Giunti in auto a Dobbiaco, abbiamo proseguito verso S. Candido dove una deviazione ci ha portato a Sesto e quindi a Moso (Moos). Dal piccolo paese si stacca sulla destra la
val Fiscalina, punto di partenza del nostro itinerario odierno. Lasciata l'auto nel parcheggio a pagamento ( 0.50€ all'ora, 3€ per 6 o più ore) di
Campo Fiscalino al termine della strada, ci siamo incamminati quando ancora il sole si nascondeva dietro le vette del parco naturale delle
Dolomiti di Sesto.
L'ampio sentiero (strada carrozzabile) che conduce fino al
rifugio Fondovalle ci ha permesso di scaldare il "grilletto" immortalando con la macchina fotografica la
cima Una, crollata parzialmente nel 2007 (se volete scoprirne di più potete leggere l'articolo relativo ai
crolli degli ultimi anni nelle Dolomiti) ; più lontana la Croda da Toni si mostrava imponente. Dal bel rifugio Fondovalle, rinnovato ed economico (15€ a notte/per persona), inizia il
sentiero numero 102 che si inerpica sulla destra all'interno della
val Sassovecchio.
Il percorso inizia qui a farsi interessante e la salita semplice ma faticosa, si protrae per circa due ore, fiancheggiando il torrente che scende dai laghi dei Piani con una imponente cascata. Riscaldati finalmente dal sole tiepido autunnale, ci concediamo una sosta quando il sentiero spiana, poche centinaia di metri prima di giungere al
rifugio Locatelli. Di fronte a noi troneggia come la "Caffettiera" nella monument valley, la
Torre di Toblin, guardia immota e perenne dell'imponente rifugio Antonio Locatelli (Dreizinnenhütte).
Dopo uno spuntino a base di pane fatto in casa e chorizo spagnolo (che lusso!), ci incamminiamo nuovamente per affrontare l'ultimo breve tratto di salita che conduce al rifugio. I
laghi dei Piani sulla nostra sinistra vibrano increspati dal vento nell'ultima calda aria settembrina all'ombra del Monte Paterno, prima di cadere nel letargo obbligato della morsa ghiacciata invernale. Una breve visita alla vicina cappella ci consente anche di ammirare il panorama maestoso delle
tre cime di Lavaredo, giganti di pietra isolati nel cielo turchese.
La giornata super ha trascinato fin qui centinaia di appassionati che non saranno di certo rimasti delusi. L'affollamento in quota (2405m) è dovuto all'enorme parcheggio presente sulla sponda meridionale delle tre cime di Lavaredo, presso il
rifugio Auronzo (2320m), raggiungibile da Misurina tramite una panoramica strada di sette chilometri a pedaggio (20€ per le auto, 30€ per i camper per 24 ore!).
Riprendiamo il cammino accedendo al classico
giro delle tre cime di Lavaredo, proseguendo in senso orario. In mezz'oretta circa siamo alla
forcella Lavaredo dove scolliniamo per scendere leggermente fino all'omonimo rifugio, non distante dal gigantesco
rifugio Auronzo (bruttissimo!).
Il percorso, entrato in Veneto, conduce sopra ad un'ampia vallata in fondo alla quale è possibile ammirare il
lago di Misurina. Più vicino, nei prati sottostanti, un gruppetto di
marmotte ben pasciute si nutrono fameliche preparandosi alle restrizioni invernali. La forcella col de Mezzo ci fa rientrare in Alto Adige regalandoci panorami superbi e noi non lesiniamo soste qua e là per qualche fotografia.
Scendiamo dolcemente fino ai laghi Lavaredo, proprio nella conca sotto le tre gemelle rocciose, lasciando gli zaini per un attimo e restando in religioso silenzio a contemplare la maestosità naturale di fronte a noi. Una ripida discesa ed un'altrettanto impegnativa salita ci consentono di chiudere l'anello fino al rifugio Locatelli.
Sono oramai le cinque del pomeriggio e l'area, solo qualche ore prima brulicante di escursionisti, ora è deserta e silenziosa: il sole scalda le sue tonalità e la roccia prende vita sopra le nostre teste...pochi istanti di riposo e siamo di nuovo in marcia per ridiscendere la val Sassovecchio e raggiungere l'auto al parcheggio dopo circa nove ore di lunga ma magica escursione!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico