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Svizzera in bici: no bars & no trains loop

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Guardando la cartina alla ricerca di un nuovo itinerario per l’estate, a un tratto - come la migliore tra i terrapiattisti - mi sono chiesta: “Ma il Liechtenstein esiste davvero?”. Domanda retorica, ma è stata giusto giusto la spinta che mi è servita per trovare una scusa e attraversare le Alpi per visitare la Svizzera in bici con un giro ad anello che avesse come base di partenza e arrivo Milano.

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Verso la Svizzera in bici: i primi chilometri in Italia

Nei primi giorni pedalo su diversi itinerari, come il canale Vacchelli, la ciclabile delle città murate, la Martesana e la ciclabile dell’Adda, per attraversare la torrida e afosa Pianura Padana. Il mio pensiero è solo uno: ho scelto la Svizzera in bicicletta perché troverò il fresco, o almeno così spero. adda

Una volta raggiunte le sponde del lago di Lecco, ecco il primo imprevisto: sulla riva orientale la strada che dovrei percorrere è chiusa per una frana. Decido quindi di proseguire verso Bellagio per prendere un traghetto che mi porterà a Varenna. Faccio un patto con me stessa: questo sarà l’unico mezzo su cui caricherò la bici. Questa volta voglio vedere dove arriverò spingendo sui pedali, senza alcun aiuto.

L’unico mezzo concesso sarà quello per tornare a Milano nel caso in cui, allo scadere del tempo, mi ritrovassi ancora da qualche parte per la Svizzera, in bicicletta. Questo sarà il mio no trains & no bars loop. "No bars" perché con me ho un fornelletto e proverò ad affrontare il viaggio in totale autosufficienza, senza ricorrere a bar o ristoranti per nutrirmi.

Il primo passo verso la Svizzera in bicicletta

Tutto procede per il meglio, percorro la ciclabile della Valtellina e attraverso la val Chiavenna.

Svizzera in bici chiavennaEccoci qui: ai piedi del mio primo passo alpino. Non so quanto ci metterò. Ho una regola sola quando viaggio in bici: pedalo finché mi diverto; quando poi la fatica mina il sorriso, allora è il momento di fermarsi. Dopotutto, se mi porto il peso della tenda è anche per avere la libertà di dormire dove capita. Dalle imponenti cascate dell’Acquafraggia, la ciclabile della val Chiavenna comincia la lenta (lentissima) e interminabile salita.

All’inizio si procede su un comodo percorso ciclabile, che però scompare già prima del confine con la Svizzera. In bici quindi, si è costretti a condividere la strada con le macchine. Lungo la salita ci sono numerosissime fontanelle in cui cerco refrigerio per combattere il caldo di luglio e accoglienti pini che mi permettono di mangiare tutto ciò che capita protetta dalla loro ombra. Svizzera in bici passi

Superato il confine mi accorgo che sul mio GPS Garmin non ho caricato le mappe europee, ma solo quelle italiane. Brava Martina! Non ho più punti di riferimento, vedo solo un pallino muoversi sullo schermo bianco e calcolo a occhio le distanze. Nel pomeriggio considero che dovrebbero mancare ancora circa sei chilometri, ma sono esausta e arranco tanto, forse troppo. Comincio a cercare un posto per piantare la tenda e riempio le borracce alla fontana. Proprio quando ho ormai deciso di fermarmi, una chiacchierata con un signore a bordo di un camioncino mi fa cambiare idea. Inizialmente mi offre un passaggio, ma io rifiuto ringraziando. Lui, cicloviaggiatore esperto, capisce la mia voglia di pedalare e mi spiega che mancano solo tre chilometri alla fine della salita. Sono tutti tornanti e poi sarò in cima. Mi dà una carica pazzesca e così decido di continuare. In serata arrivo al paese di Maloja, in cima all’omonimo passo, raggiungo il campeggio più costoso di sempre che mi permette di piantare la tenda in un’accogliente palude, per di più in discesa. Svizzera in bici Engadina

Il giorno dopo, per proseguire il mio itinerario improvvisato in giro per la Svizzera in bici, attraverso l’Engadina percorrendo una strada bianca che costeggia il lago di Silvaplana e passa nei boschi intorno a Saint-Moritz. Mi trovo poi davanti al secondo passo alpino: l’Albula. Lo sto percorrendo dal lato meno impegnativo: mi aspettano solo 9 km con un dislivello di circa 600 metri. Le fatiche del giorno prima si fanno sentire e i tempi si allungano incredibilmente.

Dopo un breve pisolo all’ombra degli alberi accanto a un tornante, capisco che la salita sarà un alternarsi di pedalate e passeggiate. Il panorama è spettacolare e il sorriso è ancora stampato prepotentemente sulle mie labbra: si va.Svizzera in bici passo albula

Una piccola deviazione dalla Svizzera: in bici in Liechtenstein

La soddisfazione di aver “scalato” i primi due passi alpini in due giorni di seguito e la curiosità di vedere cosa c’è dietro quelle vette imponenti mi dà energia per andare avanti, dritta verso il Liechtenstein. Ringraziando la lunga discesa e il tratto scorrevole di Eurovelo 5 lungo il Reno, macino più di cento chilometri (evento più unico che raro) e arrivo nella cittadina di Buchs dove ho deciso di fermarmi due notti visti i prezzi folli dei campeggi in Liechtenstein. Ah, sì! Esiste! Toh guarda, le mappe non mentono. 160 chilometri quadrati di folta vegetazione, qualche castello e casette sparse. Svizzera in bici Liechtenstein

Nel giorno di riposo, oltre ai classici bucato, spesa e sistemazione borse, muovo un po’ le gambe e dalla Svizzera, in bicicletta, mi avvio verso Vaduz, mi perdo (si fa per dire, visto che è davvero piccola) per le sue viette e mi ritrovo in mezzo a morbide colline piene di vigneti in centro città. Mi dirigo poi verso il castello: un’imponente struttura costruita tra il XII secolo e il XX secolo che dal 1712 è residenza della famiglia principesca. Per questo motivo non è visitabile, ma vale la pena affrontare la breve salita anche solo per godere del panorama dall’alto sulla città. Ritornando verso il campeggio, vedo due ragazzi che giocano a basket... vuoi non fermarti a fare due tiri? Si fa presto sera e mi preparo ad affrontare la seconda parte del viaggio attraverso la Svizzera in bici.

Il viaggio prosegue

Improvvisare l’itinerario ha sicuramente i suoi pro e i suoi contro. Realizzo di dover tornare indietro di qualche chilometro sull'itinerario già percorso: non mi piace mai fare due volte la stessa strada, ma è un modo per evitare ulteriori dislivelli gratuiti e soprattutto per condividere un po’ di avventura con un’amica di vecchia data incontrata in Ghana qualche anno fa. Ha visto dai social che sono dalle parti di Coira, dove lei ora vive, e non ha esitato a unirsi per passare un weekend in sella. Svizzera in bici tramonto bici

Percorrendo le ciclabili svizzere ben segnalate dai cartelli e molto ordinate, godiamo dello spettacolo di un tramonto infuocato sulle sponde del piccolo laghetto balneabile di Hirschlensee che ci dicono avere anche l’acqua potabile. Va bene che siamo in Svizzera, ma vorremmo proteggere i nostri stomaci; visto che abbiamo le borracce piene e un paio di lattine di birra, non osiamo assaggiare l’acqua del laghetto. Sane e riposate, con la solita calma mattutina che mi contraddistingue (e che vedo essere ben condivisa anche dalla mia compagna di viaggio) ci dirigiamo verso Lucerna.cartello

Un giorno da turista a Lucerna

La piccola cittadina svizzera, bagnata dalle acque dell’omonimo lago e nota per l’architettura medievale che la rende un centro davvero carino, è un altro “waypoint” del mio giro della Svizzera in bici. Mi fermo due notti da due amici cicloviaggiatori incontrati un anno prima girando per le vie di Firenze. Sono appena tornati da un viaggio di diversi mesi in Turchia. Sarah deve lavorare, invece Jonas si offre per farmi da guida e così passeggiamo sotto la pioggia torrenziale (unica vera giornata di rovesci del viaggio, per fortuna, visto che non pedalo). Svizzera in bici LucernaMi spiega la storia affascinante del ponte in legno, simbolo della città, che collega le sponde del fiume Reuss. Edificato nel 1336 per proteggere il centro abitato dagli attacchi provenienti dal lago, il cosiddetto ponte dei ragni è stato devastato da un incendio nel 1993 in cui molti dei dipinti religiosi che ne ornano l’interno sono andati distrutti. Dopo una velocissima opera di ricostruzione, è stato inaugurato nel 1994 riproducendo la forma originaria. Un’altra tappa della nostra passeggiata è il “Leone di Lucerna”: un gigantesco felino scolpito all’interno di un muro di roccia. È uno dei pochi monumenti della città e commemora il sacrificio delle guardie svizzere massacrate nel 1792 durante la Rivoluzione francese.leone

Ultimi chilometri a spasso per la Svizzera in bici

Dopo un assaggio di vita cittadina rivesto il mio destriero d’acciaio e riparto per il giro della Svizzera in bici. C’è stato qualche giorno di indecisione nella mia mente, ma alla fine dirigo le ruote verso sud per rientrare a casa valicando ancora una volta le amatissime e sudatissime Alpi. Seguo la ciclabile che costeggia il lago di Lucerna in un dolce e piacevole saliscendi, poi mi immetto nel fresco abbraccio della valle che porta al passo San Gottardo. Ci risiamo: la strada sale inesorabile, ma io mi sento più allenata e posso intuire cosa mi aspetta.

Paesaggi incredibili si aprono dopo ogni tornante, rimango così incantata che quasi non sento la fatica. Va beh, ok, adesso non esageriamo: per qualche tratto mi tocca scendere a spingere. Svizzera in bici valle gottardo

L’ultima salita del viaggio, quella del saluto alla Svizzera in bicicletta, è divisa in due parti e la piana di Andermatt mi permette di tirare un po’ il fiato e fermarmi a mangiare facendo, come ormai da due settimane a questa parte, rifornimento al supermercato. Purtroppo tocca condividere la strada con le numerose macchine per la maggior parte del percorso perché solo l’ultimo pezzo è a uso esclusivo dei ciclisti. La strada della Tremola si inerpica da Airolo fino al passo San Gottardo per poi proseguire, per me in discesa, sul lato italiano. È stata costruita nella prima metà dell’Ottocento e si dice che oggi appaia proprio come allora. Il suo ciottolato mi offre una miscela di emozioni tra quella che sento un po’ come la fine di un viaggio incredibile e la maestosità del panorama. Svizzera in bici tremolaArrivo, non senza arrancare, finalmente in cima. Mi copro e mi concedo una pausa tra foto di rito e snack-premio. Proprio in questo momento arriva un ragazzo con la sua bici carica di due grosse borse da cui spunta addirittura una canna da pesca. Chiacchierandoci scopro che è proprio uno dei cicloviaggiatori con cui mi ero scambiata un cenno di saluto la sera prima sulla strada. Cominciamo ad accusare l’aria fresca e la stanchezza, così decidiamo di buttarci giù per quella serpentina di tornanti tanto spettacolare quanto ciottolosa.

Rientro in Italia

La mattina seguente scopro di aver trovato qualcuno più lento di me nelle operazioni della ripartenza: saluto così il mio compagno di viaggio e mi dirigo verso le sponde del lago Maggiore che mi porteranno fino in Italia. Svizzera in bici tenda e biciMi godo ancora un bel pezzo di discesa, ma ben presto mi accorgo del caldo afoso che mi assale. Girando per la Svizzera in bicicletta devo dire che, per fortuna, ho sofferto davvero poco le alte temperature. Considerando che è il periodo dell'anno in cui ci sono quasi 50 gradi in Sicilia, non posso che essere più contenta della scelta fatta.lago Passata Bellinzona, supero il confine sulla sponda est del lago Maggiore. Trascorro il pomeriggio costeggiando il lago per poi dirigermi verso la Val Ganna alla ricerca di un posto non afoso dove trascorrere l’ultima notte in tenda. Sembra davvero arrivato il momento di salutare il fresco e la natura: la destinazione ora è la grigia Milano. ferrovia olonaPercorro tutta la ciclabile della valle Olona, passo dalla Greenway di Parabiago e - nell’ultimo disperato tentativo di godermi ancora un po’ di verde - attraverso il bosco in città e il Parco delle Cave.

rientro valganna

Considerazioni finali sul giro in Svizzera in bici

Ora il percorso è davvero finito, mi sono vissuta un viaggio incredibile alla scoperta di nuove strade, nuove persone e nuovi lati del mio essere cicloviaggiatrice (e, perché no, anche di me stessa). La soddisfazione di esserci riuscita ed essermi goduta la Svizzera in bici è proporzionale alla voglia che ho di ripartire. Ma credo che queste considerazioni non siano nuove ai cicloviaggiatori; quindi, non mi resta che guardare il cancello di casa e decidermi a girare la chiave.Svizzera in bici sdraiata

  • Le ciclabili: canale Vacchelli, città murate, Adda, Valtellina, val Chiavenna,Engadina, eurovelo 5, valle Olona;
  • I passi: Maloja, Albula, San Gottardo con la Tremola;
  • Le città: Vaduz e Lucerna.
  • Come raggiungo il punto di partenza? Raggiungere Milano è molto semplice: in treno, auto o altri mezzi pubblici è molto semplice da raggiungere.
  • L'itinerario è segnalato?Non la mia specifica traccia, per cui ti suggerisco di scaricarla nella sezione download. Per la maggior parte il percorso è segnalato. In Italia gli itinerari ciclabili sono segnalati con appositi cartelli indicanti il nome del percorso. In Svizzera tutti i sentieri e le strade ciclabili sono segnalate da cartelli indicanti i numeri dei percorsi. Usando Mapy.cz è facile orientarsi.
  • Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano numerose fonti d'acqua oltre ad alcuni supermercati dove fare rifornimento.
  • Com'è la qualità della strada e del percorso?La qualità delle strade affrontate dall'itinerario è generalmente molto buona: principalmente asfaltata e i tratti sterrati sono compatti. Da segnalare il ciottolato della strada della Tremola.
  • Quanto costa dormire lungo questo percorso in bici? Dormire su questo itinerario per me è stato molto economico poiché ho pernottato in campeggi e aree camping che trovi nella traccia.
  • Ricordiamo che in Svizzera il campeggio libero non è concesso ovunque, è di competenza cantonale. Tuttavia ci sono numerosi campeggi lungo il percorso dove poter piantare la tenda in sicurezza e comodità. I prezzi dei campeggi variano, è possibile dormire sia in Italia che in Svizzera con un minimo di 10-13 € in media.
  • Abbuffati, che durante una pedalata è tutto concesso! Non posso parlare nello specifico del cibo locale, perché ho usato un fornelletto e mi sono rifornita presso supermercati per l'alimentazione.
 
 
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Marti

Sono un'entusiasta viaggiatrice, prima turista e poi backpacker, nel 2019 ho scoperto il cicloturismo. La bici caricata dell’essenziale riesce a soddisfare la curiosità di vedere posti nuovi, la necessità di sentirmi libera e l’estremo bisogno di stare in mezzo alla natura. Viaggiare a pedali in autonomia e a ritmo lento, lentissimo, è diventata una malattia da cui non ho nessuna voglia di guarire.

 

@spintheworld_marti