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Viaggio in bici con Graziella | La fine dell'avventura

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Al risveglio me la prendo comoda, mi concedo anche la colazione, ho il salame e i formaggini comprati ieri. Non ho strade sterrate o percorsi complicati da seguire. Ci sono già passato a piedi, anche se non ho una carta dettagliata della zona me la posso cavare lo stesso, basta puntare diritto verso nord. In Umbria è relativamente facile orientarsi se ci si muove in direzione nord-sud, la regione ha la forma di un uovo tagliato in due dalla valle del Tevere, lungo la stessa linea principale c’è il fiume, c’è l’autostrada, c’è l’autostrada, c’è la strada principale e c’è la ferrovia. Meglio di così! Una volta, durante un cammino, un umbro mi ha offerto la cena, mi ha detto: “Tu vivi in mezzo alle grandi vie di comunicazione, sei vicino a ferrovie e autostrade, qui siamo tagliati fuori dal mondo. Pensa che al paese di mio suocero si fa ancora la fiera della mannaia”...
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Questo racconto fa parte del diario di viaggio a puntate scritto da Giancarlo Cotta Ramusino (in arte Girumin) che viene pubblicato in queste settimane. Potete leggere tutti i racconti già pubblicati nell'apposita sezione Viaggio con la GOAT.

Pedalando in Umbria

“La fiera della mannaia!!! Dov’è sto posto che ci voglio andare?” Forse lui ha pensato che io stessi scherzando, ma io alla fiera della mannaia prima o poi ci vorrei andare. Non so se la fiera si chiami veramente così, ma se non è così sarà qualcosa di simile. Mi ha detto il nome del paese, ma io non l’ho annotato. Cercherò!
Esco dal campeggio, scendo lungo la strada dietro la chiesa di San Pietro. Mi preparo per scattare qualche foto, appoggio bici e carrello, piazzo il cavalletto, estraggo la fotocamera, la preparo e... arriva una macchina. Chi la guida decide di parcheggiare proprio lì in mezzo, proprio davanti alla bici, proprio davanti alla chiesa che stavo fotografando. Evito di rovinarmi il fegato, rimetto tutto a posto e me ne vado. Scendo verso l’incrocio e giro a destra. Questa non può essere la superstrada, se ci entro così facilmente non può essere la superstrada... Proseguo ed entro nella galleria che passa sotto il castello, sembra corta, ma è lunga qualche centinaio di metri.
Sul marciapiede interno alla galleria non ci passerei, è troppo stretto, resto in carreggiata. Sono abbastanza visibile, ormai non riesco a tirar fuori dallo zaino torce e catarifrangenti. Le ho messe in un posto comodo, ma dentro una galleria anche i nanosecondi sono importanti. Accelero le pedalate, non ci sono auto nella mia corsia, finalmente esco indenne dalla galleria e sbuco sul viadotto, la sensazione di essere sulla superstrada è sempre più forte e la strizza aumenta, ma non posso certo uscire adesso, sono sul viadotto! Cosa faccio? Salto giù? No, continuo a pedalare come un indemoniato, comincio a sudare freddo e una vocina dentro di me dice sempre più forte che anche stavolta sto rischiando l’asfaltata.
Sono pochi minuti, pochi ma interminabili, sto battendo il record di sprint con una Graziella carrellata...
Devo assolutamente uscire al più presto, vado avanti e vedo un cartello blu di quelli che indicano quali mezzi non possono entrare nella superstrada. Sto per entrare nella superstrada oppure ci sono già in pieno? Pedalo come un forsennato, le gambe girano all’impazzata, ma la corona da quarantadue denti non mi concede una grande prestazione. Vedo un’uscita, la seguo e spero di capire dove sono. Scendo lungo la rampa che mi fa curvare prima a destra e poi a sinistra per passare sotto la strada da cui provengo. Vedo, sul lato opposto della strada in cui sono, il cartello blu d’ingresso nella superstrada con i simboli di divieto d’accesso ai vari mezzi non consentiti.
Non sono ammessi i motocicli di piccola cilindrata, non sono ammessi i pedoni, non sono ammessi i pedoni carrellati, non sono ammessi i ciclisti. Non sono però contemplati i ciclisti carrellati. Com’è possibile? Il codice della strada non prevede i ciclisti carrellati??? Allora vuol dire che sono ammessi! No, temo di no...
Resto comunque su questa strada secondaria, mi guardo intorno e mi rendo sempre più conto che la strada in cui ero prima è la superstrada, forse inizia proprio in questo punto. Do un’occhiata in giro, su questa strada ci sono già passato, qualcosa mi è familiare. È la strada che cercavo, la mia idea era di passare di qua, non di infilarmi nella superstrada, ora sono più tranquillo, non sono più un fuorilegge e non rischio di farmi stirare dai TIR.

Incontri sulla strada per Foligno

Quando Cristiano ha definito l’idea della Goat una cosa “circense” mi ha detto anche che a Bergamo si corrono le Grazielliadi. Beh, l’ultimo chilometro potrebbe essere stato un buon allenamento... Comunque io alle Grazielliadi mica ci vado, quelli si allenano di brutto e se mi metto a competere con loro mi massacrano. Pedalo e pedalo, poco prima di Foligno incontro un ciclista bardato da ciclista e cominciamo a chiacchierare. È incuriosito dal carrello, dice che ne ha visto uno olandese super accessoriato, super elaborato, super fantastico che si trasforma in tavolino e prevede anche il pannello fotovoltaico, costa circa 600 euro. Dopo aver sentito il prezzo sono ancora più contento di essermi costruito il carrello da me!
Racconta che tempo fa è partito da solo per Budapest, è andato con la bici carica di bagagli davanti e dietro: pesava 60 chili. Parliamo dei B&B austriaci e dell’ospitalità in Italia e all’estero, dice che nel ritorno da quel viaggio è arrivato la sera tardi in un campeggio italiano dove gli hanno chiesto di pagare perlomeno tre notti, per un totale di 120 euro. Nonostante fosse tardi ha deciso di cercarne un altro e lo ha trovato poco più avanti. Era un campeggio molto frequentato da extracomunitari, il gestore gli ha chiesto se per lui fosse un problema, ma ha risposto di no. Ha dormito senza problemi pagando una cifra onesta. Io gli racconto una mia esperienza. Dopo un po’ ci salutiamo, il ciclista è arrivato a casa.

Sto andando da Trieste a Roma a piedi

Sto andando da Trieste a Roma a piedi. Verso sera mi avvicino a un campeggio, mi viene incontro un signore con aria decisa, prima che io apra bocca mi interroga:
“Cosa vuoi?” [Indovina un po’?] “Avete un posto per una persona con una tenda?
“Non ne abbiamo!”
Entra ed esce dalla reception alla stessa velocità con la quale Superman si cambia nella cabina del telefono e ripete: “Non ne abbiamo”.
[Strano, il campeggio è enorme e siamo in bassa stagione].
Gli dico: “È quasi buio e cammino da questa mattina presto”.
Risponde: “E cammini ancora!” (Perlomeno è sincero, non dice che il campeggio è pieno, ma che di posto non ne hanno. Non ci vuole molto per capire che non ne hanno per me che mi muovo a piedi e quindi difficilmente andrò al ristorante, in piscina, in discoteca...).
Proseguo e incontro un altro campeggio: “Avete un posto per una persona con una tenda?”.
Risponde il gestore con un accento straniero: “Certo, visto che sei solo e immagino tu abbia una tenda piccola paghi solo mezza piazzola”. Questo sì che è un campeggio per camminatori!
 
Sto pedalando nel caldo pomeriggio, oggi la strada è tranquilla e posso permettermi di nutrirmi un po’. Lo so, mi sto lasciando andare, sono partito tardi, ho fatto colazione e ora mangio un’altra volta...
Entro in un supermercato e compro qualcosa, il cassiere mi chiede dove sto andando, mi dice con passione di avere percorso il cammino di Santiago.
Gli racconto del cammino Di qui passò Francesco che passa nella strada lì davanti e arriva a Poggio Bustone. Da pochi mesi è stata pubblicata la guida che indica la prosecuzione verso Monte Sant’Angelo. Conosco l’itinerario perché l’ho percorso per primo pochi mesi fa da La Verna per Monte Sant’Angelo e concludere poi ad Altamura. Questo è il cammino, ti fermi a prendere qualcosa da mangiare e uno sconosciuto ti racconta la sua esperienza. Coloro che hanno vissuto un lungo cammino si sentono subito in sintonia. Si parla la stessa lingua, ci si capisce immediatamente, i ricordi si assomigliano fra loro, capisci le emozioni di chi ha vissuto la tua esperienza. Gli parlo dei luoghi più significativi del cammino e della Romita di Cesi che è a pochi chilometri da casa sua. A volte si va lontano e vicino a casa ci sono luoghi stupendi che non si conoscono.
 graziella in viaggio

La fine del viaggio

Vado verso Assisi, è la strada che porta dentro la città, inizia a salire e cominciano i tornanti. Supero l’arco d’ingresso camminando e attraverso il centro. Passo davanti a una vetrina, ci sono armature, spade, balestre, mazze ferrate e nunchacku. Cosa c’entrano i nunchaku con le armi medioevali italiane? I nunchaku non arrivano da Okinawa o giù di lì? Mi incammino, vado verso porta San Giacomo per arrivare alla basilica dall’alto.
Ci arrivo e scendo verso la basilica, mi rendo conto che questa discesa è breve, ma molto ripida: ce la farò poi a risalire? I problemi in questo viaggio in bici si affrontano uno per volta e questo non è il momento di preoccuparsi. Scendo verso la basilica e scatto qualche foto, visto il bagaglio che mi porto appresso non ho certo modo di visitarla, poco male, ci sono già stato. Parto verso porta San Giacomo, è forse il tratto in salita più ripido di tutto il viaggio. Breve, ma intenso, per fortuna i sandali aderiscono bene al suolo. Arrivo in cima e scendo poi lungo la discesa che porta fuori città. È molto ripida, lo sapevo perché l’ho fatta in salita altre volte, ma questa volta è diverso, con la Goat è molto pericolosa. Mi fermo e blocco i freni statici, stringo parecchio, la discesa è rischiosa e i pattini dei freni si sono già usurati nei precedenti tentativi di impastarmi in qualche fondo valle. Scendo pian piano frenando anche con i sandali, hanno raggiunto la loro fine, ogni minuto di più è un minuto guadagnato. Sulle mani ho ormai i calli causati dalle leve dei freni. Arrivo all’incrocio, giro a destra, non ci sono indicazioni per Bastia Umbra. Credo però, a occhio, che sia la strada migliore. Fermare una macchina per chiedere informazioni avrebbe poco senso. Su questa vanno tutti veloci e probabilmente troverei uno straniero o un turista italiano che ne saprebbero meno di me. Vado avanti, dopo qualche centinaio di metri trovo un signore che sta scaricando un camion: “PER BASTIA VADO DRITTO???”.
Mi conferma la strada, arrivo a Bastia Umbra e in un piccolo parco chiedo indicazioni per la fiera a un signore che sta pascolando il cane. Arrivo nella zona fiera, non c’è la folla che pensavo, chiedo a chi sta montando le strutture: “Entra in quella porta e vai a destra, lì trovi la segreteria della marcia”.
Entro: “Buonasera, io sono venuto per la Marcia della Pace, però forse sono un po’ in anticipo... E poi non so se sono più abbastanza giovane per partecipare al meeting dei giovani. Posso partecipare?
Per un istante tutti si fermano, mi guardano, si guardano fra loro e si domandano: “Questo? Da dove salta fuori?”.
“La marcia sarà domenica, oggi è giovedì sei un po’ in anticipo, ma tu sei arrivato in bici?
“Beh, sì, più o meno, non è proprio una bici tradizionale, se uscite vi faccio vedere con cosa sono arrivato...”.
Escono a vedere, chiedono se accetto di essere intervistato per pubblicare l’intervista sul sito della marcia. Mi intervistano, cerco di non dire troppe stupidaggini e poco dopo mi intervista anche la giornalista di RAI news, saprò poi che l’intervista è stata mandata in onda la mattina alle 7.30. Io pensavo che l’avrebbero trasmessa in piena notte assieme ai programmi di alfabetizzazione che vanno in onda dagli anni sessanta.
Passo all’organizzazione le schede di memoria con foto e filmati girati in viaggio, non ricordo con precisione cosa ci sia sopra, ma mi fido. Spero che non finiscano in rete immagini in cui sembro troppo scemo o in cui lancio qualche imprecazione nei momenti più ardui. Vado poi dove mi dicono di sistemarmi e mi dò una lavata in attesa di Giorgio che arriverà fra poco con due dei relatori che parleranno durante il forum. Metto sotto carica le batterie della fotocamera che sono quasi a picco, mi serviranno durante la marcia. Smonto il carrello e piego la Graziella, per caricarli in auto.

Puoi rileggere le puntate precedenti del Viaggio in Graziella sulla Via Francigena:
Viaggio in bici con Graziella | L'idea Viaggio in bici con Graziella | Il nome Viaggio in bici con Graziella | I preparativi Viaggio in bici con Graziella | Bagaglio e partenza Viaggio in bici con Graziella | Da Lodi a Fiorenzuola Viaggio in bici con Graziella | Seguendo il Po Viaggio in bici con Graziella | Digressioni sulla Goat Viaggio in bici con Graziella | Nell'ostello di Sivizzano Viaggio in bici con Graziella | Storie di sterrati e discese impervie Viaggio in bici con Graziella | Dalla Cisa a Pontremoli Viaggio in bici con Graziella | Lo zen della camera d'aria Viaggio in bici con Graziella | Pietrasanta in bici dal mare Viaggio in bici con Graziella | Polvere e catena verso Lucca Viaggio in bici con Graziella | L'ultima fatica per il convento Viaggio in bici con Graziella | San Gimignano e MonteriggioniViaggio in bici con Graziella | Radicofani in cima alla montagna Viaggio in bici con Graziella | Notte da brivido verso l'Umbria Viaggio in bici con Graziella | La Romita di Cesi tra Masai e navigatoriViaggio in bici con Graziella | Spoleto dalle montagneViaggio in bici con Graziella | La fine dell'avventura

 
 
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Girumin

La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.

Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.

Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.

Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.