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Intervista a Alberto Murgia: a Capo Nord in inverno
Alberto Murgia è un giovane sardo e l’anno scorso ha fatto un viaggio pazzesco. È partito da casa, si è pedalato 14.000 chilometri in 6 mesi raggiungendo Capo Nord in inverno e tornando a casa. In questa intervista ci racconta i dettagli, che sono belli succulenti
In questo articolo
- Ci racconti un po’ di te e del tuo rapporto con la bici e il cicloviaggio?
- E poi cosa hai combinato e, soprattutto, quando lo hai combinato?
- Da dove nasce questa idea? C'è una causa scatenante?
- Riesci a descriverci com'è?
- Come è stato organizzare il tutto?
- Dal punto di vista invece dell'allenamento?
- E invece dal punto di vista mentale?
- Qual era la tua routine quotidiana nel Grande Nord?
- Hai incontrato giornate davvero pessime, come le hai affrontate?
- Ma come facevi a gestire le ricariche di tutti gli apparecchi elettrici che avevi?
- Com'è stato arrivare a Capo Nord?
- Gli incontri con le persone
- Questo viaggio ti ha in qualche modo cambiato o segnato? Cosa ti ha lasciato?
- c'è qualche consiglio in particolare che vorresti dare?
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Ciao Alberto, bentrovato.
Ci racconti un po’ di te e del tuo rapporto con la bici e il cicloviaggio?
Sono Alberto, un ragazzo della Sardegna, ho 20 anni e fin dai 16 ho sempre fatto sport all'aria aperta. Dopo dei viaggi a piedi, principalmente in Norvegia e Corsica, ho deciso di provare a viaggiare in bicicletta e partire per questo viaggio a Capo Nord che era il primo vero viaggio in bicicletta dopo un viaggio di 3-4 giorni in Sardegna in bici che non era paragonabile a un vero viaggio in bicicletta.
Ho sempre utilizzato la bici come un mezzo di trasporto anche a casa, per fare commissioni nel paese dove vivo oppure per andare a fare escursioni o arrampicare: facevo sempre l'avvicinamento in bici
E poi cosa hai combinato e, soprattutto, quando lo hai combinato?
Ho avuto l'idea di provare a viaggiare in bici però per renderlo un po' più, come dicevi tu prima, succulento, ho deciso di affrontare il viaggio in inverno perché avendo già fatto esperienze precedenti a piedi nel periodo estivo, fare un altro viaggio in bici in estate non mi avrebbe dato quella carica e quel senso di sfida che cercavo.
Ho deciso di partire per un luogo freddo per scoprire come avrei reagito a quelle temperature e quindi ho deciso di andare a Capo Nord in bici. Sono partito da casa il 2 ottobre per passare tutto l'inverno in Scandinavia. Il viaggio in totale è durato 6 mesi e sono rientrato a fine marzo dopo aver percorso circa 14.000 km per arrivare a Capo Nord e per tornare
Da dove nasce questa idea? C'è una causa scatenante?
Sono sempre stato attratto dal freddo: in Sardegna d'estate io non ce la faccio, sto bene solo d'inverno. Questo viaggio è nato principalmente dalla voglia di vedere come avrei reagito a quelle temperature e vedere com'era perché prima di questo viaggio non avevo idea di cosa fosse un clima veramente invernale. Se vivi nel nord Italia vedi la neve e conosci un po’ quell'ambiente, invece per me era completamente sconosciuto e quindi era proprio la curiosità di conoscere quella situazione. Insomma, è la curiosità che muove noi viaggiatori
Da noi inverno e bici non è un binomio molto apprezzato mentre leggendo il tuo racconto sui Diaries si capisce che nei paesi nordici questo rapporto è un po' differente.
Riesci a descriverci com'è?
Durante tutto l'anno nel nord Europa si hanno sempre piogge, anche d'estate, e gli abitanti sono abituati a uscire con qualsiasi condizione. Per la bicicletta ho notato che nei piccoli villaggi anche lì è un mezzo fuori dal normale, molti non ce l'avevano ed è l’ultimo loro pensiero quello di spostarsi in bici.
Nelle città invece è considerato un mezzo normalissimo e come ho scritto nei Diaries parlando della città di Oulu, c’è una cultura differente. C'era una mappa della città completa con tutte le piste ciclabili ed erano tutte pulitissime, sgombre da neve e segnalate bene, con semafori e piste ciclabili. La presenza di un'infrastruttura così ti fa venir voglia di pedalare. Nelle grandi città anche in inverno si va in bici a scuola o al lavoro e si utilizzano tanto i copertoni chiodati
A proposito di copertoni chiodati, anche tu immagino li abbia utilizzati. Immagino che un viaggio del genere potrebbe diventare anche complicato nella parte organizzativa
Come è stato organizzare il tutto?
La cosa più complicata, non avendo precedenti esperienze al freddo, è stato capire cosa mi sarebbe servito e su cosa avrei dovuto investire di più.
Per questo mi sono preparato nei mesi prima del viaggio e ho studiato sia sui libri che su YouTube: ormai su internet c'è tanto materiale. Ho fatto una lista di equipaggiamento che mi sarebbe servito e che poi comunque ha funzionato perché appunto ho passato alla fine quasi due mesi a preparare il tutto e sono riuscito a trovare tutto. Sono partito con tutto il necessario e alla fine con preparazione e un pizzico di fortuna tutto è andato per il meglio.
Dal punto di vista invece dell'allenamento?
La base di allenamento ce l'ho perché, come dicevo prima, da quando ero ragazzo mi sono sempre allenato quindi non avevo un allenamento specifico sulla bici però ce l'avevo per andare in montagna e in generale sulle gambe, quindi per questo tipo di viaggi bici o corsa o montagna non cambia poi tanto: in viaggio non si fa la prestazione.
E invece dal punto di vista mentale?
Dal punto di vista mentale sicuramente mi ha aiutato avere delle esperienze passate impegnative. Per allenare la mente alla fine è necessario trovarsi in situazioni poco piacevoli e riuscire ad andare avanti, capire come e cosa fare senza andare oltre il proprio limite. Già da casa avevo pensato che questo viaggio fosse un viaggio giusto per le mie capacità, sicuramente impegnativo, un gradino oltre quello che avevo fatto finora ma non eccessivo.
Una cosa che magari spaventa è lo stare da solo però anche questa situazione va superata principalmente a livello mentale e io in questo ambito ero abituato perché da sempre nelle uscite in montagna o negli altri viaggi ero da solo. Per me andare da solo è la normalità quindi per quello non ho avuto problemi
Nelle condizioni estreme bisogna diventare un po' più metodici.
Qual era la tua routine quotidiana nel Grande Nord?
Quello che hai detto è verissimo perché bisogna fare sempre quelle cose, farle in quel modo lì e farle bene. Poi diciamo che se si è a -5°C si ha un margine di errore molto, ma molto più alto rispetto a quando si è a -30°C.
Man mano che le temperature scendevano mi adattavo e cambiavo questa routine. A -30°C bisogna essere proprio metodici, molto attenti perché un errore poi lo si paga.
La giornata tipo era questa: all'inizio mi mettevo anche la sveglia, poi invece dormivo anche 10 ore quando stavo affrontando il periodo più buio, sia per stanchezza ma anche perché preferivo dormire di più e dormivo il tanto necessario per recuperare l'energia, quello che il mio corpo pensava fosse abbastanza. E poi quando mi svegliavo mi preparavo e partivo, a quel punto che fosse luce o buio poco cambiava, perché nel periodo sopra il Circolo Polare Artico c'erano sulle 3 ore di luce al giorno.
Mi svegliavo, facevo colazione, sempre abbondante in modo da non dovermi fermare durante il giorno, poi smontavo la tenda e uscivo dalla zona che avevo scelto e preparato per il campo, perché diversamente da come si fa in estate, per accamparsi in inverno bisogna spalare una piccola piazzola e spalare la strada per uscire.
Ma la cosa a cui bisogna stare più attenti a queste temperature alla fine è la sudorazione, perché se ci si veste troppo e poi si pedala troppo forte, il corpo suda e inumidisce i vestiti. Alla fine della giornata se non si ha un posto caldo dove stare e bisogna stare in tenda, resta tutto bagnato però se sei a -30°C, quell’umidità congela diventa un problema.
Hai incontrato giornate davvero pessime, come le hai affrontate?
Il problema del freddo chiaramente è amplificato dalle condizioni atmosferiche: soprattutto il vento aumenta l'effetto del freddo e diventa più difficile pedalare o accamparsi. Ho trovato le condizioni peggiori nelle aree montuose, quando facevo i passi per scavalcare da un paese all'altro e nello specifico il giorno più duro del viaggio è stato probabilmente quello in cui sono passato dalla Finlandia alla Norvegia.
C'era una zona montuosa, senza alberi perché si sale e quindi diminuisce la vegetazione. Pedalavo su una strada aperta e lì quindi il vento arriva al massimo, ci saranno stati 70 km/h di vento, rigorosamente contro perché di solito è così.
In Sardegna di solito il vento invernale è Maestrale (quindi da Nord-ovest). Io quando stavo rientrando da Olbia verso sud, a casa, ho beccato due giorni di scirocco (quindi da Sud-est)!
Per orientarti, avendo solo 3 ore di luce al giorno, dovevi avere una bella lampada!
Ma come facevi a gestire le ricariche di tutti gli apparecchi elettrici che avevi?
Avevo una luce di quelle che si attaccano al manubrio, abbastanza buona, che durava tanto e poi un paio di frontali come ricambio.
Il sole non c'era, era giusto un po' di luce crepuscolare, però diversamente da ciò che si può pensare, essendo la strada ghiacciata e tutto coperto di neve, quando c'era il sole o la luna e le stelle, riflettevano la loro luce sul bianco e mi è capitato diverse volte di pedalare sulla strada senza luce al buio ma vedendo tutto con il riverbero della luna (è uno dei ricordi più belli del viaggio).
Utilizzavo la luce solo quando non ero sicuro che una macchina mi avesse visto, solo per segnalare la mia presenza. Chiaramente in giornate di maltempo, con il cielo coperto, di notte non si vedeva e quindi usavo un paio di frontali e la luce manubrio. Per ricaricarle avevo un powerbank e mi fermavo nei punti dove potevo ricaricare, principalmente i supermarket.
Quali sono state le emozioni che ti ha trasmesso questa meta?
Com'è stato arrivare a Capo Nord?
Per me Capo Nord era giusto il puntino più a nord della mappa ma non era tanto la meta.
Come si dice: alla fine la meta è il viaggio quindi a me magari ha dato anche più soddisfazione una giornata nel centro della Svezia passata a meno 25 rispetto al giorno di arrivo a Capo Nord. Anche perché il mio era un viaggio ad anello quindi sono arrivato, chiaramente ero felice e soddisfatto di aver raggiunto la metà circa di viaggio, però stavo già pensando al ritorno.
Nel percorso di rientro hai rallentato un po' l'andatura e ti sei goduto ancor più una delle parti più piacevoli di un viaggio in bicicletta
Gli incontri con le persone
Sì, all'andata avevo l'obiettivo di Capo Nord e andavo sempre al massimo con anche giornate da 100-150 chilometri. Poi però arrivato a Capo Nord ho deciso di godermi il paesaggio, il luogo e anche tutte le esperienze che mi poteva offrire la strada.
Al rientro sono stato sicuramente più lento e sono stato ospitato di più perché mi sono fermato più volte nei villaggi e non dicevo mai di no a chi mi offriva ospitalità. Inoltre mi hanno fatto un paio di interviste, anche con una delle TV principali e alla fine erano gli abitanti locali che trovavano me: nei villaggi mi vedevano e mi riconoscevano. Il rapporto con la gente è la parte principale del viaggio, quella che rimane di più
Questo viaggio ti ha in qualche modo cambiato o segnato? Cosa ti ha lasciato?
Questo è stato il viaggio più impegnativo che ho mai intrapreso e anche quello più lungo. Mi ha fatto capire che con la giusta preparazione, studio e determinazione posso riuscire a compiere dei viaggi e a pormi degli obiettivi sempre più grandi. Se prima un viaggio del genere mi avrebbe spaventato, adesso avendo questa esperienza posso osare un po' di più in un successivo viaggio.
Sono più consapevole delle mie potenzialità, sempre ponderando la scelta però sono più sicuro di me stesso e delle mie capacità
Se ci fosse qualcuno che volesse seguire quello che hai fatto tu, cioè affrontare un viaggio invernale,
c'è qualche consiglio in particolare che vorresti dare?
Bisogna essere preparati e non partire da sprovveduti.
Un'altra delle cose che mi ha aiutato è stata la gradualità del viaggio: sono partito dalla Sardegna e salito verso nord piano piano, passando dai 20°C ai 15°C, ai 5°C, ai -10°C fino ad arrivare ai -30°C. Questo mi ha permesso di adattarmi molto meglio rispetto a, per esempio, prendere e catapultarmi a Rovaniemi. Se non si ha il tempo di partire dall'Italia, anche solo partire dalla Danimarca o da Helsinki può essere utile.
Il Nord Europa inoltre per un primo viaggio invernale va bene perché ci sono centri abitati, più che, per esempio, l’Alaska o la Siberia. Qui si è sempre abbastanza vicini a un villaggio e comunque anche il telefono prende e nelle strade c'è un po’ di passaggio: è un clima estremo però il posto non è troppo estremo
Grazie e complimenti per il viaggione che hai fatto e in bocca al lupo per i futuri progetti!
Grazie a te
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!