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Torri del Vajolet e rifugio Antermoia, trekking nelle Dolomiti
Escursione lunga ed impegnativa quella che ci ha condotto dalla Val di Fassa attraverso la Val Duron al cospetto dell'erto massiccio dell'Antermoia e delle Torri del Vajolet. Da Trento con l'automobile seguiamo l'autostrada del Brennero verso Bolzano che non raggiungeremo perchè la nostra uscita è Egna-Neumarkt. Da qui saliamo verso Montagna e il Parco del Monte Corno seguendo la strada a tornanti. La nostra base di partenza, Campitello di Fassa, si trova nell'omonima valle e per arrivarci dovremo passare interamente la Valle di Fiemme e buona parte della stessa Val di Fassa seguendo le indicazioni per il Passo Pordoi. Oggi siamo solo in due perchè fra problemi fisici (ehm...), di stanchezza e cene già organizzate in precedenza ed impossibili da spostare, hanno tirato tutti bidone.
A Trento, dopo una notte ricca di temporali, la foschia dettata dall'umidità è sparita ed il cielo è terso e la temperatura ottimale per una giornata di fatiche naturalistiche. Inizialmente la meta prefissata era il Piz Boè, ma una volta giunti in Val di Fassa ci accorgiamo che qui il tempo non è dei migliori: pioviggina ed è nuvoloso ed inoltre il termometro posto appena fuori dall'ufficio turistico segna 10°C.
Il mio compagno di escursione non ha pensato a questi possibili mutamenti climatici e così ora si trova costretto ad affrontare la giornata in maglietta a maniche corte e pantaloncini da calcetto (insomma, per un uomo più corti non si può!!!). Fra le risate generali delle persone che incontriamo, tutte rigorosamente munite di mantella, scarpe pesanti e ombrellino, decidiamo di chiedere alla gentile responsabile dell'Azienda Turistica della val di Fassa, un degno trekking sostitutivo a quello sul Piz Boè. Con l'ausilio di una bella cartina dettagliata della zona, ci rendiamo conto delle numerose possibilità ed optiamo per quella che ci permetterà di valicare due passi fino al laghetto d'Antermoia e un ulteriore passo alpino fino al Rifugio Passo Principe e al poco distante Vajolet, un giro di tutto rispetto.
Seguendo il consiglio dell'addetta dell'ufficio turistico, parcheggiamo l'auto poco avanti sotto il ponte dove è libero. Da qui seguiamo la strada verso sinistra e, non appena oltrepassato un ponte, svoltiamo a sinistra nuovamente lungo una strada che sale. Poco più avanti incontriamo il cartello indicante il luogo di sosta del taxi che conduce al rifugio Micheluzzi a 1850 m: sono solo 400 m di dislivello, ma usufruire di questo servizio ci farebbe risparmiare almeno un'ora di tempo, nonostante il costo decisamente eccessivo di 8€!
Ci perdiamo per qualche minuto in assurde osservazioni sulla possibilità di arrangiarci o no, ma è tutto inutile visto che l'ultimo taxi della mattinata è partito già da quindici minuti, quindi non ci resta altro da fare che incamminarci lungo l'asfalto già rovente. Il primo tratto che ci condurrà alla Baita Fraines a 1600 m, è su una strada asfaltata che si inerpica nel bosco fino ad una deviazione dove si può scegliere di proseguire lungo la stessa via fino al Rifugio Micheluzzi, oppure percorrere un sentiero parallelo che ci porterà comunque presso la baita alpina a 1850 m.
Optiamo per questa seconda possibilità e rapidamente, faticando all'ombra della vegetazione, giungiamo presso il Rifugio sopracitato. Davanti a noi si estende la Val Duron che offre la panoramica sulle Alpi di Tires e i suggestivi Denti di Terrarossa. Il nostro sentiero è il 532 che attraversa una parte di questo affasciante altopiano, ma dopo circa un chilometro incontriamo l'intersezione con il tracciato n° 578, la deviazione verso il Passo delle Ciaregole a 2279 metri raggiungibile in circa 40 minuti di camminata sostenuta. Il cielo si stà annuvolando, ma riusciamo ancora a scorgere e riconoscere il Sassopiatto e una parte di Sassolungo. Dal passo iniziamo a seguire il sentiero n° 580 che ci porta sempre più in alto fino al Passo di Dona a 2516m.
Dinanzi a noi, situato su un pianoro roccioso è stato eretto il Rifugio Antermoia con 44 posti letto, gestito da Giambisi Almo. Tornando indietro dal Passo della Ciaregole si può scendere nuovamente in Val Duron e tornare indietro per l'alternativo sentiero n° 555, oppure, poco prima del Passo di Dona, sulla sinistra il 580 e poi 577 conducono nella valle omonima fino a Fontanazzo. Ma torniamo al Rifugio Antermoia: la temperatura è decisamente diminuita e qualche brivido sulla schiena ne è la prova, così giovani incoscienti senza adeguato equipaggiamento e mi riferisco in particolare al mio compagno di escursione (cof cof), scegliamo di trattenerci una mezzoretta all'interno dell'edificio per scaldarci con una bella tazza di cioccolata calda (ahimè è acqua sporca di cacao, ma il nostro fisico infreddolito si gode ugualmente il piacevole momento!!!). Constatiamo di aver tenuto un buon ritmo e di aver risparmiato quasi un'ora sull'effettiva tabella di marcia prefissata, incredibile! Dopo un'aggiuntiva panna cotta ai frutti di bosco, decidiamo che è il momento di ripartire perchè la strada fino alla macchina è ancora moltooo lunga! Seguiamo il 584, subito a sinistra del rifugio, in direzione del Passo di Antermoia.
Poco distante dall'edificio incontriamo il laghetto omonimo così limpido e chiaro da farci intendere immediatmente quale possa essere la temperatura dell'acqua, inoltre un nevaio non ancora sciolto lo incornicia per quasi un terzo: capiamo al volo che non si tratta di un lago balneabile, ma neanche per i piedi... perspicaci eh?! Il Vallone si presenta come un deserto ghiaioso, i detriti di dolomia rendono il paesaggio lunare e confondono l'orientamento, fortunatamente chi si cura di rendere il sentiero agibile ha verniciato di rosso gli omini da seguire così è davvero difficile perdersi! Dal vallone si risale verso il passo su un sentiero stretto e franoso. La sella si trova a 2770 metri e un vento freddo sferza il luogo, ma il panorama è a dir poco incantevole: ci troviamo ai piedi dell'imponente massiccio dell'Antermoia la cui cima oggi resterà perennemente nascosta da una dispettosa nuvola, sotto il massiccio sulla destra si vede in lontananza il Rifugio Passo Principe e poi a seguire le Torri del Vajolet e tutto il Rosengarten, sulla sinistra invece diverse cime tra le quali la Scalieret che ci apprestiamo a raggiungere. Abbiamo varcato numerosi passi oggi, ma non abbiamo scalato neanche una cima e la Scalieret fà al caso nostro: invece che proseguire verso destra lungo il 584, seguiamo sulla sinistra una traccia di sentiero che ci porta al passo di Scalieret e alla successiva e semplice ascesa alla cima facilmente identificabile per la croce posta sulla sommità.
Nonostante qualche tratto molto esposto, per chi ha esperienza in montagna, la salita non risulterà particolarmente difficile, ma non la consiglio a chi si approccia per le prime volte a questi splendidi paesaggi, come del resto non suggerirei l'intero giro affrontato per l'impegno e la lunghezza del tracciato, oltre che per certi passaggi particolarmente esposti. Dalla cima torniamo poi indietro verso il Rifugio Passo Principe, ristrutturato di recente, situato in un'ottima posizione. Il snetiero 584 taglia poi la montagna scendendo rapidamente verso il Rifugio Vajolet e Preuss a 2248m. Il cielo ci concede un pomeriggio variabile che risulta sufficiente per scorgere le vette che ci sovrastano da ogni lato. Dal Vajolet, la traccia n° 546 porta in meno di mezzora ai sottostanti punti di appoggio per escursionisti: Rifugio Stella Alpina, Gardeccia e Catinaccio. Siamo esausti ed optiamo per usufruire del carissimo servizio navetta fino a Pera o Pozza di Fassa (5€ solo andata, 8,5€ andata e ritorno). Dal parcheggio della funivia di Pera di Fassa, tentiamo un autostop di fortuna, Nicola non ha la meglio per sei macchine, mentre io al primo colpo trovo un passaggio di due simpatici locali della Val di Fassa fino a Campitello.
Bellissima escursione super panoramica che richiede molto impegno fisico ed allenamento, soprattutto in funzione dell'elevato dislivello in salita da percorrere.
Le bellezze delle Dolomiti sono spesso il teatro delle nostre escursioni e potete trovare altri percorsi sulla mappa dei trekking. Non lontano da questo itinerario vi consigliamo il tracciato dal passo Nigra a malga Costa adatto anche alle ciaspole. Per i più allenati invece potrebbe essere interessante il percorso a Punta Vallaccia nel gruppo dei Monzoni.
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Vero
ITA - Correva l'anno 1983 quando ha sorriso per la prima volta alla luce del sole estivo. Da sempre col pallino per l'avventura, ha avuto la fortuna di girare l'Europa e l'Italia con i genitori e poi, per la maturità, si è regalata un viaggio in 2 cavalli da Milano verso la Russia. Al momento giusto ha mollato il lavoro senza alcun rimpianto per volare in Nuova Zelanda dove ha viaggiato per cinque mesi in solitaria. Nel 2007 ha provato per la prima volta l'esperienza di un viaggio in bici e, da quel momento, non ne ha potuto più fare a meno... così, dopo alcune brevi esperienze in Europa, nel 2010 è partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, il Sudafrica-Lesotho e #noplansjourney. Se non è in viaggio, vive sul lago d'Iseo! Carpediem e buone pedalate!
EN - It was 1983 when he smiled for the first time in the summer sunlight. Always with a passion for adventure, she had the good fortune to travel around Europe and Italy with her parents and then, for maturity, she took a trip in 2 horses from Milan to Russia. At the right moment he quit his job with no regrets to fly to New Zealand where he traveled for five months alone. In 2007 she tried the experience of a bike trip for the first time and, from that moment on, she couldn't do without it ... so, after some short experiences in Europe, in 2010 she left with Leo for a long cycling trip in South East Asia, the first real great adventure together! Asia was followed by the Andes, Morocco, South Africa-Lesotho and #noplansjourney. If he's not traveling, he lives on Lake Iseo! Carpediem and have good rides!
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