Ci sarebbe da diventar romantici: l'altopiano della Paganella, Fai per la precisione, è stato il luogo dove io e Leo ci siamo incontrati per la prima volta... ma bando alle ciance, qui le emozioni che vi voglio raccontare sono altre, sono quelle dell'avventura vissuta questo weekend fra le montagne dell'altopiano della Paganella, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, uno dei gruppi più impervi del Trentino.
Cima Paganella - La Genesi
Una folla colorata attende bisbigliando nel buio, le luci artificiali la guidano fino ad un cancelletto sbarrato che dice "
Di qui non si passa... almeno per ora!" Intorno, sull'
Altopiano della Paganella, tutto tace.
Sciatori, snowboarders e pochi altri avventori aspettano che la macchina si metta in movimento raccogliendo, uno ad uno, chi ha avuto la tenacia di presentarsi all'appuntamento con il sole così presto... in cima il
sipario finalmente si alzerà. Un cigolio è il segnale d'inizio della corsa: il possente cavo metallico comincia il suo perpetuo anello tra monte e valle. Senza rendermene conto mi ritrovo compressa fra un paio di sci ed un caschetto, cerco di liberarmi dalla
morsa sportiva, ma è tutto inutile... come un fiume in piena, lentamente, scompariamo inghiottiti da cabine scure, che subito richiudono le loro fauci dietro di noi. Sospesi sopra un pendio scosceso attendiamo solo di arrivare in cima: passa una stazione, ma nessuno osa scendere nel freddo invernale. Al capolinea, elettrizzati dallo sciamare incontrollato di persone, saltiamo giù ancora più confusi. Uno dopo l'altro veniamo colpiti in faccia da uno schiaffo di gelo iniziando a camminare in fila indiana nella notte. Il cielo è ancora punteggiato di stelle, ma qualcosa stà rapidamente cambiando lassù. Altro cigolio, altro viaggio, ma stavolta la seggiovia non ci protegge, nel buio della notte non ci rendiamo conto della presenza della copertura in policarbonato sopra di noi: bastava tirarla giù dopotutto, ma dei
viaggiatori assonnati non ci si può proprio fidare. Salutiamo il nostro principio di ipotermia quando ci liberiamo dalla
prigionia della seggiovia volando verso la neve (per un attimo mi sono sentita come in un film d'azione quando bisogna correre incurvati in avanti verso l'elicottero, l'unica possibilità di fuga). Il tempo di riprendermi dall'affanno e lo
stupore mi lascia a bocca spalancata. Dalla Cima della Paganella dove le finestrelle illuminate del
rifugio La Roda ricordano la casa di Hansel e Gretel, lo spettacolo è davvero senza eguali: le
dolomiti di Brenta, parte integrante del
parco Adamello Brenta, risplendono nell'alba; Cima Tosa, la vetta più alta del gruppo non resta di certo in disparte; sotto di noi i lumicini soffusi dei paesi dell'
altopiano della Paganella e della
Valle dei Laghi si perdono nella nebbiolina mattutina e le tre cime del Bondone svettano sopra la
Valle dell'Adige imbiancati dalle ultime nevicate. La
temperatura è polare, ma i primi raggi caldi del sole che spuntano all'orizzonte mi ammaliano e non desisto: posiziono il cavalletto e lo scatto automatico per cominciare la ripresa di questo
spettacolo naturale che si sussegue giorno dopo giorno ma del quale non ci accorgiamo mai, abituati a svegliarci con la palla solare già alta in cielo. L'alba è alle porte e la luce che accarezza le vette continua a mutare inesorabile, secondo dopo secondo. E' questione di poco, forse qualche minuto, le Dolomiti si tingono di rosa, quel colore intenso che ricorda l'
enrosadira, poi tutto finisce senza rumore. Durante la fredda stagione invernale, l'Altopiano della Paganella, regala un'occasione unica a chi vuole coglierla... la possibilità di usufruire degli impianti di risalita poco prima del sorgere del sole per ammirare l'alba a 360°. Briosches calde ed un cappuccino cremoso sono una manna dal cielo per recuperare l'uso delle mani dopo il freddo agghiacciante degli oltre 2100 metri di Cima Paganella ed i ragazzi del rifugio la Roda sanno come trattare i numerosi impavidi giunti così presto in quota. Una dose di
pancetta, wurstel e uova è proprio quello che ci vuole per coloro che hanno deciso di trascorrere una giornata sulle piste dell'Altopiano nel cuore delle
Dolomiti di Brenta.
{phocagallery view=category|categoryid=338|limitstart=0|limitcount=5}
Con le ciaspole ai piedi
Da quando vivo in Trentino di ciaspolate ne ho fatte davvero tante: certe volte mi è capitato di sottovalutare la portata dell'escursione e di dover inchinare la testa davanti a Madre Natura tornando sui miei passi con la coda in mezzo alle gambe, altre volte sono riuscita a raggiungere luoghi immersi nel silenzio, isolati, da dove, in tutta sincerità, non me ne sarei più andata... Il parco Adamello Brenta è una delle riserve naturali più interessanti ed estese del Trentino, è un luogo selvaggio e, per certi versi, incontaminato. Fra le sue valli, le sue rocce, le sue montagne vivono ancora alcuni dei grandi predatori delle Alpi, l'orso bruno primo fra tutti. Al limitare della riserva, sul lato orientale dove domina Cima Paganella, le guide del parco Adamello Brenta ci conducono alla scoperta di questi attrezzi che ci permettono di galleggiare sulla neve. Calzate le ciaspole (termine coniato in Val di Non per definire le racchette da neve), ci immergiamo nel bosco che costeggia il lago ghiacciato di Andalo. La neve è in parte battuta, ma senza l'ausilio delle ciaspole sprofonderemmo immediatamente. Qualcuno, forse i più inesperti, inciampano e, prima di cadere sul manto bianco, si attorcigliano su se stessi in pose plastiche indimenticabili. La guida del parco accompagna la nostra escursione con aneddoti e curiosità sull'altopiano della Paganella e sul parco Adamello Brenta aggiungendo una nota colorata alla ciaspolata in questo mondo in bianco e nero. Come esploratori in terra artica, avanziamo con prudenza uno dietro l'altro sostando, di tanto in tanto, per riprendere fiato. Un semplice bosco innevato può diventare un libro aperto pieno di informazioni sui suoi abitanti e le specie che lo popolano: avete mai fatto caso, per esempio, alle impronte rivelatrici sulla neve fresca?
{phocagallery view=category|categoryid=338|limitstart=5|limitcount=5}
L'altopiano della Paganella in slitta - Lo sleddog
E' gennaio e sull'altopiano della Paganella la prima neve è già caduta dipingendo paesaggi incantati. Gli abitanti dei paesi, armati di pala e tanta buona volontà, ripuliscono i marciapiedi e le strade imbiancate prima che, con l'intensificarsi del freddo, ghiaccino. I ritmi di vita rallentano e, durante le giornate uggiose d'inverno sono pochi quelli che si avventurano fuori dall'uscio di casa, ma qualcuno fa eccezione... Con la prima neve gli alaskan husky del centro di sleddog si risvegliano dal letargo estivo per ricominciare a correre ed a divertirsi sulle piste battute di Andalo. Il rapporto tra uomo e animale, nella pratica dello sleddog, ossia la slitta trainata dai cani, è veramente indispensabile. Il lavoro di chi viene trasportato dalla slitta deve avvenire in completa simbiosi con quello di chi la tira. A molti questo sport può apparire come un inutile sfruttamento dei cani, ma vi assicuro che per loro è una gioia poter praticare quotidianamente questa attività all'aria aperta piuttosto che restare chiusi in casa inoperosi.
Occhi intensi e sguardo sempre vigile, gli alaskan husky dimostrano di essere i cani ideali per trainare le slitte per la loro forza, intelligenza e capacità organizzativa. La prima volta è sempre la più difficile: si teme di sbagliare, di non riuscire a far curvare il mezzo e si finisce ruzzolando nella neve fresca... non preoccupatevi, fa tutto parte di questa divertente esperienza. Ci si osserva, ci si studia reciprocamente, i cani si avvicinano, noi ci avviciniamo, sembrano gli attimi che anticipano un duello all'ultimo sangue di un film Western, l'apprensione sale alle stelle, è questione di un attimo e poi la tensione si smorza in un placido sorriso quando il cane allunga la zampa, amicizia fatta!
{phocagallery view=category|categoryid=338|limitstart=15|limitcount=5}
Lezione n° 3 - Come fare lo strudel
La montagna mette fame, su questo non ci piove. Camminare, sciare, ciaspolare e svegliarsi presto per fotografare l'alba d'inverno, sono tutte attività faticose che richiedono un apporto calorico da guinness dei primati, soprattutto per chi non è abituato. Spätzle e canederli affogati nel burro fuso, polenta fumante con funghi e salsiccia locale, fettine di succulento speck e poi, l'immancabile strudel preparato con la
pasta matta come ci ha insegnato lo chef de
Il filo d'erba di Fai, un paio di giorni sull'Altopiano della Paganella decreterebbero la fine di qualsiasi dieta. D'altronde si sà, la cucina di montagna è ricca e gustosa e quella trentina non fà proprio eccezione. Il pensiero goloso di un piatto di specialità montane, si tramuta in sogno quando, per raggiungere l'osteria, si sale su una carrozza trainata da cavalli sotto la neve che cade copiosa. I baveri ben alzati, i volti nascosti da sciarpe e berretti, il freddo pungente sulle gote, l'emozione ti avvolge e riscalda quando la
tua carrozza avanza lenta nel bosco nero come la pece in direzione de
La tana dell'ermellino. Calore umano e sorrisi, addirittura
un angolo di Antica Bosnia dove mangiare pietanze locali, sull'Altopiano della Paganella mi sono sentita bene come a casa, sarà per questo che tre anni fa ho deciso di lasciare l'insostenibile Milano per le montagne trentine?
{phocagallery view=category|categoryid=338|limitstart=10|limitcount=5}
Nella neve per incontrare il lupo - Parco faunistico di Spormaggiore
Da quando il Trentino, generoso ed ospitale, mi ha accolto fra le sue valli, ho sempre cercato di sostenere il difficile reinserimento dell'
orso bruno. Dico difficile non tanto per l'ambiente alpino che è sempre stato la casa del più grande predatore italiano, ma per l'opposizione al progetto Life Ursus di una piccola, ma decisa minoranza. In questi tre anni ho girato quasi ogni settimana per le montagne del Trentino sperando in un incontro fortunato, ma per ora l'occasione di trovarmi faccia a faccia con l'orso bruno non si è ancora presentata. Nella piccola
valle di Sporeggio a due passi da
Spormaggiore, una delle località che fan parte dell'Altopiano della Paganella dove l'
azienda Castello Belfort produce un miele cremoso e delizioso, l'orso è tornato a farsi sentire... Qualche tempo fa, nella
stagione propizia agli amori, l'atletico orso ha fatto parlare di sè superando senza alcuna fatica i quattro metri di recinzione del
Parco faunistico di Spormaggiore dove vivono tre orse (nate e vissute sempre) in cattività... dopotutto al cuore non si comanda!!! In inverno gli orsi vanno in letargo e le orsacchiotte del parco non fanno eccezione e seguono anch'esse il corso delle stagioni. Le neve continua a cadere imperterrita e, guidati dal nostro
Cicerone Mirko, raggiungiamo una postazione riparata. Un lampo improvviso attira l'attenzione di noi che siamo corsi al riparo per primi. A quel movimento ne seguono un secondo ed un terzo, bastano pochi secondi ad illuminarci il viso: le
tre lupe del parco si muovono come saette da una parte all'altra della loro area. Il pelo folto e fulvo ricoperto dai cristalli di neve, lo sguardo diffidente ma al tempo stesso curioso, i movimenti studiati, le zampe vigorose. Incrocio lo sguardo con una lupa, non è spaventata, lo sostiene con orgoglio, io sono onorata di questo. Una fiamma di selvaticità vibra nelle pupille scure, le mie mani tremano (e non solo per il freddo!) e lo zoom della macchina fotografica sembra quasi impazzito. Il confronto è di pochi attimi anche se l'intensità lo rende eterno... un
incontro inaspettato con un altro abitante delle Alpi, che il prossimo sia davvero con l'orso bruno?
{phocagallery view=category|categoryid=338|limitstart=20|limitcount=5}
E d'estate... In altre occasioni, come quella del nostro primo incontro (maledetto quel giorno!) abbiamo avuto la possibilità di visitare l'altopiano della Paganella d'estate. Anni fa ho praticato
kayak sul lago di Molveno, esperienza che consiglio a tutti. Per affrontare sentieri in
mountain bike e
trekking, la vicinanza alle Dolomiti di Brenta, permette di intraprendere escursioni di differenti difficoltà esplorando il parco naturale Adamello Brenta e gli splendidi
Monti Pallidi. La scorsa estate mi sono cimentata nella percorrenza della
Via ferrata delle Bocchette, mentre per i prossimi mesi estivi ci riproponiamo un volo con il tandem paraglading (la scorsa estate il record di questa disciplina per età è stato detenuto da una Signora di 81 anni!!!) da Cima Paganella magari seguito da una serata nella sauna dell'
Hotel Belvedere che già in questa occasione ci ha ospitato... non vediamo l'ora!!!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico