«Nel prossimo inverno riusciamo a fare un giro come quello di febbraio?» «Sì può fare, proviamo a cercare un giretto adatto e se c’è qualcuno interessato.» Inizia così il primo cammino del 2014, in una telefonata fra me ed Alessio. Con Alessio abbiamo già camminato in Russia e nel febbraio 2013 abbiamo percorso la Via degli Abati da Bobbio a Pontremoli, con noi c’era anche Artù, il suo Golden Retriever, che si è comportato egregiamente. Proviamo a vedere se ci sono altri interessati, chiediamo in giro, ma non troppo, la proposta di un giretto invernale la si fa con discrezione. Dopo possiamo andare?
La scelta del Cammino
Lo sappiamo tutti che l’Italia è piena di posti interessanti, ma non sempre ci si può andare in inverno. Ci sarebbero le alpi, ma è più difficile tracciare un lungo percorso relativamente facile da percorrere e trovare posti tappa per la notte.
Decidiamo quindi di stare sui cammini conosciuti, potremmo ripercorrere la Via degli Abati, degli itinerari fra Reggio Emilia e la Lunigiana oppure la parte nord della Via Francigena fra la Val d’Aosta e il Piemonte. Consideriamo anche il Casentino, ma il rischio di trovare troppa neve è più alto. Puntiamo poi verso Toscana e Umbria sul cammino “Di qui passò Francesco”.
L’ho già percorso più volte da solo, anche nel gennaio 2010, è quindi garantito. Sappiamo che il cammino sarà molto legato alle condizioni climatiche, con alto rischio di pioggia e neve, ma se si guardano sempre le previsioni meteo non si parte mai.
È un cammino al quale non manca niente, c’è la montagna, c’è il sentiero, c’è la dimensione della fatica, che però viene appagata dal paesaggio. C’è la storia, ci sono arte, religione e natura, c’è il prodotto tipico, c’è una forte tradizione. C’è tutto quel che può attrarre un camminatore, un pellegrino o un turista.
Contattiamo anche Riccardo che aderisce all’idea e si occupa di cercare i posti per la notte, l’ospitalità lungo questo cammino è varia, alberghi, monasteri, B&B, affittacamere e parrocchie. Alcuni luoghi che ospitavano un tempo sono ormai chiusi e qualcuno non ospita in inverno.
Conviene sempre visitare il sito di Angela Seracchioli che ha scritto la guida “Di qui passò Francesco” facendo nascere questo cammino che va da La Verna a Poggio Bustone, lo ha poi esteso fino a Monte Sant’Angelo con la guida “Con le ali ai piedi”. L’ho percorso per intero nel 2011. Sul sito viene presentato un elenco aggiornato dei luoghi in cui fermarsi per la notte: www.diquipassofrancesco.it.
Avviso Riccardo: «Ti metteranno in guardia dicendoti che in inverno non si va in giro, che in inverno è pericoloso, che in inverno si sta a casa…». Riccardo inizia a chiamare, qualche giorno dopo ci sentiamo al telefono: «Come va la ricerca?» «Ho trovato alcuni posti, però qualcuno mi ha detto che “in inverno non si va in giro, che in inverno è pericoloso, che in inverno si sta a casa…».
Riccardo scrive ad Angela Seracchioli per chiedere le Credenziali. La Credenziale nata per il cammino “Di qui passò Francesco” si è poi evoluta anche per i cammini “Con le ali ai piedi” e il “Cammino di San Benedetto”. Oggi una sola credenziale accorpa i tre cammini.
Il cammino di San Benedetto è stato tracciato da Simone Frignani. In inverno le condizioni sono diverse, questo lo sanno tutti, ma “diverse” non significa impossibili. Fa un po' più freddo, le giornate sono più corte, bisogna essere preparati ed equipaggiati, ma un cammino di questo tipo non è una spedizione artica.
Perchè partire in gennaio?
La scelta di partire in gennaio può essere considerata originale, spesso è considerata sbagliata e pericolosa, su questo tema si potrebbe dire molto.
Si può partire in gennaio perché magari si fa un lavoro molto legato alle stagioni, come i lavori agricoli che in inverno concedono più tempo libero.
Si può partire in gennaio perché si cercano diverse sfumature delle stagioni, perché non si trova affollamento, perché si sente maggiormente il sapore della sfida. Molti possono essere i motivi. Può essere più pericoloso? Forse sì, ma questo percorso è facile, ben segnato e non si trova certo ai confini del mondo.
Comincio a preparare lo zaino, stavolta sarà più leggero del solito, mi dico, non so perché penso ‘sta cosa. Vorrei partire con il carrello, potrei montare le ruote da 26 pollici, ma sono un po' indeciso, le altre volte che ho percorso questo cammino l’ho fatto con il carrello e stavolta potrei anche farlo con lo zaino. Il carrello mi servirebbe per portare più cose, per esempio il PC per raccontare il viaggio giorno per giorno, ma so che non sarebbe facile perché mancherebbe il tempo per farlo visto che arriveremo sempre al buio.
La scelta del bastone: alluminio o legno?
Devo scegliere che bastoni usare, quelli da trekking in alluminio oppure quelli in legno? Quando posso cerco di usare i bastoni in legno, uso quelli telescopici solo se non posso portare quelli in legno, per esempio se c’è di mezzo un viaggio aereo. Quelli in alluminio sono più leggeri e facili da trasportare in treno e in auto, ma quelli in legno sono molto più robusti e affidabili. Decido per quelli in legno, guardo che bastoni ho e valuto quali portare.
Il cammino sarà impegnativo, in gran parte su strada sterrata, passeremo nei boschi, ma sarà un lungo cammino su strade conosciute, punto quindi su bastoni robusti, ma non troppo pesanti. Non ci saranno molti torrenti da guadare o cespugli di rovi da attraversare. Credo che una buona soluzione siano due bastoni che arrivino poco sotto le spalle e siano relativamente leggeri. Al momento non ne ho di pronti, così vedo di prepararne un paio, li scelgo fra i legni stagionati pronti per diventare bastoni da cammino. Li scelgo di nocciolo, con diametro attorno ai due centimetri e mezzo, più piccoli sarebbero più fragili e non serve che siano più grandi, sarebbe peso inutile. Bastoni dal diametro più grande preferisco usarli per cammini più esplorativi o quando c’è molte neve. Preparo la punta in acciaio e aggiungo le muffole in nylon.
Scarponi e calzettoni, quanti dilemmi!
Anni fa ho fatto un elenco preciso dell’abbigliamento da portare in viaggio, l’ho usato qualche volta e poi non l’ho più consultato, così rischio sempre di lasciare a casa qualcosa e temo sempre che sia qualcosa di fondamentale. Anche stavolta farò così, tutto a memoria. Anche se farei meno fatica a cercare l’elenco e consultarlo. Gli scarponi... Ne scelgo un paio medio, già usati su questo percorso. Lo scorso febbraio sulla Via degli Abati sono partito con scarponi pesanti temendo che cadesse molta neve, c’è stata molta neve, ma sarebbero stati sufficienti scarponi più leggeri.
Il lungo percorso e molti tratti su asfalto mi hanno distrutto le caviglie, così stavolta parto con scarponi meno rigidi. Al freddo la cosa che più si vorrebbe indossare sono decine di paia di calzettoni. I piedi sono molto esposti al freddo, sono quelli che si congelano prima e più rischiano di avere grossi problemi. Faccio una scelta fra i calzettoni, tolgo quelli di cotone, tolgo quelli più usurati che uso come calzettoni da lavoro e restano i calzettoni invernali tecnici e quelli rossi di lana robusta: i calzettoni della nonna che sono sempre ottimi, io penso che siano i migliori, ma non lo dico troppo in giro perché poi i produttori e i fan dei calzettoni tecnici si scatenano contro di me. Studio le varie combinazioni, permutazioni e disposizioni.
Un paio tecnici e sopra un paio della nonna, no… forse stringono troppo. Due paia tecnici, forse così può andare bene. Provo anche un paio di seta e un paio tecnici. «Guarda che non sono in seta» mi hanno detto tempo fa. Quando erano appesi in negozio l’etichetta diceva così, anche se il prezzo non sembrava realistico per dei calzettoni da trekking in seta. Io li ho presi e li ho sempre usati, ma non è poi così semplice fare un paragone con altri per sapere se sono o non sono termici. Li uso da qualche anno e non mi posso lamentare, ma non posso certo giurare che siano validi visto che li indossavo come primi di tre strati.
Ho anche qualcosa in kashmir, ma sono corti! Come si fa a produrre dei calzettoni in kashmir corti?!? I calzettoni corti non dovrebbero esistere, dovrebbero essere proibiti dalla Convenzione per i diritti dell’uomo, dalla Convenzione di Ginevra. Non si può fare una roba del genere! In realtà però i calzettoni in lana corti hanno un loro senso. La lana non assorbe il sudore e lascia il piede più asciutto del cotone, ha quindi senso indossarli anche in estate, però in estate fa caldo e se il calzettone viene usato per lasciare i piedi asciutti e non per scaldare quel pezzo di calzettone che andrebbe ad arricciarsi alla caviglia o a scaldare inutilmente un polpaccio già mezzo arrostito dal sole. Non c’è e quindi non da fastidio. Decido che stavolta vanno usati ’sti calzettoni, sono lì nel cellophane da qualche anno e stavolta, in un modo o nell’altro, vanno usati.
Parto con quelli in seta, metto poi quelli corti di kashmir e sopra un paio tecnici. In questo modo dovrebbe stare tutto fermo e quelli corti, sacrilegio dell’umanità, non dovrebbero arricciarsi. Chissà cosa direbbero gli adoratori del Layering, chissà se la catena del caldo, del freddo, della traspirazione, dell’effetto windchill sono rispettati oppure no. Chissà se l’effetto traspirante del primo strato viene, o non viene, rispettato dal secondo strato e poi cosa farà il terzo? Non so, io ho deciso che stavolta è così, la prossima si vedrà.
Controllo e ricontrollo tutto il necessario, prima di partire la cura deve un po' essere maniacale per evitare le sorprese in viaggio. Se è tutto tornato a casa in ordine la volta scorsa non c’è ragione di temere che ci siano problemi, ma una controllatina non fa mai male ed è anche l’occasione per migliorare qualcosa, per provare qualcosa di nuovo o una nuova combinazione dei vari elementi. Controllo calzettoni, pile e giacche all’interno e all’esterno, apro e chiudo le cerniere, verifico che le tasche non siano bucate. Le retine interne all’interno delle tasche di giacche e pantaloni si bucano facilmente come i sacchetti biodegradabili, conviene sempre controllare anche se, vista l’affidabilità, conviene addirittura non usarle, se non ci metti dentro niente non rischi di romperle e perdere qualcosa. Un cappello rosso di lana! Da dove arriva questo? Io non avevo un cappello rosso.
Lo avrò comprato in una super svendita in un cestone di quelli “tutto a un euro?”. Non direi, visto che è di marca non credo di averlo trovato in un cestone. Forse l’ho vinto in qualche lotteria? Non credo proprio, l’unica volta che ho partecipato a un lotteria simile in Svezia ho vinto un kit di ciotoline e posate da trekking, una roba di lusso con tanto di portasale e porta pepe, due cose che non uso mai. Me lo avrà regalato qualcuno? Non so, ma non credo. Comunque, in qualche modo si è materializzato nell’armadio, non so da dove viene, ma so dove va, parte con me per questo giro.
Il colore rosso è il mio ideale in viaggio, è tutto in lana ed è pure di marca, che lusso!!! Lo metto nel mucchio delle cose che entreranno nello zaino. Quando parti per un cammino già rodato parti più tranquillo e riesci meglio a calibrare il tutto, anche se magari rischi di partire un po’ a cuor leggero.
Da una parte temi che sia un’inutile ripetizione, dall’altra se si tratta di qualcosa di impegnativo chiede sempre attenzione e offre comunque nuove emozioni.
Girumin stà partendo per una nuova avventura, questa volta non si tratta di un viaggio in bici e nemmeno in Graziella (la mitica Goat), questa volta si tratta di un Cammino tra Toscana e Umbria, su un itinerario conosciuto con il nome "Di qui passò Francesco", partiamo con lui?!?
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