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Cicloviaggio nell'Ex-Jugoslavia | In bicicletta nel cuore dei Balcani

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Montagne impervie, salite dure e discesce ripide. Paesaggi magnifici, incontri simpatici e gastronomia interessante. Un viaggio in bici da sempre sognato in una terra così vicina a noi ma considerata ancora esotica.
Trentanove 
giorni di viaggio, trentuno tappe, 2758,88 km totali...
 
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Attraverso la Slovenia a due ruote

 
Esco di buona mattina da Monfalcone, un paio di tornanti e sono già in cima alla collina dove vedo il primo cartello che indica "Slovenia": pochi chilometri e passo la vecchia dogana.
Attraverso campi, boschi e paesi e poi scendo nella valle della Vipava. Da Podnanos risalgo sotto il sole cocente fino a Razdrto dove incrocio una scrosciata estiva che rinfresca me e la strada. Arrivo fino a Postojna, ho ancora energie nelle gambe ma decido di fermarmi qui poichè c'è un ostello.
Il giorno seguente parto in direzione del Predjamski grad, castello costruito all'ingresso di una grotta, e dopo inizio a pedalare in direzione di Ljubjana. La tappa è corta quindi ne approfitto per pranzare con dei cevapcici. Dopo una breve visita al centro storico della città vado a dormire in vista della lunga tappa del giorno seguente.
Parto prestissimo facendo prima colazione in un panificio, l'unico esercizio aperto a quest'ora e mi dirigo verso le montagne slovene.
 

Zagreb e le meraviglie naturali della Croazia

 
plivitceIn prossimità della città, le salite sono aspre ma riesco comunque ad affrontarle. Nel pomeriggio arrivo vicino alla Croazia, chiedo ad un paio di ciclisti la direzione per Zagreb e mi indicano di seguirli, per un po' mi fanno strada poi mi salutano. Superato il confine, mi rendo conto che mancano pochi chilometri alla meta che raggiungo verso il tardo pomeriggio.
Il giorno seguente faccio una breve visita al centro di Zagreb che però mi delude, mi sembra troppo turistica anche rispetto a Ljubljana ma meno bella. Verso mezzodì parto, attraversando la bella campagna croata, alla volta di Karlovac dove mi fermerò per la notte.
Il giorno successivo lascio la pianura e la campagna per ritornare a colline e montagne seguendo la strada 1 per raggiungere il parco nazionale Plitvicka jezera, con bellissime cascate immerse nel verde.
Il mio viaggio in bici continua dall'ostello di Jerzece sotto la pioggia e con 12°C di temperatura: nella notte ha diluviato, spero di non trovare pioggia così forte lungo la strada, ma purtroppo il tempo non è dalla mia parte e subito dopo aver affrontato l'ennesima collina, ma con salite molto più dolci rispetto a quelle slovene, inizia un fortissimo temporale che mi costringe a fermarmi per quasi un'ora.
Riparto comunque bagnato e i brevi sprazzi di sole nel primo pomeriggio non riecono ad asciugarmi e riscaldarmi, arrivo gelato a Gracac dopo aver percorso ancora qualche decina di km sulla desolata strada 1.

Attraverso i Balcani fino a Sarajevo

 
mostarRiparto dopo un giorno di sosta, che mi è servito a riprendermi dai postumi dell'ultima tappa all'umido e al gelo, da Gracac riprendo la strada 1 che mi porta fino al lato nord del parco nazionale Krka, da lì altri 40 km per arrivare alla parte sud dove mi accamperò.
Il giorno seguente ancora sotto il diluvio finalmente raggiungo la costa, la tappa è corta e dura anche a causa del vento contrario, ma riesco ad arrivare a Trogir. Da lì il giorno dopo raggiungerò Makarska, la strada non è delle migliori, in quanto strada costiera e frequentata da vacanzieri è parecchio trafficata, ma lo spettacolo della riviera dell'area di Makarska ripaga la fatica e il disturbo dei veicoli durante tutta la giornata.
Da Makarska, cittadina troppo turistica per i miei gusti, riparto il mattino seguente raggiungendo la foce del fiume Neretva: da qui inizio a risalirlo entrando in Bosna i Hercegovina. Pochi chilometri mi separano da Potocelj, caratteristico borgo medievale che testimonia la presenza ottomana in questi luoghi nei secoli scorsi; venne ricostruito parzialmente dopo la guerra. Trovo ospitalità per la notte presso il ristorante "Muta", consigliatissimo oltre che per la visuale sul borgo e sulla Neretva anche per le capacità della cuoca.
L'avventura continua, dopo una sostanziosa e succulenta colazione preparata dall'abile cuoca, in direzione di Mostar, dove mi fermo ad ammirare lo Stari most, ricostruito anch'esso dopo la guerra. La giornata in bici non è finita e, lasciandomi Mostar alle spalle, continuo a pedalare lungo la Neretva lungo la strada, purtroppo, molto trafficata oltre che in leggera salita e appesantita dal vento contrario che soffia da nord. Termino la tappa nel tardo pomeriggio a Jablanica.
Il giorno seguente, dopo una leggera salita inizio a costeggiare il Jablanico jezero, un lago artificiale ricavato in una valle dove scorre la Neretva. Al termine del bacino inizia una ripida salita di qualche chilometro seguita da una altrettanto ripida discesa, gli ultimi ostacoli prima di raggiungere Sarajevo, città cuore (infranto) dell'Europa dove mi fermerò per un paio di notti.
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Incontri "italiani"


Riparto rigenerato dopo un giorno di riposo in direzione nord verso Tuzla, incontro sulla strada i primi segnali che indicano la presenza di mine nei boschi a lato della strada. Nel primo pomeriggio scalo l'ultima montagna prima di Tuzla e, una volta in cima, decido di fermarmi in un piccolo ristorante per bere qualcosa di fresco. Mi accoglie un gruppo di persone sedute al tavolino sorprese che sia arrivato fin lassù con la bici così carica, tra loro c'è anche Zlatan che, avendo vissuto dal 1993 al 2003 a Parma, parla perfettamente l'italiano... così, incuriosito, mi chiede se mi piace la Bosnia, dove sono stato e dove ho intenzione di andare. Mi racconta che a causa delle continue piogge i contadini sono preoccupati per l'inverno in quanto non riescono a far seccare il fieno per gli animali. Si avvicina anche Frick un ragazzo che fa il taglialegna e a gesti e con un po' di traduzioni di Zlatan prova a chiedermi se conosco qualcuno a Cremona che costruisce violini, lui ha dell'ottimo legno d'acero adatto allo scopo. Ai mimi aggiunge anche che non dovrei bere andando in bici perchè se mi ferma la polizia mi fa fare il test del palloncino e può arrestarmi, gli rispondo che con una sola birra: "nema problema" e ci mettiamo tutti a ridere.
Dopo la pausa ci salutiamo e riprendo la strada verso Tuzla che raggiungerò a sera.
 

Pedalata nella Storia da non dimenticare


La mattina seguente lascio Tuzla, città universitaria dalla vita notturna veramente accesa, forse un po' troppo per i miei gusti e mi dirigo verso la Drina lasciando la Federacija ed entrando nella Republika Srpska. Iniziando a seguire la Drina comincio a notare gli effetti dell'alluvione che nel mese di maggio ha colpito queste zone: strade distrutte, coltivazioni sradicate e case spostate. Raggiungo Bratunac dove ha sede la Cooperativa Insieme, che produce marmellate e succhi di frutta da piccoli frutti come mirtilli, lamponi e more chiamati "Frutti di Pace".
Qui incontro Skender che mi spiega la difficile situazione dell'alluvione che ha colpito molti piccoli produttori che conferiscono alla cooperativa.
A pochi chilometri da Bratunac si incontra il memoriale della strage di Srebrenica, un enorme cimitero. Manca poco alla città dove passerò la notte, Srebrenica significa miniera d'argento.
La mattina mi sveglio presto per fare colazione e partire subito ma vengo trattenuto da camionisti, pensionati e poliziotti bosniaci che vogliono sapere tutto del mio viaggio in bicicletta e mi offrono anche il caffè. Con un po' di ritardo dovuto al simpatico incontro riparto verso la Serbia che è dall'altra parte della Drina: è una giornata veramente afosa ed impegnativa vista la presenza di alcune salite tutt'altro che facili, ma per fortuna trovo delle fontanelle lungo il percorso che mi rigenerano. A pochi chilometri dalla meta arriva il diluvio, per fortuna riesco a trovare riparo in un bar dove chiedo indicazioni per trovare un luogo adatto a dormire a Valjevo.
Lascio Valjevo in direzione di Beograd, la strada è molto trafficata ed anche stretta ma riesco comunque a raggiungere senza problemi la capitale della Serbia dove mi fermerò per un paio di giorni per visitarla e conoscerla un po' meglio.
Da Belgrado riparto verso sud: dopo una prima tappa attraverso le colline fino a Smeredevska Palanca dove incontro salite anche all'8%, le successive due sono attraverso la campagna serba, povera ma interessante, fino a Nis.
 

Verso la Macedonia

 
viaggio-bici-balcaniDa Nis riparto in direzione Vranje, l'ultima avaposto abbastanza grande prima del confine con la Macedonia, ma arrivato a Leskovac sbaglio direzione ed invece di prendere la strada più semplice mi ritrovo su un pavè lungo almeno 10 km che mi porterà alla base di una salita impervia, sterrata nell'ultima parte.
Dopo una ripida discesa chiedo informazioni: mi rispondono che mancano ancora 25 km a Vranje e in mezzo si trova un'altra montagna di 1000 m. Parto senza pensarci due volte, ma la strada è lunga e in salita. Giungo sulla sommità del monte all'imbrunire, accendo il faro e inizio una lunga discesa al buio attraverso una stretta gola alla fine della quale avvisto le luci di una città in festa che sarà la mia meta per quella notte...
Saluto Vranje, conquistata con tanta fatica, e riparto verso Skopje. La raggiungo un pochino spaventato dopo aver affrontato la discesa finale battuta da un forte vento che di li a poco avrebbe portato un temporale. A Skopje mi fermo tre giorni per riposare le gambe, assaggiare la cucina locale e pianificare l'attraversamento del Kosovo.
Passano due giorni di riposo e decido di rimettermi in viaggio in direzione di Pristina.
 

Kosovo: che sorpresa!

 
L'incontro più simpatico avviene a pochi metri dal confine: da un baracchino esce un tizio zoppicante che mi chiama, un po' titubante mi avvicino ed entro: passo quasi due ore con una combriccola di musulmano-albanesi a parlare a gesti e con qualche parola di serbo, inglese, albanese ed italiano del mio cicloviaggio... poi, dopo uno spuntino a pane e cipolla, bevo l'ultimo caj, tè caratteristico, e saluto.
Il giorno successivo mi porta in Kosovo che attraverso fino a Peje: la tappa sotto il sole non è difficile, la strada è larga e senza buche ai lati, direi la migliore incontrata durante questo mio viaggio in bicicletta. Mi fermo un paio di volte e con sorpresa trovo persone che sono state in Italia per lavoro con le quali scambio qualche chiacchiera in italiano, incontro anche un paio di cortei nuziali con uomini intenti a suonare tamburi a lato strada e donne che danzano vestite in abiti caratteristici della comunità albanese.
La tappa si distingue dalle altre anche per la presenza di tre piccoli gregari che mi hanno accompagnato per 1 km curiosi di vedere un cicloviaggiatore, evento strano in un paese dove le persone si spostano su lunghe distanze solo con mezzi a motore.
Effettivamente devo ammettere che durante i due giorni in Kosovo ho ricevuto più saluti da persone a lato strada e incoraggiamenti da automobilisti e camionisti rispetto a tutto il viaggio intrapreso fino a qui.
 

Montenegro e le alte vette


montenegro-in-biciRiparto in direzione del Montenegro, arrivo tardi alla prima dogana in Kosovo in quanto poco prima vengo fermato da un giovane ragazzo kosovaro che mi indica una piccola deviazione di 600 metri per andare a vedere la cascata Drini e fare rifornimento di acqua fresca e poi mi ritrovo in compagnia di altri cinque cicloviaggiatori che arrivano pedalando dal Montenegro, due sono inglesi e 3 austriaci di Graz. I viaggiatori mi spiegano che mi aspetta una salita a 1771 m prima di raggiungere il confine con il Montenegro.
Come se non bastasse la tappa continua con un altro simpatico incontro: alla dogana montenegrina trovo una simpatica guardia di frontiera che scherzando dirà che è obbligato ad arrestarmi poichè ho fatto una foto alla mia bici con la loro bandiera.
Nei due giorni successivi, causa salite impervie ed un piccolo dolore al ginocchio destro, faccio un paio di tappe corte, utili ad ammirare la bellezza di queste montagne e a degustare le bontà della cucina montenegrina; il terzo giorno invece scendo verso Podgorica, lasciando i 1000 metri di altitudine media. 
kotor20 km prima di Podgorica Rambo, il boss del locale dove mi sono fermato per prendere un panino, offre a me e ad altri due avventori svariati bicchierini di rakija... per fortuna la strada prosegue solo in discesa lungo un canyon mozzafiato.
Un giorno di pausa a Podgorica è quello che ci vuole per recuperare le energie.
Riparto in direzione di Cetinje e mi accorgo, dopo 20 km, di aver preso ancora una volta la direzione sbagliata in uscita dalla città, non ho voglia di tornare indietro e per fortuna incontro un cartello giallo indicante i numerosi percorsi dedicati alle escursioni in mtb che indica la mia meta a 52 km. La strada è stretta ma asfaltata, passo alcune località disperse tra colline ricoperte di macchia mediterranea e giungo a destinazione prima di sera.
Altro giro, altra tappa: questa volta il luogo verso il quale pedalo è Lovcen, parco nazionale che custodisce un imponente mausoleo sul monte che attribuisce il nome allo stesso parco. La salita inizia piuttosto dura ma poi, man mano che si prosegue, diventa più agevole e a tratti posso godere dell'ombra degli alberi e di quella delle nuvole che per fortuna coprono il sole nelle ore più calde.
Un tratto prima dello strappo finale lo percorro con Claudio di Mestre che per lavoro si è trasferito per un periodo qui in Montenegro, conosce a memoria la salita e chiacchierando con lui dei miei viaggi in bici affrontiamo con agilità tutti i tornanti.
Giunto al parcheggio del mausoleo salgo a piedi fino in cima, il panorama è mozzafiato.
Nel pomeriggio la strada si fa molto più facile, scendo fino a Kotor dove farò tappa, affrontando più di una ventina di tornanti.

Un salto in Croazia prima di tornare a casa

 
trasporto-biciLa penultima tappa mi riporterà in Croazia costeggiando tutto il fiordo di Kotor. Decido di fermarmi da Marko, trovato tramite Warmshowers.org, nel Mikulici Nature Park. Marko, ora pensionato, è una persona di straordinaria umanità, mi racconta della sua vita, del suo yacht che aveva comprato con i risparmi di una vita affondato durante la guerra mentre era ormeggiato, della moglie e della figlia che lo hanno lasciato.
Dopo una notte in tenda nel parco circondato dai rumori della natura riparto per affrontare la breve e ultima tappa verso Dubrovnik, mi ricordo della chacchierata con una cicloviaggiatrice californiana incontrata il giorno prima che mi consigliava di evitare gli ultimi chilometri trafficati, decido quindi di fermarmi a Cavtat e di prendere una barca fino alla cittadina. Il centro della città vecchia dove sono sbarcato è veramente caotico, faccio fatica ad uscirne e a trovare l'imbarco dei traghetti per Bari, la mia ultima meta di questo viaggio in bicicletta di 39 giorni, 31 tappe e 2758,88 km totali nel cuore più autentico dei Balcani.
 
 
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Fabietto

Europeo, system administrator, consumatore critico e social evaluator. Quando posso... cicloviaggiatore