Ogni tanto capita di parlare dello sconforto. Lo sconforto non è la fatica, non sono i dolori in varie parti del corpo come il mal ai piedi e alle spalle per il camminatore e i dolori da altre parti per i ciclisti. Lo sconforto arriva quando non vedi la fine, quando ti muovi per giorni da solo, quando non trovi qualcuno a cui chiedere indicazioni, quando tutti ti si rivolta contro, quando il posto che ti ha attratto in realtà non è poi così bello…
Sono stato preso dallo sconforto? No! La Goat va avanti anche con questo schifo di tempo, anche con la nebbia che impedisce di vedere a più di due spanne, anche con il sudore che ormai è gelido e persistente!
Verso il mare di Goro
Oggi tappa breve… (Non fate mai in viaggio un’affermazione del genere, porta una rogna che non vi dico, non esistono le tappe facili e non esistono le tappe brevi). Diciamo che oggi la tappa potrebbe essere, più breve. No, non diciamo neppure questo.
Si parte da Taglio di Po, la meta è Codigoro, da lì spero domani di poter salire sul treno, anche se temo sia la cosa più ambiziosa di tutto il viaggio, ma domani è un altro giorno e si vedrà. La nebbia è fitta, ma questa non è più una novità, freddo e umido mi accompagnano e resteranno con me fino all’arrivo. Oggi si arriva al mare, lo scopo del viaggio era arrivare al mare e io il mare in qualche modo lo devo raggiungere.
Ammetto che potrei anche farne a meno, non mi sento così in dovere di farlo, però devo farlo. Come vedete ho le idee chiarissime su cosa fare oggi. Sono ormai dentro il delta, per raggiungere il mare potrei andare verso nord, verso est, verso sud. Ho deciso di tornare a casa domani per preparare un'altra ideuzza che ora non racconto. Vado quindi verso sud per raggiungere Codigoro, vedo che potrei raggiungere il mare a Goro oppure a Volano, perlomeno a Goro ci vorrei andare.
Forse ci vorrebbe un bicchiere di vino!
Raggiungo un viale alberato nel quale pedalo per un po'. I pini marittimi e pioppi cipressina che costeggiano il viale hanno raccolto sulle foglie un sacco di umidità che decidono di rilasciare proprio adesso, per qualche chilometro tutto mi gocciola addosso, a volta ho la sensazione che stia piovendo, altre volte che si tratti di neve perché cadono pezzi di ghiaccio. Che sfortuna, ho viaggiato all’asciutto fino ad ora…
Spero non si bagnino troppo i guanti in pile perché poi si congelano le mani. Nel delta le stradine non mancano, io cerco di stare il più possibile lungo il Po o lungo i vari canali, ma non è facile tenere la direzione giusta, a ogni incrocio mi viene un dubbio nuovo. In questi casi c’è chi direbbe: «Chiedi a qualcuno!!!».
Sì, fermala tu un’auto in mezzo a una strada in piena nebbia! I paesi sono deserti, è molto strano, ma non c’è proprio nessuno in giro.
Eppure qualcuno mi consigliava di fermarmi nelle osterie a bere un bicchiere di vino e sostare con i pensionati del posto per intrattenere amabili conversazioni… Nel mio viaggio in bici non ho trovato osterie e non ho trovato pensionati seduti davanti alle osterie pronto a discutere di storia, arte e filosofia con i passanti in Graziella. Vi sembrerà strano, ma è così. Arrivo a un cartello che mi indica Goro a 3 km, guardo l’ora e vedo che è ormai mezzogiorno, potrei farcela, ma sarebbe rischioso, almeno oggi vorrei arrivare con la luce. Mi dirigo verso Volano, giro fra le stradine, chiedo a un signore che sta uscendo di casa, seguo il canale e dopo pedalate su pedalate arrivo a Volano.
Narrare e pedalare con le dita congelate...
Un buon narratore qui avrebbe il suo momento di gloria, qui saprebbe trovare la parole adatte, qui potrebbe esprimere il massimo dell’apoteosi e dare vita a tutti i pensieri elaborati nei giorni seguenti, nelle infinite pedalate, nei geloni alle mani e nelle mattine in cui i muscoli non sentivano l’afflusso di sangue. Anch’io però non vedo l’ora di arrivare, so che sarà una spiaggia grigia e deserta, so che neppure avrò il coraggio di mettere i piedi in acqua (almeno di istinto di sopravvivenza ce ne ho ancora un briciolino). Però quella spiaggia per un minuto sarà mia, e forse proprio perché grigia e deserta sarà tutta mia. Chiedo l’ultima indicazione: «Vai dritto e arrivi in spiaggia!». Eccola! Spingo la Goat sulla sabbia, scivola di lato, ma sono pochi metri si sforzo che faccio volentieri. Qualche foto di rito e si riparte, sono le tre faccio in tempo a fermarmi a Pomposa, pedalo e pedalo.
Ormai fatica, freddo e umido non li sento più. Penso che la strada sia poca, ma l’arrivo a Pomposa è sul filo del buio, non mi domando neppure se la chiesa sia aperta, non sembra. Anche stavolta conviene correre per non perdere preziosi secondi di luce. Mi dicono però che la pista ciclabile è quasi tutta illuminata: Grande notizia!!!
Pedalo tranquillo su questa pista e arrivo alla mia destinazione di oggi.
Di seguito potete leggere la tappa precedente del viaggio lungo la ciclovia del Po in inverno.
Girumin ha fatto innumerevoli viaggi in bici e, tra di essi, ultimamente ci ha raccontato il suo viaggio con il Velocipede Tradizionale Tipico Essenziale e quello con la Goat sulla via Francigena.
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