La finestra della nostra stanza ha i vetri appannati. Le borse sono pronte, disordinate come sempre, non ho dimenticato il casco sul letto come in passato, ottimo segno! Non ho mai attraversato i Monti Sibillini in bicicletta e l'idea di partire da Norcia, una cittadina umbra così vivibile all'ingresso del parco nazionale, mi trasmette una forte sensazione di pace interiore...
Norcia... nella nebbia
La finestra della nostra camera non era appannata ma lo capiamo solo nel momento in cui decidiamo di lasciare l'ostello. Norcia, la piccola e graziosa Norcia, appare come Londra ai tempi di Jack Lo Squartatore, inquietante! Restiamo a bocca a aperta e, per evitare i mille dubbi che ci assalgono sulla vivibilità della cittadina, iniziamo la nostra lenta ascesa verso la piana di Castelluccio.
Il rifornimento di cibarie presso una delle norcinerie tipiche è doveroso prima di lasciare il paese d'ingresso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed immergersi nella sua Natura: coppa e porchetta, si prevede un pranzo leggero!
La statale 385 delle tre valli umbre non è particolarmente trafficata questa mattina mentre superiamo a fatica i 200 metri di dislivello che anticipano la deviazione per la Piana di Castelluccio di Norcia. L'umidità penetra nella pelle e nelle ossa e, dopo poche pedalate, mi sento come Coppi al Giro, in cima allo Stelvio dopo 180 km: bagnata fradicia.
Imbocchiamo la SP477 che avanza regolare senza badare alla nostra presenza, qualche automobile colma di turisti europei ci supera incitandoci: buchiamo le nuvole, approdiamo in un nuovo mondo.
Sopra i nostri caschi e la coltre di nebbia si celava un cielo azzurro autunnale inaspettato. Norcia non si scorge più mentre appare ben definita la salita verso il Rifugio Perugia e i 1500 metri dello scollinamento della piana. Provo ad immaginarmi Castelluccio di Norcia e il cuore dei Monti Sibillini ma il volo disordinato di un rapace mi distrae mentre Leo è già in volata.
La Piana di Castelluccio di Norcia
Non racconterò di incontri con viaggiatori dalle gote arrossate dal vento o con cuochi dal grembiule macchiato ma dal sorriso sincero, oggi no.
Non mi dilungherò su particolari già conosciuti della Piana più famosa d'Italia, piana che abbiamo pedalato in una tiepida giornata di ottobre, oggi no.
Quando si guadagna un passo o la fine di una salita in bicicletta, la soddisfazione e la gioia sono immense soprattutto se davanti agli occhi ti si apre un panorama come quello della Piana di Castelluccio.
In silenzio, spostando continuamente lo sguardo da una montagna all'altra, ancora increduli di essere giunti fin qui dopo dieci giorni di viaggio in bici attraverso gli Appennini, vediamo lei!
Sotto di noi, tra l'erba ancora verde della piana di Castelluccio, una volpe cerca di catturare qualcosa saltellando come un canguro da un cumulo di terra ad un altro. Ignara della presenza di spettatori umani ci permette di guadagnare terreno avvicinandoci al teatrino naturale... pochi attimi e poi, forse a causa del nostro cattivo odore da ciclisti, la fuga verso una tana nascosta chissà dove, che giornata fantastica!
La Piana di Castelluccio è punteggiata da mucche e pecore al pascolo che, viste dall'alto, disegnano un quadro perfetto. I cani pastori vegliano sulle loro protette fingendosi addormentati. Una lingua d'asfalto taglia la piana fino al piccolo panettone su cui è abbarbicato Castelluccio di Norcia. Saliamo in paese anche se sappiamo che la vera attrazione di questo settore del Parco Nazionale dei Sibillini è sotto di noi, è la piana (soprattutto nella stagione della fioritura quando si colora come una tavolozza da pittore): il panorama merita una breve sosta e l'incontro ravvicinato con un'altra volpe ci convince della scelta.
Alla Forca di Presta tra Umbria e Marche
L'unica strada dell'altopiano, dopo aver superato Castelluccio, inizia a salire verso la Forca di Presta ai piedi del Monte Vettore. Un vento gelido investe le nostre biciclette fermandoci per qualche minuto. Al valico Castelluccio è ormai un ricordo, dopo due giorni stiamo rientrando in territorio marchigiano.Il parco nazionale dei Monti Sibillini è condiviso da Umbria e Marche e per gli appassionati di mountain bike o trekking la riserva naturale può essere facilmente confusa con il Paradiso.
Il Monte Vettore veglia su di noi mentre scendiamo come matti sulla serpentina di asfalto che conduce a Trisungo, quel che ci vuole è un buon caffè. Davanti a tre comari con gonne lunghe fiorite e un anziano signore intento ad osservare ciò che accade in paese, appoggiamo le pesanti biciclette contro il muro di un edificio abbandonato e, forse, dimenticato. Pochi istanti e il vecchietto ci saluta togliendosi il cappello dalla testa canuta. Chino la testa, un vizio dei 10 mesi asiatici che non riesco più a perdere ma che, a dirla tutta, non mi dispiace.
Parliamo del tempo che arriva e che passa, del paese rimasto immobile da almeno cinquant'anni, dei paesani fuggiti lontano, chi per lavoro, chi in cerca di fortuna. Un velo di malinconia ci colpisce come una freccia al cuore quando entriamo nel bar caffetteria della signora Ida: 90 anni (non lo abbiamo chiesto per educazione ma l'apparenza ci ha suggerito così), busto ricurvo, capelli bianchi come le stelle, sorriso dolce e una macchina per fare il caffè dell'anteguerra. Bastano pochi minuti e l'aroma intenso inonda la piccola stanza facendoci sentire a nostro agio. Ida gestisce il bar da sola, talvolta aiutata da qualche vicina, ma per quanto ancora potrà farlo? Le sue mani affusolate e rugose non sembrano avere la forza per continuare a lungo...
Ida, nonna Ida, il ricordo dell'anziana signora mi accompagna per tutta la lunga discesa verso Ascoli Piceno, deviazione fuori programma lungo la Via Salaria. I paesi della valle del Tronto si susseguono uno dopo l'altro, ognuno con le proprie caratteristiche e tipicità, ma ormai sono distratta, continuo a guardare quello che ho già visto e il nuovo scivola via oltre la bicicletta.
Ascoli Piceno è la città che non ti aspetteresti di trovare: punteggiata da torri antiche, da monumenti storici, intrisa dai ricordi di vicende indimenticabili, ad Ascoli Piceno si respira bellezza, quella bellezza antica che avvolgerà i nostri vestiti durante la notte ai piedi della torre Ercolani...
Per scoprire tutte le tappe di #transitalia e scaricare le tracce GPS dai un'occhiata alla mappa del nostro viaggio in bici oppure continua a viaggiare in bici per l'Italia tornando alla tappa n° 9 da Pettino a Norcia... a breve ti racconteremo anche l'undicesima tappa da Ascoli Piceno a Cortino nel Parco nazionale dei Monti della Laga e Gran Sasso.
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