L'impegnativo percorso tra
Polvere e buche al confino birmano ha messo a dura prova le nostre gambe ma anche le nostre mountain bike e soprattutto il
portapacchi di Veronica che ha ceduto sotto i colpi delle
disastrate strade secondarie thailandesi. Uno nuovo e più robusto ci viene montato in mattinata da un gentile e simpatico meccanico il cui principale lavoro è... vendere composizioni floreali! Il tempo stringe e la voglia di scoprire nuovi luoghi ed orizzonti ci spinge a saltare in sella ancora una volta, direzione
estremo nord-ovest del paese.
Trascorriamo la mattinata a scrivere e
mangiare banane fritte nell'attesa delle MTB lasciate in riparazione e quando riusciamo a salire in sella, lo facciamo per poche decine di metri prima di fermarci ad assaggiare i
pad thai locali. Oggi la giornata non sarà impegnativa e così ci dedichiamo ai piaceri del palato più che a quelli della pedalata. Una trentina di chilometri ci portano a
Mae La Noi, villaggio piccolo e dormiente la cui principale attrazione è la
grotta di Kaew Gomon. Scoperta nel 1993 da un ingegnere minerario è costituita da alcune camere ricoperte di
bianchissimi cristalli di calcio.
Per raggiungerla, dopo circa tre chilometri di saliscendi, è necessario pagare un ingresso di 2€ e salire su un minibus, in realtà un pick up con due panche di legno, che copre gli ultimi ripidi chilometri. La
visita guidata (solo in lingua Thai!) dura una mezz'oretta ma il candore delle formazioni cristalline è davvero impressionante e rende questa grotta unica rispetto alle molte altre presenti in zona.
Il resto della giornata scorre su un percorso vallonato ma dalle dolci pendenze, nulla in confronto a ciò che affronteremo il giorno successivo.
Thung Bua Thong, ci viene detto, merita una deviazione dal percorso classico verso
Mae Hong Son. In questo periodo migliaia di
girasoli messicani selvatici fioriscono sui pendii dell'entroterra thailandese ed è possibile pernottare nei campi fioriti. Una rapida cosultazione delle mappe a nostra disposizione ci rivela la possibilità di rientrare sulla strada principale con un itinerario attraverso il
parco nazionale Mae Surin, ma restiamo un pò perplessi quando chiedendo in giro, nessuno ci conferma l'esistenza di questa strada.
Optiamo per i campi di girasole dopo aver visto qualche immagine sparsa per il paese di
Khun Yuam rimandando, all'arrivo in zona, un approfondimento relativo alla nuova rotta. Partendo presto al mattino, ci diciamo, potremo coprire i 30 km in poche ore e dedicare il resto della giornata alla scoperta dall'area ma quando, nei pressi di una cascata, incontriamo un americano amante dei
viaggi in bici ( nonostante ora fosse in giro in auto), le nostre illusioni si infrangono contro la realtà: mancano circa 15 km e ci informa che son tutti di ripida ascesa!
Rifiutiamo una sua gentilissima offerta di passaggio fino in vetta ricominciando a sudare sotto il sole sempre più caldo. I
girasoli già in questa zona crescono spontanei a bordo strada mentre i pendii agricoli sono coltivati con vaste distese di pomodoro. Man mano che la strada scorre sotto le nostre ruote, l'aria diviene più frizzante e quando arriviamo al centro informazioni è oramai pomeriggio inoltrato.
Solo un altro terrificante strappo ci permette di giungere nel cuore dell'immensa distesa gialla. Nonostante i numerosi pullman di turisti, il paesaggio ci riempie gli occhi ed il cuore e montiamo la tenda felici della scelta fatta. All'orizzonte ammiriamo il sole scendere fra le nebbie che circondano i picchi montuosi di questa catena che costituisce l'estrema propaggine sud-orientale dell'Himalaya tra cui svetta il
Doi Inthanon, il tetto della Thailandia con i suoi 2566 metri.
Non sapevamo ancora che il giorno successivo il nuovo portapacchi fiammante di Vero sarebbe stato testato a dovere nel parco nazionale di Mae Surin. Poco oltre le cascate omonime infatti, quella che sulle mappe è segnalata come strada e che nessuno degli abitanti della zona conosce, è in realtà poco più di
un sentiero nel bosco...i monsoni inoltre hanno provveduto a renderne il fondo disastroso! Spingiamo le bici in salita e procediamo a passo d'uomo in discesa per tutto il mattino finchè finalmente possiamo gettarci a capofitto verso
Mae Hong Son.
Salite poco trafficate immerse in paesaggi incantevoli, percorsi tecnici su sterrati da mountain bikers navigati e discese divertenti a contatto con la natura... cosa si può chiedere di più ad un viaggio in bicicletta?
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico
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Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!