Nel nome della polvere
La via di collegamento, chiamarla strada mi sembra davvero troppo, che unisce Dordrecht a Barkly East non è adatta a chi ama le cose semplici, no di certo.
Il fondo sconnesso e sassoso, la sabbia e la polvere, l'isolamento, la mancanza di posti di ristoro (a parte il negozietto dell'anziana di Rossouw) contribuiscono a rendere la percorrenza di questo tracciato una vera avventura.
I paesaggi immobili appaiono come dei grandi cartelloni pubblicitari ma poi il volo di un rapace ci riporta alla realtà. I saliscendi iniziano da subito, la vera salita solo dopo qualche chilometro e non ce la dimenticheremo più per il resto della giornata.
Stare in sella è sempre più difficile man mano che si guadagna quota, ma la vista di un laghetto rosso che ricorda
il lago di Tovel prima del 1964 ci distrae dalla fatica.
Sfioriamo, e poi superiamo, i 1800 metri. 1800 metri di rocce levigate dal vento, pitture rupestri ancora da scoprire e polvere che ci ha già completamente ricoperto,1800 metri di nulla proprio come piace a noi.
La discesa dissestata è più lenta della salita: malediciamo il bivio in cui abbiamo svoltato a sinistra, malediciamo la nostra scelta errata e il sudore inutile che scivola negli occhi facendoli irritare.
Rossouw è un paese finito qui per sbaglio: non c'è assolutamente nulla che motivi la presenza di un centro abitato tra queste montagne, niente di niente, però siamo comunque felici di raggiungerlo perchè tra le case emerge il piccolo emporio di un'anziana signora, una vera manna per due cicloviaggiatori assetati come noi.
Facciamo rifornimento di biscotti e bevande zuccherate. L'anziana proprietaria, dopo qualche minuto di incredulità, esce sulla soglia della bottega per porgerci due cartoni da usare per sederci all'ombra, per terra.
Rossouw, questo nome sarà difficile da dimenticare.
Quel che resta del giorno
Le ore passano veloci e ce ne accorgiamo solo quando il sole lascia la gola che stiamo attraversando. Guadagniamo quota mentre i tornanti sotto di noi diventano sempre più piccoli e i paesaggi intorno a noi sempre più estesi. Superiamo
Mars Hill e finalmente scolliniamo entrando nel territorio di Barkly East. Alcuni picchi rocciosi appaiono dal nulla innalzandosi dal centro di distese verdeggianti e ricordando gli
scenari western dei film di Sergio Leone.
Due scoiattoli, poi una tartaruga e un falco, tagliano la lunga via sterrata che stiamo affrontando prima di scomparire tra i pochi cespugli presenti.
Dopo 80 km di pura dolce agonia lasciamo lo sterrato per approdare sulla strada principale, quella comoda e scorrevole che ci avrebbe permesso di arrivare a Barkly East con due giorni di viaggio in bici in più.
Nonostante siano già le 6 di pomeriggio e manchi meno di un'altra ora al tramonto, le vie della cittadina sono animate e l'emporio principale, gestito da cinesi, ancora aperto.
Il sapore dell'arrivo dopo giornate così intense è sempre dolce e vale la pena gustarselo fino in fondo.
Rhodes e i 16 passi di montagna
Tutte le strade portano a Roma, si dice, ma qui stiamo parlando di Rhodes, non di Roma, e le cose cambiano totalmente. In certe guide si legge che Rhodes sorge così isolata che, una volta arrivato qui, puoi tornare indietro solo dalla stessa strada ma questo non è affatto vero...
Rhodes, 25 abitanti in paese e 900 nella periferia, dista solo 60 km da Barkly East ma questa distanza basta a farti passare la voglia di tornare sui tuoi passi. Situata a oltre 1800 metri, anche se non si direbbe nelle caldissime giornate estive, Rhodes è un luogo particolare dove un appassionato di Natura, passeggiate o mountain bike può davvero sentirsi in Paradiso.
Come dicevo... il paese conta solo 25 abitanti e l'età media gravita intorno ai 70 anni. Rhodes non è un luogo per giovani, almeno non per ora: manca il lavoro, è isolato, non è servito, in inverno fa freddo e si rischia di restare bloccati dalla neve, eppure nella vicina Zechiele vivono numerose famiglie africane con figli piccoli. Il 70% è disoccupato e vive con i pochi sussidi statali, il 30% si occupa di agricoltura e lavori domestici alle dipendenze dei... 25 abitanti di Rhodes. Tutto questo sembra un paradosso, ma è un esempio classico di un grosso problema sociale sudafricano, quello della forte disoccupazione.
Nonostante questa premessa Rhodes ha un campeggio comunale dove piantare la tenda per pochi spiccioli, ha il ristorante-pub-alloggi del vecchio
Dave, il Walkerbouts, ha un aggiustatutto, il mitico
Nigel, ha una caffetteria gestita da una delle sorelle di Dave dove vengono organizzati anche corsi di ceramica, ha un ufficio informazioni attivissimo, ha
16 passi sterrati da scalare in mountain bike e aveva un hotel di oltre 100 anni, il Rhodes Hotel, che ha chiuso da qualche tempo ed è proprio un peccato.
Il Naude's Nek, il passo più alto del Sudafrica
In un
viaggio in bici in Sudafrica così lungo non avremmo pensato di scegliere come meta, per una sosta più lunga delle altre, il paesino di Rhodes. Forse siamo stati stregati dall'atmosfera quieta di
avamposto ai confini del mondo, forse dall'
ospitalità della sua gente o forse semplicemente ammaliati dai profumi e dai colori delle giornate estive in alta montagna... il fatto è che da Rhodes non volevamo più andare via, ma il fatidico giorno poi, è arrivato anche per noi!
16 valichi di montagna significa poter scegliere tra almeno 16 alternative, 16 modi per lasciarsi Rhodes alle spalle per sempre. La nostra scelta è caduta sul passo più spettacolare, sul più alto e il più popolato da avvoltoi del capo che speravamo di scorgere dalla strada. Utilizzare il termine "difficile" per identificare la salita al Naude's Nek, il passo più alto del Sudafrica, non sarebbe corretto. Salire in vetta non è una passeggiata ma neanche così difficoltoso come si potrebbe credere.
Le pendenze non sono mai troppo spinte, i panorami alleviano la fatica e poi entra in gioco la fortuna... la fortuna di poter essere gli unici sulla strada per riuscire ad ammirare con facilità gli enormi
avvoltoi del capo.
Dallo scollinamento poi, il paesaggio cambia radicalmente: dagli aspri pendii del versante occidentale ci si immerge in vallate verdeggianti che ricordano in ogni loro particolare la Scozia. La discesa è veloce e divertente ma noi impieghiamo ugualmente diverse ore prima di raggiungere la fattoria dei Vrederus: ogni scusa è buona per scattare una fotografia, dopotutto un viaggio in bici è magico anche per questo.
Due batuffoli bianchi sporchi di fango,
due cagnolini ipercinetici, danno il benvenuto alla farm dove la gentile famiglia ci ha dato il permesso di
piantare la tenda e usufruire dei servizi di uno dei loro splendidi cottage, una bella fortuna visto che i dintorni non offrono altre possibilità di alloggio.
Due laghetti artificiali ricchi di pesci e ampi pascoli sono parte integrante della fattoria dove lavorano decine di uomini ogni giorno... una vita dura e, forse, non sempre appagante.
La notte cala veloce su di noi e il suo manto stellato è il tetto sotto il quale ogni cicloviaggiatore sogna di riposare... per stanotte però sarà solo nostro in questo angolo dimenticato del Sudafrica.
Brutta storia a Matatiele ma il Lesotho è vicino
Dalla Vrederus farm la sterrata perde costantemente quota infilandosi in piccoli villaggi cosparsi di rondavel, in gole strette dove per gli agnelli è pericoloso perdersi, lungo torrenti quasi in secca.
Una schiera di giovani donne occupa tutta la strada e quando si accorgono di noi iniziano a ridere sguaiatamente. Vestono abiti succinti e strani, probabilmente tradizionali. Non riusciamo a capire il perchè del loro abbigliamento ma averle incontrate ci ha trasmesso allegria... chissà, forse si stanno per maritare!
Un sudafricano bianco ci ferma in mezzo alla strada e ci offre degli spiedini al pollo. Ci interroga incuriosito sulla nostra direzione, ma quando rispondiamo che faremo tappa a Mount Fletcher si incupisce:
"Non alloggiate a Mount Fletcher, sono tutti neri e può essere pericoloso". Non è il primo sudafricano bianco a metterci in allarme ma questo non fa altro che alterarci, non sopportiamo chi fa di tutta l'erba un fascio e in Sudafrica poi, dopo anni di apartheid e razzismo nei confronti delle popolazioni di colore... è inaccettabile!
A Mount Fletcher l'accoglienza è caotica: siamo gli unici bianchi in paese e soprattutto siamo in bicicletta. Tutti ci salutano, si fermano a fare due chiacchiere, urlano e animano il paese. Alloggiamo nell'unica guesthouse, costosa a dire il vero, ma altre alternative non esistono.
Ci stiamo avvicinando rapidamente al Lesotho e presto varcheremo i confini del paese delle montagne, non vediamo l'ora. Mount Fletcher dista poche decine di chilometri da Matatiele, ultimo paese sudafricano prima di Qacha's Nek, in Lesotho. Elettrizzati e spaventati come ogni volta che si deve attraversare un confine, decidiamo di trascorrere l'ultima notte sudafricana proprio a Matatiele, ma qualcosa va storto.
Allo sportello del bancomat due giovani si avvicinano e con estrema gentilezza si offrono di aiutarci nel prelievo. In Sudafrica si parlano 11 lingue ufficiali diverse e nella zona di Matatiele uno degli idiomi più usati è lo xhosa. Sul display dell'atm la lingua ci è incomprensibile e questo piccolo disagio è la scusa perfetta per una truffa. Con grande abilità ci sfilano il bancomat e poi, schiacciando diversi pulsanti, fanno apparire il nostro pin e il gioco è fatto. Non facciamo in tempo a bloccare la carta che il prelievo illegale è compiuto. È venerdì mattina e non riusciamo a far funzionare le altre due carte che abbiamo portato in viaggio con noi, in tasca abbiamo solo 10 rand, poco più di 1€. Il panico comincia a prendere il sopravvento, la carta è bloccata ma come faremo a vivere per il prossimo mese?
I nostri dubbi e le nostre preoccupazioni vengono lentamente fugate da un incontro speciale, quello con la direttrice della banca dove abbiamo tentato il nostro ultimo prelievo. Janet, come una madre, si prende cura di noi: ci permette di entrare in banca all'orario di chiusura (con le bici!!!), cerca (e trova) una soluzione al nostro problema, ci ospita due giorni nella sua casa e pian piano la disperazione si trasforma in riconoscimento e in una gran voglia di continuare il nostro viaggio in bici in Sudafrica e Lesotho.
Ultimi commenti
Spero sia un gran viaggio e tienici aggiornati su come andrà!
Buone pedalate!