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Di qui passò Francesco: da Città di Castello a Pietralunga
Scritto da Girumin
Partiamo anche oggi con l’umido grigiore, usciamo dal paese e imbocchiamo la valle che punta verso est. Vorrei passare a salutare Michela e Roberto all’ostello “Che passo” di Candeggio, però non li ho avvisati. Il tracciato passa davanti all’ostello, magari proveremo a bussare. Michela e Roberto hanno costituito un’associazione di promozione sociale per sperimentare stili di vita ispirati a permacultura, sostenibilità, "transizione" e convivialità. Nell’ostello ospitano chi si muove lungo il cammino Di qui passò Francesco...
Sempre più su verso il sole
Siamo all’altezza di Baucca quando un’automobile ci incrocia e si ferma qualche decina di metri dietro di noi. Io inizialmente non ci faccio caso, ma poco dopo sentiamo chiamare, sono proprio Michela e Roberto che mi hanno riconosciuto e si sono fermati, che sorpresa! «Ma…Noi stiamo venendo da voi e voi andate via?». «Oggi non siamo a casa.». Solo due parole di saluto veloce (ci troviamo su una strada stretta in cui si rischia di bloccare il traffico…) e ripartiamo.
Il sole lentamente appare, un pochino appare lui, un pochino saliamo noi di quota per avvicinarci. Dopo il primo tratto sull’asfalto, iniziamo a camminare sullo sterrato seguendo i cartelli verso Candeggio. Man mano che si sale di quota ci guardiamo intorno per ammirare il paesaggio, in cima alla collina possiamo vedere a destra e a sinistra le cime dei dintorni che escono impavide dalle nuvole mentre il fondovalle è immerso nella nebbia.
È uno dei momenti in cui la fatica viene più ripagata dalla bellezza che ci circonda.
L'aria si scalda e riusciamo a togliere lo strato più esterno, giacca o pile, ora possiamo camminare con solo maglietta e un pile. La strada prosegue in saliscendi, davanti alle rovine di una vecchia casa sostiamo per uno spuntino, siamo così rilassati che ci concediamo anche qualche fetta di salame e di formaggio, ma, ovviamente, non possono mancare i fondamentali mandarini: il filo conduttore alimentare del nostro cammino.
Campagne abbadonate, Natura sovrana
Le case abbandonate raccontano la storia dell'abbandono della campagna. Anche i pascoli hanno seguito la stessa sorte da qualche anno e i cespugli e le piante pioniere si stanno riprendendo poco a poco lo spazio sottratto anni orsono. Sono quei terreni nei quali non ci sono ancora alberi ad alto fusto, ma si vede che sono lasciati da poco perché sono spesso pianori con un confine netto con il bosco, aree disboscate per farne pascolo o coltivarle.
Poco per volta la Natura se le sta riprendendo. In molte aree d’Italia le case di campagna sono state comprate da chi le ha ristrutturate e adibite a casa di vacanza, in molti casi si tratta di stranieri. Si tratta però di strutture in zone più accessibili, con strade più comode. Forse con lo sviluppo del cammino qualche casa verrà sistemata e adibita a ostello o B&B. Verso Santiago di Compostela l’afflusso dei pellegrini ha rivitalizzato molte zone, magari anche da queste parti il cammino potrà dare un suo contributo... Raggiungiamo Candeggio dove ci fermiamo per un’altra sosta sotto il sole, quando fa più freddo non è sempre piacevole sostare a lungo! Proseguiamo verso Pietralunga, anche se la strada è ancora lunga, il sole pian piano scende verso l'orizzonte e noi sappiamo che arriveremo al buio, ma camminiamo su una strada sterrata poco trafficata e non corriamo rischi. Accendiamo le torce frontali per farci notare e controllare carta e indicazioni. Siamo in vista di Pietralunga, che però si trova sul versante opposto della valle. La strada che stiamo percorrendo è parallela alla valle e se continua ad avanzare in questa direzione mancherà ancora parecchio, però mi sembra di ricordare che forse c’è una deviazione, un sentiero, che porta verso sinistra. Non ne sono sicuro, ma proviamo a cercare e scrutiamo ogni possibile inizio di sentiero. «Forse è questo? No, non prosegue.». «Forse è questo? Sì, c’è il Tau sull’albero, andiamo giù di qua.». Ancora una manciata di metri e arriviamo al centro abitato. Anche oggi incontriamo il negozio di alimentari poco prima della meta e ne approfittiamo per uno snack/aperitivo. Stasera ceniamo in maniera “tradizionale” con pizza e birra, ci concediamo di dissetarci adeguatamente, tanto non dobbiamo guidare…
Girumin continua a raccontarci il suo Cammino Di qui Passò Francesco, in questa quarta tappa i nostri camminatori raggiungono Pietralunga.
Se vi siete persi la terza tappa del Cammino da Sansepolcro a Città di Castello, leggetela qui!
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Girumin
La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.
Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.
Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.
Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico