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Sicilia in bicicletta, nell'entroterra insolito e meraviglioso
La Sicilia in bicicletta può essere visitata in decine di modi differenti: percorrendone le vie costiere, stagionalmente affollate da vacanzieri e amanti del mare; inoltrandosi tra i siti archeologici che punteggiano l'isola; viaggiando da un luogo descritto in una guida turistica a un altro. Oppure puoi scegliere di farti condurre per mano da chi vive in Sicilia, da chi ne conosce gli angoli più reconditi, da chi vuole mostrarti il cuore pulsante - e sconosciuto - di questa terra troppo spesso martoriata e dimenticata.
Dati tecnici
Sicilia in bicicletta, nell'entroterra e sul Trinacria Bike Trail
Partenza/Arrivo | Trapani/Palermo |
Tempo | 10-14 giorni |
Dislivello | 14000 m circa |
Lunghezza | 795 km circa |
Tipologia di strada |
Asfalto: 70% Sterrato: 30% |
Bici consigliata |
Bici da viaggio Gravel Adventure bike |
Difficoltà | |
Panorama |
In questo articolo
- Nel cuore della Sicilia in bicicletta
- Salemi e Gibellina
- Addio Belice
- Una Sicilia in bicicletta di salite e discese
- Castelli e valli incantate
- La salita per la salita di Enna
- Enna, acqua e fango della nostra Sicilia in bici
- Le ultime fatiche per Catania
- Sull'Etna in bici
- Sulle tracce del Trinacria Bike Trail
- La traversata dei Nebrodi
- Le Madonie e il mare
- Palermo e la fine del viaggio
Nel cuore della Sicilia in bicicletta
Prima di questo viaggio attraverso l'isola a due ruote, avevo già avuto modo di visitare la Sicilia in bicicletta nella mia prima vera lunga avventura in sella nel 2007. Ai tempi avevamo cavalcato i nostri cavalli d'acciaio solo nella parte più occidentale dell'isola, dedicandoci con stupore a quello che la strada ci donava, giorno dopo giorno. Nonostante gli anni di pedalate in tutto il mondo, la meraviglia della scoperta regalata di continuo da un viaggio in bici è sempre la stessa e anche in Sicilia si è rivelata, come sempre, una fedele compagna.
Dopo aver lasciato Palermo con un transfer, la nostra Sicilia in bici inizia a Trapani, località di mare dove un tempo si praticava la pesca al tonno rosso con il metodo della mattanza. Dal caratteristico centro storico, il percorso costeggia la riserva naturale orientata delle saline di Trapani e Paceco, 1000 ettari di territorio gestito dal WWF dove viene raccolto il candido oro e vengono protette le numerose specie di uccelli migratori di passaggio. Nei mesi giusti, su questa ciclabile si viene accolti da enormi colline di sale luccicante che abbagliano la vista e invitano alla fotografia. Trapani resta alle spalle mentre si approda a Paceco, che anticipa di poco l'invaso Baiata. Presto ci si trova a pedalare in luoghi dimenticati dalla civiltà, respirando polvere nei tratti sterrati e catrame negli accenni di asfalto.
Questo giro della Sicilia in bici comincia a spogliarsi delle attenzioni del turista, che qui non giunge, per mostrare la vera essenza dell'entroterra tormentato dallo spopolamento, dalla dimenticanza e dalla devastazione del terremoto del 1968.
La valle del Belice si apre davanti alle nostre ruote dopo aver oltrepassato il lago Rubino ed essere arrivati a Vita.
Vita, una parola meravigliosa, è diventata toponimo di un paese che, dopo il sisma, si è trasformato in un luogo di morte e devastazione. Oggi a Vita, il comune più piccolo della provincia di Trapani per estensione, abitano ancora più di mille persone, ma il centro storico originario e la Chiesa Madre, simboli di questa comunità del Belice, non esistono più. Su strade secondarie, dove solo poche automobili si avventurano ogni giorno, riscopriamo il piacere del viaggio condiviso incoraggiandoci sulle salite più ostiche e godendo degli istanti del tramonto insieme, con il sorriso stampato sui nostri volti già stanchi.
Salemi e Gibellina
Al calar del sole ci ritroviamo al castello di Salemi dopo averlo assaltato alle spalle, da una via inaspettata e ripida. Salemi, uno dei borghi più belli d'Italia, immersa tra i vigneti e gli ulivi argentei, gode di una vista privilegiata dalle pendici del monte delle Rose e il cicloviaggiatore non può che fermarsi un attimo a sospirare prima di riprendere il viaggio per scendere dalla collina. Gibellina dista una manciata di chilometri, ma per raggiungerla ci troveremo a superare il fiume Grande e a cimentarci in un divertente sterrato nelle campagne. Gibellina nuova è sorta dopo il 1968, anno in cui le scosse della terra hanno raso al suolo la vecchia cittadina. Le strade del paese nuovo sono diventate negli anni un museo a cielo aperto, mentre il luogo dove si trovava Gibellina vecchia è stato trasformato in una gigantesca opera di land art chiamata Cretto di Burri. Un grande labirinto immacolato ideato da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 con le macerie del villaggio scomparso, a imperitura memoria del terremoto e delle sue vittime. Curioso sapere che anche Marco Paolini trovò nel Cretto il luogo ideale per il suo spettacolo teatrale I-TIGI Canto per Ustica, sulla strage di Ustica del 1980.
Dopo aver visitato e percorso in sella il dedalo di corridoi bianchi, proseguiamo il nostro viaggio in Sicilia in bicicletta verso le altre località fantasma di Salaparuta Vecchia e Poggioreale, veri e propri cumuli di detriti lasciati a crogiolarsi nell'oblio di un'Italia che non ricorda più.
Addio Belice
Tra paesaggi d'incanto, fuoristrada polverosi e cuccioli di mannara sottratti al triste destino di una morte per asfissia in un sacco di iuta, ci troviamo ad attraversare il fiume Belice poco prima di superare Montevago e Santa Margherita del Belice e accamparci nel buio più totale.All'alba del terzo giorno di Sicilia in bicicletta, dopo una fresca pedalata all'alba sulle rive del lago Arancio, affrontiamo l'intensa ascesa a Sambuca, un altro borgo tra i più belli d'Italia, per conquistare una delle gustose Minni di virgini, un dolce tipico e super energetico.
All'uscita da Sambuca, chi ama percorrere le vecchie ferrovie abbandonate in bicicletta avrà di certo una sorpresa inattesa: lo sterrato si insinua tra le colline in uno scenario idilliaco fatto di ponti in pietra, torrenti freschi e fioriture tardive. La discesa, scassata ma estremamente divertente, fino a San Carlo, è la ciliegina sulla torta. Nel borgo non si trovano ristori, ma una vasca ricolma di acqua limpida in cui immergersi per rinfrescarsi nelle torride giornate di fine estate. La vecchia ferrovia prosegue ancora e ci ammalia con un ponte che si erge maestoso sopra il corso cristallino del fiume Sosio.
Aggiornamento del 16/12/2022 - Il ponte sul fiume Sosio è crollato e il passaggio risulta ora impossibile, consigliamo quindi di attraversare il Sosio da San Carlo, proseguendo dritti per poi riallacciarsi alla traccia!)
Sotto di noi, a fianco del fiume, un agrumeto carico di doni. Burgio, con il suo castello baronale, ci accoglie silenziosa: come tanti paesi della Sicilia visitati in bicicletta ha subito il fenomeno dello spopolamento, ma non molla, è resiliente. Ai rari avventori propone tre differenti musei: un primo per gli amanti del genere dedicato alle mummie, un secondo della ceramica per gli appassionati di artigianato e un terzo per i devoti intitolato a Frà Andrea da Burgio. La vallata del Belice, quella grande area di territorio siciliano inclusa tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo, rimane immobile alle spalle dei cicloviaggiatori, ma la memoria degli eventi vissuti ha fatto di certo breccia nei cuori e quei sorrisi, quei volti stanchi e quella distruzione incontrata sulla strada non verrà mai più dimenticata.
Una Sicilia in bicicletta di salite e discese
Dalla piccola Burgio il viaggio attraverso l'entroterra della Sicilia in bici continua tra fatica, sudore e incanto: le alture arrotondate dal vento e spogliate dal caldo estivo che non risparmia niente e nessuno, gli sterrati impervi, i crepuscoli in sella verso destinazioni nascoste dall'oscurità, le sensazioni di libertà e felicità intensificate dal soffio tiepido del vento sul far della sera.
Una discesa folle tra gli squarci della terra siciliana conduce al lago di Magazzolo, ma la certezza di aver terminato le pene quotidiane è illusoria: ce lo insegna bene questo itinerario in bici nell'entroterra siciliano. Una serie di rampe che confondono e stordiscono si sussegue in direzione di Santo Stefano Quisquina. Una nonna e la nipotina sgranano gli occhi scuri cercando di definire quali strane creature possano affrontare in bicicletta gli assurdi declivi dove vivono. Santo Stefano (Santu Stèfanu Cuschina in siciliano) sorge a 732 m, in un anfiteatro di vette poco più alte, ma comunque imponenti nella loro maestosità. Una birra, o forse due, sono un toccasana per reintegrare i sali lasciati nei 20% sulla strada e la gioia dell'arrivo di tappa compensa gli sforzi per giungere fin quassù. La cittadina è un nuovo punto di partenza e la striscia di asfalto è ancora in salita.
Chi avrà tempo, potrà decidere di deviare dal tracciato verso il pittoresco teatro Andromeda o in direzione dell'Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina, a 986 m di quota, ai piedi dell'omonimo monte. Gli altri proseguiranno fino ai 1000 metri di altitudine, costeggiando la sagoma del monte Cammarata, un piccolo paradiso per bikers. Cammarata e San Giovanni Gemini sono paesi particolari: due comuni ben distinti, ma il secondo una enclave del primo.
Castelli e valli incantate
Da San Giovanni Gemini l'asfalto scende drasticamente fino al corso del fiume Platani, ma qualunque viaggiatore, a questo punto della propria avventura in Sicilia in bicicletta, capirebbe che ogni discesa è preludio di una successiva ascesa. Dal corso d'acqua inizia nuovamente la rumba. La terra battuta e le pendenze ineffabili sono il campo minato in cui si ci ritrova a combattere. I sassi le granate nemiche da evitare a ogni costo se non si vuole essere disarcionati. Un cicloviaggiatore non sa mai cosa lo aspetti dietro la successiva curva e questo mistero è lo zucchero che permette alle gambe di andare avanti. Penso davvero così nel momento in cui appare Mussomeli con il suo castello mimetizzato nella roccia sul quale è stato edificato. Uno spettacolo incantevole. Un fortilizio difficile da espugnare. Un punto panoramico senza eguali nei dintorni. Un luogo da visitare. Mussomeli è però solo l'introduzione di un best seller che deve ancora arrivare. Dalla località si estende una vallata onirica dove le forme rocciose decantano draghi, folletti e personaggi di fantasia stuzzicando quel Peter Pan che vive in ognuno di noi. La valle culmina con l'arrivo a Montedoro, piccolo comune della provincia di Caltanisetta sorto dove il niente e il nulla si incontrano, un punto tappa ideale data la presenza di un particolare albergo diffuso nato in una vecchia scuola.
La salita per la salita di Enna
Visitare l'entroterra della Sicilia in bicicletta, dopo un'estate rovente, equivale a immergersi in un ambiente brullo e arido dove il giallo e il marrone sono i colori prevalenti. Lungo la strada che collega Montedoro a Serradifalco l'orizzonte appare sempre uguale, insistente, quasi monotono. In linea d'aria i paesi distano 6 km, ma per collegarli è necessario percorrere una distanza doppia. Serradifalco sorge dominante sul lago Soprano, un'area di conservazione ornitologica. La leggenda vuole che l'abitato si chiami così per la presenza di una rupe situata in prossimità della cittadina e perché un tempo la zona era popolata da numerosi falchi. Nei dintorni di Serradifalco uliveti, vitigni, ficheti e alberi di mandorlo mostrano la vocazione agricola di questi luoghi sconosciuti al turismo di massa. Si pedala in solitudine, viaggiando con la mente oltre ogni gobba, sempre più in là, verso qualcosa che non si conosce. San Cataldo anticipa Caltanisetta, soprannominata la capitale mondiale dello zolfo, capoluogo del libero consorzio comunale omonimo. Durante gli anni '30 Caltanisetta visse un periodo di fermento culturale, ma nel dopoguerra venne investita da una forte crisi che portò a rivalutare le priorità economiche. Oggi Caltanisetta è una città viva e piacevole da scoprire lentamente, pedalando di chiesa in chiesa, di piazza in piazza fino a ritrovarsi ad assaporare le specialità culinarie (e sono tante!) in una delle gastronomie del centro. La spedizione a pedali nella Sicilia ignota porta gli avventurieri ad attraversare i fiumi Salso e Morello prima di imboccare la salita verso un luogo particolare conosicuto come Borgo Cascino. Questo paese, edificato durante il Ventennio fascista per volere di Mussolini nell'ambito del progetto di riforma agraria che doveva portare a un ripopolamento delle aree rurali, è un borgo anacronistico, isolato, silenzioso, a suo modo pittoresco. Le targhe della scuola rurale e dell'ente di colonizzazione del latifondo siciliano rievocano il passato trasmettendo un senso di dolce inquietudine. Enna dista solo 15 km, ma la "salita per la salita" alla città, tra impennate dell'asfalto ridotto a un colabrodo dalle incurie degli agenti atmosferici e gli spari dei cacciatori nelle vicinanze, la ricorderemo per lungo tempo. E poi, dopo la salita per la salita, ci si ritrova ad affrontare la vera e propria salita e se la giornata appena trascorsa ti ha portato a superare centinaia di metri di dislivello, la sfida sarà tutt'altro che scontata.
Enna, acqua e fango della nostra Sicilia in bici
Enna è una città meravigliosa dove l'imponente castello domina l'abitato e i dintorni. Situata a a 931 m sulla valle del Dittaino, la città vanta l'imponente castello di Lombardia, la Porta di Janniscuru, il duomo e le altre chiese come quella intitolata al Santo Spirito che apparteneva a un antico complesso bizantino. Da Enna il tracciato e di conseguenza il nostro giro della Sicilia in bici scende repentinamente ai piedi dell'arroccata Calascibetta, la dirimpettaia. Sterrati e ricordi di asfalto scorrono lenti sotto i nostri pneumatici introducendoci, metro dopo metro, in nuovi indimenticabili scenari. L'entroterra della Sicilia in bicicletta ci conduce a Leonforte, la cittadina della Granfonte, una fontana in stile barocco-rinascimentale con 24 cannelle di bronzo dalle quali sgorga acqua fresca, vera manna per i cicloviaggiatori assetati dalla calura isolana. Poco distante da Leonforte sorge Assoro con i resti del castello di Valguarnera e, nella vallata sottostante, ciò che resta della vecchia linea ferroviaria Dittaino - Leonforte chiusa nel 1959. Agira non è poi così lontana, ma prima di giungervi si pedala lungo una carrereccia rurale che in un ambiente bucolico accompagnerà i viaggiatori al pioppo nero secolare prima e in paese poi. Agira, raccolta e vivace, sorge sull'antico sito della greca Agyrion e vanta di almeno tre buoni motivi per essere visitata: la presenza dell'aron più arcaico presente in Europa, i resti della fortezza e il cimitero militare canadese, dove sono seppellite le vittime della II Guerra Mondiale originarie del Canada. Tra Agira e Regalbuto corre un tracciato divertente e piacevole da affrontare in bici in condizioni normali. In caso di pioggia la strada che costeggia il lago di Pozzillo si tramuta in un vero e proprio calvario di fango e acqua, un ostacolo insidioso e non così scontato da superare. Durante le giornate più limpide alle spalle della cittadina ci si stupisce ad ammirare la sagoma inconfondibile dell'Etna che veglia sull'isola intera.
Le ultime fatiche per Catania
La Sicilia in bicicletta non smette in alcun istante di riservare sorprese. Pedalando di collina in collina, di sterrato in sterrato, ci si accorge che il viaggio sull'isola non è mai uguale o noioso. Da Regalbuto la piramide del vulcano più attivo d'Europa, patrimonio UNESCO, inizia a dominare la scena con i suoi declivi punteggiati da crateri e i paesi avvinghiati alla montagna. Centuripe, che dall'alto ricorda una stella marina o un uomo sdraiato con le braccia e le gambe aperte, ha attrattive archeologiche innumerevoli a partire dal museo, dal mausoleo e dalle terme di epoca imperiale. Nella piazza centrale, vivace e piena di locali, è piacevole sedersi al sole per degustare una granita alla mandorla o al gelso.
Catania, punto di arrivo della traversata da ovest a est della Sicilia in bici, non è lontana, ma prima di raggiungerla si devono superare gli sterrati e le alture di Paternò dove purtroppo l'educazione ambientale non è sempre di casa (ti capiterà purtroppo di trovare cumuli di immondizia abbandonati al limitare della città o nelle campagne circostanti). Catania, frenetica e affascinante, venne fondata 729 anni prima della nascita di Cristo e ancora oggi è una delle perle di Sicilia, con il centro storico patrocinato dall'UNESCO per le bellezze tardo barocche. La nostra traversata della Sicilia in bicicletta termina al cospetto dell'elefante di piazza Duomo, uno dei simboli della città. Prima di ripartire in direzione di casa o del proseguimento del viaggio in bici, Catania merita di essere visitata approfonditamente.
Catania è anche il punto di partenza della ciclovia dei Parchi di Sicilia che in parte abbiamo seguito anche in questo viaggio ma che abbiamo ripercorso in un questo viaggio ma che abbiamo ripedalato in un viaggio successivo.
Sull'Etna in bici
Dal cuore pulsante della città del compositore Vincenzo Bellini, si può decidere di affrontare la scalata all'Etna, a tratti trafficata e poco piacevole, oppure affidarsi al trasporto pubblico e chiedere di poter portare la bici a bordo del bus che ogni mattina collega la stazione dei pullman al rifugio Sapienza. Il costo del viaggio è economico, ma non è garantito che l'autista accetti di condurti sull'Etna caricando anche la tua bicicletta... questo in teoria dipende dall'affollamento del periodo. Una volta giunti ai quasi 2000 metri del famoso punto di riferimento per escursionisti e viaggiatori, si può inforcare nuovamente la bicicletta per scendere due tornanti fino a Contrada la Nave e immergersi nella natura insolita e meravigliosa del vulcano. Il viaggio in Sicilia in bici può quindi proseguire verso nord spingendo gli pneumatici sulla lava di antiche o più recenti eruzioni. Il percorso della Pista Altomontana Etnea affronta il perimetro dell'Etna mantenendosi in quota e permettendo ai ciclisti di fermarsi in uno dei tanti bivacchi presenti sull'itinerario. L'area sommitale dell'Etna domina questo inatteso spettacolo della Natura difficile da dimenticare. In un paesaggio a dir poco lunare si macinano chilometri superando piccoli crateri, bocche, grotte e rifugi forestali. La notte al Timparossa, dopo esserci lasciati alle spalle il passo dei Dammusi, è glaciale, ma la piacevole compagnia di Daniele, il tepore della stufa accesa e il cielo stellato trasmettono un senso di accomodante pace interiore. Daniele, guida vulcanologica di Lingluaglossa, conosce l'Etna e questa parte di Sicilia come le proprie tasche e ci consiglia di proseguire la nostra avventura attraverso la Sicilia in bicicletta seguendo una parte del Trinacria Bike Trail che si spinge verso ovest, i Nebrodi e le Madonie. Dal Timparossa raggiungiamo il rifugio Brunek e con esso l'asfalto. Una ripida serpentina di catrame scende fino a Linguaglossa, il paese del nostro formidabile amico guida, la cittadina dove salutiamo il re Etna e i suoi spettacolari trail. Prima di ripartire è d'obbligo assaggiare un dolce alla pasta di mandorla o la tipica salsiccia al ceppo con finocchio selvatico. Se vuoi approfondire il nostro giro in bici sull'Etna e la sua Pista Altomontana, leggi questo articolo.
Sulle tracce del Trinacria Bike Trail
Seguendo le indicazioni di Daniele, che purtroppo non può venire con noi, ci inoltriamo sulla vecchia ferrovia Linguaglossa - Castiglione di Sicilia, sul percorso del Trinacria Bike Trail, tra cespugli di more selvatiche, ulivi e noccioli. Lo sterrato ci porta ad attraversare, ancora una volta, ancora l'entroterra siciliano, in una Sicilia autentica e la bici, con la sua lentezza e la sua versatilità, si rivela essere ancora il mezzo perfetto al nostro scopo esplorativo. Castiglione, inserito nel circuito dei borghi più belli d'Italia, è dominato da U Cannizzu, una torre ben conservata risalente a un periodo compreso tra il XII e il XIV secolo. Poco distante dal centro abitato, e dal corso del fiume Alcantara conosciuto per la suggestiva gola, ci si può spingere lungo le stradine bucoliche di campagna per ammirare la Cuba di Santa Domenica, una cappella paleocristiana a croce latina impreziosita dalla presenza di una cupola. Dal luogo di culto la strada per Mojo Alcantara non è così impegnativa e presto si può sostare in un bar o una gastronomia per una pausa culinaria. Dalla cittadina ha inizio l'ascesa verso Roccella Valdemone e l'altopiano dell'Argimusco pedalando tra noccioli e castagni, case isolate e scorci incantati. Nel luogo in cui Nebrodi e Peloritani si incontrano, sorge un pianoro punteggiato da enormi massi dalle forme più disparate. L'area, sulla quale aleggia un velo di mistero, sembrerebbe essere stata modellata solamente dall'azione incessante del vento e non da quella dell'uomo. Giungere sull'altopiano nella luce del tramonto ha un sapore anacronistico e ammaliante. Dalla parte più alta della piana la vista può spaziare a 360° spingendosi fino alla vetta dell'Etna che, nelle notti più limpide, si tinge delle sfumature di rosso e arancione tipiche del magma.
La traversata dei Nebrodi
Un viaggio in Sicilia in bicicletta non può dirsi completo se non attraversa anche l'Appennino Siculo. Floresta è la porta d'accesso al parco dei Nebrodi, una catena montuosa compresa all'interno dell'Appennino dell'isola. Dal paese, per circa 50 km non si troveranno dei veri e propri ristori, ma solo una piccola caffetteria. Floresta è quindi la giusta location per fare rifornimento prima di tuffarsi sui sentieri dei Nebrodi alla ricerca di qualche esemplare di suino nero, razza autoctona italiana di queste zone. La traversata dei Nebrodi in bici può rivelarsi abbastanza impegnativa se affrontata con i bagagli e se gli pneumatici si continuano a forare sotto i colpi del terreno accidentato. Dalla sella scorgiamo qualche timido maialino nero con prole al seguito e ce ne teniamo alla larga. Il tracciato che attraversa il parco naturale segue il Sentiero Italia e si mantiene a quote comprese tra i 1300 e i 1650 metri passando dalla portella Dagara e raggiungendo il punto più alto all'altezza della Serra Pignataro. Il percorso è quasi interamente sterrato e, dopo lo scollinamento più alto e aver costeggiato anche due laghi - il Biviere e il Maulazzo - lascia la terra battuta per tornare su asfalto all'altezza della portella Femmina Morta, a 1524 metri, nel comune di Cesarò. La discesa verso la cittadina è rilassante e regala panorami molto piacevoli, soprattutto nelle ultime ore del giorno. Per chi volesse affrontare l'intera traversata dei Nebrodi in bici dalla portella di Femmina Morta si potrebbe proseguire fuoristrada, mantenendo la quota e la pedalata nei boschi. In caso di pioggia, però, è meglio evitare! Troina, Cerami, Nicosia. Una strada secondaria obbliga i cicloviaggiatori a sfidare le pendenze proibitive delle campagne siciliane in un concerto di lamenti e affanni inaspettati. A Sperlinga si tira finalmente un sospiro di sollievo quando le pendenze si addolciscono e la mole del castello rupestre appare ingombrando gran parte dell'orizzonte. Sperlinga, definita una regale dimora rupestre, è abitata solamente da 698 abitanti. Robert Capa, nel 1943, scattò proprio a 3 km da Sperlinga in località Ponte Capostrà una delle sue foto più celebri sulla liberazione della Sicilia dopo lo sbarco degli alleati, quella dove l'anziano contadino indica la via a un giovane soldato statunitense. Quell'intenso periodo rafforzò la convinzione del grande fotografo riguardo alla guerra: «Un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli». Da Sperlinga il viaggio in Sicilia in bicicletta si sposta velocemente fino alle pendici di Gangi, uno dei borghi più belli d'Italia (come Sperlinga!), il paese tra Nebrodi e Madonie.
Le Madonie e il mare
A Gangi, che si trova già nella provincia di Palermo, si devia drasticamente verso nord in direzione di Geraci Siculo, paese situato nell'area naturalistica delle Madonie. Questa riserva naturale, che ha nel Pizzo Carbonara la sua cima più elevata, è caratterizzata dalla presenza di oltre la metà delle specie vegetali endemiche dell'isola. Castelbuono, abitata in origine dai sicani e Isnello, si susseguono tra le suggestive alture dell'entroterra siciliano in bicicletta, in un territorio poco abitato e ricco di peculiarità. In località Piano Battaglia nel comune di Isnello per esempio, vista l'assenza totale di inquinamenmto luminoso, è stato istituito il parco astronomico delle Madonie. Dal piccolo paese il nostro percorso attraverso la Sicilia raggiunge Collesano, sede del museo dedicato alla gara automobilistica della Targa Florio - dalla competizione è stato creato anche un percorso ciclistico -, prima di scendere a capofitto fino al mare di Campofelice di Roccella.
Palermo e la fine del viaggio
Per concludere in bellezza il nostro itinerario in Sicilia in bicicletta non si sarebbe potuta scegliere una meta differente da Palermo. L'ultima tappa del lungo viaggio nell'isola ci conduce lungo un'inaspettata vecchia ferrovia prima di Termini Imerese, in un bar a chiacchierare con un gruppo di pescatori siciliani, in borgate marinare colorate, in un panificio ad acquistare chili di sfincione, nelle periferie cittadine a dispiacerci dei cumuli di spazzatura abbandonati e sull'affascinante lungomare del centro storico di Palermo in bici ad assaporare la tiepida aria salmastra. L'avventura nell'entroterra meno conosciuto della Sicilia in bici termina davanti a un'ultima granita alla mandorla e a un cannolo gigante prima di ricaricare le bici sul traghetto e tornare a casa.
- Catania
- Valle del Belice
- Cretto di Burri
- Sambuca e le minni di vergini
- Enna da scoprire
- le vecchie ferrovie dimenticate
- Etna in bici
- Altopiano dell'Argimusco
- Nebrodi e Madonie da attraversare
- Gangi, Sperlinga e tutti i borghi più belli d'Italia
- Uno sfincione a Bagheria
- Palermo
- Come raggiungo la Sicilia in bicicletta? La Sicilia è l'isola più grande d'Italia e del Mediterraneo e il suo territorio variegato risulta essere la destinazione perfetta per i pionieri di sterrati inaspettati e di meraviglie celate al turismo di massa. Per raggiungere la Sicilia si può decidere di pedalare l'intera lunghezza della penisola italica per poi imbarcarsi a Villa San Giovanni e ritrovarsi in terra isolana, a Messina, oppure optare per un viaggio via mare più lungo, per esempio partendo dal porto di Genova, da quello di Civitavecchia o da Napoli, per approdare sull'isola nella sua città più grande, la stella più brillante della Conca d'oro, l'ammaliante Palermo. Un'alternativa, probabilmente più scomoda e dispendiosa per l'obbligo di imballare la bici, è quella di volare in uno degli aeroporti siciliani che ogni giorno vengono raggiunti da diversi vettori provenienti da tutta Italia e dal resto d'Europa. Puoi anche scegliere di acquistare un volo senza il trasporto della bici e poi noleggiarla in loco, magari appoggiandoti a Danuta e Giovanni, creatori di ciclabilisiciliane.com e del tracciato del Sicily Divide che, in questo viaggio in Sicilia in bicicletta, seguiamo da Trapani a Catania.
- Come raggiungo Trapani? Se giungerai a Palermo, potrai scegliere di iniziare la tua avventura attraverso il cuore della Sicilia in bicicletta direttamente dalla città o da Trapani, usufruendo del bike shuttle organizzato dai ragazzi del Sicily Divide. Un'ulteriore possibilità potrebbe essere quella di pedalare da Palermo alla tua destinazione, ma prima di cimentarti in questa impresa suggerisco di studiare al meglio il percorso per non trovarti catapultato nel traffico siciliano.
- L'itinerario è segnalato? L'itinerario del nostro viaggio in Sicilia in bicicletta non è segnalato, quindi consigliamo di scaricare la traccia GPS.
- Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano diverse fonti d'acqua, soprattutto nei paesi oppure chiedendo ai bar di riempire la borraccia.
- Com'è la qualità delle strade lungo l'itinerario? Le strade sono secondarie, sterrate e meravigliose, ma di certo non in buono stato. Questo viaggio in bici non è fattibile in bici da strada.
- Consiglio di percorrere l'itinerario della Sicilia in bicicletta da Trapani a Palermo, in primavera o autunno o inizio inverno.
- Quanto costa dormire in Sicilia? Lungo l'itinerario esistono alloggi piuttosto economici di buon livello, ma anche campeggi e hotel più cari.
- Dove dormire in Sicilia? Le nostre tappe, per concederci del tempo e visitare al meglio i luoghi, lungo l'itinerario della Sicilia in bicicletta sono state: Gibellina, Santa Margherita del Belice, Santo Stefano Quisquina, Montedoro, Enna, Regalbuto, Catania, Rifugio Timparossa, altopiano dell'Argimusco, Cesarò, Gangi, Campofelice di Roccella e Palermo. Se preferisci avere più libertà puoi prenotare un appartamento su AirBnB.
- Cosa mangiare in Sicilia? La tradizione enogastronomica siciliana lascia a bocca aperta per varietà e sapori. Durante un viaggio in bici in Sicilia dovrai assaggiare assolutamente: gli arancini (o LE arancinE, a seconda della città), la bomba, la cartocciata, la granita con briosche, il cannolo siciliano, i frutti di mare appena pescati, la pasta alla norma, la pasta al pistacchio, la carne di cavallo e la cipollata (potrei andare avanti ore a elencare cosa mangiare in Sicilia, ma un po' di effetto sorpresa ci vuole, no?). In zona alcuni dei prodotti tipici sono: i pistacchi di Bronte, gli sfincioni di Bagheria, le minni di virgini di Sambuca. Non dimenticare di degustare anche il vino e le birre locali.
- Dove mangiare in un viaggio in bicicletta in Sicilia? Dovunque ti fermerai a mangiare in Sicilia, bene o male, cadrai seduto! A Palermo possiamo consigliarti di trascorrere almeno una serata all'Osteria mangia & bevi per degustare alcune delle specialità siciliane.
- Visit Sicily: dove trovare informazioni su tutta la Sicilia
- Sicily Divide: il sito ufficiale del tracciato che attraversa l'isola realizzato da Giovanni e Danuta
- Trinacria Bike trail: il sito ufficiale del trail nella Sicilia sterrata ideato da Daniele Maugeri
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Vero
ITA - Correva l'anno 1983 quando ha sorriso per la prima volta alla luce del sole estivo. Da sempre col pallino per l'avventura, ha avuto la fortuna di girare l'Europa e l'Italia con i genitori e poi, per la maturità, si è regalata un viaggio in 2 cavalli da Milano verso la Russia. Al momento giusto ha mollato il lavoro senza alcun rimpianto per volare in Nuova Zelanda dove ha viaggiato per cinque mesi in solitaria. Nel 2007 ha provato per la prima volta l'esperienza di un viaggio in bici e, da quel momento, non ne ha potuto più fare a meno... così, dopo alcune brevi esperienze in Europa, nel 2010 è partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, il Sudafrica-Lesotho e #noplansjourney. Se non è in viaggio, vive sul lago d'Iseo! Carpediem e buone pedalate!
EN - It was 1983 when he smiled for the first time in the summer sunlight. Always with a passion for adventure, she had the good fortune to travel around Europe and Italy with her parents and then, for maturity, she took a trip in 2 horses from Milan to Russia. At the right moment he quit his job with no regrets to fly to New Zealand where he traveled for five months alone. In 2007 she tried the experience of a bike trip for the first time and, from that moment on, she couldn't do without it ... so, after some short experiences in Europe, in 2010 she left with Leo for a long cycling trip in South East Asia, the first real great adventure together! Asia was followed by the Andes, Morocco, South Africa-Lesotho and #noplansjourney. If he's not traveling, he lives on Lake Iseo! Carpediem and have good rides!
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