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Viaggio in bici con Graziella | Spoleto dalle montagne

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In un luogo come la Romita ogni pietra è diversa dalle altre, ogni pietra ha una sua forma, una sua identità e un suo motivo di essere.
Ogni pietra manifesta le cure che le sono state riservate e che lei restituisce. Ogni pietra è stata cercata, raccolta, lavorata, confrontata con altre e poi messa in posizione, messa nel punto in cui poteva dare il meglio di sé. Qui i ritmi di vita sono naturali e seguono i tempi del sole e della notte. La Romita è un luogo nato per la meditazione, un posto in cui ogni gesto si fa al ritmo del respiro, con cura e dedizione. Non c’è tempo per la fretta...
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Questo racconto fa parte del diario di viaggio a puntate scritto da Giancarlo Cotta Ramusino (in arte Girumin) che viene pubblicato in queste settimane. Potete leggere tutti i racconti già pubblicati nell'apposita sezione Viaggio con la GOAT.
 

L'energia della Romita di Cesi

È un luogo che si lascia a malincuore. Senti la fatica del partire, qualcosa ti dice di restare ancora un po’, per andartene devi vincere una forza che ti frena. Anche un gesto banale come sistemare la ruota bucata sotto il sole del mattino si fa con uno spirito diverso.
Ti rendi conto che non puoi limitarti a cambiare una camera d’aria, ma che ogni tuo gesto deve avere un senso, che anche la macchina che ti porta in giro merita delle cure. Le cure di chi sa che il mezzo è a servizio dell’uomo e gli consente di conoscere ed esplorare.
La meta di oggi è Spoleto, potrei passare da Acquasparta scendendo lungo la strada di ieri, ma preferisco andare verso Marsciano.
Parto spingendo senza grossi problemi, ma dopo qualche centinaio di metri riappare l’incubo della salita.
Se ero in cima e sto scendendo... perché devo andare in salita? Vabbé. Insisto, spero che il tratto impervio sia breve, ma basta poco per capire che la mia è una flebile speranza. Decido allora di impostare il mezzo in configurazione da montagna. Sgancio bici e carrello, piego in avanti le aste di traino del carrello e le sistemo in posizione. Ruoto le aste di traino in avanti, le fisso con aste di triangolazione per trainarlo grazie alle bretelle che partono dalle aste di traino e si agganciano alle spalle. Comincio a portare, uno per volta, il carrello e la bici. Spesso riesco a portarli entrambi tirando il carrello agganciato alle spalle, se caricassi la bici sul carrello temo che lo farebbe pesare troppo, inoltre portando la bici a spinta faccio solo la fatica di spingere e non quella per tenere in equilibrio il carrello. Capita anche di dover far scendere il carrello come se fosse una carriola, tenendolo dall’alto e controllando la discesa centimetro per centimetro. Può sembrare banale far scendere un carrello in discesa, ma non basta accompagnarlo e tenerlo un po’ per mano, perché comunque lui va da solo. Proprio perché lui da solo ci va eccome; eccome se ci va! Ci va più che volentieri, ma va dove vuole lui, non dove vuoi tu! Tira parecchio in discesa, tira di brutto e se non lo tieni non sai dove va a finire! Dove andrà a sfracellarsi!graziella a tiro
Basta poca pendenza per aumentare la forza, non mi fido a tenerlo da sotto perché se mi scivolasse un piede il carrello mi si ribalterebbe addosso. Non posso tenerlo da sopra perché non riuscirei a vincere la forza che tirerebbe verso il basso. Provo a tenerlo di fianco, insomma, provo tutte le posizioni, ma non ce n’è una che vada bene! In alcuni punti la strada è veramente devastata, ci sono spesso buche tanto profonde da poter appoggiare la bici con i pedali e farla stare in piedi come si fa con il cordolo dei marciapiedi.
Sono su una strada di montagna, spesso è così malconcia che per farle un complimento la si potrebbe chiamare sentiero, ma anche il termine “torrente” suonerebbe bene. Ovviamente, lo sanno tutti, in montagna si va con gli scarponi! Si sta attenti a dove si mettono i piedi e magari si usano pure i bastoncini che aiutano a sostenersi. Io invece no!senza carrello
 

Arrampicarsi in montagna... con la Graziella

Il sentiero è ripido e devastato, la bici e il carrello mi tirano da una parte e mi spingono dall’altra e io ho indosso dei sandali consumati...
Meglio che non lo dica troppo in giro. Anche in questo caso sarebbero stati utili i blocchi anti-indietro delle ruote. Bisogna accettare il punto di equilibrio, non si può avere tutto, più cose ci sono più pesano, più si rompono ecc. Però devo riconoscere che avrei dovuto prevederli, lo farò per la prossima edizione del carrello che sarà più versatile, avrà i freni e potrà montare ruote più grandi. Vado avanti parecchio, la strada sembra non finire mai, ogni tanto provo a mangiare delle bacche di Corniolo, ma non è ancora maturo, mi accontento di qualche mora.il cielo e sempre piu blu
Arrivo all’asfalto verso le tre del pomeriggio, c’ho messo quasi cinque ore per fare pochi chilometri. Alla fine della strada vedo il classico cartello del cantiere che indica quanti soldi sono stati stanziati per il territorio, mi domando se siano stati spesi per questa strada, spero di no, ma temo di sì. Mi fermo e riporto la Goat in configurazione da bici carrellata. Rimetto in posizione da riposo le aste di traino e riaggancio il carrello alla bici. Si ferma un’auto guidata da un anziano signore che mi guarda dal finestrino: “Che fai???”
“Vado in giro per il mondo”
“Ahhhh, bravo, bravo...”.discesa impervisa
Tutti sanno che gli anziani si piazzano davanti ai cantieri, agiscono spesso in squadra perché l’unione fa la forza. Quando sono soli danno un’occhiata timida ai lavori ed esprimono solo smorfie di disappunto, ma quando si coalizzano si esprimono anche a voce e con gesti plateali. Talvolta però si trovano davanti a qualcosa di nuovo e capita che restino spiazzati senza più sapere come reagire; o se ne vanno o esprimono comunque un po’ di disappunto, a volte poco a volte tanto. Magari senza motivo, così... di principio, perché in quella cosa nuova c’è sicuramente qualcosa che non va!

Verso Spoleto

Mi rimetto in sella e arrivo al primo paese, entro in una strada sterrata ampia e molto bella che mi porterà vicino a Spoleto. Vi consiglio di passarci. Vedo camminare verso di me due pellegrine, sono due signore tedesche che stanno seguendo il cammino: “Di qui passò Francesco”. Sono partite da Assisi e vanno verso Poggio Bustone. Raccomando loro di passare dalla Romita di Cesi, parliamo un po’ delle strade e dell’ospitalità nel cammino che le attende. Arrivo vicino a Spoleto, è abbastanza presto, mi fermo a prendere da mangiare. Entro nel minimarket e parlo con uno dei titolari. Paragono la fantastica Goat con le bici ultramoderne esaltando gli innumerevoli vantaggi del mio supermezzo.verso spoleto
Apprezza molto la mia scelta, ma è un po’ scettico, io ribadisco il mio concetto. “Sono capaci tutti di andare con la bici da seimila euro!”.
“Io ho la mountain bike supertecnologica, col telaio in carbonio, ma ti assicuro che anche con quella si fatica parecchio, infatti adesso è là, appesa al muro del box”. Gli dico che c’è chi sta sperimentando un carrello che si può agganciare alla bici e si può portare, a mano, dentro un supermercato. Mi risponde seriamente che sarà felice il giorno in cui vedrà arrivare a fare la spesa qualcuno con un carrello così.campeggio

Notizie dall'Africa

Anche stasera sentiamo cosa ha fatto Roberto.
Fotografie sparse della vita coi Masai che mi porto a casa. Lunghe, lunghissime attese. Sotto il sole, all’ombra di acacie spinose o nell’oscurità fumosa delle capanne, in cui i pensieri volano, talvolta lontani, creando scie che s’intrecciano visionarie.
Tutto si muove lento, più lento del ritmo dei passi, più lento della pioggia che cade, alla velocità con la quale crescono i fiori.
Quindi s’impara l’attesa. Il suono del vento degli spazi desertici, che produce una nota cupa e mistica vibrando su cespugli e alberi spinosi. Il cielo enorme attraversato dalle nubi. Gli orizzonti vastissimi. Talvolta mi sembrava di guardare un film dall’esterno. Il colore grigio-verde torbido dell’acqua con cui si cucina. La penombra costante nelle capanne in cui si nascondono i volti e le espressioni. Le capanne calde di fuoco in cui si suda sempre tenendo in mano una tazza di “chai” bollente. Il mio sguardo che si spalanca attonito vedendo che in quelle capanne senza camini, dove l’aria è purificata quasi solo dai polmoni, si brucia senza preoccupazione ogni genere di plastica. Il sale nella tanichetta dell’olio da moto. La farina di mais nel barattolo di latta che conteneva vernice. Il bambino che apre una batteria con i denti e si ciuccia gli elementi interni. Il veleno super tossico (riassumo così la serie di controindicazioni e avvertenze che ho reperito) spruzzato “alla boia” sul bestiame da pastori mezzi nudi e ovviamente senza nessun tipo di protezione. La sottomissione della donna (almeno apparente). Il cielo che si riempie di stelle appena fa buio e il vento che inizia a soffiare da Oriente. La doccia e il bucato fatti con gli stessi quattro litri d’acqua. Il moccolo che sempre pende dal naso dei bambini e i loro vestiti davvero sporchi. Gli adulti che camminano continuamente col cellulare e ballano ascoltando le suonerie. La bellezza di riuscire a riconoscere in mezzo alla savana un Masai da distanze impressionanti, perché è vestito di teli rossi. Il fatto che ancora portano gli abiti tradizionali, ma pudicizzati nelle nudità da costumi occidentali quasi bigotti. Il fatto che gli uomini che s’incontrano si mostrino fallicamente i propri coltellacci che tutti portano alla cintura e parlano di qual è il migliore o il più affilato. La stessa cosa accade anche per i bastoni, si confrontano per stabilire chi ce l’ha più grosso e dritto. Prendono in giro chi ce l’ha più sottile, più psicologicamente fallico di così non saprei...
Esplorare in libertà i territori e la savana. Trovare, sul far della sera, le tane dei babbuini sull’orlo delle falesie. Gli struzzi che pascolano indisturbati attorno a casa. Le ore passate a rammendare con lentezza i loro vestiti.

Puoi rileggere le puntate precedenti del Viaggio in Graziella sulla Via Francigena:
Viaggio in bici con Graziella | L'idea Viaggio in bici con Graziella | Il nome Viaggio in bici con Graziella | I preparativi Viaggio in bici con Graziella | Bagaglio e partenza Viaggio in bici con Graziella | Da Lodi a Fiorenzuola Viaggio in bici con Graziella | Seguendo il Po Viaggio in bici con Graziella | Digressioni sulla Goat Viaggio in bici con Graziella | Nell'ostello di Sivizzano Viaggio in bici con Graziella | Storie di sterrati e discese impervie Viaggio in bici con Graziella | Dalla Cisa a Pontremoli Viaggio in bici con Graziella | Lo zen della camera d'aria Viaggio in bici con Graziella | Pietrasanta in bici dal mare Viaggio in bici con Graziella | Polvere e catena verso Lucca Viaggio in bici con Graziella | L'ultima fatica per il convento Viaggio in bici con Graziella | San Gimignano e MonteriggioniViaggio in bici con Graziella | Radicofani in cima alla montagna Viaggio in bici con Graziella | Notte da brivido verso l'Umbria Viaggio in bici con Graziella | La Romita di Cesi tra Masai e navigatoriViaggio in bici con Graziella | Spoleto dalle montagne

 
 
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Girumin

La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.

Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.

Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.

Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.