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Go with the flow: un mese in bici da Tangeri fino al deserto
Scritto da Anna.mb
Da Genova a Tangeri in nave, che bella questa traversata: è un lento allontanarsi da casa per avvicinarsi e mischiarsi a cultura e persone. Senza fretta e senza strappi. Tempo e spazio sono dilatati, quasi sospesi; mi vivo in queste ore infinite (48 e mezzo, per la precisione) con la doppia emozione di un viaggio che è già iniziato, a Genova, e con l'eccitante attesa di uno sbarco che mi porterà a toccare una terra completamente nuova, a Tangeri.
Sono felice di aver scelto la nave: a posteriori si rivelerà un non-luogo di coincidenze preziose e fortunate. Incontro persone che segneranno radicalmente il mio viaggio, che sceglierò di rivedere e con cui vivrò giorni e luoghi importanti.
Arrivo a Tangeri Med: il porto è un delirio, l'impatto è più duro di quel che pensavo. Tutti gli occhi mi sono addosso – sarà così ogni giorno, tutto il giorno, perché donna e perché in bici –, non ci sono abituata e non mi sento tranquilla.
L'incontro-scontro con l'Africa si fa più dolce grazie a un compagno di viaggio speciale, un austriaco conosciuto in nave che qui in Marocco c'era già stato: si guarda intorno senza quel fastidioso stupore da turista e si relaziona con i marocchini con invidiabile facilità, ha un bel modo di vivere e di viaggiare.
Decido di seguire la corrente, ovvero la pancia che mi parla di qualche paura e l'istinto che mi consiglia di godermi un po' di bella compagnia europea: trascorro il primo giorno con lui e il suo compagno di viaggio a una cinquantina di km da Tangeri nella bella e rilassata Asilah.
Il mio primo assaggio di Africa è così, con un prezioso esempio di modi e di vita: inforco la bici e riparto tranquilla, direzione Rabat.
Seguire la corrente sarà espressione cara durante tutto il mio mese di viaggio: cogliere l'occasione e fare quello che ti dicono cuore e istinto, non programmare troppo che senza piani accadono le cose più belle.
Anche per questo sono partita con un biglietto di solo andata: non volevo decidere prima quale sarebbe stato il momento giusto per tornare, volevo regalarmi la libertà di poter scegliere in base al momento e alle persone, alla stanchezza delle gambe e alle esigenze di testa e cuore. E anche per questo sono partita con un'idea di itinerario e direzione, ma senza alcuna precisione o dettaglio di dove avrei dormito o quanti giorni avrei trascorso in un determinato villaggio...
Volevo poter stravolgere ogni idea iniziale, cambiare piani e rifarli da zero grazie a incontri improvvisati, seguire consigli e ispirazioni.
Alla fine da Tangeri ho pedalato fino al deserto: ho corso la costa dell'Atlantico fino alla capitale Rabat, attraversando Larache e Moulay Bousselham, poi via verso l'interno fino a Meknes e da lì il Medio Atlante con i suoi paesini che sanno già di montagna, come Azrou e Khenifra, Beni Mellal e Ait Attab. L'Atlante vero mi ha sfidata per due giorni da Demnate a Ouarzazate, e poi la strada infinita e rovente fino al deserto del M'hamid con tappe intermedie ad Agdz e Zagora.
Ho pedalato di nuovo verso nord, attraverso Tazenakht il villaggio dei tappeti e Taliouine la città dello zafferano, per poi incontrare quei compagni che per caso avevano iniziato questo viaggio con me, e chiudere il cerchio finendo il viaggio con loro.
Dopo un mese ho scelto ancora una volta la nave, per rendere più dolce anche il mio tornare...
Mi è stato chiesto: ma non hai mai avuto paura?
Sì che ne ho avuta.
Ma il punto non è “avere o non avere paura”. Sta tutto nell'affrontarla, credo.
Quando hai paura impari anche ad affrontarla.
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Anna.mb
"Pedala e guarda avanti", ti dicono per insegnarti ad andare in bici. Forse allora devo ancora imparare: pedalo e guardo di lato, per incontrare volti, storie, natura, nuovi orizzonti... per poi cercare di dare forma a quelle emozioni scrivendo.
Ultimi commenti
Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!