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Giro delle Fiandre: 9 giorni nel paese dei balocchi per cicloturisti
Per i motivi che ben conosciamo, o anche per loro, sono passati anni prima di riuscire a ripartire per un qualcosa che si possa chiamare un viaggio in bicicletta.
Da un ampio ventaglio di scelte maturato nel viaggiare virtuale che i tempi ci permettevano, abbiamo estratto il Belgio, o meglio la sua parte a nord, le Fiandre, dove vive la comunità fiamminga. Un mondo fatto solo di biciclette e birra, insomma tipo paese dei balocchi.
In questo articolo
- Giorno 1: pavè, pioggia e charcuterie
- Giorno 2: campi di grano, di patate e di battaglie
- Giorno 3: pioggia, vento e un po' di mare
- Giorno 4: sponde di canali, bordi di strade e qualche cerotto
- Giorno 5: sole, tunnel subacqueo e foreste
- Giorno 6: di foresta in foresta e qualche canale siamo arrivati a Maastricht
- Giorno 7: il profilo del territorio si è increspato sotto le ruote. Saliscendi tra foreste e frutteti
- Giorno 8: dopo le increspature di ieri oggi sono arrivati anche i muretti
- Giorno 9: ultimo giorno. Muri al mattino e un tranquillo canale per il rientro
Giorno 1: pavè, pioggia e charcuterie
25/6/2022 - Saint Amande les Eaux (F) - Kortrijk (B) | 152KM - D+ 590M - D- 550M
Prima di cominciare l’esplorazione del territorio fiammingo, vista la vicinanza, decidiamo di provare alcuni tratti di pavé della mitica Parigi-Roubaix. La corsa ciclistica si corre esclusivamente in Francia, ma il confine con il Belgio e il nostro vero punto di partenza non sono distanti, per cui che si cominci con del pavé francese!
Al mattino piove in modo convinto e la temperatura è piuttosto bassa. Utilizziamo l’ingresso dell’albergo che ci ha ospitato per la notte per terminare la preparazione delle biciclette. Prima volta in modalità bikepacking dopo le precedenti esperienze con i più classici panniers. Come ballerini, danziamo intorno alle nostre biciclette per addomesticare velcri dispettosi, cinghie dalle chiusure incomprensibili ed elastici bizzosi. Terminata questa coreografia, più riflessivi, rimandiamo a memoria l’elenco delle cose prigioniere intorno al telaio delle nostre biciclette e finalmente partiamo approfittando anche della fine della pioggia e di qualche sprazzo di cielo azzurro. Non durerà, ma mica lo sappiamo.
Decidiamo di cominciare dal tratto della foresta di Aremberg (Troueé d’Aremberg), che scopriremo poi aver percorso al contrario rispetto alla corsa ciclistica. Lungo 2,3 km, ha le 5 stelle che contraddistinguono i tratti più impegnativi, ossia “brutti” dal punto di vista della pavimentazione da affrontare, e se le merita veramente tutte. Dopo poche decine di metri decidiamo che il camminamento a fianco è decisamente più accogliente anche per le nostre bici gravel. Dopo esserci stati (un poco) sopra, la nostra stima e il nostro rispetto per i corridori che ogni anno si cimentano nella competizione aumenta a dismisura. Sinceramente l’esperienza è andata oltre a quello che immaginavamo. “Chapeau” veramente.
I tratti successivi, che regalano anche alcune pozze di acqua caduta nella prima mattinata, sono quelli di Mons en Pévèle di circa 3 km con cinque stelle, e il “rilassante” tratto di Camphin en Pévèle che di stelle, bontà sua, ne ha solo quattro. Qui però non ci sono camminamenti a salvarci. Non resta che imitare quanto visto in tv cercando di stare sul bordo per sfruttare un poco di terra battuta, o al centro dove la “schiena d’asino” del profilo della strada sembra risultare più “comoda”.
Spendiamo circa 70km e l’intera mattinata a fare i “cacciatori” di pavé prima di dirigerci verso un altro luogo iconico della “corsa delle pietre”, il velodromo di Roubaix. Il luogo dove è posto il suo arrivo. Qui la speranza è di trovarlo aperto e di poter percorrere anche noi almeno una volta quella pista che i corridori fanno come ultima fatica prima del traguardo finale. Niente da fare. Chiuso e con dei lavori in corso al suo interno, a stento intuiamo la pista. Ci accontentiamo di fotografare dei murales all’esterno con raffigurati alcuni grandi campioni del passato vincitori della terribile corsa.
L’intervallo è finito, la pioggia ha ricominciato a cadere per il momento in modo accettabile.
Seguiamo il canale de l’Espierres dove proprio di fronte ad un vecchio edificio doganale troviamo un accogliente bar i cui ombrelloni esterni sono un ottimo riparo dalla pioggia ora insistente. Ci fermiamo, merenda. Un vassoio di salumi e formaggi e perfino del pane accompagna le nostre prime birre belghe. Si, decidiamo che siamo in Belgio, va bene così. Va bene anche indossare un po’ di abbigliamento anti pioggia prima di proseguire perché non c’è alcun segnale che la pioggia, ora insistente, possa smettere in tempi brevi.
Di fatto cominciamo a pedalare il tracciato VLAANDERENROUTE che ha ispirato la nostra traccia e i sui cartelli cominciano a farci compagnia. Seguiamo qualche canale e perfino saliamo una piccola collinetta che ci porta al paese di Tiegemberg da dove cominciamo a dirigerci verso l’obiettivo di giornata a Kortrijk. Avviso, anche se avete preso pioggia e i km sono stati tanti, NON fate come noi, raggiungete il centro perché la cittadina è carina. Noi ci arrendiamo alla periferia in un quartiere fieristico e veniamo puniti da un Pizza Hut x la cena. Buonanotte.
Giorno 2: campi di grano, di patate e di battaglie
Kortrijk - Poelkapele | 108KM - D +620 - D- 590M
Il mattino ci svegliamo con un cielo azzurro quasi sgombro di nuvole, ci voleva. La notte ha asciugato quasi tutto il nostro abbigliamento e pochi colpi di fon sono sufficienti per quei pochi capi ancora umidicci.
Ottima colazione nell’accogliente hotel dove abbiamo passato la notte e in breve siamo in sella per raggiungere il centro di Kortrijk. Cittadina piacevole, sonnecchia come tutte le città di ogni dimensione la domenica mattina. Del pentimento di non esserci arrivati ieri sera ho già scritto.
La prima cosa che colpisce subito, in una cittadina da 75.000 abitanti che arrivano a 280.000 considerando il circondario, sono le infrastrutture che consentono di pedalare in piene sicurezza. Questo vale per l’intero Belgio, dei poco più di mille km pedalati, a memoria direi che il 80% è stato fatto su percorsi dedicati unicamente o quasi ai pedalatori che in qualche caso condividono anche con i pedoni la via. Nelle foreste attraversate esistono percorsi dedicati ai ciclisti separati da quelli dedicati a cavalli e cavalieri. L’educazione degli automobilisti poi è a volte disarmante e verrebbe voglia di abbracciarli.
Usciamo da Kortijk passando su una passerella ciclo pedonale avveniristica che ci porta da una sponda all’altra del fiume Leie il cui margine seguiremo per diversi km alternando le due sponde fino a Wervik. Pausa caffè (e waffle) in uno dei tanti bar ristoranti che si trovano lunghe le ciclabili in particolare attorno ai centri più grandi.
Oggi il nostro itinerario si congiunge con quello denominato: Itinerario ’14-’18 uno dei 9 percorsi “iconici” suggeriti dall'ente del turismo fiammingo.
I campi di grano e patate fanno da contorno alle strade che percorriamo. Piccoli centri abitati si alternano lungo il tragitto così come anche i primi memoriali e cimiteri che ricordano i caduti della Grande Guerra. Inevitabile constatare con amarezza che il sacrificio di un numero considerevole di “unknown soldier", sembra non essere bastato a placare “la bestia umana”.
Ormai è pomeriggio quando raggiungiamo Ypres, città che fu completamente distrutta nel corso delle diverse battaglie, quattro le principali, che si svolsero tra l’Ottobre 1914 e il Marzo ’18, pochi mesi prima della fine della guerra. Qui durante la seconda battaglia furono usati per la prima volta i gas asfissianti a base di cloro che presero tristemente il nome di iprite proprio dal luogo in cui furono più massicciamente utilizzati. Ypres è accogliente e molto bella. Completamente ricostruita è oggi piena di vita. La piazza di Grote Markt è un inno al consumo della birra e noi ne approfittiamo per una merenda che vira subito in aperitivo grazie ad un’ottima St. Bernardus.
Dopo essere usciti dalla città, nell’area di Palingbeek, c’imbattiamo nell’opera dell’artista belga Koen Vanmechelen intitolata ComingWorldRememberMe (CWRM) che consiste in una sorta di grosso uovo da cui fuoriesce quella che potrebbe sembrare un sostanza organica composta da circa 600.000 piccole sculture. 600.000 quanto il numero delle persone che persero la loro vita in Belgio durante la Prima Guerra Mondiale.
Il resto della tappa ci porterà ancora a visitare diversi cimiteri e luoghi di ricordo per chi perse la vita in quest’area, canadesi in particolare, durante quello che resta uno dei conflitti più cruenti che la storia ci abbia consegnato. La notte la trascorriamo in una accogliente fattoria che durante la guerra era stata per un certo periodo un centro di comando delle truppe alleate. Oltre a noi ospita anche un paio di coppie inglesi che uniscono il turismo alla visita ai loro cari che qui persero la vita.
Giorno 3: pioggia, vento e un po' di mare
Poelkappele - Brugges | 113KM - D+ 170 - D- 180M
La colazione in compagnia degli amici inglesi, ci consegna una lezione magistrale sulla preparazione dei sandwich che imitiamo preparandoci anche noi qualcosa da mangiare nel corso della giornata.
Per prima cosa c’è da capire se la foratura di ieri sera uscendo dal ristorante mi costringerà a cercare un ciclista oppure se il lattice dei miei tubeless ha svolto il suo lavoro al meglio. Sono fortunato! La seconda! Possiamo ripartire senza problemi, poi con calma farò un rabbocco del magico liquido.
Oggi si punta decisamente verso nord. Il primo obiettivo è raggiungere Niueuwpoort e le sue coste sul Mar del Nord. Il clima non è particolarmente amico. Grossi nuvoloni grigi ci tengono compagnia mentre raggiungiamo Diksmuide dove troviamo la sua Yser Tower, museo memoriale di 84m di altezza sempre in memoria della WWI. Già, la memoria, mai come di fronte a queste opere se ne percepisce importanza e necessità. La giornata di ieri era già stata molto significativa su questo aspetto e oggi il concetto, purtroppo sempre troppo poco ascoltato, viene ribadito da questa imponente costruzione grigia e dal verde parco che la circonda.
I nuvoloni grigi hanno deciso per un cambio di coreografia, loro restano grigi ma ora riversano con convinzione il loro contenuto liquido aiutati dal vento che si ostina nel rallentare il nostro procedere verso il mare.
Raggiunta finalmente Niueuwpoort cerchiamo riparo e calore all’interno di un caffè. Altro cambio di coreografia, vento e nuvole non sono più in sintonia, anzi devono aver litigato perché ora il cielo è sgombero e il vento festeggia inondando i ciclisti e i pedoni che lentamente si rimettono in movimento dopo la pioggia battente. Puntiamo il mare lungo l’ultimo tratto del fiume Yser che pur nascendo in Francia ha la particolarità di essere l’unico fiume a sfociare in Belgio. Purtroppo il servizio traghetto che a un certo punto ci avrebbe dovuto portare dall’altro lato del fiume non è disponibile e siamo costretti ad un breve dietro front per ritrovare il ponte già utilizzato al mattino per entrare in città e da li raggiungere finalmente la costa.
Ma prima di cominciare un lunghissimo tratto di lungo mare in direzione di Ostenda, ai margini di un’area coltivata in prossimità del mare, scopriamo un distributore automatico di frutta e verdura fresca! Probabilmente i prodotti freschi in vendita sono proprio delle coltivazioni appena viste (o almeno così ci piace pensare). Ne approfittiamo per unire i frutti della terra con quelli del nostro corso mattutino di sandwich e improvvisiamo un pranzetto.Terminato puntiamo decisamente verso la costa.
L’oceano è alla nostra sinistra e cominciamo a pedalare in direzione di Oostende. Attraversiamo prima Westende-Bad e poi Middelkerke sempre nella sua declinazione in “Bad”. Siamo su un apparentemente infinito lungomare piastrellato. Il lungomare regala anche qualche curiosa installazione artistica, ma al momento siamo impegnati in una vera e propria gara con alcune nuvole, che ribelli al vento, hanno tutta l’intenzione di riprendere il discorso piovoso del mattino.
La piastrella umida ci offre velocità generose, ma inutilmente. Dobbiamo rifugiarci sotto dei balconi e attendere che il vento riconduca le piovose nuvole nel loro recinto, lontano dalla nostra strada.
Siamo ormai alla periferia di Oostende nei pressi dell’aeroporto. Nonostante il meteo consigli il contrario, giriamo verso destra e torniamo verso l’interno. Siamo a circa 40 km da Bruges che era un po’ l’obiettivo non dichiarato di giornata. Per nostra fortuna il vento ci aprirà la strada e nel tardo pomeriggio raggiungiamo il centro storico della città. Bruges con i suoi canali è capoluogo delle Fiandre occidentali, luogo protetto dall’Unesco e Patrimonio dell’umanità.
La serata termina con una cena a base di uno dei piatti tradizionali del paese, moules con patatine fritte. Non manca neppure la birra, questa sera optiamo per una Hoegaarden realizzata fino al 1985, nella cittadina omonima. Purtroppo in quell’anno il birrificio fondato nel 1966 andò bruciato e oggi viene prodotto a Leuven presso Bruxelles.
Giorno 4: sponde di canali, bordi di strade e qualche cerotto
Brugge - Bornem | 132KM - D+ 270M - D- 180M
Oggi è giorno di canali, moderni ponti levatoi e qualche traghetto. Sono loro a farci compagnia fino a quando, a metà giornata, raggiungiamo il centro di Gand. La piazza di fronte alla Cattedrale di San Bavone propone un buon numero di ristoranti che inevitabilmente attirano la nostra attenzione. Ne scegliamo uno che non si rivelerà essere particolarmente efficiente, ma non importa, avremo comunque il sollievo di birre fresche.
Accanto a noi altri cicloturisti provenienti dalla Slovenia chiacchierano rumorosi e finiscono con il coinvolgere anche noi. Il mio socio, uomo di cultura, mi abbandona per un po’ preferendo alla fresca birra una visita all’interno della Cattedrale. Richiamo principale è il noto Polittico dell’Agnello Mistico realizzato dal Maestro fiammingo Jan van Eyck. Lo attendo tra sloveni, racconti di viaggio e birre.
Si esce da Gand è il menù è sempre quello: canali, moderni ponti levatoi e qualche traghetto, con aggiunta di foreste a tratti veramente buie che offrono buon refrigerio in questa prima giornata calda e asciutta.
Ultimo traghetto, decido di dare una svolta alla giornata e mentre mi volto per cercare il mio compagno di viaggio attardatosi dopo la discesa dal traghetto, metto la ruota dove non devo e finisco a terra!
In un attimo sono circondato da un gruppetto di ciclisti, anche loro appena scesi dal traghettino, che cominciano a sincerarsi delle mie condizioni. Li rassicuro, ho giusto 2 sbucciature classiche su gomito e ginocchio, chi sta peggio è l’orgoglio. Non si fidano e cominciano a pulirmi e a spruzzarmi sostanze dolorose sulle ferite. Ringrazio e riparto incerottato di tutto punto.
Per fortuna è proprio poca cosa e, a parte lasciare qualche stigmate involontaria sui prossimi lenzuoli che mi accoglieranno, la caduta non avrà alcun effetto sul resto del viaggio.
La giornata è stata calda e stiamo incontrando qualche difficoltà a trovare un posto per dormire. Mariekerke lungo il fiume Schelde non ha nulla da offrirci. Ci dirigiamo su Bornem dove in un’area commerciale lungo una trafficata statale troviamo un hotel 4 stelle ricavato di fatto da un capannone industriale. Le stelle sono disegnate più che “guadagnate” ma il simpatico gestore nepalese ci accoglie con cura e qualche stereotipo sugli italiani (in italiano), ci organizza anche un trasporto in auto per il centro del paese dove un “cugino” gestisce anche lui un hotel e il cui ristorante è ancora aperto a causa di un pullman di turisti da ospitare.
Cena piacevole seppure con poca scelta visto l’orario, sono quasi le 21. Tardissimo per la zona. Torniamo passeggiando verso le nostre 4 stelle.
Giorno 5: sole, tunnel subacqueo e foreste
Bornem - Dessel | 117KM - D+ 230M - D- 180M
Le ferite non interferiscono con il riposo e la notte passa tranquilla.
Al mattino dopo un’inaspettata ottima colazione, approfittiamo ancora del centro del paese per fare due compere per il pranzo e io ne approfitto per un salto in farmacia ad acquistare dei nuovi cerotti e del disinfettante invidioso della perfetta dotazione dei miei soccorritori di ieri. Uscito dalla farmacia ecco un negozio di biciclette, decido che è arrivato il momento di aggiungere il lattice nel copertone forato qualche giorno prima e smettere di sfidare la sorte. Il simpatico ciclista mi fa anche un rapido check della bicicletta, mi “sgrida” perché seppure italiano sto usando una bicicletta americana mentre lui vende, con orgoglio, biciclette di marche italiane.
Ci salutiamo non prima che mi ribadisca il concetto della mia bici “sbagliata” e mi mostri alcune foto di una sua recente scalata sul gigante calvo della Provenza, il Mont Ventoux. Ritrovo il mio socio all’ombra di una piccola pianta e partiamo in direzione di Antwerpen. Anche oggi il sole ci accompagna e la prima parte della giornata scorre lungo la ciclabile a fianco del fiume Schelde. Ad un certo punto, sempre seguendo la ciclabile, cambiamo sponda attraverso un tunnel ciclopedonale che passa sotto il letto del fiume stesso e che ci porta verso il centro della città.
Non ci fermiamo, approfittiamo della estrema ciclabilità della città e attraversando alcuni parchi, tra cui vale la pena ricordare il Rivierenhof, usciamo dalla città e cominciamo l’attraversamento di diverse aree forestali dai nomi piuttosto ostici ma estremamente affascinanti, tutti molto verdi e miti nella temperatura. L’ultima foresta ad essere attraversata è nei pressi della cittadina di Kasterlee. La giornata sta finendo e il caldo, quando non siamo immersi nelle foreste si fa sentire così come il quinto giorno consecutivo in sella.
Nella ricerca di un posto dove passare la notte restiamo affascinati dall’Hotel Dragon e una volta giunti li, ancora di più dall’anziana signora che ci accoglie in accappatoio insieme a quello che potrebbe essere il compagno, lui visibilmente ancora assonnato. Il posto sembra essere un quotato ristorante orientale oltre ad avere delle stanze curiose ma funzionali. Sfortunatamente il ristorante è chiuso e per la cena dovremo ripiegare poco lontano in un altro ristorante dal menù tradizionale se ci trovassimo in oriente.
Giorno 6: di foresta in foresta e qualche canale siamo arrivati a Maastricht
Dessel (B) - Maastricht (NL) | 129KM - D+ 360M - D- 320M
La giornata inizia con la più scenografica e buona delle colazioni. Un vero peccato non aver preso un’immagine delle alzatine su cui è depositato il nostro cibo del mattino. Direi che l’eleganza orientale del titolare, questa mattina decisamente vispo e loquace, non si smentisce. Salutiamo la simpatica coppia che ci ha ospitato e ripartiamo.
Oggi abbiamo deciso di darci come obbiettivo la città olandese di Maastricht da cui ci separano poco più di 130 km. Ma che promette una maggiore scelta di luoghi per riposare e trascorrere la serata. Attraversiamo una zona con alcuni laghetti, arrivati nei pressi di Lommel la ciclabile ci conduce nei pressi di un grosso memoriale questo dedicato ai soldati tedeschi caduti nella zona durante la WWII. Anche qui veloce riflessione sull’assurdità dei conflitti in genere. L’assordante silenzio qui, “dalla parte sbagliata della storia”, non è diverso da quello degli altri memoriali visti nei giorni precedenti.
Si susseguono prima Leopoldsburg e poi Genk prima di entrare nel primo (e unico) parco nazionale belga di Hoge Kempen. Aperto a Marzo 2006 si estende per 60 km quadrati principalmente ricoperti di pini. Lo attraversiamo su una veloce ciclabile lungo la N763. Diciamo che per noi le foreste cominciamo a perdere un poco il loro fascino dopo averne attraversate per decine di km, poi abbiamo l’impressione che nella nostra direzione il cielo stia diventando sempre più scuro.
In vista di Maastricht, mentre percorriamo la ciclabile lungo il fiume Maas, che poi è la Mosa, si alza un forte vento contrario e il cielo diventa decisamente buio, nero. Mancano una decina di km e iniziamo una disperata volata per evitare quella che sembra essere una imminente “tempesta perfetta”. Ci riusciamo per pochi secondi, almeno quello sembra essere il risultato una volta arrivati alla reception del residence che abbiamo scelto per la notte.
Siamo “fortunati”, il nostro appartamento non si trova nello stesso stabile dell’accoglienza ma qualche centinaio di metri più avanti che percorriamo rasentando i muri per cercare un poco di riparo più che altro psicologico. Per raggiungere l’appartamento serve poi anche salire una scalinata che l’acqua ha trasformato in un insidioso ostacolo scivoloso, ma per il resto tutto bene, abbastanza asciutti siamo finalmente a posto e desiderosi di una bella doccia calda, sperando che la pioggia cessi del tutto.
Niente da fare, continua a piovere, Di visitare un poco la città non se ne parla. Correndo tra un riparo occasionale ed un altro entriamo in un primo locale molto piccolo e ormai affollato di chi è in cerca di riparo oltre che di una birra. Niente da fare, non ci sono tavoli, dobbiamo affrontare un’altra serie di “corse al riparo” ma finalmente troviamo il locale giusto. Cominciamo con un aperitivo speranzosi che la pioggia possa cessare ma poi siamo costretti a tramutarlo in una cena, di smettere di piovere non se ne parla.
Di fianco a noi intanto si svolge un’agguerrita partita a bridge da parte del Club locale che evidentemente si riunisce li settimanalmente. Alla fine la pioggia esausta si arrende e possiamo finalmente fare due passi per il centro. Sera decisamente fresca per non dire proprio fredda. Torniamo al nostro appartamento decidendo di aspettare domattina per una piccola esplorazione, rientriamo ma resta un dubbio: perché i bagni dei locali in Belgio e Olanda si trovano sempre in cima o al fondo di scalinate ripide?
Giorno 7: il profilo del territorio si è increspato sotto le ruote. Saliscendi tra foreste e frutteti
Maastricht (NL) - Leuven (B) | 117KM - D+ 850M - D- 830M
La temperatura non è proprio salita e uscendo dall’appartamento la prima ricerca è quella di un caffè bollente. Raggiungiamo quella che nel veloce arrivo di ieri pomeriggio sembrava essere la piazza principale, si sta allestendo un mercato e ci divertiamo a cogliere le differenze rispetto ai nostri. Il primo caffè caldo ci da abbastanza energia per cercarne un secondo che troviamo vicino alla zona del mercato che sembra essere dedicata ai fiori.
Bello osservare la città svegliarsi intorno alla laboriosa piazza, come non notare l’elevato numero di biciclette che nelle loro più disparate forme e versioni si muovono trasportando ogni sorta di essere umano, dall’indaffarato impiegato alla tranquilla signora in cerca di nuovi colori per il proprio giardino.
Oggi è il compleanno del mio socio di viaggio, siamo in viaggio anche per questo. Serve un centro abitato di dimensioni adeguate all’occasione per permetterci di trovare un locale dove festeggiare degnamente. Individuiamo nella, per noi sconosciuta, Leuven il luogo ideale. Posta non lontano da Bruxelles si rileva essere il posto giusto. Città universitaria si presenterà piena di vita nonostante il periodo estivo. Il motivo principale, per noi diventerà famigerato, è il festival rock che si celebra in quel weekend.
Prima però dobbiamo fare i conti con un cambiamento del profilo altimetrico. Dopo gli ultimi giorni dove l’altimetria era praticamente inesistente, l’uscita da Maastricht ci accoglie con la prima “salita” di una certa lunghezza, poco meno di 2 km, e pendenze che per la prima volta vanno in doppia cifra. Sarà quello il “menù” del giorno, si susseguiranno una serie infinita di brevi e meno brevi strappetti tra campi di grano e frutteti fino a raggiungere Leuven, Lovanio in italiano.
Seduti nella piazza centrale della città armeggiamo con la tecnologia per cercare un posto per la notte. Increduli dobbiamo prendere atto che, lo scopriremo poi, a causa dell’annuale festival rock, non ci sono molte soluzioni e quelle poche hanno preso prezzi tra il furto e la truffa; pare si chiami “legge di mercato”.
Dopo alcuni girovagare ci dobbiamo arrendere alla realtà del mercato. La soluzione, se ne dimentichiamo la cifra, è carina e centrale. Siamo pronti ad affrontare la cena del compleanno, per la quale scegliamo un ristorante italiano in una chiassosa via piena di locali dai tavolini affollati dai futuri spettatori del festival. La cena dai connazionali è buona. Registriamo l’uso delle olive in una decisamente buona aglio&olio. Negli anni ho fatto cadere il tabù della cucina italiana all’estero, la provo con parsimonia e trovo interessanti gli aggiustamenti proposti. Stesso discorso per la pizza, insomma basta allargare un attimo la propria visione e ci si può regalare degli interessanti dischi di pasta farciti in modo differente e fantasioso, a volte troppo!????
La cena di compleanno termina in una lavanderia a gettoni aperta fino a tardi di fronte al nostro castello, pardon, albergo. Ci fanno compagnia alcune birre e patatine dagli aromi preoccupanti. Comunque c’è lucidità e intuiamo che, prima volta, è necessario acquistare del detersivo da apposito distributore per alimentare la lavatrice. Ormai notte fonda quando raggiungiamo la nostra camera “dorata”, sottobraccio un bel sacchetto tiepido e profumato con la nostra lycra colorata.
Giorno 8: dopo le increspature di ieri oggi sono arrivati anche i muretti
Leuven - Geraardsberg | 98,8KM - D+ 1010M - D- 960M
Al mattino non abbiamo l’aspetto di atleti pronti ad una nuova giornata di sport. Cena, post cena e lavanderia hanno lasciato scorie sulla motivazione.
Oggi poi è anche la tappa più impegnativa del nostro giro entrando di fatto nella zona dei “muri” che contraddistinguono le classiche primaverili del ciclismo. La traccia di oggi segue sempre la ciclabile del Giro delle Fiandre che passa sotto Bruxelles e nei dintorni di Waterloo. La danza sui terribili ciottoli, di fatto quasi scomparsi dopo la prima giornata nei dintorni di Roubaix, riprende sotto le nostre ruote. Questa volta però spesso la loro presenza si accompagna a pendenze fuorilegge di cui possiamo solo ringraziare la scarsa lunghezza.
Per gli amanti delle Classiche e dei muri rimando al sito www.cyclinginflanders.cc dove trovate le info per percorrerli tutti e 59 nella direzione seguita dalle gare più celebri. Se poi li fate tutti entro 72h una pietra con il vostro nome verrà aggiunta al Wall of Fame del Centro del giro delle Fiandre che si trova a Oudenaarde.
Magari un giorno torneremo più aggressivi e meno birraioli per tentare l’impresa. Nel corso della giornata ne affrontiamo un buon numero e concedendoci una birra in cima al Bosberg e finiremo la giornata a Geraardsberg, cittadina ai piedi del muro omonimo, più conosciuto in francese come Grammont, anch’esso parte del percorso del Giro delle Fiandre.
La cittadina è piena di ciclisti; ci sono quelli seduti a trovare refrigerio dopo l’ennesima ascesa di giornata e quelli che invece, come crociati più o meno motivati, si avviano in “battaglia” verso l’asperità successiva snocciolando all’amico di fianco i terribili dettagli dell’imminente avversario pietroso. Per i più curiosi il Grammont ha una lunghezza di 1,2 km di con pendenza media del 7,8%, max 13,5% per salire i 91m di dislivello che portano in cima a una delle più fotografate cappelle della storia del ciclismo.
Troviamo un posto per la notte. Curiosamente dobbiamo fare il check-in in un hotel per poi dormire in un altro. La nostra stanza si trova in cima ad una scalinata che dopo la tappa di oggi e i km dei giorni precedenti rappresenta un piccolo calvario. Ottima la cena, più inquietante un distributore di piatti da riscaldare in cui gli spaghetti dai condimenti più esotici la fanno da padrone. Non resta che ripetere il calvario delle scale e cercare il riposo prima dell’ultima giornata che ci riporterà in Francia.
Giorno 9: ultimo giorno. Muri al mattino e un tranquillo canale per il rientro
Geraardsberg (B) - Saint Amande les Eaux (F) | 115KM - D+ 810M - D- 800M
La colazione si fa nell’albergo del check-in, e che colazione! Una delle migliori per varietà e qualità. Per farla però occorre pagare pegno e scendere diversi scalini (ancora!) finendo in quella che doveva essere una cantina. Soffitto basso, non sono altissimo e stando al centro della stanza riesco a spostarmi senza dovermi piegare, meno fortunato uno dei due camerieri che però sembra essersi adattato all’ambiente e si muove sinuoso, quasi danzando tra le asperità che gli sfiorano la testa.
La giornata si riapre così come si era chiusa, “muri” e muretti vengono incontro alle nostre ruote per i primi 60km in cui è di fatto presente l’intero dislivello di oggi, poi saranno solo placidi canali da percorrere fino al ritorno in Francia.
Nella prima parte attraversiamo Ronse che possiamo ricordare solo come gemellata, tra le altre, con la cittadina inglese di Sandwich, buon appetito. Dobbiamo però ancora raggiungere i 141m del Kluisberg che su strada sterrata attraversa l’area forestale di Kluisbos prima di dire addio alle asperità.
Dalla cima, picchiata verso Escanaffles da dove cominceremo a percorrere l’argine della Schelda fino a raggiungere Tournai di fatto l’ultima “grande” città belga prima del confine con la Francia che ormai dista poco più di 15km. Qui troviamo refrigerio nella triangolare Grand-Place dove ci concediamo bibite fredde e il gelato culto di tutto il viaggio: il Calippo!!! Lasciamo Tournai, Saint Amande è a meno di 30km.
Passiamo il confine, senza che ce ne sia evidenza (W L’Europa!), lungo i canali della Scarpe che proprio presso il confine confluisce nella Schelda. Ci orientiamo e ritroviamo l’auto presso il parcheggio del centro commerciale dove era stata “abbandonata”, proprio di fronte all’hotel della prima notte e a fianco della brasserie dove festeggeremo la conclusione del nostro giro delle Fiandre.
- Bruges e il suo centro storico
- Gand e la cattedrale
- Leuven e la sua vita notturna
- La Schelda e i canali lungo i quali corrono le cicabili
- I mitici "muri" fiamminghi
abbiamo raggiunto Saint Amande les Eaux in auto e lo abbiamo scelto per la presenza di un hotel nella zona della foresta di Aremberg. In Belgio abbiamo seguito l’itinerario VLAANDERENROUTE iniziandolo nella zona di Kortrijk, preso dal sito finadreinbici,com. L’itinerario è segnalato abbastanza bene ma meglio averne una traccia gps. Difficoltà a trovare acqua, le fontane sono veramente poche, ci siamo “salvati” con i numerosi piccoli minimarket che vendono un po’ di tutto, anche i Calippi. Ciclabili quasi perfette, pavé “da provare”.
Abbiamo cercato sera per sera in base alla situazione e non è sempre stato semplice al di fuori dei grandi centri abitati. Alla fine abbiamo sempre optato per piccoli hotel e qualche fattoria trasformata in B&B. Se non avete budget infinito controllate sempre che non ci siano Festival Rock nelle città in cui vi fermate.
Su tutto le diverse birre, ma serve una enciclopedia. Per il resto almeno un casseruola di cozza e patatine, i waffle e l’immancabile cioccolato e tanta charcuterie
- https://www.visitflanders.com/it per ispirarsi
- https://www.fiandreinbici.com/itinerario-fiandre la nostra ispirazione
- https://www.fiandreinbici.com/#routes elenco degli itinerari “iconici” tra cui quello scelto da noi
- https://www.cyclinginflanders.cc per i più sportivi
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senapino
Nasco molto tempo fa (1966) in Val di Susa, e poi avercela una di biografia. Pedalatore reale, viaggiatore su Maps. Qualche volta esco dalla mappa virtuale. Quando non sono affetto da smart working, ciondolo tra la valle e Torino dove lavoro, rigorosamente in treno+bici. Racconto il viaggio per memoria personale, per invogliare altri viaggiatori come me, più d’intenzione che di fatto, a partire. Decidere di partire in fondo è la cosa più difficile del viaggio. Viaggiare è facile, e se qualche volta sembra di no, vi state sbagliando. Pochi altri viaggi fatti, un altro Santiago lungo la via del Nord lo scorso anno e qualche una\due giorni “dietro casa” in Francia a caccia di salite. Intenzioni pressoché infinite, la scusa un classico: il tempo, e un sacco di altre fesserie. Ma ci sto lavorando.
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico