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Periplo di Cuba: l’esperienza del “si può fare senza”
Scritto da Giancy
Ho visto persone vivere il loro quotidiano senza internet;
ho visto bambini senza play station giocare in strada disegnando i riquadri della settimana sul marciapiede e come piattello una lattina di Coca;
ho visto vicini di casa entrare in casa dell’altro con sorrisi e saluti senza preavviso alcuno e insieme farsi un caffè senza mai smettere di chiacchierare;
ho visto gente mangiare riso da una ciotola di cartone ed io volevo quel riso così per me hanno ritagliato un pezzo di cartone ripiegato su se stesso ed ecco per me il cucchiaio che non avevano. L’ho mangiato quel riso e loro erano felici.
Ci sono molte facce di questa Cuba della quale tanti dicono e tutti parlano. Ognuno a modo proprio può raccontarla e dire la sua e ognuna sarà diversa dall'altra perchè Cuba è il luogo dalle molte facce.
Chi la vuole di sole, spiagge bianche e mare cristallino, chi la vive da backpacker spostandosi a bordo dei mezzi di trasporto locali bus, guagua, taxi collettivi, contrattando di volta in volta i prezzi migliori, oppure c'è chi invece la percorre lentamente, controvento, sole in faccia, spesso fuori dalle mete più note e turistiche pedalando sulla propria bicicletta tra i molti "hola amigo", "que tal", "donde eres". È così, in questo modo che io posso e vorrei raccontarla.
Cuba vista dai pedali è una cosa non facile da dimenticare per due sole semplici ragioni: una per quel che mi ha dato, l’altra per quel che da me ha voluto.
Mi ha chiesto di non dimenticare cosa è la fatica fisica per un cicloturista e mi ha chiesto di far presto ad adattare corpo e mente alle condizioni climatiche e alle disponibilità di rifocillarsi sulla strada.
Cuba in bicicletta
Pedalare in un clima tropicale richiede le stesse valutazioni preventive di una pedalata al freddo nord, anzi, qualcuna in più. L'appagamento di fame e sete è all’ordine del giorno per chi sta sui pedali e non avere il carburante sempre comodo a disposizione a volte destabilizza gli equilibri.
Però, dopo aver scoperto che a Cuba è facile trovare in strada, anche in quelle più remote e meno trafficate, quei minuscoli chioschetti o abitazioni, dalle cui finestre aperte, con listini prezzi appesi, i produttori locali vendono i propri prodotti locali, il gioco è fatto. “Pan tortilla”, “pan queso”, “croqueta frita” davvero sono stati un gran sollievo insieme al tanto apprezzato “refresco”, bevanda al succo di frutta tropicale, prezioso sostitutivo all'acqua. Non mi sono mai fatto mancare il loro yogurt sempre fresco e il caffè nei thermos sempre caldo: troppo gustosi al ridicolo prezzo di un peso cubano. Una volta capito che il problema del sostentamento alimentare aveva una sua soluzione ecco acquistata la tranquillità per affrontare una giornata sui pedali quindi… che il periplo abbia inizio!
A Cuba il viaggiatore è sacro
Accidenti non avevo messo in conto che i quotidiani venti spirano per la maggior parte del tempo da est verso ovest e il periplo prevedeva proprio di partire da La Havana verso Santiago. Ogni giorno quel vento caldo, continuo e incessante mi ha riportato alla mente le fatiche islandesi, ma come ogni cicloturista bene sa, sempre, dopo ogni faticosa salita ti aspetta una piacevole e meritata discesa. Le ricompense strada facendo sono state davvero tante, tutte ferme nei miei pensieri e nel mio cuore. Attraversare città affollate, villaggi semiabitati e campagne sperdute non sentendosi mai da solo è un'esperienza che a Cuba ho vissuto. I cubani ci sono sempre, sono con te e vegliano su di te. Ti assistono perchè loro, non so come mai, sanno cosa cerchi, dove vuoi andare e quando vuoi arrivare. Se per caso, inavvertitamente, sbagli strada ed imbocchi la secondaria che non ti porterà mai alla tua meta prevista, stai tranquillo, di lì a poco qualcuno del posto con la propria bicicletta, aglio e cipolla appesi al manubrio, ti raggiungerà per avvertiti che hai appena superato l'incrocio al quale dovevi prendere un'altra strada, anzi fa di più, ti dice di seguirlo. Che sollievo però! Se per caso ti stai avvicinando al famigerato tunnel che divide in due parti l'abitato di La Havana e tu sai bene che quel tunnel è interdetto alle bici e alle moto ma ti ripeti che vedrai il da farsi quando sarò lì, non si sa come, non si sa perchè, ma a 2 km dall'imbocco del foro una motoretta ti raggiunge e il conducente ti invita a fermarti.
Ti ha visto passare stando sulla porta di casa sua e si è reso conto che stavi facendo la cosa sbagliata e allora ha deciso di inseguirti a bordo del suo sidecar rosso e nero, ti ha raggiunto e ti ha spiegato nel dettaglio che per te ciclista c'è un comodo ciclobus appena 600 m indietro il quale, per la ridicola cifra di 1 peso cubano, ti carica insieme alla bici e ti trasporta oltre il tunnel. Che sollievo però!
Cioè voglio dire, a Cuba il turista è sacro sotto ogni punto di vista, sia come fonte di reddito ma, credo prima di tutto, come persona ed essere umano e come tale da assistere, proteggere e in qualche modo farlo sentire a proprio agio.
La sensazione di tranquillità e sicurezza mi ha spesso pervaso dopo le prime esperienze come queste e sono così servite a fugare in me ogni prevenzione e preconcetto che mi ero portato da casa. Ma torniamo un attimo indietro.
Sono arrivato finalmente a Cuba, sono a La Havana. È il momento di affrontare lo shock della città. Uno shock che, appena superato, non sai perchè inspiegabilmente ti coinvolge e un po' ti piace... devi però prima familiarizzare con la “cola” cioè la fila e con la domanda immancabile ad ogni fine fila "chi è l'ultimo?".
CUC e CUP
Cuba è un continuo mettersi in fila per qualsiasi cosa tu o loro abbiate bisogno. La prima che ti capita è in banca. Hai con te euro che devi trasformare in valuta locale, anzi in due tipi di valuta: il CUC per i servizi turistici (1 CUC = 1,08 Euro), e il CUP per gli acquisti con moneta locale (1 CUP = 0,85 Euro). Ti serve una banca, è mattino e fa già molto caldo, indossi una canottiera, dei pantaloncini, infradito e vai alla prima banca quella che ti indicano essere la più vicina. C'è fila all'ingresso, ovviamente. Chiedi chi è l'ultimo, ti metti lì e attendi. Se sei fortunato passa un'ora e tocca a te. Arrivi alla porta di vetro dove la guardia giurata fa entrare una persona alla volta, non di più, ti guarda e con un dito ti indica un mini cartello con tre simboli rossi e barra trasversale nera, il segno di divieto. Non puoi entrare in pantaloncini, canottiera e ciabatte.
Perfetto, abbandoni la fila torni in albergo, ti vesti come in un giorno autunnale a casa tua, ritorni in quella lunga fila che non diminuisce mai, chiedi chi è l'ultimo e aspetti. Attenzione però, sta per succedere qualcosa. Un cubano dall'anima più buona di altri ti chiede perchè tu stia facendo la fila, tu lo guardi e non sai davvero cosa rispondere, fa troppo caldo per ragionare a fondo. Ci pensa lui: ti dice di andare, di non fare la fila, tu sei un turista e non devi fare la fila voi avete la precedenza. Lo guardo, gli vorrei tanto credere ma fatico a muovere i primi passi per superare con vergogna il primo, poi il secondo... mentre lui mi spinge di forza avanti e io, a testa bassa sono di nuovo alla porta di vetro e, incredibile, questa volta entro, prima degli altri. Che imbarazzo!
Se sei entrato in una banca tradizionale hai trasformato gli euro in CUC ma ti servono anche un pò di CUP cioè la moneta nazionale. Con i CUP acquisti prodotti locali da rivenditori locali. Devi andare quindi in un altra banca chiamata Cadeca. Cadeca che vai, fila che trovi. Qui il livello si è un po' abbassato e alla Cadeca tu accedi anche in canottiera e pantaloncini e, anche se sei turista non importa, lì sono tutti uguali. Alla Cadeca cambi poche decine di CUC perchè trasformati in pesos locali diventano una somma che ti gonfia il portafogli che quasi non si ripiega. Ora hai tutto CUC e CUP, non ti manca più nulla. Che il periplo abbia inizio!
Il periplo di Cuba in bicicletta
Esco da La Havana, percorro il circuito del norte destinazione Matanzas che supero bypassando Varadero così raggiungo Cardenas. Come primo giorno è sufficiente: trascorro la notte a Cardenas nella casa dove poi tornerò rientrando ad Havana. Lascio la Carretera del norte per imboccare poco distante la Carretera central, quella che scivola giù dritta verso Santiago. Primissima città di rilevante dimensione è Santa Clara ma, tra l'ultimo villaggio e quella città, la distanza è tanta. Il sole è cocente e faccio frequenti tappe e ad una, la più desiderata sosta, in prossimità di un gruppetto di casette in legno giungo al villaggio di Menoza. Appoggio i piedi a terra, bevo, faccio un respiro e non appena finito si avvicina il cubano di colore che mi chiede se va tutto bene, se ho sete o se ho fame. L'ho guardato e non capivo se fosse vero o meno. Ho risposto che mi sentivo stanco e stavo cercando un posto dove piantare la mia tenda per la notte, un cortile o un giardino per maggiore tranquillità.
I cubani non ti concederanno mai di campeggiare, loro hanno sempre un tetto e un letto da offrirti e così a Menoza trascorro la notte in casa della zia del buon cubano che per festeggiare l'evento organizza una cenetta criolla a casa di una amica. Arrivano altri amici che, uno alla volta, cominciano a riempire la casa e, tutti insieme ballano la salsa. Mi sono disteso su una poltrona stanco e mentre li guardavo divertito ho pensato che tutto questo mi piace molto. Poveri materialmente, ma ricchi, tanto ricchi nell'animo.
Arrivo a Santa Clara dove, all'ingresso della città, un cubano in bici mi affianca e mi guida alla casa particular che lui mi consiglia vivamente. Non ho preferenze se non stabilire il prezzo e la posizione. Le mie richieste vengono esaudite: mi piace la casa, sono soddisfatto, ci salutiamo ma lo rivedrò poi la sera in piazza perchè il paese è piccolo e ci si ritrova sempre, prima o poi. Mi racconta di essere militare e di lavorare per la difesa per la cospicua somma di 12 euro al mese.
Raggiungo, sosto e visito così in sequenza Cienfuegos, Trinidad, Sancti Spiritù per poi ritrovarmi a Ciego de Avila. Il tratto tra Sancti Spiritù e Ciego de Avila è lungo e non riesco a percorrerlo in un sol giorno.
Memore della simpatica esperienza precedente questa volta sono io, curioso, a tentare la sorte. In prossimità di Ciego de Avila, convinto che in città avrei solo potuto trovare case particular, affianco una sorridente signora dal viso simpatico alla quale chiedo dove poter piantare la mia tenda per la notte. Insomma questa tenda da campeggio non riesco proprio a spacchettarla. Di lì a poco sono in casa di Ana e Rafael: casa semplice spartana, una stanza e un grande letto per me, due persone stupende,una cuoca eccezionale, 5 maiali, 2 cavalli e un calesse. Rafael è stato l'amico che mi ha insegnato a tagliare la canna da zucchero nel campo con il machete, a masticarla per estrarne il dolce succo per poi gettarne la polpa. Divertentissimo “sacar cana da azucar”. Grazie Ana e Rafael non dimenticherò il vostro buon cuore.
Voglio lasciare il centro di Cuba e pedalare la caretera del nord dove vedrò un po' di mare e così inverto la rotta e inizio a seguire la costa. Sulla strada faccio sosta a Sagua la Grande fermandomi a casa di un medico di base cubano che lavora al policlinico della sua città. Mi racconta di non essere mai uscito da Cuba perchè non gli è concesso nemmeno per seguire i corsi di aggiornamento presso altre università del mondo.
Città dopo città, villaggio dopo villaggio, il periplo continua e continuano le esperienze.
Raggiungo l’Havana, la supero e giungo a Pinar del Rio e poi Vinales. Sono nella piazza centrale di Vinales e da bravo cubano sono seduto su una panchina senza fare nulla. Si avvicina Ariel cubano rasta. Dice di avermi visto pedalare in città gli piace la mia bici, così iniziamo a conversare. La bici ha in sè questo potere magnetico, un po’ attira e un po’ avvicina, incredibile. Mi chiede quanto l'Italia sia lontana dalla Russia e dove si trovi la Spagna. Mi dice che il suo sogno è sfruttare il permesso di uscita da Cuba per andare a Mosca e da lì, clandestinamente, tentare di uscire dal confine russo per intraprendere il cammino verso la Spagna, sua meta e suo sogno. Lui dice di avere 33 anni e di non essere mai uscito da Cuba. Ariel dice di non conoscere il mondo fuori da questa terra, non ha visto altro che il suo paese, anzi nemmeno tutto... non so che rispondere, però gli elenco uno ad uno i paesi europei che dovrà attraversare per arrivare in Spagna, ma non sembra preoccupato. Il periplo continua il suo percorso fino a toccare nuovamente La Havana dopo avere disegnato sulla mappa un simbolo che pare assomigliare al segno matematico di “infinito”.
Informazioni e curiosità
I cubani e i decibel: il concetto di limite acustico da non superare è per i cubani una pura astrazione. Parlano tra loro in strada con lo stesso tono di voce con il quale si chiamano da un terrazzo all'altro, a volte da una via all'altra. La musica esce da ogni casa e tra loro i suoni si sommano e non capisci più quale sia a piacerti di più;
i cubani e gli autoveicoli: guidano veicoli a 2 o 4 ruote che spaziano dalle silenziosissime motorette alimentate a batteria alle vecchie auto anni '50 prive di ogni tipo di revisione automobilistica e controllo dei fumi di scarico al punto che alcune di loro emettono dallo scappamento nuvole così nere che se non arrivasse una folata di vento a schiarire l'aria soffocheresti.
Capisci di essere diventato un po' parte di loro quando vai per la seconda volta alla stessa "panaderia" per quegli sfiziosi dolcetti ed entrando la stessa signora di ieri ti guarda e ti sorride. Prima che tu parli lei indica il dolce alla crema che ti saresti voluto comprare perchè conosce già i tuoi gusti.
Capisci di essere diventato un po' parte di loro quando camminando per strada il rivenditore di caffè e bibite ti vede passare e ti saluta con un "hola amigo italiano” e tu ti fermi e bevi con lui un caffè.
Capisci di essere diventato un po' parte di loro quando ti siedi alla solita rivendita di cibo creolo e la stessa donna anziana memore di quanto tu avessi apprezzato il suo “arroz y pollo” spontaneamente, appena tu svuoti il piatto, torna a riempirtelo di nuovo ed ecco... siamo diventati amici. La saluto e la bacio, una sola volta sulla guancia, perché i cubani, tutti indistintamente tra loro, si baciano una sola volta sulla guancia.
Ho capito molto di Cuba proprio nelle ultime ore in cui, pronto per il taxi per l'aeroporto, mi sono concesso 2 ore di tempo, da buon cubano, e mison seduto sulla poltrona a dondolo dell'ostello dove vive anche la nonnina arzilla che assiste le nipoti.
Lei, con i suoi 92 anni, mi fa domande di una lucidità incredibile e risponde con altrettanta alle mie. Inizia a raccontarmi di come era la sua città e questo stimola la mia curiosità. Mentre parla faccio due brevi calcoli mentali e mi rendo conto che lei, nell’arco della sua vita, di cose di questo paese ne avrà viste cambiare tante. Lei ha vissuto proprio a cavallo di quegli anni, tra il 1953, l'inizio della rivoluzione socialista voluta da Fidel, fino al Triunfo de la rivolucion del 2 gennaio 1959. Mi dice date precise e con precisione e con arguta intelligenza risponde alla mia banale domanda “era meglio prima o adesso?”. Lei mi dice: “L'assoluto non esiste, in tutte le cose c'è sempre il giusto e lo sbagliato, il bene e il male”.
Si, prima a Cuba trovavi di tutto, c’era ogni cosa tu cercassi perché tutto arrivava dall’America; però è stato a Fidel che ha dato istruzione ai “campesinos” analfabeti e ha trasformato le loro case di paglia in case in mattoni. Lei mi ricorda cose che avevo già sentito dire cioè: a Cuba l’istruzione è gratuita, la sanità è gratuita, la luce ci costa 25 pesos al mese (1 euro)...
Sono anche altre le cose che ho sentito: un cubano in pensione percepisce 10 euro al mese, un lavoratore mediamente dai 12 ai 15 euro.
HASTA CUBA EN BICICLETA SIEMPRE COMANDANTE
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Giancy
Prima di dedicarmi ai cicloviaggi, la bici era, come lo è tutt'ora, il mio mezzo di trasporto quotidiano/urbano. Oggi la bici ha sostituito totalmente l'auto, che ho felicemente venduto. I miei viaggi in bici più recenti sono:
- 2011 Maremma Toscana che mi apre le porte al cicloturismo;
- 2012 Da una costa all'altra Adriatico-Tirreno percorrendo la Liguria;
- 2013 Periplo dell'adriatico 3000 km da casa a casa, da una sponda all'altra di quel mare;
- 2014 Periplo Iberico 4500 km attorno alla penisola passando per i cammini di Santiago;
- 2015 Periplo del Far west 5000 km tra i Parchi Nazionali Americani;
- 2016 Periplo islandese
- 2017 Periplo cubano
- 2018 Madagascar
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico