermiamo a Marina, alla ricerca della sistemazione serale. Il posto non è molto bello, c’è un porticciolo e poco più; ci sistemiamo presso un appartamento, e scendiamo in spiaggia per il rigenerante bagno; l’acqua è molto fredda ma la sensazione di tonicità che dona alle nostre gambe vale l’immersione.

Consumiamo la cena nel gazebo di un locale sopra il mare. Robi ed io tentiamo per la seconda volta di mangiare un risotto ai frutti di mare, niente di che anche stavolta, purtroppo. Sembra che le tradizioni culinarie siano state “contaminate” dai gusti dei turisti, soprattutto nordeuropei, per cui ad ogni pietanza vengono aggiunti ingredienti quali, panna, parmigiano sul pesce ed altre amenità che fanno rabbrividire noi, che pur essendo di bocca buona, dobbiamo porre comunque dei limiti!!!

7a: Marina - Sibenik - Zadar

130 km

Sveglia presto, come al solito, preparazione bici e attesa di 40’ del padrone di casa, che non abitando lì arriva con tutta calma.

Il prezzo dell’appartamento poi, € 20,00 a testa senza colazione ci sembra un po’ esagerato, ne parliamo durante i primi freschi chilometri, trovandoci d’accordo sul fatto che solitamente, la sera, quando arriviamo a fine tappa, essendo abbastanza stanchi, siamo di poche pretese, le nostre facce poi, più o meno stravolte, favoriscono le “pretese” dei locatari.

La strada resta sempre molto bella, il panorama non ci annoia mai, il saliscendi continuo, più sali che scendi invero, lo affrontiamo con filosofia, tra una fermata presso un fruttivendolo ed una sosta per svaligiare il frigo delle varie “pekara” che incontriamo.

51 tour dei balcani

Sibenik la attraversiamo quasi di slancio, nel traffico intenso non ci avvediamo del bivio che probabilmente portava alla cittadella fortificata, in alto su una collina, e ci ritroviamo sulla statale in direzione Zadar.

Alle 13 giungiamo ad una spiaggetta dove decidiamo di fare un superbagno, prima di affrontare gli ultimi chilometri della giornata. Il traffico è sempre sostenuto: alle auto e ai camion si sono aggiunte però tantissime motociclette, sono tutte luciccanti Harley Davidson, di ogni tipo e foggia, con i loro pittoreschi proprietari che giungono da tutta Europa per parteciperare ad un raduno organizzato dalla casa madre. Gruppi di “bikers” col gilet di pelle sciamano perciò allegramente lungo queste strade, fermandosi in bar, birrerie e vari spiazzi dove su girarrosti, più o meno ortodossi cuociono maialini il cui grasso sfrigolante affumica l’intera sede stradale; un trionfo di birre, colesterolo e pance gonfie!!!

Pedaliamo verso la meta ipotetica che avevamo stabilito, Sukosan, ma il paesotto è deludente, il seguente, Bibenje è ancora peggio, giriamo per più di mezzora tra viottoli polverosi e casette per le vacanze, nessuna pensione e pochissime persone senza trovare niente, per cui decidiamo di tirare diritto fino a Zadar. Lì troviamo una bellissima sistemazione presso un “apartma” di proprietà di un giocatore di basket che per anni ha calcato i parquet dei palazzetti italiani, siamo in pieno centro, nell’isolotto nel cuore di Zara, ragion per cui, sistemati i bagagli, fatto il bucato serale e la doccia, siamo pronti a vivere finalmente la serata in una bella città.

Birra in un tipico localino, cena in un ristorantino di lusso, passeggiata e gelato sul lungomare, il tutto accompagnato dall’allegra presenza di tanta gente in giro giustifica il chilometraggio pedalato per arrivare fin qui.

8a tappa: Zadar - Pag - Sv Jure

130 km – 1785 m di dislivello

Partenza alle 6.30, colazione presso una “pekara” vicino al mercato e via in sella verso l’isola di Pag.

Pedaliamo in leggera salita lungo la campagna, l’aria è piacevole, assenza di vento, traffico limitato, le condizioni ideali; dopo uno strappo segnalato al 9% pedaliamo i saliscendi fino al ponte che ci da accesso all’isola.

53 tour dei balcani

Pag a una prima impressione è brulla, una distesa di pietra, pochi arbusti piegati dal vento, dolci saliscendi. Troviamo un paese che si chiama Gorica, inevitabile immortalarne il cartello che ci ricorda casa. Poco dopo, lungo un rettilineo, ci imbattiamo in un piccolo chiosco gestito da una signora che vende formaggio, trecce d’aglio, confetture etc. Mangiamo un bel pezzo di formaggio, Pic acquista delle teste d’aglio dal profumo intenso da portare a casa e, satolli proseguiamo verso la cittadina di Pag.

Arrivati al centro optiamo per un bagno rinfrescante, abbiamo notato che intorno al paese le colline si impennano sensibilmente, sono quasi le 11, fa caldo e come spesso succede, affronteremo le prossime asperità nelle ora più calde della giornata.

La salita che ci aspetta è notevole ma “pedalabile” , scendiamo sul lato opposto dell’isola e godiamo come sempre della vista del mare e della vegetazione mediterranea, spira anche un po’ di vento che mitiga un po’ la calura. Alle 12 un’altra salita ci impegna decisamente, alzando lo sguardo sulle pendici della collina, riusciamo a vedere gli automezzi che la percorrono, su, molto più su di dove siamo noi; molto meglio non guardare, soffermando la vista su particolari ben più vicini.54 tour dei balcani

Giunti al bivio che ci indirizza verso il traghetto, allunghiamo di 800mt per raggiungere un supermercato dove comperare le provviste e fare incetta di bibite fresche, di cui il nostro organismo ha un bisogno che sembra ormai una dipendenza. All’ombra del supermercato consumiamo un pasto leggero, beviamo come cammelli, Robi ed io soprattutto, e ci apprestiamo a percorrere gli ultimi km verso il porticciolo.

Sono scoccate le 13 e, quasi come fosse un appuntamento irrinunciabile ecco che ci si palesa l’ennesima salita della giornata; risalito il costone e raggiunto l’altro versante, il paesaggio cambia di nuovo. È addirittura “lunare” , sassi e nient’altro, sembra il Mont Ventoux, per fortuna senza vento, impressiona però vedere nell’aria immobile le immagini ondeggiare per il calore.

Una ripida discesa ci conduce all’insenatura dell’attracco del traghetto, mezzi in fila, in attesa dell’acquisto del ticket; la biglietteria è un prefabbricato arroventato dal Sole, non c’è nemmeno un bar ed il container dei servizi igienici è riconoscibile per ovvi motivi!55 tour dei balcani

Imbarcati, mentre Robi si sistema nel salone climatizzato del traghetto, Pic ed io, rimasti sul ponte, conversiamo con un addetto al carico automezzi sui Mondiali di Calcio imminenti, stasera la Croazia giocherà contro il Brasile, le automobili che incrociamo, agghindate con le bandierine nazionali testimoniano il clima di attesa per questa partita, tattica e giudizi sulle squadre riempiono i 20’ di traversata e così, con un sonoro “in bocca al lupo” ci congediamo dal marinaio tifoso.

Sbarcati, ci troviamo davanti 3km abbondanti di ripida salita, di quelle “da rapportino”, per raggiungere la statale costiera dove pedaliamo una 50ina di km di saliscendi, più sali che scendi, sotto un sole ancora molto caldo nonostante siano già le 17. Dopo una curva troviamo un albergo ristorante ed un campeggio in località Sv. Jure: è tempo di fermarsi, il posto situato lungo la statale non è bellissimo, ma offre scorci molto suggestivi. Del resto la cartina non ci offre alternative e la stanchezza accumulata in questa dura tappa ancor meno. Dopo un bagno rigenerante nell’acqua gelida, mentre ceniamo “vista mare”, alcune gocce di pioggia scendono, niente di particolare, giusto per impedirci di lasciare il bucato all’aria. Le previsioni però ci indicano pioggia per domani, staremo a vedere, intanto, come era facile prevedere, raggiunta la camera, nessuno di noi riuscirà a vedere tutta la partita alla televisione.

9a tappa: Sv Jure - Rijeka - casa (Gorizia)

207 km – 2400 m di dislivello

Il cielo è coperto e l’aria frizzante stamani, la minaccia di pioggia sembra scongiurata al momento.

La tappa è un’incognita, vediamo dove arriveremo, intanto andiamo. La Baia di Buccari è una delle ultime perle che la costa ci regala, la strada perde quota, scende fino a toccare l’Adriatico, diventato oramai nostro vecchio amico e abbraccia l’insenatura, sfiorandone i bizzarri manufatti, i trampolini di legno, ad esempio, curiosi accrocchi su cui onestamente penso sia molto più rischioso arrampicarcisi che compiere un tuffo.

Unica nota dolente è il molo della raffineria, che sfregia l’aspra bellezza del golfo. Non c’è tempo però per rammaricarsene, perché subito dopo il nastro d’asfalto si inerpica deciso, strada stretta e trafficata che ci mette alla prova, sotto il classico sole delle ore più calde.

Rijeka ci accoglie con il suo centro movimentato e, dopo una sosta tattica in un bar, riprendiamo il viaggio consapevoli che presto abbandoneremo la costa. L’uscita dalla città ci dà il benvenuto con una impegnativa salita dove io, innervosito dal traffico ed infastidito dall’ennesima “rampa” mando al diavolo un’auto che mi suonava, forse per “avvisarmi” che stavo pedalando un po’ troppo lento ed un po’ troppo a centrostrada (chiedo scusa, in ritardo).60 tour dei balcani

Il cielo intanto si è coperto, dopo aver scollinato e speso le ultime Kune in una pekarna, alla nostra destra la minaccia di un temporale incombe, forse è il caso di coprire i bagagli, prima che la pioggia ci costringa a manovre febbrili, magari in aperta campagna. Si procede lungo un saliscendi che di rado costeggia piccoli centri abitati, e proprio in un piccolo centro, sotto una leggera pioggia ci confrontiamo sulle diverse opportunità che la tappa ci offre: la prima opzione prevede la sosta presso uno di questi paesotti, per riprendere il viaggio l’indomani e coprire gli ultimi 100km, la seconda prevede l’arrivo a Trieste per prendere il treno ed arrivare a casa verso le 19.00.61 tour dei balcani

Sono appena le 15.00 e fermarci in questo paese non sembra molto appetibile; rientrare in treno, d’altra parte, è una soluzione poco gradita per chi vuole arrivare a casa in sella alla bicicletta. Mentre ognuno pensa a cosa sia meglio fare, si continua a pedalare sotto una pioggia che nel frattempo è aumentata notevolmente, alla sosta presso una baracca per ricoprire i bagagli, i nostri volti sono più scuri del cielo e le posizioni ancora distanti, riprendiamo a pedalare fino ad arrivare al confine tra la Croazia e la Slovenia e piano piano prende forma la soluzione più salomonica per aggirare il momento di stallo: “Gambe in spalla e pedalare…fino a casa…..chi ci sta???” Troviamo immediatamente l’accordo e mentre il cielo schiarisce, quasi a suggellare l’intesa ritrovata, riprendiamo a pedalare con più determinazione.62 tour dei balcani

Il sole e la bellissima strada tutta saliscendi, curve e controcurve in un paesaggio bucolico di notevole fascino ci mettono le ali ai piedi e dopo una piacevole sosta presso un bar ristorante, dove incontriamo due italiani, padre e figlio che giungono dall’Emilia Romagna per alimentare il fenomeno di connazionali che si curano i denti all’Est, arriviamo al confine con l’Italia. Foto di rito, partenza e la richiesta di informazioni ad un ragazzo che ci risponde in dialetto triestino ci fa sentire a casa, ora ci attende l’ultimo sforzo e la fetta di anguria che Pic ha promesso di offrirci di fronte alla Cartiera di Monfalcone.

Che goduria affondare la faccia nella dolce e fresca fetta di cocomero, le energie si rinnovano e la consapevolezza che casa è dietro l’angolo mi dona sensazioni contrastanti: sono felice e nel contempo triste per la fine della nostra avventura e l’abbraccio che ci scambiamo con Pic al bivio dove 10 giorni prima tutto ebbe inizio suggella una delle esperienze più belle che abbia mai fatto.

I compagni di viaggio:

Roberto compagno di pedalate da almeno 20 anni, principali peculiarità:

  • grande pedalatore,
  • imbattibile segugio da pasticceria, è capace di scovare locali eccellenti nei posti più improbabili…
  • quest’anno aveva il compito di curare i rapporti con i “social”…
  • tormentone del viaggio: “ avete uai fai fri???” in ogni posto dove ci fermavamo!!!/li>

Francesco (PIC) novità assoluta, grande viaggiatore, ha messo a disposizione la sua notevole esperienza, principali peculiarità:

  • grande pedalatore,
  • un metronomo; ha imposto un ritmo ideale e regolare per tutto il viaggio,
  • capace di comunicare in inglese e spagnolo…
  • si è integrato benissimo
  • frase tormentone: “are krishna…. krishna are”…

Maurizio il sottoscritto, principali peculiarità:

  • chiedere ai compagni di viaggio...

Questo è il resoconto di una magnifica, a parer mio, avventura, vissuta con due compagni speciali, con i quali ripartirei immediatamente per qualsiasi destinazione, perché niente è più vero della frase “non importa dove vai, ciò che conta è il viaggio che fai per raggiungere la meta e con chi lo fai”.tour dei balcani in bici

Voglio ringraziarli perciò di cuore e voglio inoltre ringraziare in special modo Patrizia, che mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza; ringrazio inoltre mia Mamma, che nonostante il fresco lutto subito per la scomparsa di Papa’, mi ha lasciato andare senza farmi pesare le sue ansie e preoccupazioni, capendo che era ciò che dovevo fare. Ringrazio Papà, abbiamo parlato per tutto il Viaggio e pedalare insieme a Te mi ha fatto bene.

Ciao Giovanni, Buon Viaggio

 
 
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