Partire per un viaggio in bicicletta attraverso l'Italia appenninica non è cosa di tutti i giorni, bisogna essere consapevoli del fatto che si faticherà ma anche che tutto il sudore versato sarà ampiamente ricompensato... con questo pensiero insolito, apparso nella mia testa per chissà quale strana ragione, apro gli occhi nell'autunno del Monte Fumaiolo dopo una notte in tenda tra cinghiali vagabondi e gufi insonni. Il campeggio è deserto, siamo rimasti solo noi tra le foglie rosse che, ad ogni alito di vento, piombano volteggiando verso terra... forse è tempo di riprendere la strada!
Dati tecnici
Balze di Verghereto - Carpegna | 4° tappa
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
Balze/Carpegna
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Tempo |
6 ore
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Dislivello |
1500 m circa
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Lunghezza |
74 km |
Tipologia di strada |
Asfalto 75%
Sterrato 25%
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VALUTAZIONE
Difficoltà |
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Panorama |
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Files GPS
Cosa vedere
- I calanchi del Monte Fumaiolo
- Le formazioni rocciose del parco naturale Sasso Simone e Simoncello
- I paesaggi collinari del Montefeltro
- Carpegna e le salite di Pantani
Dove dormire a Carpegna
Dopo aver affrontato la salita al Passo Cantoniera, la strada per Carpegna è tutta in discesa. Si arriva brevemente in paese e poco prima di raggiungere il centro si incontra il Campeggio Paradiso che si sviluppa in verticale (in bicicletta sarà l'ultima devastante salita della giornata!). Piazzole spaziose ombreggiate dai noci carichi di frutti in ottobre, il costo per due persone in bassa stagione è di 17,5€.
Dove mangiare a Carpegna
Campeggiando, abbiamo optato per cucinare per conto nostro fuori dalla tenda. In centro si trovano diversi market, come la Conad, dove fare rifornimento di formaggi freschi o del prosciutto dop di Carpegna. Se preferite mangiare fuori, in paese (una camminata di 15 minuti) troverete pizzerie e ristoranti anche con piatti tipici del Montefeltro.
Balze di Verghereto è sveglio da un pezzo e freme per la settimana che sta iniziando. Cappuccino e briosche, ci trattiamo bene, prima di balzare in sella e riprendere a pedalare verso nuove destinazioni.
Appena fuori dal paese è purtroppo evidente come queste montagne siano in gran parte spopolate: i giovani non riescono a lavorare e si trovano costretti a lasciare gli Appennini per cercare fortuna altrove, qualcuno resta, resiste, cerca di mantenersi come può ma non è facile.
Le forme sinuose dei calanchi, appariscenti come una primadonna, riescono a distrarci dai pensieri negativi e i saliscendi del Montefeltro creano aspettative dietro ogni collina da superare.
La provincia di Arezzo ci accoglie con un sole tiepido e un prato verde dove riposare. Poggio dei dannati, Piano della battaglia, Fossato del maschio, siamo circondati da toponomi che ricordano antiche battaglie ormai dimenticate anche dai pochi nonni seduti sulle panchine lungo la strada. Badia Tedalda è un paesotto allegro dove fare rifornimento di pane fresco, cioccolato e affettati per pranzo.
Poco distante l'Alpe della Luna svetta misteriosa, non è distante ma in questa avventura non la visiteremo purtroppo.
E' curioso pensare che nell'area di Barucola, frazione sull'alpe del comune di Badia Tedalda, in mezzo alle montagne e ai boschi, fino al XIV secolo visse una folta comunità eremitica con regola agostiniana.
Mi piace ascoltare storie di santi e briganti, di gente umile che per cercare qualcosa dentro di sè o per non morire di fame ha scelto una strada impegnativa e, talvolta, pericolosa. Il vecchietto Tony ne conosce tanti di questi racconti ma la moglie lo chiama dalla finestra per il pranzo... ci salutiamo a malincuore sperando, chissà quando, di rincontrarci!
A proposito di Sant'Agostino lo sapevate che sono nata nel suo giorno, il 28 agosto? Forse è anche per questo che proprio non riesco a star ferma?! Dopotutto Sant'Agostino diceva saggiamente che il mondo è un libro e chi non viaggia legge solo una pagina! beh, io questo libro lo vorrei finire...
Il richiamo dello sterrato è più forte di noi e senza quasi rendercene conto, dopo aver salutato e ringraziato Tony, ci troviamo a risalire una strada secondaria tra inquietanti cartelli di avvertimento: da queste parti si caccia il picchio verde! Forse sono segnaletiche obsolete, lasciate nei prati per pura dimenticanza... o forse no?
E' possibile che nel 2014 si possa cacciare ancora una specie come il picchio verde?
Una roccia scolpita da un gigante fa la sua comparsa nel nostro viaggio in bicicletta, forma e posizione non mentono: stiamo per entrare nel parco naturale del Sasso Simone e Simoncello, una riserva dove è interessante far trekking e mountain bike per richhezza di fauna, flora e il fenomeno del carsismo.
Il Parco è situato all confine tra Romagna, Toscana e Marche e in bicicletta può essere raggiunto da diverse strade: da Rimini, da Sestino, da Pennabilli... tutte le strade portano alla riserva!
Noi vi giungiamo da Miratoio dove il panorama sui dintorni è superbo e, dato il nome del borgo, non poteva essere altrimenti.
L'area circostante al paese è ricca di grotte dove un tempo si nascondevano i briganti pronti a tendere agguati ai ricchi signori o ai distratti viaggiatori.
All'uscita dal borgo abbiamo una brutta sorpresa: la strada che pensavamo di seguire è stata travolta da una recente frana e la viabilità è stata interrotta, un bel problema in bicicletta.
Indecisi sul da farsi, optiamo per sfidare la sorte avversa tentando di passare ugualmente e ancora una volta la bicicletta si rivela essere un mezzo fantastico: tra fango e detriti riusciamo a districarci oltrepassando l'ostacolo ed evitando così di perdere tempo prezioso in inutili deviazioni.
Una serpentina lunga e sinuosa si arrampica sulla montagna, nuvole minacciose, nere come il petrolio si avvicinano veloci, quattro ruote, le nostre, avanzano faticosamente verso il Passo.
Alcune aree picnic a picco sulla valle invitano alla sosta fotografica, come dire di no?
1007 metri e il Passo Cantoniera: decine di appartamenti in vendita, una macchina, un cane che pascola nell'erba e un bar... aperto! L'oste ci accoglie con entusiasmo nonostante i continui sbadigli di noia. Soddisfatti di esser giunti fin qui, attendiamo seduti il caffè, uno dei peggiori che abbia mai bevuto, un mix di polvere da sparo e muffa. Gli occhi strabuzzano in una smorfia di disgusto: mezzo caffè resterà nella tazzina senza speranza.
Monte Carpegna è sopra le nostre teste, il Cippo era la zona di allenamento del grande Pantani ricordato anche nel bar dal quale siamo appena usciti. Stanotte dormiremo sotto il cielo del pirata e un pensiero è anche per lui...
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico