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15000 km di Asia in bicicletta con Cycloscope | Cina e Corea del Sud
A volte cause impreviste possono interrompere la continuità di un viaggio. Così alla fine del 2014, dopo sei mesi di viaggio in bicicletta attraverso undici paesi dell’est Europa e dell’Asia Centrale, siamo stati costretti a volare in Italia dal Kyrgyzstan. Abbiamo approfittato di questi mesi freddi per produrre la nostra prima serie di video di viaggio in bicicletta che puoi vedere sul nostro canale youtube.
Ma il viaggio è un filo interiore e non si spezza facilmente, avere lasciato tutti i nostri averi cicloturistici a Bishkek ha aiutato a rinforzare questo filo. Inoltre questa pausa di sedentarietà non ha fatto altro che fomentare la nostra voglia di movimento. Così nella primavera del 2015 abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato, con ancora più entusiasmo di prima, con meno piani in testa se non di rimanere on the road molto a lungo.
Adesso, passato più di un anno dalla ripartenza, ci siamo presi una brevissima pausa, in un isola della Thailandia. Quello che segue è un breve riassunto degli ultimi 15.000 km (approssimativamente) percorsi alla scoperta dell’Asia.
Bishkek, Kyrghztan, dopo la pausa invernale eccoci pronti a ripartire.
I primi giorni sono un po' duri, le nostre gambe si sono rilassate un po' troppo. Attraverso la frontiera di Korgos, in Kazakhstan, entriamo nel nord est della Cina, nella regione dello Xinjang.
Per la prima volta sentiamo davvero di essere entrati in un mondo diverso, non possiamo leggere nessun cartello o chiedere indicazioni, sappiamo dire solo buongiorno, grazie ed i numeri da uno a dieci. Il nostro gps ci dice che il paese di confine, in Cina, é un piccolo villaggio con un paio di strade ma ci troviamo invece in una grande città, evidentemente ampliata da poco e rapidamente.
Iniziamo a pensare che sia vero che qui le città nascono come funghi in un solo giorno. Da ciclisti veniamo subito colpiti dall'asfalto perfetto e liscio e dalla corsia riservata alle biciclette ed ai buffi motorini elettrici che sembrano possedere tutti. Xinjang significa "nuova frontiera" e sulla carta é una regione autonoma anche se di fatto sotto il pieno controllo del governo cinese. La maggioranza della popolazione é Uyghur, etnia turcofona musulmana, poi kazak, mongoli, tibetani e cinesi Han. Si verificano spesso episodi di violenza a causa della richiesta di indipendenza degli Uyghur, episodi repressi violentemente dalla polizia.
Dopo una sosta al bellissimo lago Sayram, a 2100 metri, e una bella dormita in una yurta di nomadi kazak, ripartiamo alla volta di Urumqi, capitale dello Xinjang. Dopo il lago la strada non ha molto da offrire, é un'autostrada circondata da filo spinato e ogni sera é complicato trovare un'uscita per piantare la tenda. Il paesaggio si fa desertico, ci troviamo nel mezzo di una tempesta di sabbia che porta anche i fumi delle fabbriche circostanti. Il paesaggio diventa postapocalittico, l'aria é irrespirabile, tutto é giallo, non si riesce a vedere nessuna linea di demarcazione fra terra e cielo...
Arriviamo ad Urumqi sotto la pioggia, molti alberghi in Cina non sono autorizzati ad ospitare stranieri, riceviamo quindi parecchi rifiuti prima di trovare un ostello carino ed economico che ci accoglie con una grande foto di Mao Zedong nella hall.
Urumqi é una città piacevole, passiamo un paio di giorni ad esplorarla. Parchi cittadini dove si svolgono le più svariate attività, danze collettive, calligrafia con acqua e pennello, ping pong, sport vari. Mangiamo anche un sacco di cose buone, molti ristoranti hanno le fotografie dei piatti, cosa che aiuta non poco nella scelta. Altrimenti la nostra tecnica é vedere cosa mangiano gli altri e indicare il piatto. Il cibo rappresenta per noi una grande svolta, la varietà ci stordisce, eravamo abituati ai café nella steppa kazaka che offrivano solo uova fritte a colazione, pranzo e cena. L'atmosfera cittadina sembrerebbe rilassata se non fosse per i controlli con metal detector ovunque e i carroarmati agli angoli delle strade... Lasciata Urumqi pedaliamo i cento chilometri che ci separano da Turpan, città sulla Via della Seta, famosa per le sue vigne nel deserto.
Attraverso un sistema di canali sotterranei scavati a mani nude gli abitanti sono riusciti a portare l'acqua delle montagne fino a qui e a creare questa bellissima oasi. Gli abitanti sono per la maggior parte musulmani e vivono delle coltivazioni di uva che viene seccata in apposite case di argilla perforate. Visitiamo le rovine dell'antica città di Jiaohe. Lasciamo lo Xinjang e raggiungiamo la regione del Gansu dove visitiamo le bellissime grotte buddiste di Mogao, a Dunhuang e il gigantesco Budda dormiente di Zhangye. Purtroppo in Cina ogni cosa é a pagamento e spesso non é così economica quindi abbiamo dovuto fare delle scelte tra cosa visitare e cosa tralasciare. Nei pressi di Zhangye andiamo a visitare le montagne colorate, nel parco geologico nazionale del Danxia, uno spettacolo meraviglioso.
Finalmente lasciatoci alle spalle lo sconfinato deserto cinese saliamo sulle montagne della regione del Qinghai, abitato da mongoli, kazak e tibetani. Fino ad ora non abbiamo incontrato molti cinesi in Cina. Vediamo per la prima volta gli Yak. La salita é dura ma senza forti strappi e la temperatura ci aiuta, siamo a 3000 metri e ci sono all'incirca 10° durante il giorno. Attraversiamo tre passi tra i 3500 e 4000 metri, arrivati all'apice le bandiere colorate buddiste ci aspettano. Siamo felicissimi di essere quassù. Scendendo dalle montagne, quasi arrivati alla capitale del Qinghai, lungo la strada cercano di venderci qualcosa.
Crediamo si tratti di cibo ma si tratta invece di Caterpillar Fungus, sono vermi uccisi da un fungo letale che esce dalla loro testa. Una volta seccati vengono mangiati e pare curino qualunque cosa, dai problemi sessuali al cancro. Sono costosissimi perché si trovano solo in maggio al di sopra dei 3000 metri d'altezza. Poi succede quello che non avevamo assolutamente previsto, arrivati ad una quarantina di chilometri da Xining, capitale del Qinghai, nella cittadina di Datong, veniamo fermati dai militari che ci dicono che non possiamo attraversare la zona in quanto proibita agli stranieri. Non potevamo saperlo, avevamo anche chiesto alla polizia dove potevamo estendere il visto e ci avevano detto che qui non c'erano problemi... ci sequestrano bici, passaporti e macchine fotografiche per controllare se siamo spie o meno. Siamo in arresto! Per sapere com'é andata a finire leggi qui. Rilasciati dopo una settimana, ci viene negata l'estensione del visto, ormai prossimo allo scadere.
Ci troviamo nel mezzo della Cina e non abbiamo altra scelta se non quella di prendere un treno di 35 ore per raggiungere la costa, a Qingdaoi, e prendere un traghetto per Incheon, in Corea del Sud. Arriviamo squattrinati dopo aver speso tutto per pagare l'ostello degli arresti domiciliari, il treno ed il traghetto. E ci troviamo nel posto più caro visto fino ad ora. Per fortuna troviamo ospitalità, passiamo una settimana a Seul, città bellissima. Qui almeno il 70% delle donne ed il 30% degli uomini ammette di aver fatto ricorso alla chirurgia plastica ed in effetti si somigliano tutti. Finalmente, arrivati i denari dell'appartamento affittato in Italia, partiamo verso la costa ovest, quella non turistica, che si rivela una sorpresa. Saltelliamo da un'isoletta all'altra, a volte prendendo traghetti che non sappiamo bene dove vadano. Pedalare in Corea é facile, in città ci sono piste ciclabili ovunque ed in campagna é molto semplice imboccare strade alternative a quella principale dove passano pochissime auto. La campagna é bella e verde, piena di campi di riso, di peperoncino (di cui qualunque piatto coreano non può fare a meno) e di colline boscose. Il mare, quando la marea é bassa, si ritira per centinaia di metri e i coreani ne approffittano per catturare i pesci del fango e altre creature marine. Il paesaggio é costellato di centinaia di isolette. Campeggiare é facilissimo, ci sono gazebi in legno ovunque, i coreani campeggiano spesso e non c'é nessun problema se si pianta la tenda da qualche parte, ci é anche capitato che al mattino ci portassero caffé e biscotti...
Tra qualche giorno sarà online la seconda parte del viaggio in bicicletta di Daniele ed Elena in Asia... non perderlo!
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