Ho conosciuto Sergio Sanvido di Cesiomaggiore alla festa del Nonno in Bicicletta. Tutti gli anni ci si trovava e lui descriveva il suo Museo della bicicletta, consigliandomi ed invitandomi calorosamente a visitarlo.
Incontrandomi frequentemente con il cav. Elio Pontalti, personaggio del ciclismo (e non solo del ciclismo) trentino, che fu mio direttore sportivo negli anni '59-'62, gli palesai l'intenzione di accogliere l'invito di Sergio e di fare una visita al Museo. Spinti entrambi da un'appassionante curiosità per un tema che ci accomuna da sempre, si decise di andare a visitare il museo.
Qualche chilometro oltre Feltre, si arriva a Cesiomaggiore. Notiamo subito il clima ciclistico, poiché le vie nuove sono dedicate ai ciclisti più famosi del passato. Entriamo e ci accorgiamo che la collezione di biciclette è vasta ed assortita, spazia da un prezioso modello di velocipede di 210 anni fa all' evoluzione tecnica successiva.
Iniziamo la visita da una serie di bici per bambini, c'è anche una piccola Bianchi originale.
Degli anni successivi ammiriamo tanti modelli di Velocipedi di nazionalità diverse: italiane, americane, francesi, inglesi. In esposizione si trova anche una nutrita serie di bici militari. Osserviamo come i vecchi velocipedi usavano di notte fanali a candela o ad acetilene (si a carburo) quasi tutte con ruote con gomme piene e spesso senza freni.
In mostra anche bici con telaio e ruote in legno. Curiosità tecnica in due biciclette con l'innovazione che poi non seguì: trasmissione a cardano, con relativo albero perfetto e cromato in sostituzione della catena.
Tra le numerose e variegate biciclette si possono osservare quelle di vari ambulanti, calzolai, panettieri, falegnami, fotografi, trasporto merce; in bella mostra quella dell'arrotino “moletta” in dialetto trentino.
Interessante e curioso l'allestimento Mulotta: bici su cavalletto, catena che dai pedali aziona la mola, contenitore acqua a caduta goccia regolabile, cassetta attrezzi, il tutto su portapacchi e supporti.
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E quelle dei campioni? Un brivido nel trovarcele di fronte!
Ammirate quelle di Fausto Coppi con maglia Bianchi e quella di Gino Bartali anni '50.
Abbiamo notato che dispongono di cambio Campagnolo a leve “stanghette” sulla forcella posteriore destra.
Una è il bloccaggio della ruota posteriore, che si allentava mentre con l'altra si cambiava rapporto pedalando... all'indietro, fissando quindi nuovamente il bloccaggio.
La novità per quei tempi consisteva nel fatto che non si scendeva più dalla bici come negli anni precedenti quando, per cambiare, si dovevano allentare i galletti (viti con appendici) che fissavano la ruota, quindi si doveva estrarre e girare dalla parte opposta dove era fissato un pignone diverso per numero di denti.
Si passò poi a montare due moltipliche sul movimento centrale, è un esempio la bici di Fausto Coppi, con una leva, deragliatore, sul piantone del telaio con la quale, dopo aver ripetuto quanto fatto per i pignoni posteriori si passava su quella più grande o più piccola.
Ricordo di averle osservate a fortunati possessori.
Allora si usavano spesso le selle inglesi Brooks, selle in pelle.
Ottusi, un artigiano milanese, lavorava la pelle: le tirava affusolate quasi come quelle attuali, cambiando fissaggio con larghe borchie in rame.
Il pregio era che tenevano la forma anche dopo giorni di corsa sotto la pioggia.
Le scarpe le produceva un altro artigiano detto Pietro, tutte in pelle traforata nera con suola in cuoio, rinforzato da una lamina d'acciaio che non cedeva alla pressione fatta sui pedali, si usavano poi calzini bianchi. Anche chi scrive, a fine anni '50, usava detti materiali.
Nel museo si possono ammirare quasi tutte le biciclette dei recenti campioni fino al 2000 che terminano con una Colnago da cronometro, tutte collezionate da Sergio Sanvido, che da ex meccanico, realizzò forse la più ricca collezione di accessori da bicicletta: impressionante la raccolta delle targhette “stemmi marca” di alluminio, di selle, borracce, movimenti centrali, gruppi, mozzi, freni, caschi e di modellini di bici in argento.
Non ci sfuggono le maglie esposte dei campioni, italiani, del mondo, olimpici,maglie rosa, maglie di tante squadre, indumenti che ci ricordano la storia del ciclismo, immagini e cimeli che il cav. Elio Pontalti mi ha descritto perfettamente.
Continuiamo la nostra visita ed ecco ancora una collezione di prime pagine della Domenica del Corriere con i disegni di Walter Molino dedicati alla bicicletta, e quelle dello Sport Illustrato.
Due schermi panoramici sono a disposizione in un salotto dove si può rivivere la storia e la vita di oltre 100 anni di Giri d'Italia, di Tour de France o delle più importanti classiche.
Alle pareti del museo della bicicletta di Cesiomaggiore sono affisse inoltre infinite immagini e fotografie che fanno rivivere i momenti del ciclismo passato più entusiasmanti, più significativi che fanno rimbalzare alla nostra mente le espressioni dei visi, le maglie dei campioni e dei gregari di una volta. Ricorre a tutti il nostro commosso ricordo, quelli che abbiamo amato, tifando per loro, ma anche quelli che hanno contrastato i nostri beniamini.
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All'uscita del museo andiamo a salutare l'artefice di cotanta collezione, Sergio Sanvido che per tutta la sua vita ha perseguito l'obiettivo di accumulare questi pregiati ricordi.
Dopo aver fatto qualche anno di attività sportiva, si dedicò alla riparazione di biciclette prima, poi al commercio di queste, sempre con il pensiero del suo ormai Museo, profondendovi fatiche e risorse finanziarie. Realizzato il suo sogno, qualche anno fa, con gesto magnanimo, regala al suo Comune, Cesiomaggiore, tutta la preziosa raccolta che, con un aiuto esterno, viene allestita nell'attuale nuova sede, su un piano delle scuole elementari.
Andiamo a complimentarci ed a salutare Sergio Sanvido ringraziandolo.
Il
museo della bicicletta di Cesiomaggiore è aperto il mercoledì pomeriggio con orari 16.00-19.00 (15.00-18.00 in inverno) ed il sabato e domenica con orari 9.30-12.30 e 16.00-19.00 (9.30-12.30 e 15.00-18.00 in inverno). Il
biglietto d'ingresso è simbolico: 2€ gli adulti ed 1€ i ragazzi.
L'autore: Renzo Corradini, mio padre, è un vero appassionato di bicicletta. Iniziò a correre più di 50 anni fa e da quel momento il suo amore per la bicicletta è cresciuto di giorno in giorno! Ho avuto il piacere di percorrere con lui la
Ciclabile Dobbiaco-Lienz quest'estate e, quando pedala, sembra davvero una cosa sola con la sua due ruote!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico