La Valle del Bekaa è una delle zone più remote del Libano: situata al confine con la Siria, questa valle è conosciuta come la roccaforte politica più importante del partito degli Hezbollah che trovano ampio supporto tra la popolazione di contadini e allevatori. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata raggiungere la Valle del Bekaa in giornata, ma da Beirut si può arrivare ovunque con gli autobus o i taxi collettivi e quindi, senza riflettere troppo sulla nostra destinazione, a cuor leggero abbiamo deciso di partire in direzione di Baalbeck, la cittadina principale della valle.
In viaggio verso la valle del Bekaa!
Lo scassatissimo pullmino corre verso la valle del Bekaa su strade a noi sconosciute, desolate, lontano da paesi e città. Siamo in otto a bordo ma, durante le quasi tre ore di salti, sterzate improvvise e negligenza del nostro autista, rimarremo sole a bordo... sole con quel matto ed i suoi due compari! Man mano che ci si allontana da Beirut, gli edifici che prima occupavano ogni metro quadrato della costa, diventano sempre più piccoli fino a sparire completamente dietro le montagne. Dopo ore di viaggio tese come corde di violino per la guida pazza del giovane proprietario del taxi collettivo, dopo aver evitato per un soffio di investire una capra, due signore e di provocare un tamponamento a catena, siamo davvero sfinite, ma felici di giungere a Baalbeck, una delle due principali città della valle del Bekaa. Il mio stomaco è su di giri ma un caffè caldo libanese lo rimetterà in riga... me ne aspettano non uno, ma addirittura cinque...
Un sogno chiamato Palestina, campo palestinese Al Jalil
L'aria è fresca e molto più pulita di quella respirata a Beirut. Baalbeck si trova a 1170 metri di altitudine, è una città tranquilla e vivibile nonostante sia piuttosto isolata dal solito Libano turistico. La nostra prima destinazione è il campo profughi palestinese Al-Jalil situato all'ingresso di Baalbeck. Alì, il referente dell'associazione Cjc, ci stà aspettando per spiegarci le attività del campo e per mostrarci la vita in questa sorta di terra di nessuno. Gli abitanti di Al- Jalil sono circa 5000 e nessuno ha il passaporto, questo perchè il Libano non li considera cittadini della nazione ma semplicemente rifugiati. Sono passati oltre cinquant'anni da quando i primi palestinesi misero piede a Baalbeck, nella Valle del Bekaa, ma da allora è cambiato poco: i bambini vanno a scuola all'interno del campo e sognano di tornare in Palestina nonostante non ci siano mai stati. Ti parlano della loro nazione come se avessero vissuto là tutta la vita, ma in realtà la maggior parte di loro non sà nemmeno dove si rovi su una cartina geografica... Gli uomini lavorano prevalentemente nell'edilizia ma, non avendo passaporto, sono assunti illegalmente e vengono sottopagati. Le donne accudiscono i bambini e puliscono la casa. Ogni abitazione del campo di Al Jalil è arredata e fornita di stufa a gasolio che viene però accesa solo nei giorni più freddi visto il costo proibitivo di quasi 10$ al dì. Camminiamo per i vicoli di Al Jalil con la tristezza nel cuore e molti pensieri per la testa. I muri sono ricoperti da manifesti con il volto stampato di Arafat che osserva tutti sorridendo o da locandine del Palestenian liberation front, il Fronte nazionale di liberazione della Palestina. Ogni donna che incontriamo ci saluta con estrema gentilezza e, con un senso di ospitalità invidiabile, ci invita a prendere un caffè. Dopo un giro completo del campo, dopo aver visitato la clinica, il centro medico dell UNRWA , il centro Caritas per le attività ricreative e dopo aver bevuto cinque caffè (dire di no da queste parti è proprio impossibile!) mi chiedo come possano esistere delle persone a cui è negata un'identità, un'appartenenza, un paese... la Palestina non esiste, almeno non ancora, e questi bambini riusciranno mai a tornare in quella terra che considerano la loro casa senza esserci mai stati finora? Quello di cui sono certa è che, per ognuno di loro, la Palestina esiste nel cuore...
La moschea di Khomeini a Baalbeck
Difficile crederlo prima di vedere personalmente. La moschea più imponente della Valle del Bekaa è dedicata a Khomeini e non ci vuole molto ad accorgersene. Un enorme mosaico ritrae l'Ayatollah mentre incita i suoi fedeli e, chi entra nella Grande Moschea di Balbeck, non può non notarlo. Senza le scarpe ai piedi, con vestiti che ricoprono tutto il corpo e con un velo sui capelli, qualsiasi donna può entrare nella Moschea. Seguo il corridoio sulla destra e mi ritrovo catapultata in un'altra dimensione: le pareti risplendono alle luci artificiali, le donne eseguono rituali a me sconosciuti: si inginocchiano, pregano e cantano. Sono quasi tutte vestite di nero, tutte tranne noi due. Uno scaffale basso e appesantito dal peso dei libri che lo occupano giace in un angolo a disposizione di tutte le avventrici. Sono un po' spaesata: giro su me stessa e sorrido a chi mi lancia sguardi dolci comprendendo il mio stato d'animo perplesso. Il luogo è mistico e traspira una profonda religiosità da ogni suo mattone. Le donne della Moschea sembrano essere in pace con il creato e con se stesse ed io provo un pizzico di invidia conoscendo il mio irrefrenabile e continuo bisogno di qualcosa per me sempre così difficile da trovare...
Heliopolis,la città del sole
Cinta dalla stretta morsa delle montagne che segnano il confine con la Siria, l'antica Heliopolis, la città del sole, patrimonio UNESCO dal 1984, è ancora lì, dove venne eretta quasi 2000 anni fa sopra le spoglie di edifici ancora più antichi. I romani, intorno al 200 d.C. fecero di Heliopolis una colonia di diritto italico chiamata Colonia Iulia Augusta Felix Heliopolis. Passeggiando per i resti dell'antica città si respira un profumo di prosperità e benessere. Le sei colonne (un tempo erano 58) del Tempio di Giove, conosciuto come il più grande tempio romano mai eretto, resistono solitarie alle dure sfide quotidiane della Natura. Dall'alto dei loro 20 metri, le colle del tempio dominavano la grande corte sottostante. Il tempio di Bacco, poco distante, appare davvero in buone condizioni: immagino secoli fa come i fedeli del Dio cercassero di raggiungere l'estasi sacra attraverso l'uso di vino, oppio e droghe conosciute all'epoca... insomma i tempi sono davvero cambiati! Quando la luce del giorno si intensifica prima di trasformarsi in buio, i templi appaiono ancora più maestosi ed orgogliosi. Chissà quante ne hanno viste nel corso degli anni questi poveri templi: Romani che pregavano in latino sorseggiando la bevanda preferita di Bacco, prostituzione sacra durante il periodo bizantino, sultani mamelucchi e incursioni mongole. Ad ogni modo, finchè potè, Heliopolis rimase una città dal culto pagano e le sue genti continuarono a pregare i loro dei... nemmeno l'idea dell'imperatore Giustiniano di "smontare" il tempio di Giove e portare a Costantinopoli (nella Basilica di Santa Sofia) 8 colonne ebbe molto successo.
Confinata in un'area poco battuta dai viaggiatori, la valle del Bekaa custodisce memorie del passato e di genti troppo spesso dimenticate dal resto del mondo. Qui,fra le montagne a pochi chilometri dalla Siria c'è chi ha trovato una casa e una speranza... io, oggi, nel cuore della valle del Bekaa sono riuscita a trovare ricordi e sofferenza, ma anche un po' di pace per il mio spirito inquieto.
Raggiungere la Valle del Bekaa: la via più facile per arrivare a Baalbeck e nelle altre località della Valle del Bekaa è quella di prendere un taxi collettivo in partenza dalla stazione di Cola di Beirut. Il costo del viaggio si aggira intorno alle 5000 sterline libanesi ossia circa 2,50€ ( vedendovi stranieri, gli autisti proveranno a chiedervi di più, ma non fatevi intimorire e insistete per pagare il prezzo di tutti!). Per altre informazioni consultate l'articolo su come viaggiare in Libano.
Quanto costa vedere la città del sole: Il costo dell'ingresso del sito UNESCO di Heliopolis a Baalbeck, nel cuore della Valle del Bekaa, è di 12000 lire libanesi (febbraio 2012) e vale davvero la pena visitarlo!
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Ultimi commenti
Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!