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Attraversamento del confine Austriaco
Marco Toffaletti
Partenza/Arrivo
Massimeno/Bolzano
Luogo
Friuli Venezia Giulia, Trentino, Alto Adige, Veneto, Austria, Croazia, Slovenia
Stagione
Primavera, Estate, Autunno
Durata
Cicloviaggiatore (8-15 giorni)
Lunghezza
1036 km
Dislivello
5001 e oltre
Difficoltà
Grande avventura
Tipo di fondo
100% Asfalto
Valutazione
Difficoltà
4/5
Panorama
5/5
Bici consigliata
Bici da ViaggioAdventure bikeGravel
 
 

Un viaggio in bici tra Italia, Croazia, Slovenia e Austria. Marco ci racconta le sue avventure estive in compagnia di un amico: da Massimeno a Bolzano: un viaggio di due settimane verso la Croazia per poi rientrare dalle ciclabili austriache. Oltre mille chilometri tra avventure e disavventure nelle verdi vallate alpine e lungo la costa adriatica. Sognando già la prossima meta...

Massimeno – Lago di Caldonazzo

Distanza percors 94 km

Ci svegliamo presto (in realtà non ho chiuso occhio) con l’entusiasmo della partenza per il viaggio in bici che attendiamo da molto tempo e che ci darà la boccata di ossigeno di cui abbiamo bisogno dopo un anno milanese bello tosto. Il tempo di impacchettare i bagagli sui nostri fedeli mezzi e si va! Scendiamo da Massimeno a Pinzolo dove imbocchiamo una bellissima ciclabile (praticamente tutta in discesa) fino a Stenico, paesino a metà montagna famoso in regione per il suo castello, attualmente sede espositiva del Museo del Castello del Buonconsiglio (Trento). La strada si snoda tra campi di grano alternati ad allevamenti piuttosto intensivi di trote. Un impiegato del Parco Naturale in cui ci troviamo (Adamello Brenta) ci dice che, una volta arrivati a Terme di Comano, possiamo proseguire attraverso la ciclabile del Limarò che evita in parte la rognosa statale.

Quindi al posto delle gallerie, ci gustiamo un’altra bellissima ciclabile che si snoda tra gole e palestre di roccia naturali. La ciclabile finisce appena prima del paese Sarche, dove inizia la splendida Valle dei Laghi. Tale valle segnerà l’inizio del nostro primo vero sforzo. Superato l’abitato di Vezzano, i cittadini ci dicono che, per evitare le pericolose gallerie che portano a Trento, siamo obbligati a fare in parte la salita del monte Bondone. Non conoscendo bene le nostre capacità e ben consapevoli della pericolosità, torniamo sui nostri passi e decidiamo di affrontare queste benedette gallerie. Brevissima sosta al forte austro-ungarico di Cadine (o Bus de Vela) e via dritti nel tunnel, dove toccheremo anche i 70Km/h per poi raggiungere immediatamente il bellissimo abitato di Trento: ci concediamo una  visita del centro storico di Trento ripartiamo subito, convinti che la statale della Valsugana si possa percorrere in bici. Non sarà cosi, prendiamo quindi la Val Sorda che, sotto un caldo asfissiante, ci porta sull’altopiano dove sorge il paese di Vigolo Vattaro. E’ stata un’ascesa dura, ma veniamo ricompensati dalla splendida discesa panoramica, che ci porta dritti al primo traguardo del viaggio, ovvero il lago di Caldonazzo.

Lago di Caldonazzo – Belluno

Distanza percorsa 110 km

E’ prestissimo quando smontiamo le tende e montiamo in sella, destinazione (prevista) il Lago di Santa Croce, poco dopo Belluno. La ciclabile della Valsugana è uno spettacolo, molto ben tenuta e rilassante, e ci tiene compagnia fino a Primolano. Qui la salutiamo e deviamo per Feltre. Per ovvi motivi evitiamo la superstrada e ci inerpichiamo su per le “Scalette di Primolano”, pochi tornanti in salita che si fanno comunque sentire sulle gambe. Da qui bella strada in lieve saliscendi per scendere infine a Feltre. Decidiamo di evitare la statale e risaliamo ad attraversare i paesini lungo un strada ancora piacevole e tranquilla fino a Santa Giustina, dove gioco forza ci rassegniamo a percorrere l’ultimo tratto su statale fino a  Belluno. La salita di ieri ci ha provati, il conta km segna 110, il cielo minaccia pioggia e non siamo sicuri di trovare posto nell’unico campeggio che si affaccia sul lago, nostro obiettivo iniziale.

Ci riteniamo così soddisfatti della giornata e decidiamo di dormire a Belluno.

Belluno – Pordenone

Distanza percorsa 75 km

Il programma prevede 100 e passa km in direzione Trasaghis (alto Friuli) passando per il Vajont. Ma i primi due giorni ci hanno cotti a puntino, complice anche un itinerario preparato un po’ approssimativamente, e a malincuore ripieghiamo su una tappa più leggera e “di spostamento” verso sud – est (la nostra prima destinazione fissa è Trieste). Scendiamo da Belluno verso Ponte nelle Alpi e poi Lago di Santa Croce. Ci confermano che non ci sono piste ciclabili verso Vittorio Veneto, ma poco dopo troviamo indicazioni (a dire il vero un po’ confuse) che affermano il contrario. Ovviamente decidiamo di deviare verso questa pista ciclabile, ma finiamo in qualche sterrato e addirittura ci ritroviamo nel bel mezzo della corsa di una gara di Triathlon (per la gioia di concorrenti e staff, che ce ne dice di ogni): a nostra discolpa, era veramente mal segnalata!
Riusciamo finalmente a districarci per ritrovare la strada, costeggiamo la riva orientale del lago in leggera salita e poi tanti chilometri in discesa fino a Fadalto e poi Vittorio Veneto. Breve sosta, dopodichè imbocchiamo la strada grigia e noiosa fino a Pordenone. Questa si rivelerà forse la giornata più anonima del viaggio, ma ci è servita per recuperare un po’ di energie.
trieste

Pordenone – Trieste

Distanza percorsa 128 km

Oggi ci riscattiamo con una tappa lunga e paesaggisticamente stimolante. A dire il vero la strada fino a Codroipo è purtroppo ancora grigia statale, ma qui deviamo su strade di campagna più tranquille e piacevoli. E’ praticamente tutta dritta e senza dislivelli fino a Palmanova, ne approfittiamo per rilassarci e chiacchierare, e anche il sole ci tiene compagnia. Sosta e visita al sacrario militare di Redipuglia, e poi giù verso Trieste, lungo la bella strada costiera che ci regala finalmente qualche salita e un panorama stupendo sul mare. Iniziamo ad essere un po’ cotti, soprattutto a causa del sole battente, ma siamo rinfrancati dal pensiero che avremo un giorno di riposo e che quindi stasera ci si potrà distendere un attimo dopo quattro giorni niente male. Incontriamo quindi Alessio, l’amico che ci ospita e che ci farà da Cicerone, doccia più che meritata e tour della città: torniamo a casa solo a tarda notte dopo un numero imprecisato di birre.
 

Trieste – Savudrija

Distanza percorsa 62 km

Dopo il giorno libero passato a riprendersi dai bagordi della sera precedente con una visita al castello e un po’ di relax sul mare, è ora di rimettere il sedere sulla sella e di varcare un paio di confini. Per i primi km saremo in 3, visto che Alessio ha deciso di farci da guida verso la ciclabile Parenzana e poi giù verso la Slovenia. Dopo una decina di km imbocchiamo quindi il percorso ciclabile: un gradevole e lieve sali-scendi nella campagna slovena fino a Capodistria. Qui le indicazioni iniziano a farsi confuse, e facciamo amicizia con Pol e Desiree, coppia di spagnoli simpatici che hanno il nostro stesso problema. Seguiamo una bellissima ciclabile che da Capodistria porta ad Izola tutta lungomare (non è già più Parenzana, ma poco importa). Alessio non vuole allontanarsi troppo da Trieste, e decide che è il momento di tornare indietro: lo salutiamo e ringraziamo di tutto. Iniziamo a renderci conto che neanche i locali sanno bene dove indirizzarci per seguire la ciclabile che ci eravamo preposti, ma dopo qualche tentennamento riusciamo a ritrovarla. E’ una strada molto tranquilla che attraversa centri abitati, gallerie e persino un campeggio. Arrivati in Croazia, la situazione cambia drasticamente: la ciclabile si trasforma in uno sterrato in salita che percorre la collina sopra le saline di Sicciole (subito aldilà del confine Croato). Non è poi così faticoso e in fondo non ci dispiace cambiare un po’ fondo, visto anche che questa giornata prevede non molti km. Pur sotto il sole cocente ci godiamo quindi il pezzo non previsto; all’ennesimo bivio poco chiaro decidiamo però che sarebbe rischioso imboccare un altro sentiero simile non essendo sicuri della direzione e dovendo magari tornare indietro: decidiamo quindi di percorrere gli ultimi 7 km su asfalto verso un campeggio vicino e goderci, tutti e quattro (la coppietta ha deciso nel frattempo di unirsi a noi per la sera), un po’ di mare e le immancabili birre.
 

Savudrija – Postumia

Distanza percorsa 98 km

Non lo sappiamo ancora, ma oggi sarà una tappa tostissima. Partiamo presto dal campeggio per poter fare più chilometri possibili con un po’ di fresco; salutiamo Pol e Desiree che decidono di prendersela con più calma (in ogni caso avrebbero preso una direzione diversa): ci ha fatto piacere la loro compagnia, anche se per poco tempo. Di fatto torniamo fino a Capodistria allo stesso punto di ieri, seppur percorrendo un’altra strada; da qui ci dirigiamo verso l’entroterra sloveno. Paesaggisticamente si rivela essere fino ad ora la tappa più bella, ma anche la più faticosa: non pianificare un viaggio in bici nel dettaglio (come nel nostro caso) significa anche ignorare che la Slovenia (perlomeno in questo tratto) è praticamente un continuo su e giù. Siamo un po’ dei pirla e ridiamo rendendoci conto di aver sottovalutato l’aspetto dei dislivelli, ma poco importa: affrontiamo con entusiasmo la serie di salite massacranti (indimenticabile quella che porta a Cern Kal), aiutati anche dallo splendido scenario in cui siamo immersi. Gli ultimi 20 km li pedaliamo trascinandoci letteralmente (e nel frattempo cerchiamo di aiutare un ciclista locale che ha forato in mezzo al nulla): quando arriviamo finalmente a Postumia siamo provati ma allo stesso tempo soddisfatti per aver affrontato degnamente la brulla Slovenia. Marco decide di visitare le famose grotte mentre io mi addormento appena toccato il letto. In serata non ci concediamo neanche le consuete birrette: a nanna presto!
 

Postumia – Lubiana

Distanza percorsa 58 km

Sveglia con calma: oggi ci aspetta una tappa breve di spostamento per raggiungere la capitale, dove ci fermeremo per il nostro secondo giorno di riposo. In realtà abbiamo imparato che pochi km non significa poca fatica, ma un simpatico ciclista croato ci assicura che oggi sarà tutta in discesa. Effettivamente scopriamo che le salite le abbiamo consumate tutte ieri (per ora) e fino a Lubiana pedaliamo rilassati se non in discesa, comunque in piano. Scopriamo con piacere che la città è praticamente tutta ciclabile; con un po’ meno piacere scopriamo che la temperatura è tropicale. Per nulla intimoriti dal termometro, decidiamo comunque di esplorare Lubiana all’ora di pranzo, anche per trovare qualcosa da mettere nello stomaco. E’ venerdì e fortuna vuole che sia il giorno in cui in centro ci sia un colorato e incasinatissimo mercato gastronomico: problema cibo risolto. Oggi Marco compie 30 anni, e ci eravamo immaginati una serata all’insegna di sfrenati festeggiamenti: più realisticamente, dopo la cena e una birra in un fantastico ristorante bosniaco ci rendiamo conto che la prima settimana di pedalate ci ha stancati. Abbandoniamo ogni proposito festaiolo e ci dirigiamo sconfitti verso l’ostello.
lubiana

Lubiana – Villach

Distanza percorsa 124 km

Dopo aver passato il nostro giorno di riposo a cazzeggiare in ostello (a parte una breve visita al castello, la temperatura è stata proibitiva per qualsiasi altra attività) giunge il momento di rimetterci in strada e iniziare il senso contrario del nostro giro anti-orario. Puntiamo quindi verso nord-ovest per raggiungere Villach, appena al di là del confine austriaco. Appena usciti dalla città dormiente ci immergiamo nella Slovenia rurale lungo strade in una salita quasi impercettibile, il che rende la pedalata gradevole e l’avvicinamento alle alpi graduale e rilassante. Unica pecca lunghi tratti di asfalto sconnesso, non proprio il massimo col bagaglio che fa la ola sul portapacchi e il sedere che urla ad ogni buca.  Il paesaggio diventa pian piano alpino e rimane godibile fino a Jesenice, orribile città industriale e vero e proprio pugno in un occhio in questa tappa. Da qui infatti la strada torna ad immergersi nel placido e rilassante paesaggio di montagna fino a  Kranjska Gora, anche grazie alla possibilità di percorrere una splendida ciclabile che isola completamente dal traffico. Nonostante la salita si mantenga lieve e la tappa sia tutt’altro che faticosa, ci sentiamo un po’ fiacchi e spompati, forse a causa dell’apatico giorno di riposo passato al caldo in completa inattività. Ovviamente dobbiamo ancora essere messi alla prova: arrivati nella famosa località sciistica, quando il conta km segna 94 e noi già cantiamo vittoria, un minaccioso cartello annuncia una serie di tornanti di 3 km con punte al 18%... la foto può riassumere lo spirito del momento. Marco come al solito è uno stambecco d’altri tempi e arriva con largo anticipo rispetto ai miei 86 chili, che con tutto l’allenamento e la buona volontà si arrendono alla forza di gravità e spingono a piedi per un km buono. Arrivare alla fine, dove ci attende il confine, è chiaramente un sollievo e una grande soddisfazione, anche perchè da qui (stavolta ne siamo certi) è praticamente fatta. Non è semplice come pensiamo perchè i 5/6 km di discesa dall’altra parte sono ripidissimi e la strada è in pessime condizioni: siamo costretti a scendere coi freni tirati e a fermarci un paio di volte a far riposare i cerchioni incandescenti e le mani anchilosate (con la pioggia sarebbe stato un suicidio!). Giungiamo infine a Villach, a dire il vero anonima, dove neanche a dirlo non troviamo posti per dormire adatti alle nostre finanze. Ripieghiamo su un piccolo campeggio vecchio stile poco fuori: economico, spartano, tutti gentilissimi, è l’ideale per riposare.
Un paio di birre locali e poi a letto.
 

Villach – Lienz

Distanza percorsa 138 km

Questa in origine doveva essere una tappa tranquilla e rilassante: sarà la più incasinata di tutto il viaggio, come scopriremo. Imbocchiamo la ciclabile lungo la Drava che, teoricamente, dovrebbe condurci fino a destinazione. E’ una strada tranquilla e quasi tutta asfaltata che raramente incontra piccoli centri abitati. Intorno al 40esimo km mi accorgo che il portapacchi di Marco pende stranamente da un lato: il braccetto destro è staccato. Ci fermiamo immediatamente e scopriamo che la vite di sostegno si è spezzata di netto nel telaio. Niente panico, in qualche modo lo rimontiamo utilizzando un’altra filettatura, anche se è chiaro che non possa che trattarsi di una soluzione temporanea. Un ciclista gentile ci informa che tra pochi km saremo a Spittal e che lì troveremo un negozio di bici che magari può aiutarci. Arriviamo nella cittadina, troviamo il negozio, ma il tecnico rimane vago sulle tempistiche, dicendo che “forse il lavoro posso farlo verso sera”. Ovviamente è una risposta che non ci serve, e rassegnati a dover viaggiare almeno fino a domani col portapacchi precario ci rimettiamo in viaggio. Per toglierci ogni dubbio proviamo, senza tanta convinzione, a sottoporre il problema ad un ferramenta che sta per andare in pausa pranzo. Prima si gratta la testa, aggrotta le sopracciglia, e noi pensiamo che stiamo perdendo tempo anche qui. Poi si decide: ci porta nell’officina, trapana via la vite spezzata e rifiletta tutto; il tutto con uno smagliante sorriso e a 0 euro.
Scioccati da tanta cortesia, salutiamo calorosamente l’amico ferramenta, che ci augura di terminare il nostro viaggio nel migliore dei modi. Ora però è già ora di pranzo, abbiamo perso tanto tempo, e  ci mancano ancora 70 km. La ciclabile, per quanto gradevole, continua a fare una serie infinita di deviazioni, allungando terribilmente la strada. Non è da noi optare per una soluzione più pratica a scapito del relax del viaggio, ma oggi rischiamo di dilungarci troppo, e soprattutto nuvoloni neri minacciosi ci suggeriscono di cercare di stringere i tempi. Decidiamo così di seguire la strada convenzionale attraverso i paesini, a dire il vero comunque molto poco trafficata e ugualmente rilassante. Iniziamo ad essere stanchi, e distrattamente imbocchiamo una strada che ci sembra insolitamente trafficata. La percorriamo per 10 km, chiedendoci se non sia per caso l’autostrada: a fugare ogni dubbio ci pensa la polizia, che ci aspetta in prossimità della prima uscita utile e ci invita a tornare sulla strada normale. Fortunatamente un mix di mio tedesco stentato e gentilezza del poliziotto ci evita un cazziatone epico.
Iniziamo a ridere della giornata grottesca, ridiamo un po’ meno pensando che mancano ancora un sacco di km e le energie iniziano a scarseggiare. Non ci sono dislivelli particolarmente pesanti, ma intorno al km 100 ho un tremendo calo di zuccheri e sono letteralmente immobile sui pedali. Divoro il resto delle provviste rimaste e riprendo un po’ di lena. Gli ultimi 20 km fino a Lienz sono per fortuna tutti in discesa, e torniamo a toccare medie dignitose.  Da Lienz raggiungiamo il posto in cui dormiremo qualche km fuori città, pedalando ormai rilassati sotto un cielo nerissimo che incredibilmente ci grazia per l’ennesima volta. Serata in gasthof gestita da un simpatico ungherese barbuto e gioviale che fuma in continuazione e tossisce sui piatti che ci sta servendo.
Il ping pong ha una pallina sola ed è rotta, al biliardino mancano i giocatori, noi ridiamo perchè è la classica situazione da raccontare, sembra uno scherzo.
ciclabile lienz sancandido

Lienz – S. Lorenzo (Brunico)

Distanza percorsa 97 km

Colazione scarsa e al sapore di sigaretta. Oggi inizia ufficialmente il ritorno verso casa, dato che nel pomeriggio rientreremo in Italia. Un po’ di tristezza nell’apprendere della morte dell’attore Robin Williams. Ci dirigiamo verso la ciclabile sulla Drava mentre ci rendiamo conto che dopo tanti giorni fortunati all’asciutto, forse oggi arriverà l’ora di inzupparsi un po’. Non passano molti km infatti e inizia a diluviare, ma neanche l’essere bagnati fino alle ossa rovina il magnifico paesaggio che stiamo attraversando. Ci fermiamo per un tè caldo e una fetta di strudel e per un po’ smette di piovere. Puntiamo a raggiungere lo spaccio della Loacker poco distante, che ci immaginiamo come un rustico tripudio di cioccolato. E’ invece più affollato di un centro commerciale milanese sotto Natale, e rimaniamo delusi. Ancora poco e siamo di nuovo in patria. L’ingresso in Italia è inequivocabile: un SUV, il cui proprietario ha apparentemente perso la strada, sta percorrendo la ciclabile. Ogni commento è superfluo, bentornati. In ogni caso il percorso si mantiene splendido: passiamo San Candido e Dobbiaco, belle cittadine sud-tirolesi, e iniziamo a scendere verso Brunico, dove vorremmo passare la notte. La città è strapiena di persone e un po’ troppo “borghese” per le nostre tasche, decidiamo così di dirigerci poco fuori e troviamo per fortuna una pensione più alla nostra portata, in cui toglierci gli stracci fradici e infangati e farci la meritata doccia. Il sole che fa capolino appena smettiamo di pedalare ha un po’ il sapore della beffa, dopo una giornata sotto l’acqua, ma non ha importanza. Spesa di dolci nel market locale, birra e cena. Decidiamo per un ammazza caffè al bar della pensione, dove la generosa vecchietta ci porge due quasi pinte di grappa...buttiamo giù tutto un po’ a fatica e torniamo in camera barcollando.
 

Brunico – Bolzano

Distanza percorsa 87 km

Rassegnati alla pioggia, stamattina ci bardiamo direttamente di vestiti impermeabili: ovviamente il cielo regge per almeno 80 km, e noi a fare la sauna dentro le giacche. Il tempo è comunque grigio e l’umore non è dei migliori: la tappa si preannuncia bruttina e anche l’imminente fine del viaggio non aiuta. Purtroppo siamo costretti a percorrere la statale, col traffico mattutino, fino a Bressanone. Fortunatamente da qui inizia una bella ciclabile, quasi sempre parallela alla strada principale, che ci risparmia un po’ di stress e ci porta fino a Bolzano. Poco da dire fin qui, praticamente tutta discesa e paesaggio di certo non memorabile. Arrivati in città dobbiamo decidere cosa fare. Puntiamo un paesino qualche km più avanti, in modo da guadagnare terreno per domani, visto che si preannuncia la tappa finale fino a Pinzolo, intramezzata da dislivelli niente male. Nell’aria però manca un po’ di entusiasmo, e mentre con poca convinzione attraversiamo la grigia periferia di Bolzano (sotto una pioggia che, alla fine, ha deciso di farsi sentire), mi accorgo che il portapacchi di Marco si sta muovendo in maniera inquietante. Ci fermiamo subito, ci accorgiamo che la riparazione di due giorni fa non ha tenuto e dopo un breve conciliabolo ci guardiamo capendo che il viaggio in bici è finito: forse siamo già appagati per aver appena superato i 1000 km, forse già con la testa a casa data la noia di questa penultima tappa, molto probabilmente sconfortati da una seconda rottura nel giro di poco tempo.
Decidiamo quindi di prendere il treno fino a Trento (qui facciamo la conoscenza di un simpatico ciclista veneziano) e poi il bus fino a Pinzolo (fradici, puzzolenti e stravolti saliamo sul mezzo pieno di adolescenti fighetti che ci accolgono con sguardi allibiti).
 
E’ finita in maniera inaspettata, ma non pensiamo neanche un secondo che sia un fallimento: ce la siamo goduta, non dovevamo dimostrare niente e non abbiamo rimpianti. Siamo rilassati e ci prepariamo mentalmente al prossimo viaggio, questo è stato un degno banco di prova non ha fatto che rafforzare il nostro amore per la scoperta in sella ad un mezzo lento che offre la possibilità di godere di ogni km fatto, vivendo e respirando il percorso. Ora ci aspettano doccia, birra e tagliatelle ai funghi, oltre ovviamente al ricordo di due settimane di peripezie.

 

 
 
Ultima modifica: 21 Gennaio 2025
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Toffa84
Cicloviaggiatore alle prime armi. L'amore per le due ruote a pedali è nato tanto tempo fa, quando da "giovane" amavo passare le ferie estive in Val Rendena (Tn), scorrazzando per ciclabili, mulattiere e statali con le bici rubate al fratello maggiore. Con il passare degli anni ho purtroppo abbandonato la bici, ma anche grazie al mio amico Walter, ho rispolverato questa mia antica passione. Il mio sogno nel cassetto è quello di visitare l'islanda in bicicletta e spero di realizzarlo il prima possibile.
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