Il fiore all'occhiello di questa gita è rappresentato dai panorami immensi e dagli ambienti glaciali e austeri che caratterizzano la seconda parte del percorso, all'interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Una volta superati questi primi 30 chilometri relativamente facili e oggettivamente monotoni, si entra finalmente nella seconda parte della salita, più suggestiva ma anche più impegnativa da un punto di vista fisico. Dapprima si affrontano i duri tornanti sopra Noasca, con pendenze comprese tra il 10% e il 15%, e successivamente un tratto pianeggiante di qualche centinaio di metri che introduce a un ripido tunnel lungo ben 3,5 km e dalla pendenza media sostenuta, sempre a due cifre! Per chi decidesse di evitarlo, una validissima alternativa è rappresentata dalla vecchia strada esterna ormai dismessa e interdetta al traffico motorizzato, altrettanto ripida e percorribile in bicicletta con le dovute cautele per via del pessimo stato dell'asfalto. Chi optasse per questa variante potrà apprezzare il lato selvaggio dell'ambiente circostante, la valle che si restringe, le falesie strapiombanti, le cascatelle impetuose e le magnifiche pozze che il torrente Orco ha scavato nel corso dei millenni.
Si ritiene doveroso fare
una precisazione:
dopo aver affrontato i primi 2 km della vecchia strada, si deve obbligatoriamente entrare nel sopraccitato tunnel stradale per mezzo di un'agevole apertura laterale, quindi si deve procedere all'interno del tunnel per circa 150 m (in questo tratto la galleria è finestrata e con andamento curvilineo) e poi, ponendo la massima attenzione, si deve prendere l'uscita laterale e proseguire lungo la vecchia strada per altrettanti 2 km.
Ceresole Reale
Una volta giunti al termine della vecchia strada (o, equivalentemente, all'uscita del tunnel), la parte più ripida dell'intera salita è terminata, l'ambiente cambia drasticamente e la valle si apre in tutta la sua bellezza, con una vista eccezionale sulle
Levanne, montagne confinanti con la Francia. Ancora poche centinaia di metri ed ecco
Ceresole Reale, paese adagiato sulla sponda settentrionale dell'omonimo lago alla quota di 1620 m. La strada pianeggiante che costeggia il lago artificiale permetterà al ciclista di ritemprare spirito e corpo in vista degli ultimi 18 chilometri, quelli scenograficamente più belli.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso
Dopo il lago di Ceresole si pedala all'interno del
Parco Nazionale del Gran Paradiso, vasta area protetta che si estende all'interno di due regioni (Piemonte e Valle d'Aosta) e che abbraccia diverse vallate alpine intorno alla vetta del Gran Paradiso (4061 m). La sua istituzione nel 1922, che gli è valso il primato di
primo parco nazionale, è legata alla precedente presenza sabauda nel territorio (il nome del paese “Ceresole Reale” ne è un chiaro esempio) e alla salvaguardia dell'animale che ne è diventato il simbolo, ovvero lo
stambecco. All'interno del parco si possono percorrere le ben conservate mulattiere e strade di caccia fatte realizzare dal re Vittorio Emanuele II nel periodo ottocentesco, nonché ammirare alpeggi, baite e villaggi dagli elementi architettonici peculiari, costruiti interamente in pietra, come Chiapili.
I laghi artificiali
Proseguendo lungo la salita, che a partire da
Chiapili si presenta più accentuata, la valle si apre ulteriormente lasciando spazio ad ampie praterie e ai sempre più vicini massicci montuosi confinanti con il territorio transalpino. Inoltre, volgendo lo sguardo sul versante destro della vallata, è facile individuare la
bellissima strada militare – ora
sentiero Chabod (percorribile solamente a piedi e in mountain bike) – costruita nei primi anni del Novecento e che con numerosi tornanti raggiungeva il Colle del Nivolet. Con un ultimo sforzo si raggiunge la
piccola chiesa della Madonna della Neve e il vicino
lago Serrù (2278 m), alimentato dai ghiacciai soprastanti. Lasciando sulla sinistra le indicazioni per il sentiero glaciologico del lago Serrù, e sulla destra il
Glaciomuseo, si procede velocemente sino a raggiungere l'altrettanto magnifico
lago Agnel (2297 m).
Il Colle del Nivolet
Ora basta alzare lo sguardo per capire che bisognerà stringere i denti ancora un pò; infatti mancano all'appello gli
ultimi 4 chilometri di salita, distribuiti su un dislivello di ben 300 metri. La fatica si fa sentire, la quota comincia a essere elevata, ma finalmente dopo molteplici tornanti si giunge al
belvedere, punto panoramico di eccellenza sull'alta Valle dell'Orco.

E come per magia, basta pedalare in salita ancora per poche centinaia di metri per guadagnarsi il bellissimo traguardo del
Colle del Nivolet (2612 m). Attualmente, durante i giorni festivi di luglio e agosto, è vietato il transito dei mezzi motorizzati dal lago Serrù al colle, motivo in più per respirare aria più pulita!

Per completare l'opera si può scendere per circa un chilometro sul versante valdostano, sino a giungere al termine della strada asfaltata, nei pressi del
rifugio Savoia e dei placidi
laghi del Nivolet (il collegamento viario con Aosta lungo la Valsavarenche non è mai stato completato). L'ambiente è davvero maestoso, tutt'intorno ambienti umidi ed ecosistemi delicati, mentre in lontananza svettano le cime rocciose della Grivola e del Taou Blanc, alte più di tremila metri, e persino l'unico quattromila interamente italiano, il
Gran Paradiso.
Un consiglio: prenditela con calma, gustati l'ambiente che ti circonda, fermati ogni tanto a scattare qualche foto (generalmente questo è il pretesto per rifiatare!), gioisci al termine della lunghissima salita e infine rilassati a lungo sui prati circostanti. Sono sicuro che quando girerai la bicicletta per tornare a casa questo posto comincerà a mancarti!
Ultimi commenti
Partiamo verso il 18 aprile e ...
Community
Ecco la soluzione perfetta: vieni a pedalare con Lisa e me in Trentino! 🚲
Qui tutte le info: https://www.lifeintravel.it/casualita/eventi/valsugana-tour-pedala-con-noi-e-salite-in-bici.html