Oggi ci spostiamo in
Sudamerica e proseguiamo, dopo aver sentito le
Bikers per l'Emilia, le nostre interviste a
cicloviaggiatori che accompagnano all'avvenutura uno scopo solidale. In questo caso si tratta di Marco e Margherita, in viaggio in bici tra Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela per sensibilizzare la gente e diffondere la conoscenza delle condizioni del popolo Saharawi con il loro progetto
Ciclandina.
Ciao ragazzi, innanzitutto ci raccontate un po' chi siete?
Ciao, io sono Marco, ho 39 anni sono nato a Modena. Lavoro come fisioterapista da 16 anni e vivo attorno a Bologna ormai da 12 anni cambiando casa abbastanza spesso. Finora ho viaggiato parecchio nei diversi continenti e da circa 5 anni ho iniziato a usare la bici come mezzo per viaggiare..
Ciao, io sono Margherita, ho 27 anni, vivo e lavoro a Bologna da 4 anni come fisioterapista. Penso di essere una persona molto attiva, ballo danza contemporanea, mi piace la salsa e da due anni mi esercito in tessuto aereo.
Dove vi trovate ora e cosa state facendo?
Ora ci troviamo a
Bogotà da 3 giorni. Abbiamo visitato la
Candelaria che è il quartiere storico di Bogotà, visitato il museo
Botero e il
Museo dell'Oro. Abbiamo poi avuto 2 incontri con gli studenti di fisioterapia dell'Università del Rosario e dell'Università nazionale in cui si è parlato del nostro viaggio, del
Popolo Saharawi, dei progetti che abbiamo visitato finora e delle esperienze reciproche. Io collaboro da 4 anni con un'associazione italiana che si chiama
Rio de Oro aiutandola nel portare avanti il
progetto fisioterapia che consiste nella formazione del personale locale e nella costruzione di locali di fisioterapia in ognuno dei
4 campi profughi. Margherita è entrata quest'anno nel progetto ma è stata 10 mesi a
Esmeraldas in Ecuador a lavorare in un progetto di Riabilitazione su Base Comunitaria portato avanti da un'organizzazione italiana che si chiama
OVCI
Quale itinerario avete seguito durante Ciclandina?
Il viaggio è iniziato il 27 Giugno a Lima. Siamo arrivati sulla costa fino a Barranca per poi salire sulle Ande al passo di Conococha a 4100 m.s.l.m. Poi abbiamo percorso il Callejon de Huaylash passando per Huaraz, il Canon del Pato, ed abbiamo raggiunto Trujillo. Siamo poi risaliti sulle Ande a Cajamarca e continuato per Celendin, Leymebamba, fino ad avvicinarci alla frontiera con l'Ecuador in cui siamo entrati a Zumba. In Ecuador abbiamo percorso tutta la cordigliera, che coincide con la Panamericana, fino ad entrare in Colombia ad Ipiales. Da li a Pasto, Cali, Ibaguè e Bogotà. Da qui seguiremo per Bucaramanga e Cucuta ed entreremo in Venezuela passando per Merida e raggiungendo infine Caracas. Il 2 di Ottobre il viaggio terminerà, smonteremo le bici, le caricheremo sull'aereo e torneremo in Italia
Qual è l'obiettivo principale del vostro viaggio?
Principalmente ci piace viaggiare in bicicletta, goderci i paesaggi e gli incontri diversi tutti i giorni. Poi il viaggio porta con se due obiettivi:
01. Visitare progetti di RBC (Riabilitazione su Base Comunitaria), in cui l'obiettivo è che la comunità si prenda cura di se stessa e in particolare delle persone con disabilità. Cerchiamo di valutare se possa essere utile la presenza di fisioterapisti all'interno dei diversi progetti e, nel caso, diffondere il bisogno nella comunità dei Fisioterapisti Senza Frontiere e magari suscitare l'interesse di qualcuno che poi decida di partire per un'esperienza di volontariato.
02. Diffondere la conoscenza del popolo Saharawi e della sua storia attraverso interviste con la stampa locale e nazionale.
Perché avete scelto la bici come mezzo solidale?
Perchè
la bici è un mezzo che fa simpatia, che ti avvicina alla gente. Ti permette di entrare in un pueblito e di venire affiancato da altre biciclette, fermato da persone curiose di conoscere dove stiamo andando, da dove veniamo. La bicicletta poi è un mezzo che non ti protegge dal clima e ti permette di entrare in contatto con la natura meglio che con tutte le altre modalità di viaggio provate finora. E poi
viaggiare in bicicletta ci riserva sempre sorprese, ogni giorno dipende da noi, l'imprevisto diventa parte del tutto e accolto con un sorriso anziché con un'imprecazione. A volte viene da pensare che così agghindati con le nostre borsone facciamo simpatia pure ai ladri
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Come mai il Sudamerica è diventato terra di solidarietà per un popolo africano?
Perchè nella nostra vita ci piace legare tra loro tutte le esperienze che si sommano man mano che passano gli anni. Suona strano in effetti parlare di un popolo africano in America Latina, ma qui per esempio tutti conoscono la storia del popolo palestinese che per certi versi presenta analogie con quella saharawi che però nessuno conosce. E' importante che si diffonda la conoscenza e la solidarietà verso questo popolo perchè di questo si nutre la sua resistenza e di conseguenza la possibilità che in un futuro possa fare ritorno a casa propria, nel Sahara Occidentale occupato dal Marocco.
E' il vostro primo viaggio in bici per il popolo Saharawi?
Per Margherita è il primo viaggio, mentre per me questo è il secondo e la naturale continuazione del primo che fu dall'Ottobre 2010 al Marzo 2011. Percorsi 9300 km
da Lima fino a Ushuaia al viaggio diedi il nome
Pedalando per il popolo Saharawi -
www.atravesla.it. Feci molte interviste e mi sembrò che i giornali e la gente fossero interessati al tema e curiosi di ascoltare una storia di un popolo lontano, cacciato dal proprio Paese. La storia di
un muro nel deserto che tuttora esiste, lungo circa 2500 km circa, alto 4 metri e presidiato dall'esercito marocchino. Una storia di
violazione di diritti civili ed umani di un popolo intero e soprattutto di violazioni da parte del Marocco di risoluzioni dell'ONU. Dalla buona risposta avuta in questo primo viaggio è nata l'idea di continuare con il secondo viaggio verso nord.
Come verranno utilizzati i fondi raccolti?
Nel viaggio precedente avevamo raccolto fondi per la costruzione di un locale di fisioterapia a Smara, una delle 4 wilaya (villaggi). In questo viaggio invece non ci siamo posti come obiettivo quello economico. La prossima fase del progetto fisioterapia prevede la formazione del personale locale sulla gestione e sul trattamento riabilitativo dei bambini con Paralisi Cerebrale Infantile. La Provincia di Ascoli Piceno ha stanziato fondi che ci hanno permesso di trovare un fisioterapista che ad Ottobre scenderà per 5 mesi nei campi profughi per portare a termine questa formazione.
Infine, come possono supportarvi i lettori?
Di sicuro cercando di
diffondere il nostro progetto se questo può dare la possibilità di far conoscere la storia e la lotta del
popolo saharawi in Italia. Se ci sono giornalisti interessati a intervistarci su giornali, radio, TV, web sarebbe una bella occasione. Poi se tra chi legge ci fossero professionisti (fisioterapisti, terapisti occupazionali, educatori....) interessati a fare
esperienze di volontariato in alcuni dei progetti che stiamo visitando (e pian piano inserendo nella pagina web), sarebbe un bell'aiuto che riusciremmo a portare alle popolazioni locali. In ogni caso l'aiuto più concreto è quello che si può dare all'
Associazione Rio de Oro da ogni parte d'Italia, adottando a distanza un bambino disabile nei campi profughi, o aiutando nell'accoglienza in Italia dei bambini che ogni anno vengono per visite, esami e terapie altrimenti impossibili nel deserto. Tutte le info su
www.riodeoro.it
Comunque invitiamo a dare un occhio al nostro sito ed al blog e a contattarci anche solo per scambiare due chiacchiere. Da questo viaggio sono nate tante amicizie, stiamo incontrando tante belle persone, conoscendo tante vite fuori dagli schemi e ci piacerebbe continuare anche al nostro ritorno a casa, quindi per qualunque info contattateci!
Grazie a Marco e Margherita ed in bocca al lupo per i vostri viaggi e per le vostre pregevoli iniziative solidali!
Ultimi commenti
Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!