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Bologna-Plainuro tappa 2
Roberto Farina
 
 
La mattina alle 7 sono in piedi per la colazione, buona e abbondante: succo d’arancia, latte, caffè, marmellata fatta in casa, fette biscottate. Pago e riparto. Inizio subito “a freddo” con una bella salita, il prosieguo di quella che ieri avevo fatto trainato.
Piccola pausa di defaticamento e poi ancora piacevoli saliscendi. Arrivo a Riccione, e faccio tutta l’adriatica, strada monotona. Arrivo a Fano, appena entrato in paese vedo Domenica, la mia vicina di casa, in bicicletta, la chiamo mi guarda un po’ interdetta e meravigliata nel vedermi lì in quelle vesti.
 
 
 

Tappa 2 da Ospedaletto ad Osimo

 
Tappa da: Ospedaletto ad Osimo
Partenza ore: 8.30
Arrivo ore: 18.30
Percorsi: 124 km
Media oraria totale: 13km/h
Media oraria in marcia: 18 km/h
Ascensione totale: 807 m
 
Altimetria Bologna Plainuro in bici 2° tappa
Restiamo a parlare per un poco dopodiché proseguo per Ancona. A Falconara incontro un collega ciclista che viene da Monza e vuole arrivare a Medugorje a tappe di 200 km al giorno, mi sembra un po’ schizzato e lo faccio andare.
Ad Ancona comincia il caos. Non riesco a trovare la strada per Osimo, la cartina stradale ovviamente non mi aiuta. Le indicazioni stradali mi mandano sopra Ancona a circa 150 m slm su una superstrada che mi spaventa moltissimo affrontare. La faccio nelle due direzioni e non capisco dove andare. Provo a chiedere, ma nessuno si ferma, tutti hanno fretta su questa strada. Finalmente una signora mossa a compassione si ferma, e mi consiglia di tornare ad Ancona, ritornare indietro sul lungomare e prendere una strada tranquilla prima di Falconara. La cosa non mi alletta, ma mi sembra l’unica cosa da farsi, proseguire sulla superstrada sarebbe stata una follia. Rifaccio a ritroso il lungomare di Ancona, e prima di avviarmi nuovamente verso Falconara mi fermo a caricare un po’ di acqua. Piazza del comune a OsimoNe approfitto per chiedere alle bariste indicazioni. Non sanno niente, ma per fortuna un cliente mi dà un’indicazione che mi sembra una buona soluzione. Non tornare indietro in quanto è troppo lontano, entrare in città e fare la salita che trovo dopo piazza Ugo Bassi, la salita del Pinocchio.
Che una salita avesse un suo nome proprio doveva mettermi in allarme, ma incosciente non ci bado e seguo le sue indicazioni. Arrivato a Piazza Ugo Bassi, svolto a destra come indicatomi e vedo il Pinocchio! Un muro. Un rettilineo di qualche centinaio di metri che da lontano mi sembra inaffrontabile per ripidità e per il traffico. Chiedo informazioni ad un tecnico della Telecom che sta per salire in macchina. Sorride ironicamente. La salita sarebbe quella, ma mi dà un consiglio, prima di quella salita c’è una strada sulla sinistra è la camionabile che si riunisce alla salita del Pinocchio dopo un percorso un po’ più lungo. Lo ringrazio per il suggerimento e seguo quella strada. Dopo pochi metri di salita un signore in moto, al quale avevo chiesto delle informazioni prima, mi ferma per dirmi che sto sbagliando strada. Secondo lui devo fare la salita del Pinocchio.
Quella che mi sto approntando ad affrontare è troppo lunga e devo fare l’altra. Gli spiego che carico come sono e con la stanchezza che ho addosso non ce la farei e proseguo su questa. Va via disapprovando la mia scelta, io proseguo.
Comincio a salire e, in un tempo minore di quanto mi aspettassi, arrivo alla congiunzione di Pinocchio e “lunga del Pinocchio”.
Arrivo a 5 km da Osimo dove Meris mi aveva procurato l’albergo. Comincio a chiedere e scopro che le indicazioni avute sono sbagliate.
Panorama dalle mura di OsimoL’albergo non è a 5 km, ma sotto le mura di Osimo. Devo arrivare fino là. Non mi preoccupo più di tanto e inizio gli ultimi 5 km, non sarà la fine del mondo. Dopo la prima curva mi si para davanti una salita che mi taglia le gambe prima ancora di cominciarla. La affronto dicendomi che comunque dopo sono in quota e non dovrei fare molta strada ancora. Sbagliato! Dopo questa salita una discesa vertiginosa mi fa perdere tutti i metri guadagnati. E poi ricomincio una nuova salita. A metà mi fermo a riprendere fiato davanti ad un distributore di benzina. Dopo un poco entro nel piazzale della stazione di servizio e mi metto a chiacchierare con i due gestori i quali sono MTBers della domenica e mi dicono che manca ancora poco e che la strada è pedalabile. Rinfrancato da questa loro indicazione riprendo il mio viaggio verso Osimo. Purtroppo loro avevano ragione, ma il morale è sotto i tacchi, la stanchezza è tanta e pertanto dopo pochi metri le gambe non ce la fanno più e scendo dalla bici. Spingo per qualche centinaio di metri la bicicletta, dopo di che la strada spiana e risalgo in sella alla ricerca dell’albergo. La prima persona alla quale chiedo informazioni spiritosamente mi fa i complimenti per la scelta. Uno più in alto non lo potevo scegliere. Mi dà le indicazioni e mi fa gli auguri dicendomi che la salita dell’albergo i dilettanti la fanno con il 54/13. Io no. Arrivato alla salita capisco che non ce la farò mai scendo nuovamente dalla bicicletta e comincio a spingere senza vergogna. Durante la salita una persona mi ferma e mi fa alcune domande sul mio percorso, scopro che anche lui è ciclista e che mi invidia per il giro che faccio. Mi dà alcune indicazioni su cosa vedere ad Osimo, e mi fa gli auguri. Ci salutiamo e proseguo la mia salita.
Arrivo finalmente in albergo parcheggio la bici, bucato, doccia, e riposo. La sera visito Osimo. Bellissima dentro e fuori. Palazzi meravigliosi mescolati a vedute incredibili sulla collina marchigiana. Un bellissimo giardino pubblico che dà refrigerio mentre si guarda verso Jesi.
Mangio la sera al Gustibus un ristorante che se la tira molto, ma di poca sostanza, clima nervoso tra proprietari incapaci e cameriere che sopportano i loro sfoghi di frustrazione, piatti non eccezionali, mangio e poi vado a letto.
Vi siete persi la prima tappa del viaggio in bici di Roberto da Bologna a Palinuro? Leggetela qui! Se invece volete proseguire nel viaggio, leggete la terza tappa da Osimo a Pineto, in Abruzzo!
 
 
Ultima modifica: 03 Giugno 2024
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Roberto Farina
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