Il 26 Marzo si è tenuto a Roma il Bike Summit 2019 durante il quale è stato presentato il 1° Rapporto Isnart-Legambiente, Cicloturismo e cicloturismi in Italia 2019. Il documento descrive un settore in forte crescita ma sottolinea anche l'esigenza di un consolidamento e coordinamento istituzionale per garantire maggior sicurezza e valorizzazione dell'immenso patrimonio stradale italiano adatto ad essere utilizzato dai cicloturisti.
Cicloturismo in Italia: numeri da paura
Si è svolto ieri a Roma il Bike Summit 2019 e durante l'evento è stato presentato, come detto, il 1° Rapporto Isnart-Legambiente sul cicloturismo. I dati che emergono sono confortanti, almeno in chiave generale. I numeri più eclatanti che si possono estrapolare dal dossier sono quelli relativi alle presenze (intese come "numero delle notti trascorse dai clienti, italiani e stranieri, negli esercizi ricettivi e nelle abitazioni private nel periodo considerato. I valori numerici [...] non devono essere intesi come arrivi turistici che indicano il numero di clienti ospitati negli esercizi ricettivi"), per cui nel 2018 si sono registrate 77,6 milioni di presenze turistiche, pari all’8,4% dell’intero movimento turistico in Italia e quelli relativi ai ricavi di 7,6 miliardi di euro annui solo per ciò che riguarda il cicloturismo.
Il rapporto raffronta i dati del 2018 con quelli del 2013, sottolineando una crescita del cicloturismo del 41%, quasi 4 volte superiore al tasso medio di crescita dell’intero movimento turistico in Italia (+11%). Più evidente è il boom del cicloturismo negli ultimi anni se si considera il confronto con il settore specifico del
turismo attivo o sportivo (+5,7% in termini di presenze) che è cresciuto meno della media nazionale e comunque assorbe una fetta del 18% del totale. In quest'ottica, si evince che
quasi la metà dei vacanzieri attivi fa un uso frequente della bicicletta per svolgere attività fisica in connessione con la conoscenza e scoperta del territorio.
Cicloturisti e turisti ciclisti
Nel documento si individuano "due raggruppamenti che si differenziano per l’intensità di utilizzo della bici e più in generale per la diversa modalità di organizzare e di vivere la vacanza: il “cicloturista” in senso stretto, che considera la bici un vero e proprio mezzo di locomozione per vivere la vacanza in una determinata destinazione, ed il “turista ciclista”, cioè il turista che durante la vacanza fa escursioni in bici o si dedica al ciclismo, per il quale la bicicletta è intesa soprattutto come mezzo episodico per svolgere un’attività fisica e sportiva". Si stimano 21,9 milioni di presenze in Italia di cicloturisti puri, pari al 2,4% del totale nazionale e 55,7 milioni di turisti ciclisti. È evidente che coloro che portano la bici in vacanza e la utilizzano sporadicamente sono la maggioranza e le presenze di quest'ultimi sono aumentate del 51% rispetto al 2013.
Cicloturisti del sud, vacanze al nord
Altro passo interessante del dossier è quello relativo alla geografia del cicloturista italiano.
Tra le principali regioni di partenza dei cicloturisti e dei turisti ciclisti figurano diverse regioni del Centro Sud (quasi un quinto dei cicloturisti dichiara di provenire dalla Campania, seguita da Lombardia e Lazio) quasi a prefigurare, oltre al movimento Nord-Nord, un altrettanto significativo flusso Sud-Nord considerando che le le principali destinazioni di soggiorno sono tutte collocate nell’area settentrionale del paese (Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Toscana).A differenza dei turisti attivi e dei turisti ciclisti (per i quali primeggiano Trentino e Veneto) le principali regioni di destinazione dei cicloturisti sono la Toscana e l’Emilia Romagna cui si indirizza in complesso due terzi dei flussi totali. La Germania è in tutta evidenza il principale mercato estero di origine di flussi interessati alla vacanza attiva, seguita da Francia, Stati Uniti e Regno Unito.
Non solo belle notizie
Il rapporto di Legambiente è un condensato di ottimismo e devo ammettere che è stato un piacere leggere quelle pagine. Non mancano però le criticità, come sottolineano gli autori: Anche in Italia il cicloturismo sta prendendo piede, nonostante l’organizzazione per accogliere questo tipo di turismo sia ancora insufficiente. Nel nostro paese, infatti, non si pedala così tanto quanto in altre nazioni europee: sono stimate circa 440 bici ogni 1000 abitanti, mentre nei Paesi Bassi o in Germania il rapporto è quasi 1 a 1.
Inoltre la sicurezza sulle strade è tutt'ora un'urgenza: le infrastrutture presenti non sono pronte ad accogliere tutto il flusso turistico che il nostro paese attrae e se non si risolverà tale criticità altri territori e paesi eroderanno la fetta di questo mercato, così come già successo in altri settori.
Dove si informa il cicloturista?
Infine una curiosità che mi fa piacere sottolineare perché tocca da vicino il "lavoro quotidiano" (lo metto tra virgolette perché la passione supera di gran lunga il guadagno che ne deriva) che svolgiamo attraverso queste pagine. I canali di comunicazione che influenzano la scelta del soggiorno sono principalmente due: il passaparola ed
internet che viene considerato da circa il 35% del totale dei cicloviaggiatori.
Puoi leggere o scaricare il rapporto completo di Isnart-Legambiente
a questo link
Un dossier da migliorare
Sia chiaro,
vedo molto positivamente la realizzazione di un documento di questo tipo e sono convinto, per averlo vissuto sulla mia pelle, che il comparto cicloturistico abbia subito un'accelerazione drastica negli ultimi anni. Credo altresì di non poter di certo essere definito
"cicloturismo-scettico", dato che da oltre 20 anni viaggio in bici e da più di 12 gestisco lifeintravel.it con cui promuovo questo splendido modo di viaggiare ed è per questo che mi permetto di sollevare qualche dubbio/critica al rapporto, solo perché la mia formazione tecnica mi impone un approccio rigoroso alle analisi statistiche.
Leggendo il dossier il principale dubbio che mi sorge è relativo al confronto annuale. La percentuale di crescita è basata su dati del 2018 di Unioncamere e del 2013... ma per quest'ultimo anno si parla di "indagini condotte nel 2013" senza riferimenti specifici (o perlomeno io non sono riuscito a trovare la fonte nel documento). Un confronto credibile dal punto di vista statistico va fatto su dati comparabili e, se non dalla stessa fonte, perlomeno da fonti congruenti tra loro.
Altro dato che dovrebbe essere approfondito e sezionato, è quello relativo ai "ciclisti turisti" tra cui possono essere annoverati viaggiatori che portano la bici in vacanza e la usano come vero e proprio mezzo di esplorazione del territorio, ma anche turisti che la portano e la usano anche solo per andare a prendere il pane al mattino o per muoversi all'interno di un villaggio turistico o di un campeggio.
C'è da dire che, con una onestà intellettuale che va riconosciuta, gli autori del dossier stesso specificano che: "La tassonomia descritta, pur non essendo esaustiva del fenomeno indagato, permette di cogliere, per quanto in via preliminare, come il mondo delle due ruote non sia un fenomeno omogeneo ma presenti al suo interno diverse sfaccettature e sfumature. Le informazioni disponibili, per quanto parziali e limitate, consentono di perseguire una serie di obiettivi conoscitivi che dovranno essere approfonditi mediante indagini successive" ed ancora "Non abbiamo ancora strumenti statistici per scorporare adeguatamente i diversi modi di vivere la bicicletta, ma è facile immaginare come chi usi la bici per sport – nei fine settimana, ad esempio - possa anche pensare di viaggiare pedalando per più giorni lungo un itinerario e, in modo quantitativamente più interessante, chi abbia apprezzato le doti di efficienza e di praticità della bicicletta nelle aree metropolitane voglia farne anche il mezzo, se non il fine, di una vacanza nei territori."
Concludendo
Insomma, gli stessi autori sembrano voler sottolineare come questo rapporto deve essere letto come un punto di partenza e non come un punto d'arrivo. Una stima, una base su cui lavorare per ulteriori analisi statistiche. Resta il fatto che questo documento è forse il primo a livello nazionale a tradurre in numeri ciò che il sentore popolare già aveva intuito: il cicloturismo ormai è una realtà forte anche in Italia, nonostante gli investimenti nel settore siano ancora pochi e frazionati! In definitiva si può dire che il cicloturismo in Italia gode di ottima salute e non potrà che migliorare. Punti critici non ne mancano, ma se si lavorerà bene nei prossimi anni, sono convinto che questo settore possa essere un volano notevole per il nostro magnifico paese.
Buone pedalate a tutti!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico