Giro delle Fiandre: avventura per tutti
La partenza è alla francese, appena fuori dal centro cittadino. Niente ingorghi, niente attese per iniziare, ma comunque un traffico ciclistico da ora di punta! 16.000 persone non sono poche e anche se la partenza è dilatata su tutto l'arco del mattino, nei tratti iniziali in cui si percorre la ciclabile lungo la Schelda ci siamo trovati in gruppi ben nutriti. Non abbiamo atteso molto per avere un primo assaggio di pavè: meno di 10 km ed è arrivato il Wolvenberg, primo muro dei 15 del nostro We ride Flanders. L'asfalto e la freschezza atletica mi hanno fatto tirare un sospiro di sollievo... così sarebbe stata una passeggiata! Ho riletto l'altimetria e ho sorriso: il muro più lungo si trovava a due chilometri così come il tratto di pavé più impegnativo; per uno come me abituato alle Alpi forse non sarebbe stato un problema...
L'illusione è durata poco perché il pavé si è presentato subito all'appello ed insieme a lui il fango e la pioggia! Non c'è stato un attimo di respiro nelle continue salite e discese,
massaggiando mani e braccia sui tratti di pavé. Una musica in lontananza ha però interrotto la nostra assuefazione al terreno fiammingo, l'assembramento di ciclisti poteva essere solo una cosa: il primo ristoro! La tentazione è forte - fermarsi o non fermarsi? - ma decidiamo di proseguire, dopotutto ci sentivamo ancora freschi e freddo e pioggia ci consigliavano di non interrompere, per il momento, la pedalata.
In sequenza abbiamo superato Molenberg, Leberg, Berendries, Valkenberg ed Eikenberg. Alcuni impegnativi, altri meno... ma sarà solo dopo il secondo ristoro che si inizierà a fare sul serio: il chilometro 73 della nostra
We Ride Flanders è stato di quelli da segnalare con un bollino rosso perchè è iniziato con il... il Koppenberg.
Temuto, sognato, odiato ed amato. Di certo questi 500 m di strada che tagliano di netto la collina sono entrati nella leggenda del ciclismo e vederli lì di fronte, dritti e imponenti, fa un certo effetto. L'ascesa è stata impegnativa, la pioggia ha reso i blocchi di pietra scivolosi come il ghiaccio e la ressa che spingeva mi ha costretto alla resa: ho messo il piede a terra quasi sul culmine mentre ho scorto Andrea proseguire brillante fino allo scollinamento.
Il tempo è cambiato in meglio ed i successivi Steenbeekdries, Taaienberg, Kaperij, Kanarieberg, Kruisberg e Karnemelkbeekstraat sono stati una dolce staffilata alle nostre gambe che iniziavano ad accusare un po' di stanchezza. Il fondo lentamente si è asciugato e noi abbiamo raggiunto un'altra mitica tappa di questo Giro delle Fiandre: l'Oude Kwaremont. Lungo e impegnativo, risulta spesso il tratto decisivo nella gara dei professionisti. Le gambe mulinavano ormai sfinite ma, dopo aver raggiunto la cima, la soddisfazione ha superato di gran lunga la stanchezza e anche il Paterberg è sembrato una passeggiata rivedendo tutto quanto fatto fino a quel momento. I raggi del sole hanno iniziato a splendere sul municipio di Oudenaarde e sulla grande piazza del mercato che salutava l'arrivo di 16.000 appassionati e si preparava a festeggiare, il giorno successivo, un altro grande campione.
Una festa del ciclismo
Ci siamo rilassati prima di uscire per cena, perché il Giro delle Fiandre cyclo non finisce sulla linea del traguardo ma prosegue la sera e oltre. Tutta la regione era in grande fermento, in festa: il giorno successivo le Fiandre si sono infatti fermate per festeggiare il passaggio dei loro campioni e noi non ci siamo potuti di certo tirare indietro.
Per cena abbiamo incontrato Mattia ed alcuni suoi amici: degli stravaganti ciclisti dai muscoli d'acciaio e dallo spirito libero che hanno portato a termine l'intero percorso del Fiandre e festeggiano a suon di birre... ci siamo uniti ai loro festeggiamenti e ci siamo dati appuntamento ad un'altra grande occasione sulle strade del Nord.
Il mattino successivo abbiamo sciolto le gambe saltando nuovamente in sella per raggiungere uno dei punti più suggestivi del circuito del Giro delle Fiandre: il muro del Kwaremont. Stand, banchetti di hot dog, hamburger e birra a fiumi... tutte le Fiandre erano in festa e attendevano, senza fretta, il passaggio dei professionisti... noi ci siamo mimetizzati bene unendoci ad una famiglia italiana venuta fino in Belgio solo per vivere l'esperienza di una giornata sui muri delle Fiandre. Le bandiere gialle con il leone ruggente sventolavano assieme a quelle nazionali e di decine d'altri paesi. I battimani sono diventati presto fragorosi quando il gruppo è passato a velocità da capogiro sul pavé, quasi fluttuando tra polvere e roccia. Un minuto o poco più... non è importante chi sta vincendo, non è importante se alla tv la gara si possa seguire molto meglio. La magia del grande ciclismo è sentire pioggia, vento o sole mentre i pro passano, questa è la magia del We are Flanders!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico