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Lettonia in bici: bikepacking nella Natura incontaminata
La Lettonia in bici è un sogno. Immagina: una distesa infinita di boschi di conifere, una strada gravel che la taglia, il profumo dei pini e delle betulle, il sole tiepido, il mar Baltico, i sapori del nord Europa, campeggi spartani, assenza totale di traffico, quattro cicloturisti in assetto bikepacking e tanta voglia di esplorare un paese decisamente sottovalutato. Questo è il racconto del mio cicloviaggio in Lettonia in bikepacking, un anello principalmente gravel da Riga a Riga, seguendo in parte il percorso Eurovelo 10 del Baltico.
In questo articolo
- Preparazione, setup e materiali per la Lettonia in bici
- Tappa 1 - Da Riga a Tukums
- Tappa 2 - Da Tukums a Melnsils
- Tappa 3 -Da Melnsils a Ventspils
- Tappa 4 - Da Ventspils a Jūrkalne
- Tappa 5 - Da Jūrkalne a Liepāja
- Tappa 6 - Da Liepāja a Kuldīga
- Tappa 7 - Da Kuldīga a Biksti
- Tappa 8 - Da Biksti a Rundāle
- Tappa 9 - Da Rundāle a Koknese
- Tappa 10 - Da Koknese al Lago Alauksts
- Tappa 11 - Dal Lago Alauksts a Līgatne
- Tappa 12 - Da Līgatne a Kalngale
- Tappa 13 - Da Kalngale a Riga
Preparazione, setup e materiali per la Lettonia in bici
Per raggiungere la Lettonia in bici ci siamo affidati a Ryanair, compagnia low-cost nel prezzo del volo, ma che ci dà una batosta di 60€ a tratta per il trasporto della bicicletta. Se non l'hai mai fatto (come nel nostro caso), ti consiglio di leggere questo articolo, in cui viene spiegata dettagliatamente la procedura di smontaggio della bici, l'imballaggio e l'inscatolamento della stessa, per viaggiare senza pensieri.
Facciamo una breve premessa su assetto e attrezzature: in 3 su 4 viaggiamo con il bikepacking, rispettivamente io sulla mia "Purple Panther", una Salsa Fargo, Davide su una Salsa Vaya e Matteo sul suo destriero "Rigel", nome ci battaglia della sua Locomotive Westlander. Il "diverso" è Emanuele, che guida la sua Cannondale Caaadx settata da gravel (700x42) con portapacchi e borse laterali in assetto da cicloturismo classico. Se vuoi avere un'idea dei due metodi di viaggio a confronto, ti suggerisco questo articolo in cui si confrontano il bikepacking e il viaggio in bici con borse laterali.
Tutti viaggiamo portandoci al seguito tenda, materassino e sacco a pelo, per approfittare dell'offerta (se non ricca, almeno ben distribuita) di campeggi della Lettonia, immersi nella natura e piuttosto spartani, o del campeggio libero.
Nel dettaglio, la mia attrezzatura per affrontare la Lettonia in bici è la seguente:
- Drone, telecomando e caricatore, 3 batterie e scheda SD
- Macchina fotografica compatta, caricatore, batterie e scheda SD
- GoPro, caricatore e scheda SD
- 2 Power Bank, uno da 6000mA e uno da 10000mA
- Treppiede
- GPS Garmin Edge 30x
- Cavi vari per caricare devices
- Batterie ricaricabili e caricatore
- Luce frontale, luci bicicletta
- Gavetta e posate
- Set da bagno (dentifricio, spazzolino, shampoo, deodorante, pettine, saponetta, elastici, crema solare, spray anti-zanzare)
- Bici
- Kit riparazioni (fascette, multitool, chiave 15, brugole)
- Casco con supporto GoPro
- Maglietta intima X-Bionic
- Scalda braccia X-Bionic
- Scalda gambe X-Bionic
- 2 completi corti ciclismo
- Guanti bici
- Scarpe con attacchi SPD
- 2 paia di calze ciclismo
- Asciugamano microfibra
- Pantalone corto
- Costume da bagno
- Intimo + canotta
- Calze
- 2 t-shirt
- Giacca
- Scarpe leggere pieghevoli
- Infradito
- K-way
- Giacca antivento
- Copricollo
- Tenda 2 teli Cloud-up 2 Naturehike
- Materassino
- Sacco a pelo Naturehike
- Paleria, picchetti
- Zaino 10L pieghevole
- 3 Borracce
- Mini cassa JBL
- Lucchetto
- Scatolone, pluriball, polistirolo, scotch, fascette
Per il setup in bikepacking sono attrezzato così:
- Borsa sottosella MissGrape Cluster da 20 litri,
- Borsa da telaio MissGrape Internode da 4 litri,
- Borsa da serie sterzo Alpkit FuelPod da 1 litro,
- Seconda borsa da serie sterzo AcePak da 1 litro,
- Borsa da telaio Alpkit StemCell da 3 litri,
- Due borse stagne da forcella Alpkit Airlok da 13 litri, serrate alla forcella grazie alle pratiche Salsa Anything Cage con relative cinghie,
- Borsa stagna Alpkit Airlok da 13 litri adagiata nella “culla portaborse” da manubrio del Vap Cycling Butterfly Guns,
- Zaino, per il trasporto dell'attrezzatura fotografica (scelta di cui mi pentirò per il caldo patito).
Il 20 luglio, lasciate le auto nei parcheggi di Orio al Serio, io, Matteo, Davide ed Emanuele - tutti membri di spicco de La Compagnia del Pignone - procediamo a un check-in senza troppi intoppi (l'unico scatolone che pesa più di quanto consentito è il mio, ma grazie alla mano santa di Lele che silenziosamente bara quando è il momento di pesarli al banco, scampo il pericolo di un supplemento). Decolliamo e raggiungiamo Riga senza neppure accorgercene, data l'eccitazione di inizio viaggio. Partendo a luglio dall'infuocata Italia, godere del freschetto serale all'atterraggio è un sollievo. Ancora non sappiamo che mentre l'Italia tocca i 40 gradi, questo paese baltico registrerà la sua settimana estiva più calda. Con un taxi abbastanza capiente da trasportare noi e i nostri quattro scatoloni, raggiungiamo il nostro appartamento Airbnb a Babīte, piccola cittadina della periferia di Riga, che oltre ad ospitare noi, sarà la base per il rientro (ed è dove lasceremo gli scatoloni fino al nostro arrivo, per impacchettare nuovamente le bici). Una volta sistemati, svuotiamo il contenuto degli scatoloni e fino a tarda serata rimontiamo i nostri destrieri, per poter partire la mattina successiva con l'anello della Lettonia in bicicletta.
Tappa 1 - Da Riga a Tukums
85 km | 500 m |Asfalto 51 km - Sterrato 34 km
È il gran giorno della partenza. Dopo le poche ore di sonno della scorsa notte, gli ultimi ritocchi alle bici e le ultime scelte di cosa lasciare nello scatolone, possiamo dare il via alla nostra avventura bikepacking in Lettonia in bici.
Siamo a Babīte, cittadina appena fuori Riga. La capitale dovrà attenderci: la visita è prevista all'arrivo, tra 13 giorni. Ora ce ne allontaniamo in direzione nord-ovest, dirigendoci a Jūrmala, lungo una piacevole pista ciclabile che costeggia la ferrovia, superando il fiume Lielupe per condurci direttamente all'ingresso alla nota località balneare.
Jūrmala, 25 km dalla capitale, è forse la città più aggredita dal turismo balneare del Baltico, estendendosi per 33 km lungo la costa con spiagge di quarzo frequentate, tra gli altri, anche da L. Brezhnev e N. Krushchev.
Di questi molti chilometri di spiaggia, noi ne percorriamo uno, dopo aver incontrato la prima delle uniche due fontanelle dell'intero viaggio in bici. Ci fermiamo in due occasioni: la prima per farci scattare una foto a cavalcioni del simbolo della città, la gigante tartaruga bronzea nel pittoresco centro; la seconda, e più attesa, è per la colazione (che ormai è un brunch) in un bistrot. Lo shock culturale dei prezzi bassi ci induce a riempirci i vassoi, e conseguentemente gli stomaci.
Tappa 2 - Da Tukums a Melnsils
98 km | 370 m |Asfalto 60 km - Sterrato 38 km
La notte un po' piovosa e piuttosto umida non ci ha impedito di dormire molto bene. Ci svegliamo di buon umore, facciamo una sontuosa colazione con gli avanzi della sera prima e prepariamo i nostri destrieri. Quei movimenti devono ancora diventare la quotidianità, e per ora risultano impacciati, ma miglioreremo con qualche giorno di riscaldamento. Sappiamo che oggi sarà più dura di ieri, ma non ci aspettiamo di restare sconvolti dalla bellezza del bosco dei primissimi chilometri, che ci ricorda le foreste dell'Oregon (sebbene nessuno di noi le abbia ancora visitate...).
Tappa 3 -Da Melnsils a Ventspils
103 km | 320 m |Asfalto 66 km - Sterrato 37 km
Se ieri sera ci siamo addormentati con il vociare dei bambini che giocavano attorno alle nostre tende, il risveglio di oggi è sponsorizzato dalle caprette del campeggio, che si improvvisano galli e si sincronizzano con le nostre sveglie delle 6.00, strillando all’impazzata. Fortunatamente stiamo prendendo il ritmo e il nostro corpo capisce che è l’ora di dare il massimo anche oggi, e partire. Non facciamo colazione, ma ci incamminiamo subito sulla nota P131 verso uno dei punti panoramici più suggestivi del viaggio, Kolka, piccola cittadina nota principalmente per il promontorio omonimo che si estende sulla costa del mar Baltico, alle porte del Golfo di Riga, una delle località lettoni più incontaminate, facente parte del Parco Nazionale di Slītere.
Nonostante sia il più piccolo parco nazionale lettone, è famoso per le sue foreste di latifoglie, per le più antiche scogliere di sedimento denominate Colline Blu, e per la presenza di alcuni iceberg. A Capo Kolka ci fermiamo per raggiungere questa caratteristica lingua di terra, dove non può mancare un suggestivo volo col drone.
Inizia poi un tratto piuttosto lungo, in cui saltiamo dalla spiaggia al bosco, cercando allo stesso tempo di stare nella natura ma sul sentiero più percorribile. In questo tratto del percorso non serve seguire la nostra traccia pedissequamente, poiché parallelamente alla strada che costeggia tutta la costa settentrionale della Lettonia corre una fitta rete di sentieri più o meno percorribili (dipende dal mezzo) e facenti parte della Baltic Green Belt, un progetto che dal 2009 intende preservare la biodiversità della regione costiera baltica, promuovendone percorsi a piedi, in bici, con siti di interesse turistico, naturalistico e culturale, proponendo anche numerose strutture di accoglienza.
Lungo questo itinerario nel bosco, dove procediamo non senza difficoltà, scopriamo l'esistenza di un progetto di inizio '900, per la realizzazione (mai terminata a causa della I Guerra Mondiale) di una ferrovia tra Pitrags e Mazirbe (5 km), parte di un disegno ancora più ambizioso, volto a collegare tutta la costiera, da Kolka a Venstpils (proprio la nostra tappa). Su questo tracciato si pedala a fatica, a volte cadendo o spingendo il nostro mezzo, ma essere immersi nel bosco è fantastico. Percorriamo altri chilometri attraversando Sīkrags e Jaunciems, per poi abbandonare definitivamente il progetto del bosco e poter raggiungere la meta odierna in tempo, perché altrimenti ci arriveremmo solo in tarda serata.
La P124 ci assorbe e asciuga fino allo sfinimento. Si tratta infatti di un "drittone infinito" e piuttosto monotono che non attraversa alcuna località (direttamente) tra il km 53 e l'89! Ognuno di noi la percorre al proprio ritmo, isolandosi in una sorta di pedalata terapeutica, in silenzio o, come nel mio caso, ascoltando un bel podcast con la mia cassa portatile bluetooth JBL. A me capita addirittura di terminare le riserve idriche e di dover ricorrere alla lattina di birra avanzata dalle sere precedenti: è sconsigliato, lo so, ma in questo caso è meglio di niente, visto che manca ancora molto a Ventspils. Il mio consiglio è di spezzare questa tappa e percorrerla nella sua interezza nel bosco, e non di corsa come noi dovendo ricorrere allo stradone. Al lago di Būšnieki, alle porte di Ventspils, tiriamo un sospiro di sollievo e ci ricompattiamo: comincia una piacevole pista ciclabile di una decina di chilometri che ci conduce sino all'ingresso della "città del Venta" (il fiume Venta), o come piace pensare a noi, la "città del vento", visto il clima odierno.
Il nome del centro urbano non può essere frainteso, contenendo una parola che sta ricorrendo spesso in questo viaggio: indicherebbe infatti il castello sul fiume Venta (pils = castello), riferendosi al castello dell'Ordine della Livonia del XIII secolo, poi trasformato in prigione. La città, oltre a essere un rinomato centro balneare del nord della Lettonia, vanta un importante porto commerciale e un variopinto centro storico, che offre una sorta di "caccia al tesoro" nel ricercare tutte le statue di mucche di vari colori, che dal 2002 abitano la città. Dopo averne contate alcune e aver fatto un salto al castello che dà il nome a Ventspils, pedaliamo per gli ultimi chilometri raggiungendo l'immenso campeggio, dove piazziamo le tende e ci dedichiamo alla difficile ricerca di un locale aperto. Ci accontentiamo di un ristorante messicano, che non sarà tipico, ma è uno degli unici locali aperti oggi.
Passeggiatona di rientro al campeggio e ci si saluta per la buonanotte.
Tappa 4 - Da Ventspils a Jūrkalne
85 km | 450 m |Asfalto 73 km - Sterrato 12 km
Un risveglio migliore non è possibile: Lele ci porta un espresso caldo, lunghissimo ma piacevolissimo, dalle macchinette del campeggio, che presto abbandoniamo per dedicarci a una colazione da ricchi, con omelette, spremuta d'arancia e toast al salmone.
Per omaggiare uno dei nostri guru dei cicloviaggi, Sergio Borroni, Davide fissa sulla pipa della sua bici un tappo... di acqua Mangaļi, marchio che scegliamo un po' a guida del nostro viaggio, perché la troviamo un po' ovunque, e salva i nostri momenti di crisi idriche.
Superiamo una distesa infinita di tronchi di legno pronti per essere spediti via terra, aria o mare in tutta Europa, attraversiamo i binari e imbocchiamo una ciclabile che da Ventspils ci conduce a Piltene, dove la nostra guida Matteo, appassionato di storia e disegnatore dell'intero tracciato, ci racconta qualcosa del castello presso le cui rovine siamo ora stazionati. Il maniero fu eretto nel 1220 dal re Valdemar II di Danimarca e dal 1234 fu la sede della Diocesi di Curlandia, poi comprato dalla Polonia e successivamente annesso dalla Russia, per poi tornare Curlandia dal 1818.
Ubriachi di nozioni storiche, ripartiamo per fermarci al km 35, passata Lagzdiena, presso un "trono" panoramico con scritte in una lingua ignota.
Attraversiamo il fiume Venta e dopo un brevissimo tratto di P108 imbocchiamo una poetica strada gravel, che ci fa pensare alle strade bianche dell'Eroica in Val d'Orcia, fino a raggiungere Ēdole. Nella sua fortezza, il castello gotico ospitante il museo della famiglia Behr che lo ha posseduto, troviamo il gradito ristorante e una torre panoramica di ben 32 metri di altezza (ci scherziamo chiamandola "il punto più alto della Lettonia"... ma la battuta non si allontana dalla realtà: il punto più alto della Lettonia lo toccheremo tra qualche giorno, e non ti anticipo di quanti metri si tratta, ma non supera i 400 metri).
Visitiamo incuriositi stanze dove il tempo si è fermato, con pianoforti, strane collezioni di bambole, orologi, macchine da cucire, minerali (tra cui la tipica ambra), per poi ripartire per gli ultimi 24 km, che percorriamo interamente su asfalto sulla P119, attraversando Alsunga e arrivando nella bellissima Jūrkalne.
Dico bellissima non tanto per riferirmi al piccolissimo villaggio, quanto per la sua principale attrazione, le sue bianche scogliere che sbucano quasi a sorpresa dal bosco a picco sulla lingua di spiaggia che si perde nell'infinito. È proprio su una porzione di queste scogliere che piantiamo la tenda per la notte, per poi scendere grazie alla scaletta in legno verso l'ampia spiaggia deserta e tuffarci nel fresco Mar Baltico (dove un po' di acqua riesce a penetrare nella mia GoPro, decretandone la morte).
Dopo il bagno rinvigorente, ci laviamo alla meglio e ci prepariamo per una cena a dir poco particolare: Matteo si è occupato della spesa e ci sorprende con un sacco di acquisti curiosi: radler aromatizzate ai frutti di bosco, carbonara con noodles precotti, pesce vario sotto salse... il tutto gustato su un tavolo del campeggio, vista mare e tramonto.
È proprio vero che non è la cena stellata a creare l'atmosfera: piantare la tenda, scattare qualche foto e cenare al tramonto sulle scogliere di Jūrkalne è uno dei ricordi più intensi e piacevoli di questo viaggio in bicicletta in Lettonia.
Tappa 5 - Da Jūrkalne a Liepāja
81 km | 230 m |Asfalto 36 km - Sterrato 45 km
Il risveglio di oggi è piuttosto triste: decreto ufficialmente la morte della mia GoPro, a causa dell’acqua del Baltico che è permeata al suo interno. Non è un grosso problema poiché siamo pieni di dispositivi digitali per immortalare il nostro viaggio in Lettonia in bikepacking in foto e video.
Ci incamminiamo di buon’ora sulla P111 per Pāvilosta, piccola città portuale, che ci accoglie in una tipica Kafejnīca (caffetteria) per una colazione "pettinata", e successivamente per un po’ di spesa in un piccolo veikals (negozio) di alimentari.
Oggi non si scherza, sia come caldo che come strade: è infatti il primo giorno di gravel aggressivo, una carrareccia in ghiaia che presenta il fenomeno del washboarding, una serie infinita di piccole dune causate dall’eccessiva velocità di mezzi pesanti, che rendono la pedalata molto impegnativa. Ciò che allevia la nostra fatica e ci porta in una dimensione quasi extraterrestre sono la bellezza del cielo con le sue nuvole che quasi si possono toccare, i boschi profumati e le numerose farfalle che svolazzano attorno a noi…
Attraversiamo Ziemupe, Saraiķi e Šķēde in un caldo asfissiante e inseguiti dai tafani, per poi ritrovarci al memoriale ebraico alle porte di Liepāja, dedicato ai più di 3000 ebrei uccisi in quest’area durante la Seconda Guerra Mondiale: il vento, che attraversa il bosco e si schianta nel mare, in questo luogo così simbolico vien quasi annientato dal silenzio assordante.
Pochi chilometri dopo entriamo ufficialmente a Karosta (in lettone letteralmente kara osta, “porto di guerra”), dove ci fermiamo per esplorarne l’attrazione principale, il progetto del porto militare Imperatore Alessandro III, iniziato a costruire nel 1890 ma interrotto nel 1908, successivamente area militare sovietica e ora liberamente accessibile. Ciò che ne resta è una batteria di opere militari che l’azione del mare ha scavato e distrutto, lasciandole come annientate da una guerra contro la Natura persa in partenza. Questi fortini uno in fila all’altro sono ora un’attrazione turistica, oltre che la base di vari graffiti di artisti locali, ma non sono l’unico punto di attrazione della cittadina: poco oltre un tratto di pedalata piuttosto duro sulla spiaggia, entriamo in città e già da lontano scorgiamo le cupole dorate della Cattedrale di San Nicola (Liepājas Sveta Nikolai pareizticīgo Jūras Katedrale), che svetta oltre i casermoni sovietici. Ancora più avanti si trova la prigione di Karosta (Karosta Ciutums), ora convertita in un ostello esperienziale, dove si può provare una notte da veri detenuti.
Noi non ci facciamo arrestare e proseguiamo bypassando il ponte dedicato a Oskars Kalpaks (comandante lettone), oggi in fase di ristrutturazione, fino al centro cittadino di Liepāja, dove albergheremo in un comodo appartamento trovato su Airbnb, non tanto per rinunciare al campeggio, ma per servirci della lavatrice al suo interno. La cena “stellata” vale ben 20€ a testa, sperimentando tra l’altro il Liepājas Menciņi stufato tipico a base di verdure, merluzzo e patate, con l’immancabile panna acida.
Tappa 6 - Da Liepāja a Kuldīga
93 km | 480 m |Asfalto 18 km - Sterrato 75 km
Con l’arrivo a Liepāja di ieri sera abbiamo toccato il punto più occidentale del nostro itinerario bikepacking per la Lettonia. Ora si tratta di tagliare il paese verso Oriente, allontanandoci dalla costa e affrontandone i tratti sterrati più impegnativi, le colline più alte (anche se come ti ho anticipato non è niente di esagerato) e i villaggi più antichi. La giornata di oggi ci vede percorrere un quantitativo molto ampio di chilometri di sterrate, della stessa tipologia di ieri, ricche di piccoli dossi che le rendono davvero ostiche.
Oggi scopriamo qualcosa in più sulle strade lettoni: sino a qualche anno fa quasi tutte le strade secondarie che stiamo percorrendo erano quasi interamente sterrate. Ci sono diverse tipologie di strade, quelle che collegano la capitale alle città principali, chiamate anche “autostrade” (anche se completamente gratuite, segnalate con la A), nella maggior parte dei casi asfaltate, le regionali che collegano piccoli o medi centri abitati e quelle nelle zone più remote del paese che sono solo sterrate, anche se con alcuni fondi dell’Unione Europea molte, un tempo gravel, sono in via di asfaltatura, nella loro totalità o quanto meno nella zona di attraversamento di un centro abitato, dal cartello di inizio a quello di fine dello stesso.
Attraversiamo Grobiņa, terra testimone del passaggio dei Vichinghi (testimone un drakkar capovolto, in zona castello), e le piccole Tāši e Bebe, per giungere all’ombreggiata Cīrava, che ci ospita per uno spartano pranzo nel parco cittadino adiacente al castello e al lago, dove un gruppo di bambini sta facendo il bagno.
Dopo esserci rinfrescati, ripartiamo per la seconda metà della giornata, 50 km di gravel con passaggio di mezzi pesanti e agricoli a velocità spropositate per la condizione della strada. Oltre a essere piuttosto ingombranti e pericolosi, auto, trattori e camion che sfrecciano sulle sterrate lettoni ci impressionano per la nube di polvere che sollevano; quando provengono frontalmente riusciamo ad anticiparne l’arrivo e a prepararci, ma quando giungono alle spalle ci spaventano e causano non pochi problemi di visibilità e respiro, tanto da costringerci a fermarci all’improvviso, più di una volta.
Il nostro calvario termina con l’arrivo nella pittoresca cittadina di Kuldīga, che esploreremo domattina. Per oggi ci accontentiamo di raggiungere il campeggio che sorge sull’attrazione naturale di questa città, le cascate più larghe d’Europa: il fiume Venta compie un salto di poco meno di un metro e mezzo per 245 metri di ampiezza, offrendo la possibilità di passeggiare a ridosso del bordo della cascata, o di farci un tuffo dentro, dove il letto del fiume è abbastanza profondo da permetterlo senza infortunarsi.
Tra di noi c’è chi si dedica al famigerato tuffo, tentando un approccio diretto e immersivo, mentre altri preferiscono osservare le cascate dall'alto…
Tappa 7 - Da Kuldīga a Biksti
101 km | 540 m |Asfalto 36 km - Sterrato 65 km
Dopo la piacevole dormita nelle vicinanze della cascata, iniziamo la giornata attraversando Kuldīga, che ieri abbiamo trascurato. Questa gemma candidata a patrimonio UNESCO e chiamata anche la “Venezia lettone”, ci affascina nel suo essere deserta e illuminata dai primi raggi di sole. In questa cittadina, un tempo facente parte della Lega Anseatica, si respira il profumo della storia e si è immersi in un’atmosfera unica, con le casette in legno colorate in stile alsaziano, il ciottolato delle vie, una fontanella (la seconda e ultima del nostro viaggio, dopo quella di Jūrmala), la chiesa di Santa Caterina… è tutto così poetico che ci dispiace quasi proseguire nel nostro viaggio in bikepacking nelle Repubbliche Baltiche.
Un po’ ci stupisce, in questa prima parte di giornata, trovare strade gravel ben battute e non aggressive come le precedenti. Pensavamo di dover affrontare 85 km di dune e saltellini, macchine che sfrecciano… e invece la qualità invitante di queste vie secondarie ci mette di buon umore.
Un classico: per pranzo spesa in un veikals e pausa presso un parco giochi a Satiķi, per poi ripartire accorgendoci che nemmeno oggi si sfugge al washboard e alla polvere sollevata dai camion, alle brevi salite e al vento contrario. Ma ormai ci abbiamo fatto il callo e non ci pesa più di tanto.
Dopo 91 km raggiungiamo Jaunpils (letteralmente “castello nuovo”, jaun pils), prima città della regione Semgallia, e ci dirigiamo verso quella che crediamo essere la nostra meta odierna, il castello del villaggio, costruito alla fine del XIV secolo dall’Ordine della Livonia e poi passato nelle mani della famiglia Von der Recke, con un fossato tutto attorno, uno splendido parco, la torre del XV secolo e l’ampia corte, oggi invasa da gruppi di scolaresche ospiti di questa sorta di festival medievale. Inutile dire che le stanze, solitamente dedicate ai viaggiatori come noi, sono al completo, e noi siamo costretti a rinunciare alla serata nel castello con cucina tipica medievale e a drigerci nella piccola cittadina di Biksti, a 10 km a sud da Jaunpils.
La scelta non allunga di molto la tappa di oggi e non inficia sulla distanza di quella di domani, però se ne hai l’occasione, non perderti la serata e la visita in questo magico castello.
Tappa 8 - Da Biksti a Rundāle
101 km | 255 m |Asfalto 36 km - Sterrato 65 km
Tappa 9 - Da Rundāle a Koknese
107 km | 620 m |Asfalto 30 km - Sterrato 77 km
Risveglio di buon mattino oggi per la Compagnia del Pignone: 5.40! La paura di non farcela in tempo a percorrere lo spettro dei 110 km sulle sterrate lettoni è grande. Facciamo colazione in un’atmosfera magica: siamo baciati da un timido sole e un lieve venticello si alza e inizia a smuovere le verdissime foglie delle betulle attorno a noi.
Ormai abbiamo preso il ritmo giusto e riusciamo ad attaccarci ai nostri SPD abbastanza in fretta da riuscire a percorrere i primi 9 km di gravel verso Bauska, cittadina costruita alla confluenza dei fiumi Mūša e Mēmele con il Lielupe, che abbiamo costeggiato fino a questo punto. Fondata dall’Ordine Teutonico nel 1143, presenta alcuni palazzi novecenteschi in Rigas Iela (Viale Riga), un cinema dell’epoca staliniana, la Chiesa dello Spirito Santo e il pregevole castello, visitabile nella parte restaurata (vi è una seconda parte, ma al momento della nostra visita è in ricostruzione). Alla caduta dell’Ordine della Livonia, nel 1562, il castello ospitò i Duchi di Curlandia (successivamente di Curlandia e Semgallia), ma fu poi distrutto durante la ritirata russa del 1706 durante la Grande Guerra del Nord tra Svezia e il “resto del Nord” (Russia, Danimarca-Norvegia e Sassonia). Noi trascorriamo una buona parte della mattinata tra torri panoramiche, la prigione, vestiti d’epoca, la cantina, la corte, alcune stanze ammobiliate e varie esposizioni.
Si fanno le 10.30 e ripartiamo: la strada è ancora molta, ma non disperiamo, poiché le pause culturali rimaste oggi sono pari a zero e si tratterà solo di pause fisiologiche, senza quindi inficiare la nostra marcia verso Oriente. La pedalata si rivela davvero tosta: dopo il paesino di Ozolaine attacca il gravel aggressivo, che praticamente durerà per tutto il tragitto, con una breve pausa spesa e pranzo a Bārbele, dove tra l’altro incontriamo Jan, cicloviaggiatore danese in pensione che sta attraversando la Bielorussia e i Paesi Baltici in bicicletta.
Prosegue il nostro calvario sulla P87, alleviato solo da una lieve pioggia, fino a raggiungere Jaunjelgava, dove incontriamo dei lavori di asfaltatura in grande stile e superiamo il cantiere. Raggiungiamo la diga sul fiume Daugava, tra Sērene e Aizkraukle. Non trovando agilmente il percorso corretto per superarla, prima spingiamo le nostre bici su una ripida salita che ci riporta a livello della strada e poi percorriamo qualche centinaio di metri a livello della diga. Sarà solo la vista di un'ignara signora in Graziella a indicarci la giusta via, la ciclabile all’interno del tunnel che pensavamo fosse vietato alle bici (così è, ma solo sulla strada!).
Per Koknese pedaliamo gli ultimi 10 km sulla strada più trafficata incontrata sinora e dopo una prelibata cena optiamo per un comodo soggiorno presso una struttura trovata online, dove l’ospitalità è di casa e dove possiamo lavare i nostri indumenti (che stanno in piedi da soli).
Tappa 10 - Da Koknese al Lago Alauksts
93 km | 880 m |Asfalto 15 km - Sterrato 78 km
Oggi si smette di andare verso oriente. Il nostro tracciato in bicicletta per le Repubbliche Baltiche (beh, per ora, una soltanto) non prevede l’attraversamento della regione della Latgallia, ma pedaleremo sconfinando in Livonia, terza regione del paese che esploriamo. Inoltre oggi sappiamo di percorrere l’area più “montagnosa” della Lettonia, raggiungendone il punto più alto, a ben 312 m.
Dopo un ottimo risveglio e un’abbondante colazione a base – tra le altre cose – di bliny tipici di tutta l’area balto-slava, panna acida e marmellata di frutti di bosco ci avventuriamo, per questa decima giornata di bikepacking in Lettonia, in bici verso l’attrazione della città che ci ha ospitati, le rovine del castello di Koknese. La città, parte della Lega Anseatica e strategico punto difensivo della Livonia, è nota soprattutto per l’imponente fortezza del XIII secolo, situata su un’altura (un tempo a strapiombo) sul fiume Daugava. Questa scomparve nel 1965 con la costruzione della diga che ieri abbiamo attraversato: con la realizzazione di quest’opera per la produzione di energia elettrica, la valle fu sommersa e così fu il castello, che ora risulta spiaggiato a livello dell’acqua. Le sue rovine sono comunque preservate e visitabili gratuitamente: non perderlo perché ne vale la pena, l’atmosfera è davvero surreale!
Partiamo per davvero, immettendoci nella V915 per uscire ufficialmente dalla Semgallia ed entrare in Livonia, oggi quasi al 100% su sterrato, che l’umidità e la pioggia hanno miracolosamente compattato, rendendo piacevole la pedalata. Poi è la giornata perfetta per sperimentare il nostro abbigliamento tecnico per il freddo (diciamo per il “non caldo” come i giorni precedenti).
Attraversiamo la regione più collinare della Lettonia in bici e, dopo il pranzo, a Vestiena raggiungiamo il punto più alto non solo dell’intero itinerario bikepacking, ma di tutto il paese (e per soli 6 metri il secondo più alto delle regioni baltiche, primato che spetta all’Estonia, col suo Suur Munamägi). Il Gaiziņkalns, di ben 312 m, viene celebrato con una torretta, un punto informativo, una svolazzante bandiera lettone e, con nostro grande stupore, un impianto di risalita: durante l’inverno questa località sciistica pare molto frequentata.
Dopo le doverose foto di rito, ci rimettiamo in sella e continuiamo un piacevole (e oggi mai noioso) saliscendi, cullati dalle dolci colline e da un po’ di musica tamarra. Dopo una pausa in un ristorante sull’unica (o quasi) strada asfaltata di oggi, nei pressi di Meirēni, al tramonto – quindi piuttosto tardi – percorriamo l’ultimo poetico ma doloroso tratto gravel (molto scavato e pieno di saltelli) per il campeggio sul Lago Alauksts. Scopriamo che non c’è nessuno ad accoglierci. Prima temiamo di dover continuare in notturna fino alla prossima località per una struttura ricettiva, ma poi chiamando il numero del campeggio riceviamo la buona notizia: possiamo sistemarci tranquillamente e pagare l’indomani lasciando i soldi alla cassa, sotto alla serranda del bar. Questi gesti e questa fiducia un po’ stupiscono e ci fanno apprezzare l’ospitalità lettone, un popolo che è pronto ad andare incontro ai viaggiatori (già lo avevamo capito la prima sera, quando Sigfried ci aveva accompagnato a recuperare il telefono di Davide e a fare la spesa).
Piantiamo le nostre tende e ci prepariamo alla notte più umida della nostra Lettonia in bici, a causa dell’acqua del lago e della pioggia caduta in giornata: ci attende un fresco risveglio.
Tappa 11 - Dal Lago Alauksts a Līgatne
78 km | 780 m |Asfalto 8 km - Sterrato 70 km
Come preventivato, il risveglio è umido. Dopo una colazione ricca e soddisfacente (ci eravamo preparati ieri sera facendo una spesa esagerata), partiamo per un’altra giornata all’insegna delle nuvole. Anche oggi, per continuare la tradizione iniziata verso metà viaggio, il gravel supera abbondantemente la parte asfaltata della traccia. E ce la godiamo tutta, seguendo il saliscendi continuo che accompagna la nostra pedalata verso nord-ovest: oggi la temperatura contenuta ci consente di non perdere troppi liquidi.
Non ci si ferma fino al km 46 quando a sorpresa scopriamo che nel villaggio di Āraiši, con un biglietto di soli 2€, si può accedere al sito di palafitte ricostruite, dove proprio qui sorse, nel IX-X secolo una colonia fortificata di Latgalli, che formarono un’isola artificiale sul piccolo lago omonimo, Āraiši. Durante gli scavi effettuati nella zona, furono trovati 151 edifici di legno e 3700 artefatti. Grazie agli studi effettuati sui campioni ritrovati, è stato possibile ricostruire alcuni edifici del primo periodo del villagio fortificato. Terminata la visita, qualche chilometro dopo, entriamo ufficialmente a Cēsis, città medievale costruita sul fiume Gauja, di cui ti parlerò dopo.
Il suo castello, che visitiamo solo esternamente, è uno dei più famosi della Lettonia. Costruito nel 1209, oggi ospita un museo e il parco, che abbiamo modo di girare in bici e dall’alto, col drone.
La cittadina è vivace e piuttosto turistica: da non perdere sono la Chiesa Luterana di S. Giovanni Battista e la Chiesa Ortodossa della Trasfigurazione di Cristo, con le sue cupole blu. Dopo la visita e un abbondante pranzo a base di pizza (ne sentivamo la mancanza), entriamo nel Parco Nazionale del Gauja, di cui oggi possiamo assaporare l’inizio e intravedere la spettacolarità, con le sue rupi in terra rossa e grotte scavate che ci accompagnano. Inoltre, i single track che percorriamo per pochi chilometri lasciano solo immaginare lo spettacolo di domani, quando taglieremo i boschi a cavallo dei nostri destrieri d’acciaio e carbonio.
Giungiamo a Līgatne, non molto attraente all’ingresso per via dei palazzi in stile sovietico. Abbiamo l’obbiettivo di trovare il bunker segreto sovietico costruito negli anni ’40, con tanto di attrezzature elettroniche di spionaggio, busto di Lenin e maschere antigas. Lo individuiamo, però è già chiuso: se riesci cerca gli orari e prenota la visita in anticipo per non perdertelo!
Inoltre Līgatne è molto famosa per la presenza di sentieri lungo il fiume e nella foresta, da fare a piedi o in bici. A noi non resta che raggiungere l’appartamento Airbnb per il meritato riposo e domani goderci i sentieri nel parco.
Tappa 12 - Da Līgatne a Kalngale
98 km | 700 m |Asfalto 48 km - Sterrato 49 km
C’è un po’ di amarezza per questo dodicesimo giorno di pedalata, perché il viaggio in Lettonia in bici sta volgendo al termine e non vogliamo tornare in Italia a lavorare. Questo sentimento svanisce quando inizia il tratto più affascinante di tutto il viaggio, l’attraversamento verso occidente del Parco Nazionale del Gauja, con l’intenso profumo dei pini, i morbidi single track tra le radici degli alberi, le acque poco invitanti ma serpentine del fiume Gauja, il cinguettio degli uccellini…
È poetico pedalare immersi nella natura in questo modo, peccato che finisca troppo presto e, anche con qualche salita di spinta o addirittura di portage, ci conduca a Sigulda, la “Svizzera della Livonia”, dove entriamo in città sul duro asfalto, per la visita dei suoi parchi, del suo colorato centro storico e le rovine del castello (datato 1207). Nello stesso parco del castello dell’ordine della Livonia si può ammirare e visitare il Castello Nuovo.
Dopo una breve pausa pranzo in una tipica kafejnica, riprendiamo a pedalare attraversando il Gauja su un maestoso ponte, per poi passare di sfuggita sotto al terzo castello della città, il Castello di Krimulda e raggiungere il Gūtmaņala, cioè la grotta di Gutman, la più ampia e alta caverna dei Paesi Baltici, formatasi 10000 anni fa a causa dell’interazione tra il fiume e una sorgente sotterranea. Si tratta della più antica attrazione turistica lettone: ne sono testimoni le innumerevoli scritte, anche artistiche, sulle pareti della grotta.
Pochi chilometri dopo questo spettacolo naturale, e anche una bella salita al 15%, ci troviamo di fronte a quello che è ritenuto il castello (ricostruito) più bello della Lettonia, il Castello di Turaida.
Conosciuto in lettone come “il giardino di Thor”, il castello medievale realizzato da Alberto Arcivescovo di Riga nel 1214 sostituendo la precedente fortezza in legno, è ora una ricostruzione nel tipico mattone rosso su un’altura che sovrasta una splendida curvatura del fiume Gauja. Ci vogliamo gustare fino alla fine il biglietto da "ben" 6€ (molto costoso per gli standard lettoni), perdendoci tra le sue stanze, le torri panoramiche, la corte e il parco che lo circonda, per poi accorgerci di aver percorso soltanto 31 km fino a qui e quindi i 90 previsti per la tappa odierna sono ancora lontani. Ingraniamo una marcia da gara e spingiamo al massimo fino a Saulkrasti, che raggiungiamo dopo qualche gravel, parti di bosco, e asfalto (praticamente oggi si presentano tutti i terreni sperimentati nel viaggio).
A Saulkrasti incontriamo nuovamente il Mar Baltico, il già noto Golfo di Riga, e procediamo prima su sentieri, poi su ciclabile e infine nuovamente nel bosco in direzione di Gauja, città che prende il nome dal fiume che qui sfocia nel mare. Scopriamo che il campeggio verso cui pedaliamo non esiste (o non esiste più), e ne troviamo un altro a Kalngale, a 10 km circa, in direzione di Riga.
La cosa da un lato ci rincuora perché sappiamo che domani la tappa sarà veramente corta, ma essendo già buio, sentiamo la necessità di velocizzarci. Nella fretta, mentre pedaliamo nel bosco, avvistiamo un alce in lontananza e poi troviamo il “campeggio”, che più che altro è un villaggio i cui abitanti ci lasciano piantare le tende piuttosto wild dietro a un deposito. Non ci sono docce, c’è una turca “da combattimento”, ci vengono offerti un bollitore e un attacco elettrico con una prolunga da 20 m… spartano ma ben accetto e più che sufficiente per un riposo prima degli ultimi 30 km.
Tappa 13 - Da Kalngale a Riga
34 km | 150 m |Asfalto 29 km - Sterrato 5 km
Ultimo risveglio un po’ amaro dalla tenda e per l’ultima volta ripetiamo quei movimenti che sono diventati la quotidianità: lo smontaggio delle tende, la preparazione delle borse, lo studio dell’equilibrio sui telai delle biciclette, vagare alla ricerca di un veikals per acquistare qualcosa per colazione (fortunatamente a Kalngale ne troviamo uno in cui il mio russo ci salva)... e poi ci si incammina per l’ultima trentina di chilometri, sulla trafficatissima P1. Questo perché non abbiamo alternative per superare la foce della Daugava che crea una fitta rete idrografica di canali, laghi e vie d’acqua e al bosco o spiaggia preferiamo una via diretta per la capitale.
Fortunatamente, man mano che ci si avvicina alla città si delinea una rete di ciclabili che non ci aspettavamo e giusto per riassaporare il profumo del bosco un’ultima volta, decidiamo di entrare su un single track lungo la vecchia ferrovia nel Mežaparks. Proseguiamo nel nostro incedere verso la civiltà, che avevamo con piacere abbandonato per l’ultima decina di giorni, fino all’ampia Esplanāde ospitante la Cattedrale della Natività di Cristo con le bellissime cupole dorate, il Monumento alla Libertà, dedicato ai lettoni che persero la vita combattendo per l’indipendenza tra il 1918 e il 1920 e poi finalmente il centro cittadino.
Sicuramente c’è un forte contrasto tra la Lettonia vissuta fino ad oggi e Riga, molto simile alle capitali europee, con prezzi elevati e molto frequentata dal turismo, a differenza del paese, che ci è sembrato deserto rispetto al caos della città. Riga, con 700'000 abitanti, ha una densità di popolazione molto alta rispetto al totale della Lettonia con i suoi 2'200'000.
Optiamo per una prima sommaria visita alle attrazioni principali di Riga: la Porta Svedese, costruita nel 1698 durante il dominio svedese come accesso alle mura della città, il Duomo, i “Tre fratelli” (Trīs brāļi), tre edifici simili ai numeri 17, 19 e 21 di Mazā Pils iela, il più antico complesso residenziale della città, rispettivamente in stile gotico il primo, di influenza manierista olandese il secondo e barocco il terzo…
...e poi ancora, non distanti, il bellissimo Museo della Guerra (Kara Muzejs), un sito ricco di storia di Riga e della Lettonia in generale, la Chiesa di San Pietro del 1209 con la sua torre panoramica di ben 72 metri da cui godere di una vista spettacolare sulla città, sino al mare e oltre, su tutto il paese in giornate particolarmente terse e la Casa delle Teste Nere nella Piazza del Municipio, che stupisce per il suo carattere barocco.
Dopo le foto di rito nella Piazza del Duomo e un pranzo regale a base di specialità di pesce e la tipica insalata di piselli neri, il tutto accompagnato da una birra ghiacciata, raggiungiamo il nostro appartamento Airbnb per stoppare definitivamente i nostri GPS. Non fatichiamo a uscire dalla città, passando attraverso il Ponte Vanšu da dove si gode di un bello scorcio su Riga, all’altissima Torre TV e Radio e alla particolare forma della Biblioteca Nazionale che ricorda un drakkar vichingo.
Con gli ultimi 8 km raggiungiamo la meta finale, dove i nostri scatoloni sono stati conservati ottimamente e dove possiamo dedicarci al lavaggio, smontaggio e inscatolamento delle bici prima di una sauna rilassante preparata dai padroni di casa. Trascorriamo un’ultima serata nella capitale a cercare di far depositare gli innumerevoli ricordi di questo viaggio in Lettonia, che termina il giorno dopo col volo di rientro.
Se vuoi qui sotto trovi la playlist di video che illustrano giorno per giorno quanto raccontato qui sopra. Noi ti consigliamo la Lettonia in bici, anche se prima della partenza bisogna prendere le dovute precauzioni: serve un allenamento per percorrere le lunghe distanze sul gravel anche un po’ aggressivo, sulle spiagge, sul sottobosco, che a lungo andare possono risultare faticosi e serve un po’ di studio per calcolare i rifornimenti di cibo e acqua… per il resto la Natura è tutta da godere, le città medievali con i castelli spettacolari e la bassa presenza di turismo la rende a mio avviso un paese tutto da scoprire! Leggi la sezione "Info utili" per maggiori dettagli e chiedimi nei commenti qualsiasi informazione, sarò felice di risponderti!
Alla prossima ciclo-avventura!
- Al primo posto sicuramente le fantastiche strade gravel della Lettonia in bici, molto lunghe ma anche molto divertenti.
- Single track e divertenti pedalate nei boschi, sulla spiaggia, tra il sottobosco della regione della Curlandia.
- Gli innumerevoli castelli, soprattutto Rundāle, Sigulda, Turaida, Koknese, Jaunpils, Cēsis, Bauska, Dobele, e molti altri!
- Il punto più alto del paese, a 312 m., il Gaiziņkalns.
- Le cascate più ampie d'Europa e la bellissima cittadina di Kuldiga.
- Le poetiche scogliere di Jūrkalne al tramonto.
- Capo Kolka e una divertente pedalata per il Parco Nazionale dello Slītere
- Rundāle: la reggia e i bellissimi giardini all'italiana.
- Vivere una serata medievale nel castello di Jaunpils.
- Karosta: porto di guerra, fortini sovietici e la bellissima Cattedrale dalle guglie dorate.
- La città di Riga, con il Duomo, le varie chiese, la vista panoramica dalla Chiesa di San Pietro, i Tre Fratelli e la Porta Svedese.
- I Parchi Naturali di Ķemeri e del fiume Gauja, in cui perdersi nei loro single track.
- Le località balneari di Jūrmala e Jūrkalne.
- Il villaggio di palafitte sul lago Āraiši.
- Il bunker sovietico a Līgatne.
- Come raggiungo la Lettonia? Da molte città d'Europa esistono voli lowcost per raggiungere La lettonia con la bici al seguito, ma il trasporto bici è piuttosto caro se comparato con il prezzo del volo stesso.
- Qual è il periodo migliore per visitare la Lettonia? I mesi migliori per non trovare troppo freddo e non soffrire il freddo sono aprile - ottobre (anche se noi siamo riusciti a soffrire il caldo tra luglio e agosto!).
- Che lingua si parla in Lettonia? In Lettonia si parlano lettone, russo e inglese. Il russo è stato molto utile, perchè in molte cittadine più piccole, che non conoscono turismo europeo, non si parla l'inglese. Porta con te un frasario (o usa una delle centinaia di app)!
- Se viaggi con attrezzatura tecnologica porta con te anche un pannello solare per le ricariche anche se potrai ricaricare nelle strutture lungo l'itinerario.
- Non è presente segnaletica specifica dell'itinerario.
- Lungo l'itinerario NON si trovano fonti d'acqua. Ti consiglio di studiare bene il percorso, in modo che passi almeno una volta al giorno in un villaggio con un veikals, un negozio di alimentari dove rifornirti di cibo e acqua.
- Goditi l'ospitalità lettone, popolo sempre disponibile ad aiutarti.
- Come sono le strade in Lettonia? Molte strade sono sconnesse e sassose: viaggia con un portapacchi robusto o in bikepacking!
- Il pericolo zecche, tafani e zanzare è reale: viaggia con crema e spray repellente, e porta con te un kit per rimuovere le zecche (facendo molta attenzione).
- Noi abbiamo viaggiato con tenda e fornelletti, ma NON abbiamo trovato rifornimenti di gas in nessuna stazione di servizio o supermercato onegozio di outdoor, quindi meglio un fornelletto multifuel.
- Lungo il percorso, soprattutto nelle città più turistiche, non mancano strutture ricettive per l'accoglienza per meno di 15-20€ a persona.
- Lungo l'itinerario ci sono numerosi posti piacevoli dove campeggiare liberamente. Usa sempre il buonsenso per la scelta del luogo.
- In Lettonia ci sono anche numerosi campeggi, più spartani di quelli italiani ma con tutto il necessario di base. Consulta questo link per l'elenco completo.
- Dopo aver campeggiato, recupera tutto il tuo equipaggiamento e i rifiuti e lascia la Natura pulita come era prima del tuo passaggio (se non si rispetta questa regola... meglio restare direttamente a casa!).
- La cucina lettone è simile alle sorelle dei paesi baltici e slavi, quindi Borshch, panna acida, bliny non mancano.
- Prova il Liepājas menciņi a Liepaja, la zuppa di barbabietole fredda, le frittelle di patate, o il pesce affumicato.
- Ogni nostro pasto è stato accompagnato da buone birre locali, prime fra tutte Aldaris, Lacplešis, e Cesu.
- Attraverso la Lettonia passa l'Eurovelo 13, il Trail della Cortina di Ferro. A questo link puoi trovarne la traccia.
- Il sito ufficiale del turismo in Lettonia (in inglese).
- Libri consigliati sulla Lettonia: oltre alle numerose guide, che sovente uniscono i tre paesi baltici (Estonia, Lituania e Lettonia), una lettura consigliata è I cani di Riga, romanzo di H. Mankell
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Francesco G
ITA - Ho 33 anni e sono piemontese, anche se da qualche anno vivo e lavoro in Lombardia. Dopo un inizio da totale inesperto in questo campo, mi sono avvicinato al mondo dei cicloviaggi e della bicicletta sempre più. Oggi posso definirmi "cicloviaggiatore", e assieme all'altra mia passione - il videomaking - non mi fermerei mai! Cyclo ergo sum, pedalo quindi sono, per cercare di capire perché andare in bici sia così bello, terapeutico, ricco... E ogni volta che provo a capirlo, non ce la faccio, e sono costretto a ripartire sui pedali!
ENG - I'm from Piedmont and I'm 33 years old, I have been living and working in Lombardy for a few years. After a start without any competence in this field, I then approached the bicycle world more and more. Today I can call myself a bicycle traveller and videomaker who would never ever stop. Cyclo ergo sum, I cycle therefore I am. I ride my bike trying to understand why it is so beautiful, rich, therapeutic. And every time I try, I do not understand it. So I must leave again...
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico