Siamo ancora nella fase delle ipotesi e delle congetture, ma a breve si avanno i primi responsi per quanto riguarda la rete di sentieri per mountain bike in Trentino. Tali percorsi sono il frutto dell'evoluzione della normativa provinciale che è stata abrogata di recente e che, fino ad Aprile, vietava tutti i sentieri con pendenze maggiori del 20% e larghezze inferiori alla dimensione della bici posta di traverso. Sono sempre stato contrario a quella legge, pur considerando i divieti "mirati" utili e necessari per preservare il territorio e la sicurezza di tutti gli utenti della montagna. La nuova normativa prevede la realizzazione della suddetta "rete" di percorsi ciclabili e la contestuale istituzione di divieti specifici su alcuni sentieri di montagna... ed è proprio su quest'ultima disposizione che si sta scatenando l'ennesima polemica.
Premessa
Il Trentino è diventato, negli anni, una delle mete più ambite dai bikers di mezza Europa grazie ai suoi panorami, all'abile promozione del territorio ed alla presenza di servizi che difficilmente erano presenti altrove. Le Dolomiti, il Garda, la Val di Sole sono aree conosciute ed apprezzate soprattutto dai bikers d'oltralpe che ogni anno scendono a migliaia per godersi sentieri, laghi e montagne. Il sempre maggior afflusso turistico ed il relativo conflitto tra bikers e trekkers (reale o ipotetico) ha convinto la Provincia, sotto la spinta della S.A.T., ad istituire una legge nel 2007 che vietasse la percorrenza in MTB della stragrande maggioranza dei sentieri del Trentino (potete
leggere qui la legge ed il mio giudizio su di essa, dato ormai 6 anni fa e da "attualizzare"). Quella legge, dal mio punto di vista, aveva qualcosa di positivo: introduceva una regolamentazione! Per il resto, poco altro: criteri, applicabilità, metodologia erano quantomeno discutibili... ed infatti,
dopo pochi giorni di polemiche e discussioni che hanno coinvolto operatori, dipendenti provinciali e satini, quella legge raramente è stata applicata ed il settore della MTB ha continuato a evolvere e prosperare in Trentino, ignorandola.
Ad Aprile sembrava che si fosse trovato un compromesso adeguato: sentieri liberi, istituzione di una rete di percorsi da promuovere ed individuazione di alcuni tracciati da vietare perché pericolosi/impercorribili/delicati... tutti contenti, no?
No, perché oggi la storia si ripete, con la polemica che infuria a qualche giorno dalla rivelazione ufficiale della rete dei sentieri per MTB in Trentino e dei divieti. L'atteggiamento assurdo di alcuni (vedi S.A.T. di Arco e i loro cartelli illegali... ma questa è un'altra storia) e indiscrezioni sui futuri percorsi vietati hanno fatto infuriare gli operatori del settore e le associazioni di bikers che temono di trovarsi a dover pedalare solo ed esclusivamente su strade forestali o quasi.
Rete dei sentieri sì o no?
Quando ad Aprile si era saputo dell'abrogazione della legge sulle MTB e l'istituzione di tavoli di lavoro per l'individuazione della
rete dei percorsi MTB da promuovere in Trentino, avevo accolto la notizia con positive aspettative poiché ho sempre sostenuto e sostengo tutt'ora che la giusta via per una convivenza serena e pacifica tra bikers e trekkers, nel rispetto anche della montagna, sia quella di individuare una selezionata e ridotta serie di sentieri impraticabili per la MTB, vedi vie ferrate o sentieri d'alta quota (assurdo e diseducativo il tipo che ha percorso le Bocchette del Brenta in bici!) da vietare perennemente ed un'altra serie ad alto "traffico" pedonale da vietare nei periodi di maggior affluenza (mi viene in mente, poiché ci sono passato da poco, il
trekking del Cristo Pensante sulle pale di S. Martino, ad esempio... già vietato). Per il resto va benissimo anche istituire una rete di percorsi MTB da promuovere, lasciando però libera percorrenza anche su gli altri sentieri senza promuoverli.
Se così sarà (perché non c'è ancora nulla di certo anche se i presagi non lasciano prospettive così rosee), il Trentino sarà ancora una volta capofila nella promozione del turismo sostenibile e consapevole.
Purtroppo sembrerebbe che i suddetti tavoli di lavoro, a cui si sono seduti Provincia, sezioni S.A.T. ed A.P.T. abbiano individuato, oltre alla rete da promuovere, anche svariati sentieri da vietare... sulla base di quale criterio non è dato sapere! Ripeto, è presto per giudicare, ma se così fosse ancora una volta la scelta "politica" prevarrebbe su quella più logica ed il settore di certo non ne gioverebbe... anche perché ormai non si è più precursori senza concorrenza: le Alpi e non solo si stanno riempiendo di location "bike friendly" e i ricchi tedeschi che oggi organizzano il Bike Festival a Riva del Garda, domani potrebbero organizzarlo a Livigno, a Finale Ligure o da qualche altra parte!
Cosa fanno gli altri
Le ridicole (sempre a mio parere) minacce di boicottaggio al Trentino da parte di bikers che sentono lesa la loro libertà dovrebbero essere rivolte non solo al Trentino ma anche a numerose altre località in cui sono presenti divieti. In
Alto Adige alcuni luoghi quali ad esempio i Parchi Naturali e le zone sottoposte a tutela paesaggistica presentano delle norme ad hoc e vi sono divieti specifici su alcuni sentieri che non possono essere percorsi con le MTB. In
Veneto i sentieri alpini sono vietati e possono essere inseriti in percorsi cicloescursionistici se rispettano specifici criteri:
qui maggiori informazioni. In Austria, dove mi è capitato di andare (Tirolo) per qualche giorno, su alcuni sentieri è presente un bel segnale di divieto! Insomma, già molte realtà con un'affluenza cospicua di mtbikers presentano divieti specifici e localizzati che regolamentano l'uso della MTB... e nessuno propone boicottaggi o fugge.
Come andrà a finire? Scenari possibili
Anch'io, come molti altri bikers appassionati, sono curioso di sapere come andrà a finire e se potrò continuare a pedalare sui sentieri del Trentino senza dover controllare ogni volta la presenza di divieti in fase di programmazione dei miei tour.
I possibili risvolti sono svariati ma fondamentalmente tre sono le opzioni:
- tutti felici e contenti
- molto improbabile! Se i divieti fossero pochi e mirati e la rete di percorsi ciclabili del Trentino studiata al meglio, a mio parere si accontenterebbero molti o tutti. Ci sarebbe sempre qualcuno che storce il naso, ma dopo qualche tempo ci si abituerebbe e con un'adeguata promozione e comunicazione si potrebbe evitare di dover anche fare multe o punire trasgressori inconsapevoli.
- bikers scontenti e in fuga
- possibile ma non auspicabile! Se i divieti fossero diffusi e su sentieri piuttosto battuti, molti bikers troverebbero rifugio in altre località con evidente danno economico per la Provincia e gli operatori del settore, soprattutto al Garda e sulle Dolomiti.
- nulla di fatto
- temo succederà nuovamente! Se i divieti fossero diffusi e difficili da controllare accadrà esattamente quello che è accaduto otto anni fa: qualche sporadica multa qua e là e poi più nulla, tanta fatica e rumore a vuoto. I bikers continuerebbero a pedalare su sentieri vietati con gli organi preposti al controllo che chiuderebbero un occhio o tutti e due.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico