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Orsi e parole, a volte sarebbe meglio stare zitti!
Tuttologi di tutto il mondo, unitevi!
Potrebbe essere questo il riassunto di quanto accaduto in queste settimane a seguito della disgraziata morte di Andrea Papi in Val di Sole. Tutti a dar la loro opinione tirando fuori incontri con gli orsi in Canada o esperienze di viaggio in territori super preparati e sicuri o ancora vite vissute in montagna tra i boschi. Tutti esperti del nulla. Tutti a giudicare senza cognizione di causa.
In questo articolo
L'orso da "cavalcare"
So che le pagine di questo sito sono dedicate alla bicicletta e al cicloturismo e sono stato molto combattuto se pubblicare o meno queste mie parole. Alla fine però ho deciso di farlo. Perché? Perché mi sento coinvolto, ho seguito Life Ursus dalla sua gestazione e mi piacerebbe che i toni tornassero a essere più bassi e tutti facessero un passo indietro.
Sono Trentino, nato a Cles, all'ombra di quel monte Peller ormai tristemente noto, dove ho vissuto un paio d'anni in tempi recenti e dove a volte mi è capitato di pedalare, andar per funghi o camminare anche se ormai sono anni che non vivo lì (a Pasqua in realtà ho girato in MTB nella zona della Boiara Bassa). Ho pedalato in Romania, in zone in cui la concentrazione di orsi è paragonabile a quella del Trentino. Eppure non me la sento di dare un giudizio su quanto successo o peggio ancora spargere consigli sul comportamento e sulle migliori pratiche da adottare in caso di incontro con l'orso. Preferisco stare zitto perché non ho sufficienti conoscenze della realtà locale, del progetto e della situazione. Anche con queste mie poche parole mi voglio tenere bene alla larga dallo sputar sentenze o dare informazioni, consigli o suggerimenti.
Anzi, andrò oltre: mi ha fatto abbastanza ribrezzo tutto questo affannarsi a dare un proprio giudizio senza cognizione di causa solo perché l'orso in questi giorni "faceva notizia". Tutti a dire "Sì ammazziamoli tutti" o "No, gli orsi non si toccano" come se fosse una partita di calcio e si dovesse sostenere l'una o l'altra parte. Oppure a mettere l'orso nei propri discorsi per interesse, tirandolo da un lato e dall'altro. Comparando situazioni completamente differenti e lontane dalla realtà. Ho sentito parlare di territori completamente diversi come l'Alaska, il Canada, i parchi americani o il nord Europa e emettere sentenze sui giusti comportamenti da tenere. Tutti esperti, tutti inquisitori, tutti teriologi professionisti. Fino a quando non ci sarà un altro "trending topic" da cavalcare.
Capisco che per racimolare qualche click o qualche like si debba battere il ferro quando è caldo, rincorrere i trend a prescindere ma di analisi serie e obiettive purtroppo ne ho lette davvero poche. Ce ne sono, a onor del vero, anche che traggono diverse conclusioni ma guarda a caso praticamente tutte uscite dalla penna o dalla voce di chi con gli orsi ha a che fare di mestiere.
C'è chi parla e chi sta zitto
Ho atteso un paio di settimane anche a scrivere queste righe nonostante la rabbia verso quei tuttologi, perché credo che ci sia un giusto tempo per far decantare sentimenti e nevrosi di massa. Perché credo che sia giusto e rispettoso lasciare che gli sfortunati protagonisti possano vivere il dolore nel silenzio e nella tranquillità dei propri affetti.
Perché qui in Trentino tutti, ma proprio tutti, hanno vissuto e stanno vivendo questa situazione con eccesso di empatia e coinvolgimento e la politica, anziché fare politica e operare secondo ciò che è giusto e non ciò che vuole la gente, cavalca ciecamente questi sentimenti. Come ormai è abituata a fare da troppo tempo, senza visione, senza lungimiranza, concentrata solo sul consenso elettorale e non sul bene pubblico.
Ma davvero può essere la politica a dare risposte su un progetto che è nato e cresciuto per evidenti esigenze ambientali? Risposte che peraltro vengono date scaricando completamente le proprie responsabilità. Sui predecessori, sugli orsi, sui vicini che si girano dall'altra parte.
Gli unici a stare zitti, anzi a essere zittiti dalla politica, sono i tecnici provinciali e gli esperti che del progetto Life Ursus sono la linfa e l'anima. Nessuna intervista, nessuna opinione diversa da quella espressa dal politico di turno: Dellai prima, Rossi poi e Fugatti adesso. Imbavagliati in un silenzio che è una delle principali cause della scadente formazione e informazione di turisti e abitanti delle zone limitrofe al parco naturale Adamello Brenta. Disinformazione che è benzina sul fuoco degli incendi che infiammano i mezzi di comunicazione in questi giorni e che si autoalimentano grazie anche e soprattutto a quei tuttologi che si sentono in dovere di esprimere la propria opinione anche quando sarebbe più utile e sensato fare un passo indietro, stare zitti e affidarsi agli esperti.
Purtroppo sono convinto che questa mancanza di informazione o peggio, questa disinformazione sia una delle principali cause delle aggressioni subìte in questi anni dagli abitanti delle valli trentine e credo sia anche l'anello più debole del progetto Life Ursus.
Le responsabilità
Le responsabilità che anche la famiglia di Andrea va cercando, temo non emergeranno mai.
Responsabilità che sono stratificate e vanno ben distinte.
C'è la responsabilità per la morte di un essere umano e per l'assenza di adeguata informazione. Circostanziata e specifica.
Ma soprattutto c'è la responsabilità antropica verso l'ambiente e il suo progressivo impoverimento biologico. Un reato di cui siamo tutti colpevoli. Life Ursus è nato come possibile ravvedimento a quella colpa e il suo ridimensionamento significherà il fallimento delle istituzioni a tutti i livelli, dalla Provincia Autonoma di Trento alle regioni limitrofe, dallo Stato all'Europa. Ma significherà anche il fallimento di tutti noi come esseri viventi. Il fallimento del tentativo di ripristinare un equilibrio con l'ambiente spezzato ormai da anni. Per questo credo sia il tempo che tuttologi e espertologi si zittiscano, che prendano la parola gli esperti e che la politica si affidi a loro con visione e responsabilità per uscire da questa melma in cui orsi e abitanti delle valli del trentino sono le uniche vittime.
PS: ho scritto questo testo ieri in serata e solo questa mattina ho letto questo articolo di Mauro Fattor su Il Dolomiti che più o meno ricalca il mio pensiero e che evidenzia come dunque non sia l'unico a pensarla in questa maniera.
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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