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Incontro con Harry Wu
Downwind Photographers
 
 
Un paio di settimane fa era a Trento (e Volano) un personaggio che in pochi probabilmente conoscono: Harry Wu. Ex-professore di geologia all'Università di Berkeley negli Stati Uniti, Wu lega però maggiormente la sua storia alla madre patria, la Cina. Nato a Shanghai nel 1937 egli venne rinchiuso in un Laogai all'età di ventitrè anni, quand'era uno studente, dopo essersi limitato a dichiarare che il comunismo cinese non rispettava gli individui. Condannato all'ergastolo (come il padre ed il fratello) come controrivoluzionario solo perchè non appartenente alla classe operaia, Wu venne rilasciato dopo diciannove anni e dal 1992 si dedica alla divulgazione ed alla denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cina ed in particolare nei Laogai.
Vediamo allora cosa sono i Laogai: letteralmente Laogai significa Laodong Gaizao Dui e cioè Riforma attraverso il lavoro. Introdotti sotto il regime di Mao per rinchiudere dissidenti politici e nemici del partito, tutt'oggi questi campi di lavoro continuano a prosperare e ad avere un forte impatto sull'economia cinese, garantendo al governo una forza lavoro a costo praticamente nullo. Il numero di campi di lavoro (Laogai) presenti in Cina è considerato un segreto di stato e quindi non si può sapere con certezza quanti siano questi lager moderni. La Laogai reserch foundation di Harry Wu che si occupa della diffusione di notizie relative ai Laogai ed ai diritti calpestati in Cina, pubblica una sorta di catalogo dei Laogai di cui è a conoscenza e dall'ultima edizione del 2008 risultano presenti sul territorio cinese ben 1422 campi Laogai attivi. Attraverso una parte di queste strutture, i Laojiao (rieducazione attraverso il lavoro), il governo cinese ha creato una sorta di detenzione preventiva tramite la quale può imprigionare dissidenti politici, religiosi o quant'altro, senza alcun tipo di processo, fino a tre anni. Il principale scopo dei Laogai è di tipo economico: molti di questi campi producono oggi articoli e prodotti che vengono esportati e venduti sui mercati internazionali, rendendo il partito comunista cinese il miglior partner immaginabile per un'azienda intenzionata ad investire capitali nella repubblica asiatica. Ogni Laogai, di norma, possiede due nomi: il primo è quello della prigione mentre il secondo è quello dell'impresa commerciale che lucra su questa forza lavoro a costo nullo! La condizione delle persone incarcerate nei Laogai è a dir poco orribile: si lavora fino a sedici ore al giorno, riposando e dormendo poi sul pavimento con un rancio degno dei peggiori lager nazisti. Torture e punizioni inumane sono all'ordine del giorno così come pene capitali per reati minori. Spesso tali condizioni portano i detenuti al suicidio.
Oltre all'attività di divulgazione e condanna dei Laogai, la fondazione di Wu si occupa in generale dei diritti umani non rispettati in Cina:
  • le persecuzioni religiose, soprattutto contro le minoranza come i Falun Gong (misto di buddhismo, confucianesimo e taoismo) ed i buddhisti tibetani (sono di questi giorni le atroci immagini dei monaci tibetani che, disperati a causa delle continue vessazioni subite, si danno fuoco per strada immolandosi per attirare l'attenzione del mondo sull'illegittima invasione cinese del Tibet);
  • la meschina politica del figlio unico, attraverso la quale viene innanzitutto richiesto un permesso speciale del governo per potersi sposare ed avere un figlio. A qualsiasi trasgressore che venga scoperto dai funzionari del governo viene sottratto ed ucciso il bambino. I membri di Laogai foundation italia presenti all'incontro a cui ho assistito a Volano, portarono come esempio quello di una ragazza a cui vennero richiesti i soldi per la sepoltura del cadavere del bambino appena partorito ed ucciso dai poliziotti.
  • il traffico di organi, fiorente sbocco economico derivante dalle migliaia di esecuzioni capitali che ogni anno vengono perpetrate in Cina. Si stima che il 95% degli organi presenti sul mercato internazionale provenga dai corpi dei condannati a morte cinesi, derubati senza il consenso delle famiglie o costretti a firmare il consenso prima dell'esecuzione.
  • le esecuzioni capitali che in Cina ancora oggi sono migliaia ogni anno (si stima tra le 5000 e le 10000), spesso a seguito di processi sommari e approsimativi. Se nel 1989 i reati puniti con la pena capitale erano venti, oggi sono sessant'otto: si va dalla frode fiscale alla violazione di quarantena se ammalati a molti altri...una lista lunga e senza alcun senso.
Insomma, la Laogai Research Foundation compie un'opera improba e difficile ma si può dare una mano divulgando e portando a conoscenza il maggior numero di persone delle condizioni di lavoro e delle continue violazioni di diritti umani in Cina. Per scoprire di cosa si occupa la fondazione, avere maggiori informazioni sui Laogai e sulle altre atrocità cinesi potete visitare il sito italiano Laogai.it.
 
 
Ultima modifica: 03 Giugno 2024
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Leo

Viaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide Dolomiti del suo Trentino, sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, dopo un anno di Working holiday in Australia e dieci mesi in bici nel Sud est asiatico, ora sogna la panamericana... sempre in bici, s'intende!

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