Quando si parla di mountain bike, Valtellina è simbolo di salite panoramiche, di vette imponenti e sentieri entusiasmanti. Insomma, una vera e propria garanzia. Io, Alberto e Maurizio, forti di questa convinzione, abbiamo deciso di affrontare uno dei percorsi più conosciuti della media valle, che prevede una discesa integrale su sentiero di 1800 metri di dislivello. La famosa discesa infinita del Col d’Anzana!
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Tirano e l’ingresso in Svizzera
È la fine di settembre, i colori del bosco stanno cambiando, il cielo si presenta limpido e la temperatura è ancora gradevole, sintomo che l’estate non ci sta ancora abbandonando. Parcheggiamo l’auto in un ampio parcheggio che si trova dietro il Santuario della Madonna di Tirano, il più importante edificio religioso della Valtellina, catalogato tra i beni culturali della regione Lombardia. Fiancheggiamo l’enorme complesso e ci inoltriamo in val Poschiavo lungo la strada statale che in breve diventa strada cantonale. Infatti, dopo solamente un paio di chilometri da Tirano, ci ritroviamo in Svizzera all’interno del Canton Grigioni, lungo la trafficata arteria stradale che porta a Sankt Moritz attraverso il passo del Bernina, valico raggiunto da Leo e Vero durante un percorso MTB tra Livigno e Val Viola.
Superiamo i paesi di Campocologno e Campascio e ci lasciamo distrarre piacevolmente dai fischi del famoso trenino rosso del Bernina, prima di svoltare bruscamente a sinistra per intraprendere la salita verso Cavaione, un gruppo di case spaiate sui pendii assolati a oltre mille metri di quota. Innestiamo un rapporto agile e tra una disquisizione sulla botanica alpina, una risata e qualche sosta fotografica, giungiamo a Scala (913 m), un piccolo borgo sviluppato su un pendio solcato da sette tornanti.
Ci siamo alzati molto rispetto al fondovalle, un gran vantaggio per poter ammirare il versante opposto, molto meno selvaggio di quello che stiamo affrontando noi e punteggiato di baite, pascoli e piccoli appezzamenti che ci ricordano la cultura agreste ancora viva sulle Alpi. Gradualmente il castagno lascia spazio all’abete, largamente diffuso in questi ambienti di quota. Dopo un brevissimo tratto pianeggiante torniamo a salire fino a raggiungere Cavaione (1309 m), quel paese che dal basso sembrava completamente inaccessibile, ma che ora finalmente abbiamo conquistato con le nostre forze. Questa località è un vero balcone panoramico sulla media val Poschiavo, sul dirimpettaio monte Masuccio e sulla catena montuosa delle Orobie orientali.
Sterrati e sentieri impeccabili
Proseguiamo ancora in salita e su asfalto per qualche centinaio di metri guadagnando ulteriormente quota fino a raggiungere l’imbocco della val dal Saent, da un punto di vista geomorfologico una valle sospesa, inaspettata perché quasi nascosta e invisibile agli occhi di chi percorre il fondovalle. A un tornante finalmente si stacca la strada sterrata che ci porterà alla testata di questa valle, piccola, poco profonda ma molto intrigante.
Percorriamo questa sterrata, che sale gradualmente immergendosi in un bosco che emana un buon profumo di resina. Lo sterrato è perfetto, senza buche e sassolini fuori posto, in sostanza è liscio e molto scorrevole. Ad ogni modo, nonostante il fondo sia ottimo e la pendenza abbordabile, la gamba comincia a risentire della stanchezza e, una volta giunti a Pescia Bassa (1821 m), decidiamo di fermarci per riposare e mettere qualcosa sotto i denti.
Un luogo veramente bello, tranquillo e con panorami che si spingono sino al passo Mortirolo, al monte Pagano e persino al gruppo montuoso dell’Adamello. Rigenerati nello spirito e sempre più consapevoli che il valico da raggiungere sia sempre più vicino, proseguiamo nell’ascesa, anche se questa volta dovremo confrontarci con pendenze più ostiche. Dopo un paio di chilometri raggiungiamo il rifugio Anzana, piccola e graziosa struttura in pietra e legno situata a 2050 m di quota in un ambiente bucolico.
Con un ultimo breve sforzo ci spingiamo fino alla testata della val dal Saent che ospita il piccolo pianoro di Pescia Alta, impreziosito da una torbiera e circondato da cime comprese tra i 2800 e 2900 m di quota, come i pizzi Malgina e Combolo, senza però dimenticare il più basso monte Cancano, da non confondere con il lago omonimo sede di un itinerario MTB in Alta Rezia, due giorni nell’Alta Valtellina bike. L’ultima parte di salita si svolge su un sentiero per la maggior parte pedalabile, se non in qualche breve tratto più ripido e sassoso, in una cornice panoramica davvero entusiasmante soprattutto per i morbidi colori autunnali.
Mountain bike Valtellina: il rientro in Italia
Finalmente siamo in cima, sull’ampia sella prativa del Col d’Anzana, a 2224 metri di quota, stanchi ma appagati. Sconfiniamo rientrando nuovamente in Italia. Addentiamo un panino spaziando con lo sguardo verso la lontana cima della Presanella, l’Adamello e, di fronte a noi, il monte Padrio e le Orobie orientali che custodiscono due percorsi MTB di grande fascino: la lunga traversata in quota sulla val Belviso fino al Passo del Venerocolo e il Piz Tri con i suoi 1600 m circa di dislivello in discesa su single trail.
Una bacheca in legno ben realizzata e un segnavia dedicato ci ricordano che siamo su uno dei cinque percorsi MTB vallivi identificati come Five Crazy Down, un quintetto di discese adrenaliniche su sentiero con dislivelli negativi impressionanti, sempre oltre 1500 metri. Nello specifico qui ci troviamo su uno dei percorsi MTB Valtellina con dislivello tra i più elevati e ciò ci fa scalpitare. Dopo una prima e brevissima parte ripida e scassata in discesa, ci troviamo ad un bivio: a destra si sale verso il passo di Meden prima di tuffarsi verso Prato Valentino e Teglio, patria dei pizzoccheri, mentre a sinistra si stacca la traccia che noi dovremo seguire.
Seguiamo un divertente e panoramico single trail in leggero saliscendi, esposto sulla Valtellina e che taglia a mezzacosta la vetta Salarsa. Alcuni segnali come i muretti a secco ci ricordano che stiamo pedalando su una mulattiera di arroccamento, realizzata durante la prima guerra mondiale per scongiurare l’aggiramento del fronte italiano da parte delle truppe austro – ungariche attraverso la neutrale Svizzera. Ad un certo punto il sentiero si tuffa in discesa con divertenti tornanti fino a lambire i prati dell’alpe Frantelone (1740 m).
Lasciando sulla destra la variante facile su strada sterrata, seguiamo le indicazioni per il secondo step di discesa, più difficile del precedente perché la mulattiera si presenta tortuosa, ripida e con tornanti stretti ed esposti all’interno di un’abetaia. Ogni tanto capita anche di scorgere il paese di Tirano, che si trova sotto di noi ma alla quota di 441 m, dove passa il Sentiero Valtellina. Perdiamo decisamente metri in un batter d’occhio, fino a raggiungere l’alpe Lughina (1430 m), un piccolo gruppo di baite con un laghetto e i ruderi della ex caserma della Guardia di Finanza, forte segnale della presenza del traffico di contrabbando fino ai primi decenni del Novecento.
Mountain bike Valtellina: la variante finale
Abbandonata questa località posta sul confine italo – svizzero, ci aspetta il difficile terzo step: mille metri di dislivello su sentiero acciottolato, tecnico, intenso e costante nelle pendenze. Scendiamo con cautela facendo lavorare bene le sospensioni su questo fondo disuniforme, levigato e scivoloso.
Dopo una sosta su un impressionante punto panoramico a picco sulla val Poschiavo, procediamo traballanti superando Romaione (1102 m) e arrivando ad un bivio. Ci guardiamo e decidiamo di fare una variante al percorso originale, perché un po’ annoiati da questo sentiero poco vario e a volte troppo scivoloso.
Quindi sull'alternativa morbida e terrosa raggiungiamo Novaglia (883 m) e procediamo con l’esplorazione lungo un sentierino tortuoso, stretto e a volte tecnico con qualche passaggio a piedi all’interno di un fitto bosco. Perdiamo rapidamente quota fino a ritrovarci sopra i vigneti di Tirano, alla chiesa di Santa Perpetua e al suo xenodochio, vecchio ospizio per i pellegrini.
In breve giungiamo sulla strada statale della Val Poschiavo, fermati solo dal passaggio del trenino rosso del Bernina. Lasciando correre la bicicletta in discesa arriviamo a Tirano, entusiasti per aver completato con soddisfazione questo giro ad anello in mountain bike Valtellina.
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