“Non fare oggi ciò che puoi fare domani perché nel frattempo potresti scoprire di non averne bisogno” è una mia massima che seguo sempre, manco fossi Quinto Fabio Massimo “Cunctator” (il temporeggiatore).
Ciò porta a “non programmare” le ferie, soprattutto quelle di una settimana. Precisiamo: siamo Cicloturisti “de Charme”: no tenda, no fornelletti, no pioggia! Rispetto ai Cicloviaggiatori il nostro fine principale è il turismo, il nostro mezzo la bici, o meglio, le due emtb che usiamo quasi esclusivamente a tal fine.
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L'arte dell'improvvisazione
Con queste premesse per le ferie di una settimana comandano le previsioni del tempo oltre alla distanza, una sorta di “Va’ dove ti porta il sole”.
Inoltre in questi casi deve sempre esservi un Plan B, se non un C, D, etc…… e comunque, per noi genovesi, la comoda e splendida Sardegna può essere sempre un ripiego dell’ultimo minuto.
48 ore prima della partenza decidiamo di dirigerci a est, obiettivo Ljubiana, capitale della Slovenia. In macchina (una Lancia Y sostitutiva in cui riusciamo non so come a farci stare le due “moto da trial”) fino a Palmanova, sera a Gorizia e lungo trasferimento il giorno dopo. Nell’idea iniziale avremmo proseguito verso Kranjska Gora, Tarvisio e ritorno via Alpe Adria che non abbiamo ancora fatto.
Altra premessa: l’improvvisazione, il trovare soluzioni o mezzi alternativi, il cambiare itinerario sul momento è veramente il “sale” del viaggio. Mia moglie, nickname “De Charme”, ha il compito di valutare la location per la sera, hotel o B&B e si comporta come Bruno Barbieri in 4 Hotel.
Al “…. Questo è bellissimo!” fa tuttavia da contraltare il mio
“….. si ma è a 30 km dal centro, dove mangiamo poi ….?”
La laguna di Grado e Trieste
In questa settimana di un fine giugno pazzarello di sale ne abbiamo usato tanto, ad iniziare dalla prima tappa. Lasciamo la macchina a Cervignano del Friuli, direzione Trieste anziché Gorizia.
Sono quasi le 4 del pomeriggio ma anziché prenderla diretta ci facciamo tutta la laguna di Grado con vento contro e caldo. Arriviamo a Trieste alle 20,30 abbastanza stanchi visti i pochi km. di allenamento nelle gambe. Il centro di Trieste col suo affaccio sul mare, con una serie infinita di locali dove mangiare e bere è sempre un bel vedere. E’ un mio luogo del cuore visto che avevo alcuni parenti lì e i miei nonni dopo la guerra avevano lasciato la natia Istria per arrivare a Genova. Una storia triste ma ormai storia.
Mia moglie sconfina anche un po’ nel mio regno, quello dell’itinerario, proponendo una tappa a Postumia anziché un tour de force fino a Lubiana. In genere tendo a cercare di guadagnare tempo all’inizio del viaggio perché non si sa mai ma i crampi notturni mi fanno cambiare subito idea. Ne soffro da tanti anni, mi prendono all’interno della coscia (vasto mediale? sartorio?) e provocano un dolore insopportabile e difficile da contrastare. Una volta sono persino svenuto.
Il Carso e Postumia
Nonostante la forte contrattura su entrambe le cosce al mattino si riparte risalendo i quartieri collinari di Trieste e arrivando sull’altopiano del Carso. È un gran posto per pedalare, frequentato da molti ciclisti, strade ben tenute e tutto sommato poco traffico. Passiamo per la tristemente famosa Basovizza e pedaliamo fino a Postumia. Alla fine saranno quasi 900 m. D+ per 52 km. ma senza sentirli troppo (l’ebike aiuta ma sono 35 kg. di bici e bagagli con 100 kg. sopra).
Postumia vive essenzialmente sul Castello e soprattutto sulle sue celeberrime Grotte che nel pomeriggio visitiamo. Si estendono veramente su una superficie enorme tanto che buona parte si percorre col trenino, belle ma in fondo le grotte sono un po’ tutte uguali. È domenica e troviamo un solo ristorante dove mangiare: “…… siete italiani? …. Perché facciamo solo pasta”.
Lì per lì l’avviso del maitre ci lascia un po’ perplessi, pensiamo quasi che ci prenda in giro aspettando la risata. E invece no! Forse ci voleva solo mettere sul chi vive, stile: i nostri standard di pasta vanno bene per tutto ciò che sta ad est del confine ma per voi... e in effetti aveva ragione.
Ljubiana
Arriviamo a Ljubiana molto presto perché ci sono circa 300 m. di discesa (Postumia è a quasi 600 m. slm) e comunque un bel saliscendi in mezzo al verde. Da Vrhnika in poi, per 20 km, si viaggia invece in sicurezza sulla ciclabile a lato della trafficatissima statale. Un temporale ci costringe a fermarci a 5 km dal traguardo: sono le prime avvisaglie del tempo che sta cambiando.
Il Bloom Hotel è carino e accogliente, giusto al limite del centro pedonale, per due giorni gireremo a piedi. Ljubiana mi ricorda un po’ una Praga più piccola: fiume, ponti, castello e atmosfera mitteleuropea ci riportano ai fasti dell’Impero austroungarico mentre i segni dell’assolutismo titino si trovano nei paesi più piccoli. Siccome non siamo riusciti a fare una cena decente (la mia dieta ringrazia) stasera usiamo il solito collaudato metodo: cucina mediorientale da Abi Falafel nella zona più “alternativa” subito dopo il Ponte dei Draghi. Non si sbaglia mai! Il centro è comunque molto carino con un sacco di negozi e locali dove bere e mangiare, soprattutto lungo il fiume.
Un giorno e mezzo a Lubjana forse è pure troppo ma ci serve per decidere il da farsi. Eh sì, il tempo volge al brutto e già un po’ di pioggia si fa vedere, l’ipotesi di andare in montagna sembra essere realmente fuori luogo. Anche la temperatura non è proprio estiva.
La vecchia ferrovia Parenzana
Se Maometto non va alla montagna noi andiamo verso il mare!
Il nostro nuovo target è La Parenzana, da raggiungere col treno fino a Capodistria. Partiamo sotto un gran temporale e anche sulla costa ne becchiamo un altro che ci fa sostare quasi un’ora sotto una pensilina del bus che piano piano si affolla di gente che cerca riparo.
Imbocchiamo la Parenzana a Strugnano ma il tratto vicino al confine croato non è così facile da seguire, persino con la traccia. Da Buje in poi invece un bello sterrato ci conduce fino a Grisignana dove abbiamo prenotato per la notte al B&B Artegnana. Il posto è bellissimo, con un gran panorama sulle colline Istriane, un borgo antico in pietra con molte botteghe di artisti e mercatini dell’antiquariato (non esageriamo!). Due birre sulla piazzetta e una cena in terrazza al tramonto sigillano una bella giornata, il tempo volge al bello!
E’ stata una buona idea il cambiamento di itinerario, tuttavia è già mercoledì e finora ci siamo solo allontanati dal parcheggio dove abbiamo lasciato la “scatolina”. Urge pensare a come farvi ritorno. Potremmo tornare in due giorni di pedalata ma senza un po’ di tempo per noi, per contro se continuiamo a scendere in Istria dovremo trovare un mezzo di trasporto alternativo. Scartato l’aliscafo che non carica le ebike (chissà perché), vediamo su internet che esiste una “ferrovia istriana” che fa anche una corsa giornaliera fino a Divaccia, oltre il confine sloveno.
L'istria e Rovigno
Decidiamo quindi di andare a Rovigno anziché a Parenzo ma prima passare per Pisino per prendere informazioni presso la locale stazione ferroviaria. Ci rendiamo conto che il giorno prima siamo saliti di 300 metri solo percorrendo i 17 km, di rilassante discesa fino a Levade. Dopo la salita di Montona lasciamo la Parenzana e deviamo per Pisino. Pedalare nelle zone interne dell’Istria è molto piacevole, non troviamo granchè traffico e il continuo mangia e bevi rende leggera la pedalata. Ben diverso il traffico vicino alla costa soprattutto nei tratti che precedono le ciclabili cittadine. Pisino non ci entusiasma granchè nonostante i 3 euro e 60 per due birre al tavolino. Anche la stazione sembra un po’ deserta ma quantomento le rotaie ci sono, una addetta alle pulizie tenta di travestirsi da ufficio informazioni ma nonostante il grande impegno non riesco a capire una parola di croato mentre lei non capisce nemmeno esattamente cosa ci serve sapere. Sull’orario comunque il treno per Divaccia è segnato, tentiamo l’all-in!
Arriviamo a Rovigno dopo 85 km complessivi ben pedalati, un po’ di allenamento al quinto giorno di pedale si fa sentire. Il centro storico di Rovigno arroccato su un piccolo promontorio sul mare, con le sue stradine di pietra bianca e i mille localini ad ogni angolo non lascia indifferenti. Molto bella e in pieno centro è anche la nostra camera al Blubini House B&B. E sì che finora come alloggio siamo sempre cascati bene ma per una ragione o per l’altra le cene non sono state un granchè. Vediamo di migliorare almeno stasera, budget illimitato!
Guardiamo come al solito qualche posto su TripAdvisor ma quando c’è molta scelta non è nemmeno così facile orientarsi. Vabbè, non sono nemmeno le sette, usciamo e ci presentiamo. Da noi è fin presto per l’aperitivo, ma lì non siamo “da noi”. Il ristorante scelto ha già tutti i tavoli occupati e non ha posto nemmeno per eventuali turni dopo. Idem per Puntulina ristorante top dove di certo paghi anche la terrazza pieds-dans-l’eau e la vista tramonto. Riusciamo tuttavia a trovare un tavolo poco prima, in uno spazio vista mare ricavato tra due palazzi. L’avviso della gentile cameriera “…. dovete però lasciare libero il tavolo prima delle 9 e 50” ci lascia totalmente indifferenti: giuriamo di farlo e prendiamo possesso del preziosissimo tavolo. Pur frequentando da anni la zona delle 5 Terre una quantità di turisti come a Rovigno non l’avevo mai vista, ci saranno state 50.000 persone sedute a tavola. Al Bugadur mangiamo bene (ma non benissimo per gli standard italiani) beviamo una buona bottiglia di Malvasia e finalmente ci alziamo soddisfatti da tavola. E’ stata una gran giornata.
È tempo di rientrare
Il mattino dopo riprendiamo a pedalare verso Pola dove arriviamo prima di mezzogiorno. Facciamo qualche deviazione per dribblare il discreto traffico (non mi immagino ad agosto) e per prima cosa andiamo in stazione a fare i biglietti per il treno delle 18 e 13. Sulla scogliera bianca di Stoja ci attende finalmente un bel bagno coi pini marittimi come ombrelloni. Prima del treno ci rimane una sosta birra e due foto al Foro Romano e soprattutto all’Arena dove eravamo stati assieme ai figli a vedere un mitico concerto dei Foo Fighters nel 2019.
È la prima giornata di caldo estivo e il treno ci riserva due sorprese: la porta del vagone bici posta a circa 1,60 metri dalla banchina e la mancanza di aria condizionata. Lo sforzo ciclopico per issare i 35 chili di ebike (per due) sopra quella quota crea una sudorazione tale che mia moglie pensa stia gocciolando una borraccia sul sedile. Nemmeno l’aria generata dal movimento del treno riesce a rinfrescarci per almeno mezz’ora. Comunque sia almeno possiamo tornare a casa.
Arriviamo a Divaccia dopo le 9 e mezza di sera. La reception fa un po’ di casino con la prenotazione e finiamo per dormire in una camera singola, per fortuna in un letto da una piazza e mezza. Avere una moglie piccolina agevola.
Ripartiamo dopo una buona colazione pedalando in parte su strade già percorse. A Basovizza però continuiamo sul Carso verso Opicina e Sistiana. È per buona parte una lunga e rilassante discesa cui fa seguito solo la noiosa parte pianeggiante dopo Monfalcone. Quelli finali sono i soli 30 km. in cui patiamo realmente il caldo ma ormai siamo a Cervignano, non è ancora mezzogiorno e dopo 5 ore siamo di ritorno a Genova.
Un giro molto improvvisato nei miei luoghi del cuore. Eh sì, perché il ramo paterno della mia famiglia è istriano, mia nonna era nata a Pola, mio padre e mio nonno a Fiume. Ripensando a ciò che hanno lasciato dopo la guerra mi scappa un triste sorriso ma ormai è storia passata.
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