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Coast to Coast usa in bici
Andrea Tozzi
 
 
"Get your motor runnin' Head out on the highway Looking for adventure In whatever comes our way" le note di Born to be wild degli Steppenwolf rimbalzano per la stanza senza controllo.  Sono giorni che penso a quale grande itinerario trattare sul sito ma ho poche idee e troppo confuse... non ne vengo a capo.  "I like smoke and lightnin' Heavy metal thunder Racing in the wind" come ho fatto a non pensarci prima? Easy Rider, la Route 66, il Coast to Coast USA... ecco l'idea giusta anche se mi mancano i protagonisti che l'animeranno!
Girovagando sul web mi imbatto quasi subito nell'avventura coast to coast in bicicletta di Andrea, un ragazzo toscano molto disponibile...
Gli propongo un'intervista sul suo viaggio in bici d'America lungo le strade d'America, accetta con entusiasmo!!! Il nostro viaggio on the road può iniziare...

Ciao Andrea come è nata l'idea di percorrere oltre 5000 km di Coast to Coast USA in bicicletta?

 
Non esiste altro paese al mondo, in cui la strada è al tempo stesso elemento fondante, protagonista e testimone della vita di una nazione, in modo così forte come lo è per gli Stati Uniti d'America. Su quelle poetiche strisce di bitume scorrono il successo e il fallimento, i sogni e le speranze di un popolo senza radici che non si ferma mai. Oltre a questo affascinante filo conduttore, l'idea di attraversare l'America su due ruote viene dall'affinità che sento da sempre per la filosofia di vita delle sue genti. Un paese in cui l'ambizione, la capacità di sognare in grande e di osare non sono cose fuori dall'ordinario, o addirittura di cui vergognarsi come qualche volta accade a casa nostra, ma cose che fanno parte del dna americano.
Dell'America non prenderei tutto perchè oltre alle sue glorie, come ogni paese, è pieno di difetti. Ma come persona che ha basato la sua vita sul concetto di merito e sul cardine della responsabilità individuale, adoro la sua forza prorompente e la sua "Yes I can attitude".
Sono un italiano fiero di esserlo ma in questo senso molto anomalo e l'America, decisamente, è un pò come la mia seconda casa.
 

Con che bici hai viaggiato e quanti chili trasportavi?

 
Il coast to coast americano è stato un viaggio rivoluzionario sotto il punto di vista delle scelte tecniche. Molto lontana dalle pesanti bici touring con cui di solito si affrontano questi lunghi viaggi, la mia Eastern Arrow, la Peugeot CS01 Sport che mi ha accompagnato dal Pacifico all'Atlantico, è una bici stradale pura in carbonio ed alluminio, del peso di soli 7.9 kg. Sulla stessa linea della bici, anche il peso del bagaglio è stato limitato a soli 22 kg.
Per la consistenza e la lunghezza del viaggio è stato tutto ridotto all’essenziale e questo, in termini di velocità e tempi di percorrenza, ha decisamente cambiato le carte in tavola. La Peugeot TransAmerica è stata l’esatta trasposizione della mia visione di bicicletta, in questo momento.
Dall’inizio del 2013 ho infatti abbracciato l’Ultracycling e anche la mia visione di cicloturismo non poteva sottrarsi a questa evoluzione personale.
 
 

Hai mai avuto difficoltà fra una sosta e l'altra a trovare un posto dove fermarti a dormire?

 
I territori degli stati di Washington, Montana e North Dakota sono spazi selvaggi e desolati ed è capitato piu' di una volta di dover dormire in tenda. Più spesso, quando non ho pernottato al chiuso, è stato perchè i motel e i lodge erano pieni. In generale però, a patto di dover coprire talvolta distanze considerevoli, direi che delle sistemazioni per la notte si trovano sempre.
Consiglio comunque di avere con sè una tenda e un sacco a pelo, da usare magari in casi di emergenza.
 

Qual è stata la tappa più dura del tuo viaggio in bici Coast to Coast e quale la più bella?

 
5359 km e 40 tappe, una più intensa dell’altra. Difficile fare una graduatoria della più dura anche perchè alcune sono state impegnative per motivi completamente diversi. Penso al caldo del deserto che ti toglie le energie e che ti stordisce, penso alle migliaia di cunette della Pennsylvania, che senza dare alcuna tregua bruciano i muscoli e minano l’entusiasmo. Se però dovessi dirne una direi la tappa 37, da Mercer a Clearfield, in Pennsylvania appunto. Una lotta autentica e senza esclusione di colpi. Vuoi sapere la tappa più bella? L’ultima. E non perchè appunto fosse l’ultima, ma perchè arrivare davanti all’Atlantico ed avere come premio lo Skyline di New York City, è una cosa che non può lasciare indifferente.
Sono momenti che valgono una vita e la mia si basa su questo. Da sempre.
 

Prima di questo avevi già affrontato altre avventure a pedali?

 
Sono un viaggiatore appassionato da sempre ma è nel 2010 che ho abbracciato la bici per la prima volta. Prima di allora neppure avevo una bici.
Ho debuttato in Austria sulla ciclabile del Danubio, il must di iniziazione che mi ha fatto capire quanto questo mezzo potesse conciliarsi con il mio amore per il Mondo, lo Sport e l’Avventura. Nel 2011 invece, ascoltando la mia impazienza e onestamente, senza neppure avere l’esperienza necessaria per un viaggio del genere, ho affrontato la Carmignano - Caponord. 4467 km che separano casa mia, nelle colline toscane, dal circolo polare artico, in Norvegia. Nel 2012 replico con un altro grande viaggio, stavolta nell’emisfero australe, e mi butto in quella terra colore rosso famosa per chiamarsi Australia. 2013 ecco la TransAmerica e poi...
 
 
 

Cosa significa per te viaggiare in bicicletta?

 
Significa vivere la vita che vorrei. Una vita fatta di libertà e senza compromessi. Una vita di grandi progetti e di sogni da realizzare.
Molte persone pensano che una vita del genere sia una vita egoistica, forse hanno ragione. Io invece penso che non sia una questione di egoismo ma in realtà di giocarsi questa unica opportunità che abbiamo, facendo quello che portiamo, realmente e profondamente, dentro il nostro cuore.
Non voglio avere rimpianti di nessun tipo e tutto quello che mi viene in mente, nei limiti delle mie possibilità e capacità, lo metto in pratica. Sempre.
 

Ci dici tre aggettivi che secondo a te calzano a pennello con il Coast to Coast negli Usa?

 
Fotogenico, profondo, autentico.
 

Hai incontrato altri cicloviaggiatori sulla strada? Di che nazionalità?

 
Non molti, e quasi sempre anglosassoni. Australiani, inglesi e americani, su questo, sono di un'altra tempra. Da viaggiatore solitario ti posso dire che italiani che viaggiano in autonomia e in solitaria come me, su distanze e viaggi di questa portata, non se ne vedono, non ne ho mai incontrati. Qualcuno ci sarà ma io non li ho mai visti. In tutta onestà, in questo contesto, è il senso dello stile e del bello che ci frega. La nostra innata mania di essere sempre i più belli e simpatici, lo dico sorridendo perchè questa è una cosa di cui andare fieri, nel mondo dell’Avventura è però un limite.
Per fare avventure autentiche bisogna anche un po' sporcarsi le mani e bisogna uscire da quello che si è o si fà a casa. Gli anglosassoni sono più, passami il termine, allo stato brado. Non significa necessariamente lasciarsi andare o andare in giro sporchi come pensano in molti (loro lo fanno), per me significa essere reattivi, pronti a cavarsela in ogni situazione e affrontare le paure con una tenacia che gli italiani spesso non hanno perchè viaggiano in gruppo e sono meno sicuri di fronte al mondo. Noi fuggiamo troppo spesso da tutto ciò che non è organizzato, sicuro, privo di imprevisti, mentre gli anglosassoni li considerano il sale.
 
 
 

Secondo te perchè gli italiani viaggiano poco in bicicletta? (Anche se bisogna ammettere che il numero dei cicloviaggiatori italiani stà aumentando di anno in anno!!!)

 
C’è un bel trend in atto, che spero potrà continuare e anzi crescere ancora di più. Ci sono molti motivi per cui siamo meno abituati alla bicicletta e alcuni, inutile negarlo, tremendamente autentici e reali. Anzitutto le nostre strade non sono sicure come quelle di altri paesi europei. Ho letto, rimanendone positivamente impressionato, che da pochissimo nel nord europa sono già operative le “autostrade per biciclette”. Questo la dice lunga su quanto davvero una società voglia cambiare e quanto sia pronta ad investire, anche in termini economici, su una scommessa verde e soprattutto salutare come la bicicletta.
 

Quale sarà la meta del tuo prossimo viaggio?

 
Io e il mio Partner Peugeot Italia stiamo lavorando a dei ritmi ai limiti dell’umano, per un progetto che corona forse il mio sogno più grande.
In questi anni di viaggi e di avventure è stato come avere tra le mani i pezzetti di un bellissimo puzzle, adesso è ora di unire questi tasselli e di vederne il risultato in un contesto diverso e incredibilmente avvincente. Il Peugeot World Tour 2014-2015 è uno di quei progetti che per numeri, portata ed impegno, sotto tutti i punti di vista, può essere paragonato ad Overland. Vi ricordate quelle magnifiche carovane con i camion color arancio? Presenteremo il progetto tra poco e sono sicuro che sarà un successo. Buona strada a tutti voi.
Andrea Tozzi
Attenderemo con estrema curiosità il prossimo viaggio in bici di Andrea, nel frattempo potete dare un'occhiata al blog che ha tenuto durante il suo Coast to Coast in bicicletta!
 
 
Ultima modifica: 03 Giugno 2024
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Vero

Correva l'anno 1983: anch'io vidi per la prima volta la luce del sole estivo e sorrisi.  Nel 2007 ho provato per la prima volta l'esperienza di un'avventura a due ruote e, da quel momento, non ne ho potuto più fare a meno... nel 2010 sono partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la nostra prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, Il Sudafrica e Lesotho... e il #noplansjourney...

Se non siamo in viaggio, viviamo sul lago d'Iseo!

Su lifeintravel.it trovi tutti i nostri grandi viaggi insieme (e non)!

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