Ore 2:30, un trillo acuto echeggia nella notte più silenziosa. Le stelle brillano nel cielo nero, un buon presagio! Come zoombies seguiamo il corridoio verso la cucina per eseguire meccanicamente le solite azioni quotidiane appena successive al risveglio: preparare latte e caffè, riscaldare brioches e apparecchiare la tavola. I minuti scorrono veloci a dispetto della nostra routine mattutina e siamo costretti ad accelerare perchè la strada è lunga verso il Passo Rolle. Oggi intraprenderemo un trekking di due giorni sulle Dolomiti, nel gruppo delle pale di S. Martino, non prima di aver assistito ad un concerto de I suoni delle Dolomiti ai piedi del monte Castellaz.
I suoni delle Dolomiti
Il trekking nelle Pale di S. Martino
Primo giorno - da Malga Canali al bivacco Minanzio
Si respira allegria e soddisfazione per l'inizio della giornata e noi trotterelliamo verso l'auto lasciata al passo per dirigersi verso San Martino di Castrozza, Fiera di Primiero e la vicina Val Canali da dove inizieremo i nostri due giorni avventurosi sull'altopiano delle Pale di San Martino. Guidiamo senza soste fino a Fiera dove decidiamo di far colazione per rifocillarci e attendere che il tempo atmosferico migliori visto che poco dopo la magica alba, grossi nuvoloni neri avevano iniziato a minacciare il sereno svolgimento della giornata. Verso le 11 e mezza (a seguito di un'abbondante e gustosa colazione e un pisolino su sedile anteriore reclinato) carichiamo gli zaini per trascorrere la notte al bivacco Minazio a circa 1000 metri di dislivello dal parcheggio libero nei pressi della Malga Canali, 1302 m,dalla quale partiremo (la malga è situata nell'omonima valle). Il cielo è ancora abbastanza coperto, ma qua e là sprazzi azzurri si dilatano o si restringono in base all'intensità dei venti. Partiamo con un bagaglio carico e abbastanza pesante sulle spalle (sacco a pelo, cibo e parecchia acqua influiscono non poco) percorrendo parte della Val Canali e del sentiero 707 che prosegue, oltre la nostra deviazione dove imboccheremo il 711, verso il Rifugio Treviso. Al Pian delle Lede quindi, a 1393 m seguiamo il 711 in direzione Bivacco Minazio, a circa 3 ore di camminata. L'ascesa comincia duramente per il bosco togliendo il respiro fin dai primi passi. Annaspiamo e arranchiamo ringraziando il protettore degli escursionisti per le fronde degli alberi che ci riparano dai bollenti raggi solari, sempre più forti e vividi nel cielo. Attraversiamo diversi rivoli di acqua fresca provenienti dai nevai non ancora totalmente sciolti in alta montagna, una vera manna per le nostre gole assetate. Il bosco è animato, vivo, echeggia di suoni differenti e curiosi e facendo attenzione si notano continui flash di movimenti da un ramo all'altro senza riuscire a dare un soggetto all'azione. Il sentiero prosegue erto e in certi tratti siamo costretti ad arrampicarci con l'ausilio delle mani, infatti, nonostante sia indicato come percorso fattibile da tutti, non lo consiglio a famiglie con bimbi piccoli. Dopo oltre un'ora e mezza circa di faticosa marcia,poco dopo il Vallon delle Lede a 1610 m, usciamo dal bosco per ritrovarci su ghiaioni ripidi costeggiati da lembi erbosi. In alto sulla destra, sopra un costone roccioso è situato un pianoro dove due camosci, finora ignari della nostra presenza, pasteggiano soddisfatti. Ci chiediamo come possano essere stati così impavidi e così abili nel raggiungere una meta, ai nostri occhi, davvero irraggiungibile. Seduti su un grosso masso ci concentriamo sul sublime paesaggio che ci lasciamo alle spalle, una cartolina! Tutt'intorno spuntano come margherite in un prato, migliaia di stelle alpine (credo di non averne mai viste così tante tutte assieme!!!) e tantissimi altri fiori alpini viola, gialli, bianchi e rosa. Proseguiamo per la nostra strada, quella verso il bivacco che ci opsiterà stanotte con i suoi 12 posti, ci imbattiamo nella deviazione sulla sinistra verso una ferrata. Continuiamo il trekking sul sentiero 711 che inerpicandosi senza soste, ci porta direttamente all'entrata del bivacco Minazio. Siamo sfiniti, ma ci soffermiamo qualche minuto ad osservare le indicazioni per l'indomani poste appena fuori dalla struttura ed i resti di un aereo militare americano che si schiantò su queste montagne nel 1957, come riporta la targa commemorativa. Prima di noi sono giunti qui altri due ragazzi veneti di Lamòn davvero simpatici ed estroversi: non indugiano neanche un secondo nell'offrirci un bicchiere di vino. Uno di loro quest'estate ha intenzione di percorrere l'intera Via Alpina n°2 e infatti è super allenato! In poche ore, nonostante sia ancora piuttosto presto, il bivacco si riempie di escursionisti cordiali e disposti a condividere cioccolato, thè caldo e ogni altra cibaria portata fin qui sulle spalle. Si chiacchiera, si ride e si illustrano i vari piani per la giornata successiva. Alfonso, di Feltre, stà camminando in senso opposto al nostro e domani scenderà al Rifugio Treviso per poi risalire dall'altra parte e arrivare nel pomeriggio a San Martino dove ha lasciato l'auto. É un gran fumatore, generoso e cortese, ama la solitidine in montagna, ma anche la compagnia di altri escursionisti. Ci illustra un paio di bei giri possibili sulle Dolomiti Bellunesi, che ovviamente non vediamo l'ora di affrontare!!! Sono le 22 circa e dopo un tramonto spettacolare e il successivo momento dell'Enrosadira, il freddo pungente e la stanchezza accumulata durante la giornata ci invitano cordialmente a coricarci visto che domani ci attendono almeno altre 7 ore di esplorazione montana.
É notte fonda e non sò perchè sia così adirato, ma il vento continua a fischiare forte ed a sferzare lo scuro della nostra finestra che improvvisamente si chiude sbattendo. Ho freddo, due coperte non riescono a scaldarmi del tutto anche perchè dormendo mi giro di continuo scoprendomi, devo resistere e cercare di riposarmi ancora un po' se no domani sarò distrutta ancor prima di iniziare a camminare.
Secondo giorno - dal bivacco Minanzio a malga Canali
Sono in un villaggio sconosciuto intenta a curiosare intorno, quando all'improvviso qualcuno mi solletica il piede, non realizzo immediatamente, ma poi finalmente ricordo tutto. Mi sveglio e vedo Leo che mi sorride divertito dalla mia espressione addormentata. Sono le 6, ma oggi dovremo percorrere parecchia strada ed è indispensabile partire presto. Paolo, un simpatico signore di Agordo, ci offre del thè caldo che mai ho apprezzato tanto come stamane. Grazie all'inarrestabile vento notturno, il cielo è limpidissimo e l'aria frizzantina anche perchè il sole non batte ancora sul Bivacco. Paolo e Dino partono per primi, seguiti da noi due dopo circa quindici minuti. É impossibile affrontare il gelo senza almeno una maglia a maniche lunghe perchè ti blocca le mani e anche tutto il resto. La salita verso il Passo delle Lede a circa 1 ora dal Bivacco, è dura, erta e quasi totalmente su ghiaia e rocce abbastanza esposte. Le vette qui intorno, Cima Canali, La Fradusta e Cima Wilma, impediscono al sole di scaldarci e noi continuiamo il nostro cammino senza voltarci e fermandoci pochissime volte giusto per scattare qualche fotografia. Qui non c'è traccia di animali: pure i gracchi che solitamente si fanno vedere un po' ovunque, qui preferiscono non spingersi. A tratti siamo costretti a metterci a quatto zampe per arrampicarci sulle rocce e seguire i segnali rossi verso il Valico. L'ultima parte del sentiero è veramente pendente e sicuramente più facile e meno pericolosa da percorrere verso l'alto piuttosto che a ritroso. Come due scalatori sul picco dell'Everest sbuchiamo finalmente sul Passo delle Lede a 2696 m e meraviglia delle meraviglie, davanti a noi si estende gran parte del Gruppo Dolomitico delle Pale ed in lontananza riusciamo anche a scorgere l'inconfondibile sagoma della Regina delle Dolomiti: la Marmolada. Il sole qui è già arrivato e come lucertole cerchiamo di riscaldarci le mani che quasi non si muovono più, almeno per scattare un paio di foto a questo scenario paradisiaco. Da qui la nostra intenzione era inizialmente quella di seguire il sentiero verso il Passo della Fradusta e raggiungere poi la vetta oltre i 2900 m, ma la presenza di alcuni nevai scoscesi ci fà desistere e così optiamo per la discesa verso il Rifugio Pradidali con conseguente ritorno alla Malga Canali dove ci aspetta la nostra macchina. Anche scendere da questo luogo così apparentemente remoto ed isolato si rivela essere un'impresa non da poco: infatti la presenza di nevai e acqua rendono scivoloso anche il più banale dei passaggi ed occorre porre molta attenzione. Appena discesi dalla prima parte del percorso ripido che parte dal Passo, è possibile scegliere due strade alternative per raggiungere il suddetto Rifugio: continuare a seguire i segnali della sat più sulla destra praticando del free climbing (assolutamente sconsigliata se avete zaini grossi o se non siete veramente escursionisti esperti), oppure più sulla sinistra imboccare la discesa nel canalone facendo ben attenzione a dove appoggiate i piedi visto che moltissimi massi sono in equilibrio precario. Noi abbiamo deciso, dopo un'attenta e meditata analisi della situazione e dopo aver capito che una delle due alternative andava seguita obbligatoriamente, di calarci nella specie di canyon da dove, con a disposizione uno spazio di mezzo metro, aggrappandoci saldamente alla parete rocciosa, ci siamo abbassati di quota sconfiggendo le nostre gambe tremanti e il batticuore assillante. Alcuni picchi muraioli sembravano deriderci dalla sommità della parete rocciosa dove probabilmente avevano nidificato, ma non si trattava affatto di uno scherzo, da lì dovevamo farci coraggio e scendere!!! Terminato questo tratto da cardiopalma, ma in fondo in fondo anche divertente, ritroviamo un normale sentiero all'apparenza pianeggiante che scorre veloce fino al Rifugio Pradidali passando per il bel laghetto omonimo. Le Pale si stagliano ancora intorno alla terra che calpestiamo quasi volessero vegliare su coloro che decidono di inoltrarsi fra queste montagne così selvagge. Il Rifugio Pradidali, ristrutturato di recente, è stracolmo di persone di ogni età, così dopo una brevissima sosta, riprendiamo la nostra strada verso la Val Canali, visto che ci mancano ancora quasi 1000 metri. Il sentiero è abbastanza semplice a parte un nevaio ancora presente e un tratto attrezzato di funi fisse un po' esposto (basta comunque prestare un minimo di attenzione e non si rischia nulla!). Il tempo di percorrenza dal Rifugio alla Malga Canali è di circa 1 oretta e mezza in base alla velocità e alle soste picnic o fotografiche. Prima di attraversare dei prati in prossimità della Malga, si incontra un bel ponte di legno sotto il quale confluiscono le acque da tre differente torrenti che scendono impetuosi formando delle cascatelle. Cavalletto alla mano, macchina fotografica e un paio di scatti sono d'obbligo! In quest'ultimo tratto di facile passeggiata, dei pannelli didattici spiegano varie curiosità inerenti alla vita di malga e ai molti aspetti della vita contadina della zona. Se avete tempo fermatevi a leggerne qualcuno perchè sono veramente interessanti.
Soddisfatti, ma sfiniti come non mai, giungiamo alla macchina con ancora impresse nella mente le meravigliose ore trascorse al cospetto delle Pale di San Martino, uno dei nove gruppi dolomitici da conoscere, esplorare e imparare a rispettare.
Le Dolomiti sono la nostra seconda casa ed amiamo percorrerne i sentieri in lungo e in largo. Trovate alcuni dei trekking affrontati negli ultimi anni sulla mappa delle escursioni. Tra i percorsi che vi consigliamo ci sono l'itinerario nel gruppo del Catinaccio d'Antermoia da Campitello di Fassa oppure il trekking al col de Puez nel parco naturale delle Puez Odle.
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