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I dimenticati della Grande Guerra – La memoria dei combattenti trentini (1914 – 1920) di Antonelli Quinto
Scritto da tirapacchi
Cosi vestito da melitare sono tornato in Baracca ci anno consegnato ad’ognuno un piccolo sachettino da metervi dentro il vestito in civile e quanto che viò messo giù il mio mi veniva quasi da piangere a pensare che in quel sacchettino non gli chiudevo giù solo la mia vestimenta ma bensì anche la mia libertà. Riguardo al trattamento, come i cani. Ora che sono in cancelleria lo vedo ancora di più. Quando parte per il campo una compagnia italiana, musica niente, festa niente, la voce generale è questa: “Sarebbe meglio fucilarli tutti; acché mantenere tanta gente!”Questo è il compenso delle nostre fatiche.
Voi trentini siete tutti austriacanti. I miei soldati sono convinti di fare una guerra di liberazione, non di occupazione, e guai se sapessero che voi non siete contenti di venir liberati dall’Austria.
Prendi velenoso Serpente tù non avrai più la grazzia di andare in Russia e avantartti che hai uciso un Austriaco.
Come può ressistere a tal senna l’uomo, educato nella scuola del Christo?
Versavo un torrente di lagrime.
Non ce la faccio più a resistere.
Sono solo alcune delle voci dei protagonisti, attraverso cui Quinto Antonelli ripercorre la storia dei soldati trentini che hanno combattuto la Grande Guerra.
I primi fra loro partirono per la Galizia nell’estate del 1914, per servire l’imperatore d’Austria. Alla fine della guerra sarebbero stati circa 55000, e con loro migliaia di giuliani. Molti non superarono il loro battesimo del fuoco. Altri vissero per mesi l’inferno della guerra, della sofferenza e della prigionia. Combatterono contro i Russi, ci fraternizzarono, li combatterono di nuovo, ne divennero prigionieri. Vagarono per tutta l’Asia, ed alcuni addirittura per il Nord America, prima di rientrare a casa, chi addirittura nel 1920. I loro famigliari divennero profughi, spostati a forza nelle regioni interne di Austria e Ungheria, lontani dal fronte italiano. Ovunque erano visti con diffidenza: troppo austriaci per gli italiani e troppo italiani per gli austriaci.
La loro memoria è andata persa, ignorati da narrazioni eroiche e patriottiche ed anche dai libri di scuola, perché scomodi.
Questo libro prova a ricordarli.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico