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Traversata italica: da Gorizia a Palermo in bici
Maggio 2021. Sette anni...tanti, troppi! L’ultimo cicloviaggio che dall’Albania ci ha riportato a Gorizia è ormai datato 2014. Vicissitudini varie hanno coinvolto me, Maurizio e Francesco ed hanno fatto in modo che gli anni trascorressero inesorabili, senza organizzare nuove avventure. Ma lo spirito del cicloviaggiatore non si è mai spento. Ognuno di noi ha navigato con la mente verso mete più o meno improbabili, nella consapevolezza che, prima o poi, sarebbe tornato il momento di rimetterci in strada.
Verso la fine della primavera 2021, dopo un anno anomalo in cui le abitudini di tutti sono state stravolte da una pandemia che per certi versi segnerà i libri di storia, durante un incontro occasionale, Francesco mi informa della sua volontà di affrontare un tour lungo le coste italiane. All'istante, nella mia testa, si accende il pensiero “vengo anch’io”. Razionalmente la cosa non si presenta facile: la durata del viaggio, gli aspetti logistici e altre situazioni contingenti rendono il progetto molto più arduo dei precedenti viaggi. Tuttavia, per coloro che non sono avvezzi a tali tipi di passioni, dovete sapere che quando nella mente di noialtri ciclosportivi si insinua un tarlo, questo comincia a scavare inesorabilmente e di solito non passa molto tempo affinchè porti a completamento la sua opera persuasiva. A rafforzare la volontà mi spinge sicuramente anche il pensiero di mio padre. Infatti percorrere la costa italiana in bicicletta è un sogno che ho ereditato da lui.
Da quando ho cominciato i primi viaggi in bicicletta ho fatto mia tale fantasia, nella convinzione che “prima o poi lo farò”. E infatti non passano molti giorni che, con l’entusiasmo del bambino che è in me, annuncio a Lucia il desiderio e la volontà dell’imminente viaggio. Il suo supporto mi stimola a iniziare i preparativi con l’acquisto di tendina, sacco a pelo e materassino, indispensabili per un viaggio così lungo che ci porterà a pernottare anche nei campeggi.
Maurizio, compagno storico di tante belle avventure, lunghe e corte, passate e future, con cui condivido in totale sintonia la passione per le due ruote sin dall’oramai lontano 1994, purtroppo non potrà essere dei nostri. Certi che ci accompagnerà mentalmente per tutto il tragitto, lo aspettiamo fiduciosi per i prossimi progetti.
Ormai io e Francesco (di seguito denominato anche Pic) siamo in fibrillazione. Senza prestabilire le tappe tracciamo l’itinerario che si snoderà lungo tutta la costa adriatica fino alla Puglia, quindi il tacco di Santa Maria di Leuca, per poi risalire verso la Basilicata, la costa ionica della Calabria, lo stretto San Giovanni/Messina e il sud della Sicilia fino a Palermo. Un progetto ambizioso, di 2.400/2.500 km chilometri, che nella realtà diventeranno 2.900, strutturato dal 2 al 25 giugno, con meta finale Palermo dove ad attenderci ci saranno mio cugino Fabio e Ignazio, nonché il volo di rientro prenotato per il 28.
2 Giugno partenza: Gorizia - Lido di Jesolo (VE)
134 km – 132 m di dislivello
Ritrovo a casa di Lucia alle 8 con un piacevole drappello di amici composto da Maurizio e Gigi. Foto e filmatini di rito e via verso la statale per Latisana. Ingannato da una troppo superficiale consultazione di google maps prendiamo la strada per Precenicco - Pertegada dove, davanti al primo dei tanti cappuccini che ci hanno accompagnato, la cameriera ci avvisa che siamo completamente fuori itinerario. Niente male come inizio. Mestamente ci rimettiamo in direzione Latisana pagando con 25/30 km controvento in più, fra le imprecazioni a denti stretti del Pic. Il vento contro ci accompagnerà inesorabile fino a Jesolo dove arriviamo verso le 14.30 e dove, con immenso piacere, ci incontriamo con Gigi e Laura, che nel frattempo avevano raggiungo in auto la ciclabile del Sile per poi venirci incontro. Foto ricordo e via verso il verde campeggio Silvia dove pernottiamo con 14 Euro a testa. Primo montaggio tenda, primo tocio, doccia e pizza nei pressi del camping. Birra finale al ristorante del camping dove i piatti che vediamo sfilare sotto i nostri occhi ci fanno rimpiangere la scelta della pizza esterna. Tutta esperienza, ma comunque come primo giorno va bene così.
3 giugno Lido di Jesolo (VE) – Lido di Dante (RA)
155 km – 150 m dislivello
Il tempo occorrente per lo smontaggio tende e caricamento bagagli ci porta via circa 40 minuti. Col passare dei giorni affineremo la tecnica. Alle otto ci mettiamo in marcia verso Punta Sabbioni. Infatti, per evitare il traffico caotico di Mestre, abbiamo optato di raggiungere Chioggia via mare.
L’attraversamento ci impegna tutta la mattinata, ma si rivela piacevole e inconsueto. Tre sono i passaggi in traghetto: Punta Sabbioni/Lido, Lido/Santa Maria del Mare-Pellestrina, Pellestrina/Chioggia; nel corso dei quali pedaliamo lungo le isolette costituite da strisce di terra che ci regalano atmosfere particolari. Purtroppo a causa del mercato in corso rinunciamo alla visita del centro di Chioggia e ci dirigiamo verso la Romea cercando di recuperare un po’ di tempo. La strada tutto sommato si presenta scorrevole e dotata di un margine che ci permette di pedalare in sicurezza.Note stonate: il vento contro, che ci accompagna per tutto il tragitto, nonchè i molti animali investiti. Arrivati a Ravenna, nella ricerca della direzione per i lidi, veniamo inghiottiti da un traffico e da una confusione che ci fa erroneamente prendere tangenziali vietate alle bici, dove camionisti e automobilisti non lesinano di dimostrarci la loro intolleranza. Usciamo appena possibile, ma la ricerca dei lidi permane complessa e il vento contro ci mette allo stremo anche mentalmente. Nei pressi di Lido di Dante troviamo le indicazioni di un camping bio/agriturismo che, pur non essendo sul mare, alla fine si rivela un’ottima scelta. Tendine sul prato, piscinetta e di sera bis di piadine con prodotti locali e birre, chiacchierando con i cordiali gestori.
4 giugno Lido di Dante (RA) – Marzocca (AN)
150 km – 250 m dislivello
La parte iniziale si destreggia piacevolmente fra piste ciclabili e sterrati, immersi fra campagne e pinete, in direzione Lido di Savio/Cervia. Transito per le località della riviera romagnola, con sosta obbligata nella mia natia Cesenatico. Sosta per le foto di rito e caffè. Dopo Cattolica evitiamo a malincuore la panoramica verso Pesaro, optando per la SS16. Infatti le salite ed i chilometri in più ci consigliano di risparmiare le forze per i giorni successivi, anche in considerazione della costante “vento contro”. Raggiungiamo Senigallia transitando davanti alla Scuola di Polizia e poco dopo Marzocca, poco prima di Falconara, dove ci accampiamo al modesto Blu Fantasy. Quindi ci apprestiamo ad affrontare una delle notti più allucinanti di tutto il viaggio. Il campeggio infatti è situato a ridosso della ferrovia, per cui tutta la notte sono transitati convogli ad alta velocità che sembrava entrassero in tenda.
5 giugno Marzocca (AN) – Martinsicuro (TE)
125 km – 542 m dislivello
Decisione della giornata: “Come attraversiamo Ancona”? Percorriamo il centro città ed il porto o la prendiamo larga salendo la zona collinare del Conero? Propendiamo per quest’ultima soluzione che si rivela alquanto azzeccata. Si sale, ma raggiunta la riviera del Conero lo spettacolo ci appaga della faticosa salita. Scendendo passiamo per Numana e, alternando il lungomare e la SS16, sconfiniamo per pochi km. in Abruzzo, ovvero a Martinsicuro. Dopo la sistemazione in un campeggio si dà il via al consueto iter: montaggio tende, tocio, doccia, birre e cena (al self service del camping). In questi primi 4 giorni abbiamo macinato km. senza soffermarci più di tanto a visitare. La strada da fare è ancora tanta e siamo orientati a dedicare più tempo ai luoghi del sud Italia, a noi più sconosciuti. Il vento contro purtroppo è stata una costante, ma abbiamo comunque raggiunto un buon chilometraggio, alternandoci tra il lungomare, le piste ciclabili e la SS16, dove tuttavia il traffico non è mai stato particolarmente intenso. Il meteo (vento a parte) è stato buono. Da domani, passata Pescara, il fascino del percorso aumenterà e con esso la nostra curiosità Inconveniente della giornata: le scarpe del Pic (regalategli “seminuove” da Maurizio, dopo che hanno visto tempi sicuramente migliori) hanno clamorosamente ceduto e sono state rattoppate con mezzi di fortuna.
6 giugno Martinsicuro (TE) – Marina di Vasto (CH)
131 km – 502 m dislivello
Dopo una bella dormita guardo l’ora e comincio a prepararmi con calma, cercando di non disturbare Francesco che evidentemente ha bisogno di un po’ di riposo in più. Al che mi fa notare che sono appena le 5.30 anziché la consuete ore 6.30. Ormai è fatta, ci prepariamo e anticipiamo la partenza. Si segue la ciclabile con un continuo (e a volte fastidioso) slalom fra bici e persone. Accompagnati da un biker con cui Francesco ha socializzato raggiungiamo Montesilvano (PE) dove ci incontriamo con Marco Piani che era al seguito del settore giovanile della sua squadra di triathlon, il GoTriTeam. Saluti, caffè, chiacchierata, foto di rito e via. Sempre percorrendo la ciclabile raggiungiamo e attraversiamo piacevolmente Pescara. Quindi ci immettiamo nella statale dove continui dolci saliscendi ci conducono a Vasto (CH), sospinti – per la prima volta – da un piacevole venticello a favore. A 30 km da quella che doveva essere la meta giornaliera di Termoli, nel corso di una sosta caffe, mi accorgo di avere una gomma sgonfia. Tenuto conto del meteo in peggioramento ci sistemiamo in un Hotel a Marina di Vasto, dove procediamo alla riparazione (non avevo forato, ma l’usura mi aveva danneggiato la camera d’aria all’altezza della valvola), nonché a un ulteriore rattoppo anche alle scarpe di Francesco, che comunque si stanno difendendo bene. La serata trascorre piacevole con passeggiata sul lungomare e scorpacciata di arrosticini presso un chiosco suggerito da una ricerca su google.
7 giugno Marina di Vasto (CH) – Manfredonia (FG)
150 km – 645 m dislivello
Partenza con una lieve pioggerellina, seguendo la pista ciclabile fino a Termoli, dove siamo andati alla ricerca di un negozio di bici. Nel mentre ci fermiamo ad una bancarella di frutta dove abbiamo modo di verificare la disponibilità e gentilezza che più volte incontreremo lungo le strade del sud. Il fruttivendolo si rivela un personaggio alquanto caratteristico, sdentato ed espansivo, ci regala le banane, ma ridendo fa finta di risentirsi quando il Pic approfitta della sua gentilezza restituendogli la buccia, non avvedendosi del bidone poco distante.
Acquistate camere d’aria e nastro per le scarpe del Pic riprendiamo il viaggio sulla statale con continui saliscendi in un traffico moderato.
Si raggiunge finalmente la Puglia e qui, come d’incanto, la morfologia del territorio cambia improvvisamente. Lunghissimi tratti di dolci saliscendi in mezzo al nulla a testimonianza della vastità del territorio. Distese di chilometri senza trovare un bar o un distributore di benzina. Considerato che il meteo su tutto lo sperone del Gargano prevede due giorni di pioggia decidiamo a malincuore di tagliare il percorso in direzione di Manfredonia. Usciamo dalla statale dirigendoci verso San Severo, luogo che non ci fa una bella impressione e sicuramente al di fuori dalle rotte turistiche della Puglia.
Proseguiamo alla ricerca di una strada interna in direzione di Manfredonia. Lungo strade dissestate, a volte misto sterrato, giacciono disseminate immondizie a cielo aperto ed è un vero peccato perché il contesto del territorio è invece molto piacevole. Proprio lungo questa stradina di campagna avviene ciò che segnerà in negativo tutto il prosieguo del mio viaggio.
Transitando davanti a una tenuta agricola priva di recinzione veniamo rincorsi da un gruppo di almeno cinque cani con un atteggiamento estremamente aggressivo. Il Pic, che si trova davanti li vede per primo, scatta e guadagna un certo vantaggio. Io vengo colto di sorpresa dal loro latrato feroce e dalla reazione di Francesco. Poi tutto avviene in una manciata di secondi, dove si mescolano varie componenti. Vuoi per il fondo dissestato, dove le mie ruote da “26” si trovano meno a loro agio, vuoi per l’attacco manubrio rialzato che - montato allo scopo di rendere più confortevole la posizione - ha comunque influito sulla stabilità, aggravata infine dal bagaglio caricato davanti. Fatto sta che nella fuga e con l’aumento di velocità il manubrio inizia un movimento di vibrazione/oscillazione autonomo. Movimento che via via aumenta zigzagando all’impazzata senza che io riesca in alcuno modo a fermare. In balia dell’avantreno completamente impazzito mi concentro fortemente sull’impugnatura, ma ad un certo punto succede l’inevitabile. Il manubrio si chiude sulla destra e io rovino violentemente a terra impattando il terreno con tutta la parte sinistra del corpo.
Mi alzo di scatto nella preoccupazione dei sopraggiungere dei cani che fortunatamente, spaventatisi o per non infierire probabilmente soddisfatti del risultato (forse sono ancora che se la ridono), si fermano e a loro volta. Mi adagio al margine della strada per svariati minuti per riprendermi dallo shock e dall’improvviso calo di adrenalina. Con calma mi rialzo per verificare le conseguenze. Niente di rotto, mi reggo in piedi, la caduta sul fianco mi risparmia mani e viso. Diverso il discorso del fianco sinistro. Violenta l’insaccata al torace (che solo al rientro dal viaggio una radiografia evidenzierà la frattura composta di cinque costole). Violento l’impatto dell’anca che mi provocherà un edema che mi sarebbe durato svariati mesi. Violento l’impatto del casco che pur spaccandosi mi salva assorbendo tutto l’urto. Scorticata di gomito e avanbraccio. Si annoverano infine la lussazione della clavicola e il piegamento di 90 gradi verso l’esterno della falange del pollice destro. Nessun danno irreparabile alla bici. Dopo aver disinfettato le ferite con cautela provo a rimettermi in sella. Siamo in una strada di campagna in mezzo al nulla e nessun centro abitato davanti a noi. Pian piano riusciamo a percorrere i 50 Km che ci separano da Manfredonia. Ci sistemiamo in una pensione con l’idea di fermarci un giorno per valutare le mie condizioni. Incontro e cena con Antonio, amico di Francesco che fino a poco fa lavorava in Procura a Gorizia.
8 giugno Manfredonia (FG)
Dopo una nottata allucinante (e come tale lo saranno tutte le successive solo in parte alleviate da qualche antidolorifico) trascorriamo una giornata di recupero. Dell’incidente decido di non parlarne con nessuno. Non cambierebbe lo stato delle cose e procurerei delle ansie in più a chi a casa è comunque in pensiero per me. Nonostante il dolore e le difficoltà nelle respirazioni profonde non mi faccio visitare nel timore di un verdetto che avrebbe messo fine al mio viaggio. Decido piuttosto di affidarmi alle mie sensazioni e al provino del giorno dopo. Informo solamente Sandra (mia figlia infermiera) per chiederle alcuni consigli sulle medicazioni e Maurizio. Passiamo quindi la giornata tra relax, qualche ora di spiaggia e degustazione di prodotti e dolci tipici.
9 giugno Manfredonia (FG) – Polignano a Mare (BA)
157 km – 381 m dislivello
Complice la nottataccia ci si alza alle 6 e alle 7 si monta in sella. Con cautela ci avviamo in direzione di Bari. Tutto sommato in bici non riscontro particolari difficoltà, anche se non riesco ad allargare il braccio sinistro e soffro nelle fasi di fermata e ripartenza, anche a causa del peso del mezzo. Comunque, immersi in una giornata meteorologicamente stupenda, procediamo con un buon ritmo. Transitiamo per Barletta e facciamo sosta a Trani, come suggerito da Antonio. E dobbiamo dire che aveva assolutamente ragione in quanto località bellissima. Sempre lungo costa passiamo Molfetta e raggiungiamo Bari dove pranziamo con mezza pizza nel rione di San Nicola a Bari Vecchia. Molto utile nell’avvicinamento ai grandi centri l’ausilio delle piantine del Garmin e del GPS dei cellulari. Si riparte con l’intenzione di accamparci poco fuori la città. Tuttavia non trovando campeggi, pedala pedala, arriviamo a Polignano a Mare con alle spalle quasi 160 Km. Direi che il test post caduta al momento è andato bene. A Polignano soggiorniamo nel piacevole B&B Alalama, accolti dalla gentilissima gestrice. I pernottamenti nei B&B ci danno l’opportunità di godere della visita dei centri nelle più suggestive ore serali, cosa che nei campeggi situati fuori dai centri non avviene, ma che di contro ci offrono serate di assoluta tranquillità. Ed in effetti la sosta a Polignano a Mare si rivela veramente memorabile. Il pomeriggio un fantastico bagno nella caratteristica baia emblema della località. Quindi foto con l’immortalato nativo Domenico Modugno, cena seguita da passeggiatina serale nell’incantevole centro storico, con sosta in pasticceria prima del rientro. Devo dire che ci tenevo molto a raggiungere Polignano, convinto potesse essere una delle località più affascinanti che avremmo incontrato nel nostro viaggio; ed infatti siamo rimasti veramente entusiasti. Con oggi superata la soglia dei 1.000 km negli ultimi tratti aiutati da un venticello favorevole.
10 giugno Polignano a Mare (BA) – Torre Pozzelle (BR)
100 km – 922 m dislivello
Dopo una deliziosa colazione in un’atmosfera famigliare ci apprestiamo ad affrontare un’altra affascinante tappa pugliese, in quanto visiteremo Alberobello e transiteremo per Ostuni. Dapprima attraversiamo Monopoli quindi dopo circa 25 km, affrontiamo i 5/6 km che ci portano ad Alberobello. Bellissima e caratteristica località che visitiamo prima addentrandoci nel centro storico e successivamente alla zona più commerciale. Percorrendo piacevolissimi saliscendi, che ricordano a tratti il Carso sloveno, raggiungiamo la bellissima Ostuni, denominata anche “Città bianca”. Sosta dolcetto e caffe in centro, piacevole giro delle mura in bicicletta e giù in direzione mare alla ricerca di un campeggio. Dopo due dotati di reception fantasma ne raggiungiamo un terzo a Torre Pozzelle, non prima di aver percorso sterrati che conducono a baie e spiaggette incantevoli. Accampati in prossimità del mare, in un camping deserto, ci godiamo una serata di assoluta tranquillità in modalità Robinson Crusoe, sorseggiando qualche birretta quali unici ospiti nel chioschetto della spiaggia.
11 giugno Torre Pozzelle (BR) – Otranto (LE)
135 km – 371 m dislivello
Come di consueto quando si dorme nei camping sveglia all’alba e operazioni di smontaggio tenda che ormai procedono in automatico. Tra ciclabili e complanari raggiungiamo Brindisi, che tuttavia decidiamo di bypassare per puntare direttamente Lecce. Il satellitare impostato in modalità bicicletta tuttavia ci conduce per sterrati e stradine di campagna facenti parte della “Via Francigena”, dove tra buche e svariati zigzag perdiamo molto tempo, per cui ci rimettiamo sulla statale. Raggiunta Lecce, la “Firenze della Puglia”, consueta visita alle piazze principali con sosta dolcetto e caffè leccese (caffe con latte di mandorla e ghiaccio).
Circa 15 km di statale e siamo nuovamente sulla costa in direzione Otranto, che raggiungiamo attraversando stabilimenti balneari e baie favolose, tra cui la rinomata “Baia dei turchi”. Raggiungiamo quindi Otranto dove propendiamo per un comodo e ospitale B&B, al fine di goderci la visita della località. Fantastico bagno nella baia e bellissima passeggiata nel centro accompagnati da Stefania, collega di Francesco da poco trasferitasi a Lecce, e del suo compagno Andrea. Nel corso del viaggio abbiamo preso in considerazione alcune variazioni del percorso nel caso avessimo avuto la necessità di recuperare del tempo. Uno di questi ipotizzava il taglio da Otranto verso Gallipoli, saltando così il “Tacco” di Santa Maria di Leuca. Nel corso della serata, dopo una telefonata con Giorgio, che ci descrive invece quel tratto particolarmente spettacolare, decidiamo definitivamente di proseguire lungo la costa, come del resto era nelle idee iniziali.
12 giugno Otranto (LE) – Gallipoli (LE)
114 km – 925 m dislivello
Fantastica colazione con i pasticciotti freschi appena acquistati appositamente per noi dalla gentile locandiera e via, accompagnati dall’emozione che oggi raggiungeremo una importante meta del nostro viaggio. La strada si inerpica quasi immediatamente e prosegue con diversi chilometri di salita durante i quali effettivamente godiamo di paesaggi a dir poco fantastici, testimoniati dalla presenza di diversi ciclisti. Arrivati a Castro Marina, come consigliatoci dalla locandiera, scendiamo nella stupenda piccola baia per una rinfrescata rigenerante. Riprendiamo il viaggio sempre immersi in un contesto spettacolare raggiungendo Santa Maria di Leuca, ovvero la parte più a sud della Puglia, meta che già sarebbe bastata per rendere notevole il nostro viaggio, avendo fino ad ora percorso tutta la costa adriatica. Invece i 1350 km circa pedalati ci regalano l’emozione di aver raggiunto quello che possiamo considerare una specie di giro di boa, sapendo di essere all’incirca a metà strada. Tuttavia l’accoglienza che ci viene riservata non è delle migliori. Dopo un break alimentare costituto da focacce e yogurt il meteo si guasta improvvisamente. Trascorriamo quasi due ore sotto una tettoia di fortuna in mezzo a tuoni, fulmini e grandine. Finalmente riprendiamo a pedalare e lungo la costa arriviamo a Gallipoli. Alloggiamo in un centralissimo B&B storico in quanto, oltre ad essere uno degli edifici più antichi di Gallipoli, si dice vi abbia abitato Muzio Scevola. Modico il prezzo di 50 euro in due, colazione compresa, tanto che decidiamo di fermarci pure per la cena; scelta azzeccatissima per una parmigiana di gamberetti e paccheri al pesce spada strepitosi.
13 giugno Gallipoli (LE) – Marina di Ginosa (TA)
151 km – 486 m dislivello
Si parte da Gallipoli percorrendo la strada costiera verso Porto Cesareo e quindi Taranto. Purtroppo il traffico domenicale lungo le località balneari rende difficoltoso e fastidioso il percorso per cui dirottiamo verso l’interno con direzione Manduria, che raggiungiamo, controvento e lungo drittoni chilometrici, in un’atmosfera in stile “Mezzogiorno di fuoco”. Non entusiasmante il proseguimento verso Taranto dove, attraversato il polo industriale, visitiamo il centro comunque molto piacevole. Usciti da Taranto lungo la complanare perdiamo di vista alcuni campeggi quindi continuiamo. Puntiamo una località successiva dove tuttavia non ne troviamo. Google maps ci indica i successivi a 12 km, che però non si sviluppano in lunghezza in quanto 4/5 sono per risalire verso la complanare, 4/5 si sviluppano in linea e poi di nuovo a scendere. Così facendo arriviamo a Marina Ginosa dove, trovando il camping chiuso, ci sistemiamo in un B&B. La stanchezza dovuta anche al caldo ed al vento ci fa desistere dal raggiungere la Basilicata, che dista solamente 3 km. Cena in un ristorante pizzeria vicino e birra finale in un chioschetto di fronte al B&B dove, dai piatti che vediamo sfilare, ci accorgiamo di aver cannato la scelta.
14 giugno Marina di Ginosa (TA) – Marina di Sibari (CS)
141 km – 576 m dislivello
Dopo una superlativa colazione con dolci casalinghi e brioches farcite con marmellata fatta in casa, quattro piacevoli chiacchiere con il gentilissimo gestore e ci apprestiamo a lasciare la Puglia per affrontare quella che si rivelerà la tappa più allucinante dell’intero tour. Rinunciato ad addentrarci nell’entroterra in salita verso Matera, partiamo convinti di percorrere agevolmente i 50 km di complanare che ci separano da Montegiordano, illusoriamente sospinti da un vento che credevamo favorevole. Tuttavia la complanare si interrompe in continuazione dirottandoci sempre sulla unica E90, strada però vietata al transito delle biciclette. Dopo aver percorso inevitabilmente alcuni chilometri lungo la corsia di emergenza, proviamo i brividi lungo la schiena in un tratto di restringimento per lavori dove i camion ci sfiorano pericolosamente. Già menomato dai postumi della caduta che tuttavia era risultata accidentale, la mente mi porta a tutte le assicurazioni che avevo fatto a Lucia ed alle ragazze sul fatto che avrei prestato la massima attenzione, evitando di mettermi in situazioni di pericolo, cosa che consideravo un impegno morale assunto. Usciamo alla ricerca di un alternativa che, anche allargando il percorso, ci facesse pedalare in sicurezza. Dopo esserci persi nei meandri dell’entroterra, del resto caratterizzati da salite e paesaggi molto piacevoli, chiediamo indicazioni ad alcuni personaggi tipici del luogo che ci rimandano, come unica soluzione, sulle complanari ed E90 che volevamo evitare. Gettati al vento decine di km rientriamo sulla E90 ed ad un’area di sosta chiediamo speranzosi informazioni ad un pattuglia della Polstrada presente. Dopo essere ripresi per il divieto di transito alle biciclette domandiamo consiglio sulle alternative, restando disillusi e allibiti alla risposta che l’unica strada era quella. In pratica “Di qua non potete passare, ma si può passare solo di qua”. Avviliti, ma cocciuti usciamo e riprendiamo a pedalare alternando necessariamente tratti di complanare con tratti di autostrada, cercando di uscire al più presto da quella situazione kafkiana. Finalmente arriviamo a Montegiordano dove la tappa riprende a svilupparsi normalmente parallelamente alla costa. Ristoro con una strepitosa fetta di crostata di ricotta e riprendiamo a pedalare fino a Marina di Sibari, lasciandoci alle spalle l’allucinante Basilicata. Ci sistemiamo in un tranquillissimo camping dove dopo un bel bagno rigenerante la sera recuperiamo le forze, anche mentali, nell’annesso ristorantino.
15 giugno Marina di Sibari (CS) – Lido di Catanzaro (CZ)
181 km - 631 m dislivello
Partiamo con vento propizio lungo la SS 106 non molto trafficata. A destra ammiriamo i campi e i monti dell’entroterra calabrese mentre a sinistra solo qualche tratto lungo mare in quanto la statale corre un po’ più internamente. Lungo il percorso lambiamo Crotone senza molta voglia di affrontare il traffico per una visita al centro città.Tutte queste componenti hanno reso la giornata piacevole permettendoci di arrivare fino a Lido di Catanzaro con la tappa più lunga di tutto il tour. Con l’oramai costante difficoltà nel trovare un campeggio pernottiamo in un B&B lungo il litorale, con successiva cena nel ristorantino della spiaggia.
16 giugno Lido di Catanzaro (CZ) – Brancaleone Marina (RC)
124 km – 415 m dislivello
Oggi il vento si riprende il vantaggio che ci aveva dato ieri. Per cui, tenuto conto dell’impossibilità di raggiungere Villa San Giovanni in una tappa, decidiamo di dividere i km rimanenti in due giornate. Pedalando in un contesto simile al precedente arriviamo quindi a Brancaleone Marina, dove si avverte immediatamente quanto al sud il mese di giugno sia considerato bassissima stagione. Modesta la località e altrettanto il B&B dove alloggiamo. Ci concediamo un paio di orette in una spiaggia semi deserta facendo amicizia con il caratteristico bagnino del piccolo stabilimento. Con fatica lo aiutiamo a trascinare a riva l’imbarcazione di soccorso che poco dopo, senza apparente motivo, lui riposiziona in mare. Abbiamo nuovamente modo di toccare con mano l’ospitalità e le disponibilità di queste genti. Infatti non finiva di rammaricarsi di non poter prendere libero il giorno successivo per accompagnarci in una escursione nell’Aspromonte. La sera, cena presso un ristorantino della spiaggia dove ci deliziamo con antipasti calabresi ed una strepitosa “Pasta alla Norma” che definire ottima ed abbondante è alquanto riduttivo. Spontaneo fare amicizia con il cordiale giovane cameriere che, dopo aver portato al nostro tavolo il cuoco/proprietario per gli onori di casa, ci lascia il suo contatto facebook, ripetendoci con insistenza che la prossima volta ci avrebbe ospitati gratuitamente nella sua casa di Bovalino. La strada da percorrere è ancora tanta e la Sicilia ci impegnerà diversi giorni, per cui purtroppo la Calabria l’abbiamo considerata un po’ di transito. Abbiamo avuto comunque modo di apprezzare la gentilezza e l’ospitalità delle persone, oltre che una cucina superlativa a prezzi modici. Come è stato per la Puglia, e lo sarà anche per la Sicilia, sicuramente siamo avvantaggiati dal periodo di bassa stagione, dove si può godere di una tranquillità e attenzione assoluta. A livello di sensazioni in Calabria abbiamo tuttavia respirato un’atmosfera strana, dove l’apparente calma soporifera nasconde realtà che ai turisti sfugge, testimoniate anche dai molti edifici nuovi, già abbandonati e sigillati in fase di costruzione, che sembrano voler raccontare qualcosa che non possono. Incantevoli i paesaggi, le spiagge.
17 giugno Brancaleone (RC) – Sant’Alessio Siculo (ME)
121 km – 657 m dislivello
Molto piacevole e panoramica la strada che ci porta a Reggio Calabria, nel cui avvicinarsi comunque veniamo assorbiti in un traffico sempre più intenso. Purtroppo non si può fare a meno di rilevare un aspetto negativo che finora non ho volutamente citato: le immondizie abbandonate lungo le strade. Un primo impatto negativo lo abbiamo avuto già dal primo giorno in Puglia, specie nelle zone meno turistiche. Ma in prossimità di Reggio Calabria il fenomeno assume proporzioni veramente consistenti. Infatti mentre nei centri si nota la volontà di imprimere una svolta, con la predisposizione degli appositi raccoglitori, nelle periferie la realtà è molto sconsolante. Dopo aver assistito ad un violento diverbio fra un automobilista e dei ciclisti che ci avevano poco prima sorpassato, ci ribadiamo reciprocamente l’opportunità di continuare ad adottare una guida estremamente prudente. Tuttavia a questo punto è doveroso fare un altro inciso, questa volta positivo: al sud abbiamo generalmente riscontrato un atteggiamento diverso nei confronti dei ciclisti rispetto a come siamo abituati, ovvero una maggior tolleranza. Non siamo mai stati sorpassati con sfiori di pochi centimetri come ci capita spesso dalle nostre parti, nessun fastidio quando nelle strette vie di alcuni centri abitati le auto devono pazientemente accodarsi alla nostra velocità, nessun strombazzamento quando inavvertitamente si prende qualche viuzza contromano... Dopo aver pranzato con piatti di pesce presso una tavola calda, riprendiamo a pedalare tra buche e strade sconnesse finendo in una strada ad alto scorrimento da li a poco vietata alle bici, dove troviamo un gentilissimo ragazzo in scooter che ci accompagna fino in centro. Consueto caffè e dolcetto in centro, quindi, tra palme e alberi ultracentenari, percorriamo (da Google) il lungomare Falcomatà, detto anche Lungomare Matteotti, noto come il “Chilometro più bello d’Italia”. Infine scopriamo che sui traghetti in partenza da Reggio Calabria non è possibile caricare le bici per cui pedaliamo ulteriori 10 km verso Villa San Giovani, costituiti da un ininterrotto centro abitato, e qui giunti ci imbarchiamo. Dopo l’emozione dell’attraversamento mettiamo finalmente le ruote sull’isola in quel di Messina, concedendoci solamente una breve sosta per la voglia e la curiosità di riprendere a pedalare. Purtroppo, ma anche per necessità, durante il viaggio non ci siamo soffermati molto nelle grandi città. Queste, oltre a richiedere molto tempo, non sono comunque facili da percorrere e visitare in bicicletta. Quindi spesso ci limitiamo a qualche foto alle piazze e monumenti del centro. Nel mio immaginario avevo un certo timore delle strade della Sicilia, ma dal primo impatto questo non è affatto giustificato. Con la necessaria, come sempre, dovuta attenzione si pedala bene. Al termine della storica giornata piazziamo le tende a Sant’Alessio Siculo e trascorriamo la serata con passeggiatina lungomare deliziandoci con panzerotti e fritture.
18 giugno Sant’Alessio Siculo - Siracusa
133 km – 1092 m dislivello
Pronti via e si sale verso Taormina, con pendenze considerevoli quanto i panorami che ammiriamo. All’arrivo conosciamo Giuseppe, ciclista logorroico, che accompagnandoci in centro ci racconta la storia della località … e della sua vita. Molto bella Taormina, ma anche molto commerciale. Il tempo di qualche foto e via direzione Catania. Il tragitto è costituito da un susseguirsi di centri abitati dove attraversiamo le rinomate Giarre e Acireale, le cui strette strade d’accesso al centro storico sono piastrellate da lastroni caratteristici, ma molto scomodi per le biciclette. Nella visita alla bellissima Catania osserviamo l’immancabile matrimonio in grande stile. Visitiamo le piazze principali tra stupendi palazzi storici. Quindi riprendiamo la marcia con l’intenzione di pernottare poco prima di Siracusa. Tuttavia i lunghissimi stradoni ad alta percorribilità ci fanno attraversare zone industriali siderurgiche dove non esiste ricettività, per cui allunghiamo la tappa ed arriviamo fino a Siracusa. Ci sistemiamo in un B&B e la sera visita alla stupenda isola di Ortigia, la parte più antica di Siracusa, gioiello patrimonio dell’umanità. Tra le stradine del centro storico troviamo un ristorantino a conduzione famigliare. Qui, assaggiando prodotti tipici, scambiamo quattro chiacchiere con due turisti svizzeri, padre e figlio, che visitano il nostro paese in moto.
19 giugno Siracusa – Marina di Ragusa (RG)
116 km – 846 m dislivello
Dopo una superlativa colazione con brioches strafarcite di ricotta in un bar convenzionato con il B&B, affrontiamo i saliscendi e la impegnativa salita finale che ci conduce a Noto, località particolare con fitto intersecarsi di viuzze. I lunghi saliscendi con temperature oramai intorno ai 38 gradi ci fanno desistere di visitare altri paesi interni, pertanto rinunciamo a Scicli, dove avrei voluto vedere il Commissariato della serie TV del Commissario Montalbano e ci dirigiamo verso la costa in direzione Pozzallo. Probabilmente complice la giornata impegnativa perdiamo un po’ di lucidità e con essa anche la strada, smarrendoci e girando come criceti intorno all’area industriale in prossimità dell’autostrada e complanari varie, dove anche il GPS sembra prendersi gioco di noi. Perdiamo circa 1 ora e mezza e verso le 16, davanti a due pizze veloci, decidiamo di accontentarci di raggiungere un modesto campeggio a Marina di Ragusa. Qui facciamo conoscenza con un motociclista solitario di Trento e la sera, passeggiando lungo il litorale, procediamo con arancini, birrette e granita alle mandorle.
20 giugno Marina di Ragusa (RG) – San Leone(AG)
133 km – 990 m dislivello
Molto piacevoli le poco trafficate stradine interne che, passando per Scoglitti, ci conducono a Gela e successivamente a Licata. Nel mezzo puntiamo a una meta che costituiva uno dei miei desideri in questo viaggio. Infatti mi sono perso il Commissariato, ma la casa del Commissario Montalbano è d’obbligo. Per cui passaggio per Punta Secca con immancabile foto innanzi a quello che in realtà è un B&B, la cui magnifica terrazza si affaccia sul mare. Puntando Agrigento ci fermiamo poco prima giungendo a San Leone affamati e assetati per il gran caldo e il vento che ci è gentilmente venuto incontro per tutta la giornata. Qui ci accampiamo in solitaria al campeggio Nettuno dove ci concediamo qualche oretta di spiaggia prima di una serata rilassante nel ristorantino. Chiacchierando del nostro viaggio col simpatico ragazzo del bistrot questi ci racconta aneddoti curiosi sui vari personaggi che nel tempo sono transitati in quel camping, tra cui un tedesco giunto a bordo di un trattore.
21 giugno San Leone (AG) – Sciacca (AG)
84 km – 942 m dislivello
Oggi ci attende la visita al parco archeologico della Valle dei Templi ad Agrigento, che raggiungiamo percorrendo un’impegnativa strada in salita. Il sito è bellissimo e molto esteso e noi lo giriamo a piedi sotto un sole che comincia a essere veramente cocente. Quindi ulteriore salita per la visita al centro di Agrigento con sosta dolcetto. Oltre alle temperature in aumento, nella zona interna dell’isola la cappa di afa ci mette a dura prova, specie negli stradoni che, con lunghissimi saliscendi, ci riportano verso la costa. Oggi il dislivello è piuttosto impegnativo e con sollievo raggiungiamo La scala dei turchi, particolare scogliera di colore bianco a forma ondulata e irregolare che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte. L'area prende questo nome in quanto nel 500 i pirati saraceni, impropriamente chiamati turchi dalla popolazione locale, la utilizzavano per approdare e poi saccheggiare i villaggi vicini. L’effetto rinfrescante del bagnetto cessa immediatamente spingendo le bici lungo l’irta risalita dalla baia. Difficoltoso e faticoso anche risalire la strada statale che ci conduce a Sciacca, dove decidiamo di terminare la tappa più calorosa dell’intero viaggio, con temperature che hanno raggiunto i 42 gradi. Accolti in un B&B in leggera periferia ci godiamo qualche oretta di recupero ai bordi della piscinetta.
In serata raggiungiamo il centro in bicicletta e, dopo la consueta birretta, il fiuto del Pic ci porta in un semi nascosto ristorantino del centro dove ci gustiamo una delle cene più piacevoli del viaggio, pasta con le sarde e tagliata di tonno in crosta di pistacchio. Unica nota dolente: mi ritengo poco soddisfatto del semifreddo al torrone per cui, presso una pasticceria/gelateria della stupenda piazza centrale con vista mare dove - entrato con l’idea di una granita - placo il mio desiderio di zuccheri solo dopo una cassata, una frittellona con ricotta (che ha avuto vita breve nonostante l’avessi presa per asporto per eventuali crisi notturne), una granita al gelso e una al limone. Probabilmente siamo anche favoriti dalla tranquillità che offre la bassa stagione, comunque Sciacca promossa a pieni voti.
22 giugno Sciacca (AG) – Marsala (TP)
112 km – 500 m dislivello
Il buffet della colazione si presenta bandito con guantiere di dolci locali. Indeciso se affrontare il terzo giro, il titolare coglie il mio imbarazzo e mi invita a non fare complimenti… (se lo dice lui!). Carichi di energia affrontiamo la strada ad alto scorrimento verso Mazara del Vallo. Arrivati a Castelvetrano un ciclista, accompagnandoci per un tratto, ci consiglia strade secondarie nonché la visita al sito archeologico di Selinunte. Qui giunti, visto anche le dimensioni che ne consigliavano una escursione guidata a bordo del trenino, ne visitiamo a piedi solo una parte, tra cui il tempio principale. Attraversando tranquilli paesetti arriviamo lungomare alla bella Mazara del Vallo. Chiacchieriamo col gestore di una pasticceria nella deserta piazza principale, ennesima conferma della gentilezza e ospitalità di queste terre: granita (3 Euro) e cappuccino (1,50 €) al prezzo di due caffe (2€), con ulteriore l’aggiunta di dolcetti offerti nonchè altri acquistati da Francesco a metà prezzo. Raggiunta Marsala, non abbiamo avuto molta fortuna nella scelta del B&B e nemmeno nella ricerca di una lembo di spiaggia, accontentandoci di un triste bagnetto non degno di nota. La sera passeggiata e piatto misto di tonno nel piacevole centro storico.
23 giugno Marsala (TP) – San Vito lo Capo (TP)
76 km – 553 m dislivello
Controvento raggiungiamo Trapani dove, come da abitudine consolidata, non andiamo oltre una veloce visita del centro, con foto e sosta caffè. Ripartiamo per Custonaci continuando a combattere un vento terrificante che ci fa sbandare più volte, tanto che non mi azzardo neanche a prendere la borraccia per non mollare la presa del manubrio. Raggiungiamo la “Città internazionale dei marmi”, salendo per la dovuta visita e sostiamo in un baretto dove tutti si prodigano con gentilezza e cordialità nei nostri confronti. La giornata di foschia non ci fa apprezzare appieno la bellezza paesaggistica della strada verso San Vito lo Capo, tuttavia l’avvicinarsi alla località è molto emozionante perché avvertiamo di aver raggiunto un altro importante traguardo del nostro viaggio. Rispetto a tutte le altre località si nota subito un concentramento turistico notevole, come non abbiamo mai visto finora in nessun altro luogo. Non immaginiamo cosa può essere in alta stagione. Dopo esserci accampati in un ordinato campeggio dal costo di 15 Euro a testa, ci concediamo qualche oretta in una delle più belle spiagge finora incontrate, con un mare limpido e un contesto paesaggistico caratteristico nella baia riparata dal Monte Monaco. La sera passeggiatina tra le vie del centro in un atmosfera che fortunatamente faceva solo presagire un violento temporale in arrivo. Ci deliziamo con melanzane impanate farcite che già avevamo assaggiato all’arrivo e infine birretta e dolci tipici in una pasticceria dove il cordiale, ma furbo, titolare ci suggeriva una marsala di sua produzione che lasciava il suo segno nel conto finale.
24 giugno San Vito lo Capo (TP) – Castellamare del Golfo (TP) - Scopello
72 km – 1085 m dislivello
Terrificante, infuocata, cocente… termini per definire quella che è stata sicuramente la notte più calda della mia vita. Già dormire in tenda con le costole rotte non è tutta sta goduria, ma la notte a San Vito lo Capo è qualcosa di epico, con la temperatura abbondantemente oltre i 40 gradi. A un certo punto apro le zip delle zanzariere sperando di fare girare l’aria e vengo colto da una vampata simile a quella che si ha quando si sforna la pizza. Solo verso le 4/5 la calura si placa permettendoci due orette di sonno.
Riforniti di frutta presso una bancarella, raccolgo il portafoglio che il Pic inavvertitamente perde, guadagnandomi la birra serale. Riprendiamo la strada da dove siamo giunti, affrontando con calma la salita in direzione Castellamare del Golfo. Lo spettacolare contesto ci fa superare il dislivello senza particolare difficoltà. Giunti all’incrocio per Scopello, località vivamente consigliataci da Marco, Francesco si rifiuta di scendere per poi affrontare 6/7 km di risalita con temperature e vento impegnativi. Pertanto, dopo aver ammirato il panorama, giungiamo a Castellamare del Golfo e alloggiamo presso la Locanda Scirocco in pieno centro. Due lettini nella spiaggetta a due passi dal castello arabo-normanno per qualche ora di relax nonostante un sole pallido. Tuttavia non riesco a godermi il contesto. Continuano a ronzarmi in testa le parole di Marco: “A Scopello c’è la migliore pasticceria della Sicilia … A Scopello c’è la migliore pasticceria della Sicilia… A Scopello c’è la migliore pasticceria della Sicilia…”. Non posso rientrare a Gorizia con questo rammarico. Inevitabilmente abbandono la brandina, saluto Francesco, recupero la bici e via verso i saliscendi per Scopello, nei pressi della Riserva dello Zingaro. Oltre a essere un suggestivo e caratteristico piccolo borgo, dalle foto qui sotto valutate voi se ho fatto bene a seguire il consiglio di Marco. Lungo la strada ammiro il susseguirsi di spettacolari cale che contraddistinguono la zona. Con la temperatura in aumento e la fatica delle salite la voglia di un tocio è tanta, ma preferisco non abbandonare la bici. La sera, dopo il premio della birra offerta dal Pic, superlativa cenetta in un ristorantino della via centrale, dove la fila all’ingresso evidentemente aveva un suo perché.
25 giugno Castellamare del Golfo (TP) - Palermo
72 km – 510 m dislivello
Ed eccoci all’ultimo giorno di viaggio.
Negli ultimi giorni abbiamo ridotto il chilometraggio in quanto l’obiettivo era di giungere alla meta proprio il 25. Oggi si pedala lungo la costa con la mente assorta all’imminente traguardo. Transitiamo in prossimità di Capaci, poi visita e sosta gelato all’Isola delle Femmine e nell’avvicinarsi a Palermo, nel quartiere Bagheria, Francesco si ferma incuriosito innanzi ad un palazzo storico con un affascinante cortile. Entrati, veniamo accolti dal gentilissimo custode che ci fa visitare e ci racconta la storia della Villa Sant’Isodoro de Cordova, un tempo luogo di villeggiatura della nobiltà palermitana e oggi trasformata in museo. Proseguiamo lasciando alla nostra sinistra Mondello e senza particolari difficoltà raggiungiamo il centro di Palermo, dove avevamo prenotato un appartamentino. Poco dopo l’atteso incontro con mio cugino Fabio e Ignazio, la cui abitazione, casualmente, dista poche centinaia di metri da noi. E siamo così giunti alla fine di questa bellissima avventura.
2900 km in 23 giorni, pedalando lungo le coste di questo nostro bellissimo Paese, ammirando panorami e luoghi incantevoli, conoscendo persone incredibili e gentilissime, gustando cibi strepitosi, provando emozioni uniche. Ora ci attendono due giorni a Palermo, per visitare, riposare, mangiare. Il tutto con la serenità d’animo di aver portato a termine la nostra avventura, cosa tutt’altro che scontata.
26-27-28 giugno Palermo e rientro
La permanenza a Palermo ci regala dei giorni rilassanti e piacevolissimi. Da soli e/o in compagnia di Fabio e Ignazio, esperta guida turistica, visitiamo quartieri e località tipiche: Ballarò, Mercato del Capo. Vucciria, Mondello, Monreale, Santuario di Santa Rosalia… Ignazio ci descrive piacevolmente nel dettaglio storia e aneddoti, accompagnandoci per locali e ristorantini dove i nostri desideri culinari vengono abbondantemente appagati. A Ballarò, dopo aver ordinato delle fette di anguria, un ragazzo facente parte di una tavolata vicina, ha voluto ad ogni costo dimostrare la sua ospitalità offrendoci insistentemente, nell’attesa, un assaggio della sua. La mattina presto di lunedì 28 Ignazio ci accompagna all’aeroporto di Punta Raisi per prendere il volo per Venezia, dove ad attenderci ci sarà Paolo, fratello di Francesco.
I murales
Che Paese incredibile l’Italia e che popolo sorprendente gli italiani. Sconosciuti umili artisti lasciano il segno della loro arte e della loro passione con opere che chiedono solo di essere ammirate. San Vito lo Capo Palermo
Il team
Il sodalizio con Francesco, già collaudato, ma comunque tutto da verificare in un viaggio così lungo, si è rivelato assolutamente vincente. Siamo sempre stati in sintonia e anche nelle circostanze in cui uno ha voluto imporre una propria volontà non ha mai trovato opposizione dall’altro. Poi, del resto, in ogni squadra che si rispetti ognuno di volta in volta ha la possibilità di mettere al servizio le proprie virtù. Francesco, gran sportivo dotato di un vigore fisico superiore alla norma, dosa le energie con giudizio e garantisce in molte circostanze quella esperienza maturata nel lunghi viaggi intercontinentali che ha affrontato. Io … io … beh io scrivo questo diario punto:)
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico