Se percorri la ciclovia Parenzana in bici puoi viaggiare dall'Italia alla Slovenia e poi in Croazia percorrendo ciò che resta della vecchia ferrovia a scartamento ridotto che collegava la città di Trieste a Buie e Parenzo, in croato (da qui il nome di Parenzana!). Costruita dall'impero austro-ungarico nel 1902, la ferrovia parenzana fu la più lunga realizzata a scartamento ridotto da 760 mm. Oggi i resti della tratta ferroviaria sono ancora ben visibili e una delle attrattive turistiche più interessanti è quella di percorrere l'intero tracciato in bicicletta fermandosi nei piccoli borghi e ammirando i manufatti di un tempo.
Parenzana: una ferrovia, tre nazioni
La
ciclabile Parenzana aprì i battenti nell'inverno del
1902. Fortemente voluta dall'imperatore
Francesco Giuseppe, questa opera ingegneristica chiamata poi Parenzana, collegava la città di Trieste con altre
13 stazioni fino a Poreč, nell'attuale Croazia.
Trieste si trova ad un'altitudine sul mare di 2 m, mentre la stazione più alta, quella di
Grisignana, a 293 metri e il dislivello complessivo che il treno doveva affrontare durante ogni viaggio da Trieste a Poreč era di circa 700 metri. I vecchi treni che viaggiavano su questa linea ferroviaria furono inizialmente a vapore. L'illuminazione veniva fornita dal petrolio e i vagoni disponevano esclusivamente di 30 posti per i passeggeri (venivano trasportate anche merci).
Chissà come doveva essere emozionante per l'epoca, salire su questo treno - che ormai definiremmo storico - e percorrere nella sua interezza la ferrovia parenzana in una tiepida giornata di primavera.
Sappiamo che le carrozze vennero ideate senza WC, ma vennero progettati dei balconcini per rilassarsi. Poi il tempo è passato inesorabile e, con l'arrivo degli autobus più veloci ed economici - un treno infatti impiegava più di 7 ore da Trieste a Poreč - la ferrovia parenzana iniziò a non essere più così conveniente. Nell'ultimo giorno dell'
agosto del 1935 quei vagoni panoramici dai quali si poteva osservare con attenzione e serenità il territorio si fermarono per sempre. La storia racconta che i binari vennero smontati per essere trasportati in Abissinia, ma finirono sul fondo del mare con la nave sulla quale viaggiavano. Notizie dicono invece che i 180 vagoni e le locomotive della linea ferroviaria furono venduti ad altre ferrovie (si parla di Val Gardena e Sicilia).
La ciclovia parenzana in bici (in breve)
Il tracciato della vecchia linea ferroviaria parenzana, che ha già compiuto oltre 110 anni, è stato riadattato nella quasi totalità a sentiero e pista ciclabile: oggi gli appassionati di
cicloturismo possono percorrere circa 120 km pedalando sulla traccia del vecchio treno.
Da Muggia, in Italia (circa 20 km) fino alla Slovenia e poi ancora dal mare all'entroterra croato per tornare nuovamente sul mare a Poreč, la
ciclabile parenzana è percorribile con un minimo di allenamento in 2-3 giorni, in base alla velocità, alle soste e alle deviazioni dal tracciato originale! Il dislivello totale da affrontare, se percorsa dalla Croazia all'Italia, è di circa 1000 metri attraverso paesaggi variegati che permettono di viaggiare nel tempo, lungo gli antichi binari che solcavano le tre nazioni.
La parenzana in Croazia
La vecchia ferrovia collegava Parenzo a Trieste (o viceversa) attraversando anche un tratto costiero di Slovenia. Io e Nala, con bici carica e carrellino, abbiamo percorso l'intera parenzana in bici
dalla Croazia all'Italia in due giorni e mezzo, concedendoci del tempo per soste nelle ore più calde, pranzi in trattoria e momenti fotografici.
Dalla caratteristica
Parenzo, che consiglio di visitare prima della partenza, ci si allontana subito dalla civiltà alternando tratti sterrati ad altri su strade secondarie e prestando particolare attenzione all'attraversamento della D75. Superata la minuscola
Mihatovici, con una piccola deviazione dal tracciato della parenzana si può raggiungere una
chiesetta dove riempire le borracce con acqua fresca. Dal luogo sacro si riprende a pedalare
in paesaggi idilliaci tra i vigneti, campi coltivati e vegetazione bassa. Lo sterrato, tanto amato da Nala, è il fondo che caratterizza quasi tutta la parte croata della parenzana. In bicicletta si affrontano facili strappi in salita guadagnando piuttosto in fretta quota 260 m di
Visinada (Vižinada in croato), un piccolo balcone panoramico sull'Istria occidentale e sulla vicina e pittoresca
Montona (Motovun).
Sebbene la lingua ufficiale in Istria sia il croato, in questa parte della regione una gran parte della popolazione conosce anche la lingua italiana.
Da Visinada inizia la discesa nel bosco, sterrata e divertente, verso Montona, un borgo di 1000 abitanti abbarbicato su una rupe carsica.
Ai piedi di Montona sorge un piccolo campeggio dove trascorrere la notte mentre, per raggiungere il centro storico, bisognerà risalire la strada fino alla piazza più alta dove sorge la
chiesa di Santo Stefano.
L'itinerario della parenzana in bici lascia il borgo aggirandolo alle spalle e perdendo quota fino al fiume Quieto oltre il quale sorge
Livade.
Il paese è interessante principalmente per due motivi: la presenza di un piccolo
museo dedicato alla Parenzana e l'inizio della parte più suggestiva della vecchia ferrovia.
Da Livade ci si inoltra nel bosco dove il silenzio regna sovrano. L'asfalto lascia spazio alla terra battuta e la parenzana mostra finalmente la
sua anima ferroviaria più autentica: viadotti, lunghi tunnel illuminati, stazioni ferroviarie dimenticate, le vecchie carrozze procedevano lentamente verso
Grisignana (Grožnjan), la
cittadina più italiana della parte croata di questo itinerario cicloturistico.
I vicoli ciottolati, le abitazioni in pietra, il profumo dei panni stesi al sole... rendono questo luogo un piccolo paradiso.
Grisignana, a quota 288, è il punto più alto di questo viaggio in bici lungo la vecchia ferrovia e dal borgo l'itinerario riprende a scendere verso il mar Adriatico passando nei pressi di Triban e Buje, l'ultima località sfiorata dal tracciato in Croazia. Una trattoria sulla strada è la giusta occasione per un pranzetto prima di entrare in Slovenia... meglio non farsela scappare!
Il confine è sempre più vicino e in cima all'ultima salita croata finalmente si vede il golfo di Venezia con le saline di Sicciole e la costa slovena.
Sempre su sterrato ci si gode la discesa con suggestive vedute sul tratto di costa disegnato dai casoni, dai colori del sale e dell'acqua.
Il confine è questione di un cenno veloce da parte del militare... ed è subito Slovenia!
Slovenia in bicicletta sulla Parenzana
Se in Croazia la parenzana si sviluppa quasi esclusivamente su sterrato, in Slovenia il fondo in terra battuta viene sostituito dall'asfalto delle piste ciclabili del tratto costiero. Dal gabbiotto di confine si cominciano a costeggiare le saline spingendosi lentamente verso nord tra affollati campeggi, durante la stagione estiva, l'ingresso al parco naturale delle saline di Sicciole che si possono girare tranquillamente in bicicletta e la vita mondana di Portorose, una delle località marine più rinomate di Slovenia. A monte di Portorose si percorre la galleria del Monte Luzzan che con i suoi 544 metri era la più lunga di tutta la ferrovia Parenzana. Venne costruita dagli Austro-ungarici fra il 1900 e il 1902 ed è oggi illuminata. All'uscita della galleria ci si trova a Strugnano, paese che vanta la presenza di altre saline.La ciclabile della parenzana prosegue tra i vigneti dove ci si inebria degli aromi della natura. Izola arriva velocemente e con i suoi campeggi può essere un buon punto tappa, meglio se in bassa stagione turistica. Dalla città la parenzana in bici continua ad avvicinarsi al confine italiano lungo la costa superando Capodistria (Koper) con la cattedrale dell'Assunta del XII secolo e la riproduzione del ponte di Rialto, la riserva della val Stagnone dove, con un po' di attenzione è facile avvistare qualche timido capriolo, e Bertocchi. Alternando la pedalata su piste dedicate e su vie secondarie si raggiunge il confine tra Slovenia e Italia.
Infine... l'Italia!
Entrare in Italia in bici ha un sapore dolce anche se a tratti le strette ciclabili e i sensi unici fanno pensare a quanto poco si sia fatto per implementare questo itinerario cicloturistico, soprattutto tra Muggia e Trieste dove è praticamente inesistente. La prima parte di parenzana italiana è infatti abbastanza piacevole su strade secondarie e lungo il rio Ospo. Avvicinandosi a Trieste però tutto cambia: le ciclabili lasciano spazio a strade più trafficate, la zona costiera si trasforma in periferia industriale e l'aria diventa più pesante. Trieste è una città ammaliante ma scoprirla in bici non è così immediato e, piuttosto che rischiare la vita, l'istinto suggerisce di scappare in fretta magari seguendo la vecchia ferrovia della val Rosandra verso le colline del Carso nei dintorni.
L'itinerario della parenzana in bici termina dopo 131 km circa a Trieste dove il viaggio in bicicletta può proseguire o dove si può sfruttare il treno per rientrare a casa, nelle altre località italiane.
Quando andare
Il periodo più interessante per percorrere la ferrovia Parenzana è quello compreso tra
maggio e
giugno quando le temperature non sono ancora bollenti e, durante il passaggio al
parco naturale delle Saline di Sicciole, potrete osservare molti esemplari di avifauna nidificanti o migratori. Anche
settembre e
ottobre sono mesi ancora piacevoli per un viaggio cicloturistico in Croazia e Slovenia. Se puoi, evita luglio ed agosto quando i turisti affollano le zone costiere, i prezzi sono più alti e il caldo è insopportabile!
Curiosità
-
Su alcune salite particolarmente pendenti della tratta ferroviaria, data la bassa velocità delle locomotive, i passeggeri erano costretti a scendere dal mezzo e ad aiutare il macchinista spingendo il treno.
- Lungo la tratta, in alcune stagioni, si trovava molta frutta pronta alla raccolta. I bambini più discoli si divertivano a ungere i binari con la polpa dei fichi e il treno, giunto in quel punto, iniziava a scivolare costringendo talvolta il macchinista a scendere per pulire i binari!
Per trovare altri itinerari da percorrere in bici lungo i binari, puoi dare un'occhiata all'articolo Itinerari in bici lungo le vecchie ferrovie
Ultimi commenti