Francesco ha viaggiato da Bologna al Vietnam lungo uno degli itinerari più classici dei cicloviaggiatori, quello che ripercorre l'antica rotta della via della Seta, passando per i Balcani, la Turchia, l'Iran, l'Asia Centrale e la Cina. Ha percorso 20.000 chilometri in poco più di un anno ed ora ha raccolto in un ebook scaricabile gratuitamente la sua grande esperienza.
Questo libro parla del viaggio in bicicletta tra Europa ed Asia di Francesco Alaimo che, ispirato da Gianni Mura, non ha voluto limitarsi a redigere un classico diario di viaggio ma ha provato ad andare oltre, cercando di affrontare anche altri aspetti dell’essere in viaggio e del pedalare a lungo da soli. I capitoli dedicati al racconto cronologico sono dunque alternati ad altri più riflessivi, in cui il filo conduttore è quasi un pretesto per realizzare la mia ‘operazione spugna’, e restituire almeno in parte gli ambienti e i sapori di questo viaggio.
Il libro in formato PDF è
liberamente scaricabile dal sito di Francesco ivegotabike ed il testo è distribuito con una
Licenza Creative Commons non commerciale, non opere derivate.
Non ci resta che lasciarvi un piccolo estratto del libro per farvi venir voglia di leggere e... partire!
Ero in Inghilterra, un anno di università a Loughborough, un grigio paesino del Leicestershire inglese, quando venni a conoscenza della "Francigena Contromano", il viaggio di Paolo De Guidi da Terni a Cambridge. A piedi. La mia massima avventura sino a quel momento consisteva nell'essere andato a piedi da Bologna a Firenze con degli amici, una cosa che mi ricordo come molto improvvisata, provando la tenda nel soggiorno di qualcuno la sera prima della partenza, e partendo con delle scarpe mai provate prima. Mi ricordo che ci avevamo messo esattamente cento ore, che a Monzuno avevamo svaligiato la farmacia di cerotti per le vesciche (che non avevamo pensato a portare con noi) e che mi ero divertito tanto. Ma il pensiero di stare per strada - a piedi, in bici o in qualche altro modo - per più di qualche giorno non mi aveva mai neanche sfiorato ed ora mi trovavo di fronte a qualcuno che stava attraversando l'Europa a piedi e d'inverno. Sarà stata per l'effettiva bellezza del viaggio, o per la bravura di Paolo nel descriverlo, ma dopo aver passato una serata a leggere i suoi racconti avevo deciso: alla fine del semestre sarei tornato a casa in bici, la mia bici da corsa nera, comprata usata per 25 sterline e che non aveva nemmeno un portapacchi. Purtroppo alla fine del semestre mancava ancora molto tempo, tempo che mi è servito a perdere lo slancio iniziale, vedere troppi ostacoli in molte cose pratiche ed infine farmi abbandonare il progetto. Avevo accennato l'idea a qualcuno, nessuno l'aveva realmente ascoltata o presa sul serio (dubito che qualcuno se la ricordi oggi), solo i miei genitori ogni tanto quando chiamavano chiedevano notizie al riguardo, giusto per ricevere rassicurazioni sulla mancanza di sviluppi. Finii per regalare la bici nera ad un dottorando italiano in cambio di una Guinness.
Due anni dopo ero a Monaco e mi mancava un anno per finire la specialistica, avevo un sacco di tempo libero e un'idea fissa in testa: attraversare l'Asia in bicicletta partendo da Bologna. Questa volta il tempo che mancava alla fine dell'università non fu un problema, significava che avrei potuto iniziare a lavorare e a risparmiare il più possibile, che potevo costruirmi una bici adatta e prepararmi da un punto di vista pratico. E naturalmente mi toccava comunicarlo di nuovo in giro. Aspettai un po', affrontai la questione con cautela e quando infine annunciai, in maniera un po' confusa e non definitiva, l'idea ai miei genitori la reazione fu quella di un vago fastidio, un commento negativo e poco altro, insomma non il terrore che avevo previsto: chiaramente speravano che in un anno avrei trovato qualcosa di più interessante da fare. Ma ora ogni volta che chiamavano per verificare la mancanza di sviluppi, questi invece c'erano stati. Credo che il vero momento in cui si convinsero definitivamente della mia determinazione al riguardo fu poco prima di Natale, quando annunciai con gioia di avere trovato un lavoro part-time nelle cucine di Burger King. Io, che non avevo mai lavorato in vita mia e che ero diventato vegetariano da poco. Dovevo essere proprio determinato.
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